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Autore: PrincessintheNorth    01/01/2017    2 recensioni
La storia di Morzan e Selena, per come me la sono immaginata.
Dal testo:
"Signore, padrone!" esclamò Gedric.
"Che succede?"
"Lady Selena! Sta male!"
Il terrore si impossessò di me. Oddio. Cosa poteva avere?
"Cos'ha?"
"Senso di nausea, signore!"
"Portami da lei ..."
Corsi da Selena, e la trovai distesa sul nostro letto.
Accanto a lei, una guaritrice.
Selena dormiva, sembrava tranquilla: e la donna accanto a lei sorrideva.
"Cos'è successo a mia moglie?!" gridai terrorizzato.
La donna mi guardò, sorridente. "Congratulazioni, signore. Presto Lady Selena metterà al mondo un erede."
Prequel di "Family"! Se non l'avete letta, andate a darle un'occhiata!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brom, Morzan, Murtagh, Selena | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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NOTA: alcune parti della storia sono state modificate. mi sono infatti resa conto che il nome "Aderes" era già stato utilizzato da un'altra scrittrice su fanfiction.net. Non avevo intenzione di commettere alcun plagio: avendo letto la sua storia, probabilmente il nome mi è rimasto nella mente ed è saltato fuori mentre cercavo un nome per il drago. Inoltre la storia contiene alcune citazioni di Game of Thrones. 
Detto questo, buona lettura!





 

MORZAN

 

 

“Va a Nord, a riscuotere le tasse”, aveva detto Galbatorix. 

“Il popolo è alla fame! Non può mangiare, figurarsi pagare le tasse!” avevo protestato, a mio rischio e pericolo. 

E infatti, l’attimo dopo un dolore tremendo si era propagato in tutto il mio corpo, e anche in quello di Dracarys, che lanciò un ruggito di sofferenza. 

“Attento, schiavo” aveva ringhiato il re, facendomi inginocchiare ai suoi piedi. “Potrei decidere che la prossima insolenza sarà pagata con l’uccisione del tuo drago. Per mano tua.”

Non ero stato in grado di oppormi.

Lui era tutto ciò che avevo, da centoundici anni a questa parte. 

Sospirai e arrivai a Carvahall, dove i contadini iniziarono a tremare solo vedendo il mio drago. 

Atterrai e non prenotai nemmeno una stanza alla locanda, dato che sarei ripartito subito, cercando di rendere quell’esperienza il più veloce e indolore possibile, almeno per me. 

- Benvenuto, Cavaliere Morzan. – disse un uomo alto e ben piantato, il volto ornato da una barba nera. 

Indossava un pesante grembiule da fabbro e dietro di lui c’erano un ragazzo di circa vent’anni, che indossava anche lui un grembiule simile, e una bella donna bionda, di sicuro non di quelle parti, che teneva tra le braccia un neonato. 

- Io sono Ostrec, il fabbro del villaggio. Questi sono mio figlio Horst e sua moglie, Elain, con il loro bambino, Albriech. Come posso aiutarvi? 

Fece un mezzo sorriso, come per cercare di sembrare gentile. 

- Devo ritirare le tasse. – dissi e la mia voce risultò malvagia e odiosa alle mie stesse orecchie. 
- La prego. – mormorò la donna. – A malapena riusciamo a sfamare nostro figlio, e siamo la famiglia più benestante del villaggio … 
- Non parlare, cara. – le sussurrò il marito. – Va in casa, ti raggiungerò subito. 

Lei gli sfiorò il braccio, preoccupata, ma obbedì e si avviò verso la casa. 

- Mi dispiace che mia nuora vi abbia importunato, signore, tuttavia le sue parole sono veritiere. La gente del villaggio non riesce a pagare le tasse del regno, inoltre c’è stata una tremenda carestia, non possiamo nemmeno pagarvi in natura … 
- Non le faccio io le leggi. – dissi. 

O stronzo, o senza drago. 

E nessuno era più importante di Aderes. 

Tuttavia … 

E se Galbatorix non avesse saputo? 

Un’idea balenò nella mia mente. 

- Mostratemi ciò che avete raccolto quest’anno e che è destinato alle tasse. – dissi, e l’uomo mi accompagnò verso un granaio. 

Lo aprì quasi con timidezza, e quando guardai dentro vidi che c’era molto poco. 

Chissà come stavano soffrendo. 

- Quanto è l’importo delle tasse, in generale? 
- Signore? 
- In generale, quanto il villaggio dovrebbe pagare in tasse? – ripetei. 
- Ehm … circa cinquantamila corone, mio signore … 
- E quanto vale il tutto?
- Circa quarantamila … 
- Benissimo. Pagherò io la differenza. 

L’espressione del fabbro mutò nello stupore. 

- Signore … 
- Non preoccuparti. 

In fondo, diecimila corone per me erano poche. 

- Non intendevo questo … la gente di qui è molto orgogliosa. Un gesto come il vostro sarebbe visto come elemosina. 
- È un favore. Se vogliono possono venire a lavorare per me, non obbligo nessuno. 

E me ne andai. 

Dracarys, io vado nei boschi, lo avvisai. 

Okay. 

Rimase nella radura, intento a sonnecchiare. 

Presi arco e frecce, oltre che alla mia fidata spada, e mi inoltrai nella foresta. 

 

 

 

Dopo qualche ora spesa a vagare a vuoto, vidi le tracce fresche di un capriolo. 

Rinvigorito, iniziai a seguirle, senza allargare la mente. Volevo farcela con le mie sole forze. 

- INDIETRO! INDIETRO! – sentii la voce di una donna gridare, e colsi il ringhio dei lupi. 

Preoccupato, seguii l’urlo, sperando di riuscire a salvarla prima che si facesse male. 

A quel proposito allargai la mente, ma alla fine non ne ebbi bisogno. 

La trovai dopo dieci minuti, circondata da un enorme branco di lupi. 

Stringeva a sé la carcassa di un cervo, ed era caduta per terra.

- È mia! Andatevene!

Raggiunsi le menti dei lupi, assoggettandole al mio volere e costringendoli ad allontanarsi. 

La donna mi fissò stupita, ma poi annuì fra sé. 

- Vi ringrazio. – mormorò. 
- Figurati. 

Adesso potevo vederla meglio. 

Avrà avuto circa sedici anni e, nonostante la vita di stenti, era bellissima. 

Alta, flessuosa e ben formata, con lunghi capelli biondi e mossi e gli occhi di un grigio limpido e brillante, le guance arrossate dal freddo. 

- Come vi chiamate? – le chiesi incuriosito. 
- Perché vi interessa?
- Vi ho salvata!
- E vi ho ringraziato. – commentò piccata. – I nomi sono preziosi, Cavaliere Morzan. 
- Dico solo che è ingiusto che tu conosca il mio e io non conosca il tuo. 

Ogni momento che passava, e quella ragazza mi incuriosiva sempre di più. 

Aveva una mente straordinariamente arguta, la lingua tagliente e la risposta sempre pronta. 

La ragazza rise, e quella risata fu come una cascata d’acqua fresca. – Ingiusto? Voi siete il primo Cavaliere del re. È ovvio che il vostro nome sia conosciuto. Invece io non sono nessuno. 

Sospirò, divertita, e scosse la testa. – Evandar! – chiamò e un grande cane lupo comparve accanto a lei, scodinzolando. 

- Evandar? Un nome curioso per un cane. – osservai. 
- È carino … i cantastorie parlano sempre di questo re elfico … 
- Sì, ma perché cacciavi? – la domanda mi sorse spontanea, e la ragazza sollevò un sopracciglio. 
- Eh?
- Sei una donna. Le donne non cacciano. – dissi. 

Sospirò e rimise il coltello nella cintura. 

- Quando si ha fame, si caccia. 
- Quanti anni hai? 
- Sedici. – rispose. 
- Non hai un padre, un fratello o uno zio che possano cacciare?
- Mio padre è a casa a cercare di far fruttare la terra. Mia madre … - scrollò le spalle. – Sta a casa, a cucire e a cercare di metterci qualcosa in tavola. Mio fratello aiuta mio padre … uno zio non ce l’ho. 
- Il tuo promesso sposo, allora. 
- Non sono promessa a nessuno. Mio padre dice che potrò sposare chiunque io ami. – sorrise orgogliosa. – Quindi, sono l’unica che dà da mangiare alla famiglia, nei fatti. 

Annuii. Poverina. 

- Posso aiutarti a portare quel cervo? È una bestia grossa. 

Sorrise. – Non serve. Grazie comunque, e arrivederci. Mi saluti il drago?

Non attese nemmeno la mia risposta. 

In un attimo, il cervo volava sopra la sua testa, e lei era sparita nella vegetazione. 

- Arrivederci. – mormorai. 

 

 

 

Quella sera andai all’osteria. Avevo deciso: non sarei partito da lì finché non fossi riuscito a scoprire come si chiamasse quella ragazza. 

Ordinai una birra e un po’ di cibo, e quando l’oste arrivò, lo fermai. 

- Dovrei farti una domanda. – dissi. 
- Mi dica, signore. 
- C’è una ragazza … bionda, occhi grigi, bellissima. Ha sedici anni … 
- Ah, ho capito di chi parlate. – fece un sorrisetto malizioso. – La ragazza di cui chiedete è Selena. Ha compiuto gli anni proprio ieri. 
- Grazie. – dissi e se ne andò. 

Finii di mangiare, poi andai nella mia camera e mi sdraiai sul letto.

Non riuscivo a togliermi l’immagine di quella ragazza dalla testa. 

Aaahh, l’amore … mi prese in giro Dracarys. 

Smettila. Non sono innamorato. Ci ho appena parlato, non posso certo amarla. 

Sarà … commentò divertito, poi si ritirò. 

E l’immagine del suo viso, radioso e felice, non se ne andò dalla mia mente. 

- Selena. – assaporai quel nome, poetico e unico. 

Selena. 

 

 

 

 

 

 


   
 
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