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Autore: Monique Namie    01/01/2017    2 recensioni
Clara Clayton non ha raggiunto il treno con a bordo Doc Emmett Brown e Martin diretti verso il futuro. Forse ha scoperto troppo tardi che Emmett le aveva raccontato la verità e, anche se ha cercato di rincorrerlo, non è riuscita a salire a bordo della locomotiva su cui era salito. Così lo scienziato si ritrova da solo nel futuro, in preda al tormento.
[Doc Emmett Brown | Clara Clyton]
{Il primo capitolo partecipa al contest "Tutto fa un po' male – anche 500 parole" indetto da Queila sul forum di EFP}
Genere: Malinconico, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Flashfic scritta per il contest "Tutto fa un po' male – anche 500 parole" indetto sul forum di EFP.

Numero di parole (con il contatore Utelio ): 499, titolo escluso.

Nick EFP e FORUM: Monique Namie (su EFP), M.Namie (sul forum)
Fandom scelto: Ritorno al futuro
Contesto: Terzo film
Coppia (se presente): Het
Rating: Giallo

Avvertitimenti/Note: What if?

Citazione utilizzata per intero: (n.16.) "Amare è così breve, dimenticare è così lungo". – Pablo Neruda

Note Autore: Seguono il testo.


Mia amata Clara

I



Il dottor Emmett Brown era sempre stato convinto che viaggiare nel tempo fosse pericoloso. Tuttavia, solo più di recente era arrivato alla conclusione che fosse soprattutto doloroso.

Da quando era tornato nel futuro, dopo la sua breve permanenza nel 1885, non riusciva a pensare ad altro se non a lei, Clara Clayton. Si era innamorato come un ragazzino ed era diventata per lui l’unico grande mistero dell’universo.

Aveva vagato per Hill Valley fermandosi nei luoghi in cui cent'anni prima era stato con lei: la piazza davanti all'orologio della torre, il prato – ora coperto d'asfalto – dove si erano baciati sotto il cielo stellato... Di concreto non gli era rimasto niente: né una foto, né la spilla con il rametto di fiori che Clara gli aveva regalato. Non aveva nemmeno una tomba da visitare e a cui confidare i propri tormenti.

Un uomo come lui, che aveva dedicato tutta la propria vita alla scienza, ora si ritrovava a fare i conti con il cuore a pezzi per colpa di qualcosa di irrazionale come l’amore. Martin era stato saggio tentando, fin dal primo momento, di fargli capire che avrebbe dovuto agire seguendo la testa e non le emozioni, ma ormai era troppo coinvolto.

La DeLorean era andata distrutta subito dopo il ritorno nel 1985, travolta da un treno; per ricostruirla gli ci sarebbero voluti anni, ma lui non aveva più tempo. Si maledisse per aver lasciato Clara indietro come qualcosa di inutile. E si maledisse al pensiero di non essere riuscito a convincerla che la sua storia era vera. Avrebbe dovuto insistere, bussare a quella porta che gli aveva chiuso in faccia finché non avesse riaperto, e poi trovare il coraggioso di sfidare il continuum temporale chiedendole di seguirlo nel futuro.

Prese il pezzo di carta che aveva davanti e si mise a scriverle una lettera. Iniziò così: “Mia amata Clara”. E poi un flusso di emozioni si riversarono come un fiume in piena sul foglio. Quando ebbe finito si alzò di scatto, indossò l’impermeabile e mise in tasca la lettera.

Fuori era buio e diluviava. Inforcò la bici e, senza curarsi di prendere l'ombrello, si mise in strada.

Arrivato al passaggio a livello in cui la DeLorean era stata distrutta, abbandonò il suo mezzo e continuò a piedi lungo le rotaie, in direzione del precipizio. Completamente fradicio superò l’indicazione “Burrone Shonash” e proseguì fino al dirupo.

Quella voragine, formatasi in milioni di anni, lo aveva separato dalla felicità, da un’esistenza piena vissuta accanto alla donna che amava. Immaginò Clara dall’altra parte del burrone che lo guardava con aria affranta. Forse aveva deciso troppo tardi di credergli e quel giorno lo aveva rincorso inutilmente vedendo, infine, la macchina del tempo svanire.

Il 1985, quel presente ora più che mai vuoto e arido, era diventato un'angusta prigione piena di tormento. “Amare è così breve, dimenticare è così lungo”, pensò tra sé. Dopodiché tiro fuori dalla tasca la lettera, la accartocciò e la lanciò nel vuoto. Avanzò di un altro passo. Chissà se in futuro avrebbero ribattezzato quel burrone con il suo nome.






Note autore:

Non è da me scrivere cose drammatiche, io che quasi senza volerlo inserisco piccole dosi di speranza in ogni mio racconto. Eppure, questa volta, il contest per cui ho scritto la storia chiedeva qualcosa di angst, malinconico, drammatico, dark. Inoltre, la sfida di creare qualcosa di intenso ed emozionante in sole 500 parole mi è sembrata abbastanza accattivante. E allora ci ho provato.

Visto il modo in cui Doc ha reagito quando Clara si è arrabbiata e gli ha chiuso la porta in faccia (e cioè andando a parlare di cose del futuro alla gente del saloon, deprimendosi e perdendo il sonno e la ragione), mi è sembrato plausibile che si comportasse in modo disperato anche dopo essere tornato nel 1985.



Licenza Creative Commons
Questo racconto © Monique Namie è distribuito con Licenza
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