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Autore: Fia Scott    02/01/2017    1 recensioni
"Una piuma bianca significa sangue. Una piuma bianca significa che giustizia sta per essere portata.
Una piuma bianca significa che un angelo bianco sta per colpire.
E' onore, è giustizia, è storia, è divenire,è cambiamento.
E' una promessa.
Tra le strade della moribonda Acri, le cose sono andate in maniera diversa rispetto a quanto raccontato, ma in fondo è un vizio dell'essere umano scrivere la storia in modo soggettivo: modificare ciò che non è "corretto", eliminare ciò che non è "esatto".
E' tutto dubbio, quello che sappiamo, è solo una probabilità ciò che ci giunge dalla bocca e dalla mano degli antenati.
E sebbene i ricordi tatuati nel DNA possano sembrare la pura realtà, ricorda bene, che anche un gioco di prospettive può ingannare la tua mente."
Genere: Avventura, Azione, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Al Mualim, Altaïr Ibn-La Ahad, Garniero di Naplusa, Guglielmo del Monferrato, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Violenza
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Acri, 1191 d.C.

Il profumo della terra annerita.
Il profumo della pietra disgregata, delle case distrutte e di cui rimase solamente qualche scheletro - tetro se illuminato dalla luce calda delle torce o del tutto inosservato, in pieno giorno.
Era un profumo nuovo e doloroso, un'essenza che significava grida di dolore laddove si cercavano le spietate cure. Significava morte, significava malattia e povertà.
La guerra portò, oltre all'odore di bruciato, il sapore di ferro e di sangue; un insieme di voci soffuse e deboli, piccoli segreti sussurrati alle orecchie e commenti, disperate speranze racchiuse in preghiere; un cielo coperto e case distrutte ed altre ancora buone per essere usate come rifugi. E caos totale: c'erano più uomini a gridare per furti violenti, e più donne a soffrire per il crimine massimo. Più uomini ad alzare la mano per rubare una mollica di pane e meno bambini, a ridere.
Acri divenne una creatura gravemente ferita.


Nell'aria aleggiava quella fragranza di battaglia e nella memoria di troppi era impresso il suono di lame contro lame, ferro tinto di rosso e suoni di ossa frantumate, grida ultime. E anche nella mente di una donna rimase tutto, in un ricordo confuso e a raccogliere ogni sensazione.
Ella si muoveva lentamente in una via, con la mano destra portata sotto il grembiule e la sinistra poggiata invece al di sopra, in grembo e in un passo gentile e timoroso, insicuro. Si guardò da entrambi i lati, nel momento in cui il vicolo si aprì in una piccola piazzetta, al di là della quale il fornaio s'accingeva a salvare - e non servire - la gente che si presentava coi suoi ultimi averi, le monete sfuggite alla razzia. Un sospiro di sollievo, una strana tranquillità di fronte a quel banco da cui il profumo arrivava lieve - non riuscì a vincere il contrasto con quello che invadeva tutta la città, soprattutto il distretto più povero.
La ragazza fece il primo passo verso la piccola piazza, ma il suo respiro si fermò all'improvviso e la mano sinistra si strinse attorno alle monete che aveva conservato per comprare il pane. Mani estranee l'afferrarono per le spalle e la bloccarono, l'odore del ferro era vicino e deboli e maliziose risa arrivarono alle sue orecchie. Cercò di divincolarsi, ma non inutilmente: la sua lotta sembrò divertire.
«Bene, bene...»
La voce era quella di un uomo, un tono arrogante, una teatralità marcata e un sarcasmo da incidere la pietra.

«Una fanciulla così graziosa che si macchia di un peccato così vile...»
Pronunciò, afferrandola al polso sinistro, con un movimento che costrinse la ragazza al aprire il palmo: venne girato con totale mancanza di tatto. Fece male, ma ella non gridò, limitandosi a mostrare il suo disagio con un soffio tra i denti. Ed i denti strinse, con la chiara intenzione di non voler dare soddisfazione a quegli uomini.
«Non li ho rubati. Quei soldi sono miei!»
«E come te li saresti guada-...Oh, ho capito.» rise ancora, guardando i suoi complici. «Potresti guadagnarne altri proprio adesso.» continuò a ridere.
I complici, come lui, vestiti come guardie e allo stesso modo spregevoli, strinsero le mani suoi suoi vestiti e mossero due passi indietro per portarla nel vicolo da cui era appena uscita, sotto l'estenuante lotta che la ragazza iniziò a portare avanti per divincolarsi dalla loro presa. Ma senza mai gridare.
Un solo passo, prima di rischiare di cadere - e poi, sarebbe finita.
Un solo passo. E la presa di uno dei due sparì improvvisamente assieme al suo fiato: un mugugno, un grido strozzato fece viscidamente capolino, assieme a un fiore di sangue che gli sbocciò dal petto. Una lama scintillante di rosso al centro.
«Fatevi avanti.»


Passarono pochi, davvero pochi istanti.
Pochi istanti in cui il fiato delle guardie si fermò per sempre e i loro corpi caddero a terra, i colli sgozzati come quelli di agnellini piccoli e deboli, insignificanti. Dalle spalle di lei, un uomo si fece avanti in una veste decisamente bizzarra: un bianco candido di una strana tunica rovinato dalla polvere del deserto e dalla terra assieme alla casacca dello stesso colore. Spada alla cintola in pelle e pugnale dietro le spalle. Sul volto, un cappuccio che non permetteva di vedere il volto - se non la bocca e la pelle delle guance: un colore non troppo scuro, tratti semi-arabici e un viso glabro.
Alla vita, una fascia rossa che ricadeva sull'abito.
La sua agilità lasciò di stucco i presenti: si mosse con tale velocità e precisione da far sembrare il tutto una strana e incredibilmente aggraziata danza di morte. Movimenti sicuri, fulminei. Un uomo spietato che fece cadere a terra quei corpi in un tonfo leggero.

Fu il silenzio, a danza terminata. Ed egli si voltò verso di lei.
«...»
Ella rimase a labbra schiuse. L'uomo non disse nulla, neanche chiederle come stesse. Sembrò affidarsi alla sua vista, alla visione di un corpo integro. E un volto stupefatto. E non l'unico, che voci chiamarono aiuto: donne pregarono per le vite dei soldati appena sgozzati, uomini ne cercarono e trovarono altri perché potessero mettere mano alle armi.
I due al centro di quanto accaduto si guardarono attorno, ma l'uomo fece il primo passo: raccolse con gentilezza le monete cadute a terra e gliele riconsegnò. Ella allungò la mano con estrema lentezza, timidezza, mentre l'uomo sembrava avere una certa fretta. Eppure, attese fino all'ultimo tintinnio, e poi mosse verso i ruderi di una casa abbattuta e si arrampicò con la stessa agilità con cui combatté, scomparendo quasi subito alla vista.
Lasciando una piuma bianca che la fanciulla, con un lieve indugio e stupore, raccolse, approfittando del caos per dileguarsi e così tornare presso la sua dimora.
Una corsa non troppo marcata, un leggero fiatone. La piuma nella mano sinistra assieme a quelle monete non spese. Nella destra, un semplice coltello che non ebbe - pare - il coraggio di usare.

   
 
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