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Autore: Asimov4    02/01/2017    1 recensioni
-Sai da piccolo il mio colore preferito era l'acqua marino.- dissi.
-E perché?- chiese con un sorriso.
-Magari ora crederai che sono uno stupido, però per me era un colore diverso. Ricordo che da piccolo avevo questo astuccio pieni di colori che mia madre mi comprò per il primo giorno di scuola. Era suddiviso in diversi reparti. Uno per le penne, le matite, le gomme da cancellare e così via e un altro invece era composto solo dai colori. Quest'ultimo divideva a seconda della tonalità e così via e tra il blu e il verde c'era questa matita acqua marino. Non so perché ma mi affascinò. Non era né blu, né verde. Era diverso, e quindi lo presi subito in simpatia.-
-Hai preso un colore in simpatia?- disse un po' sorpresa, ma senza deridermi.
-Beh si, lo trovavo diverso. Hai presente quando sei al liceo e non riesci ad integrarti con nessuno? Non sei né un secchione, né uno di quelli fighi, né quelli che si fumano canne durante l'intervallo...insomma sei la classica di mezzo, né sei carne né pesce, sei acqua marino. Io mi sentivo proprio come quel colore.-
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti. Questa è la prima storia che pubblico e sono molto teso a riguardo. Spero tanto che vi piaccia e spero di leggere le vostre recensioni e opinioni. Buona lettura a tutti :3

-Non capisco perché quando mi vieni a trovare di domenica devi restartene sul divano a guardare la corsa delle macchine!- Talia era arrabbiata con me, ma da quando sono nato non ricordo di aver perso una gara in vita mia.
-Ascolta amore, non è una gara qualsiasi, è una di quelle importanti che decidono il campionato, vedrai che presto sarà finita- bugia, mancava ancora una buona mezz'ora, senza interventi della Safety Car, e di certo non decideva il campionato, eravamo a nemmeno metà stagione.
-Alessandro così mi fai incazzare però, presto torneranno i miei e non avremo più il tempo per farlo.-
-Per fare cosa?- la stuzzicai, sapevo che intendeva fare l'amore, ma in questo periodo era molto timida e pensare che all'inizio ero io quello che si vergognava di chiedere di fare cose.
-Lo sai benissimo.- ma che broncio che ha, la bacio, lei mi spinge via -Eh no, non volevi guardare la gara?- come sei bella Talia, come sono fortunato, mi avvicinai di nuovo e la bacai ancora, le sue labbra sono soffici, è così bello baciarla, lo farei per ore. Ad un certo punto lei infila una mano nei miei pantaloni e mi stringe forte il pacco, mi sorride, la guardo e le sussurro che l'amo e lei fa lo stesso. Facciamo l'amore. Hamilton sbanda e prende una barriera, addio vittoria per lui, ciao vittoria per me.
-Ma perché sei così bravo, ma come fai? Non ho mai scopato uno così bravo- ridevo, me lo diceva sempre, forse per alzarmi l'autostima oppure era sincera o magari era tutto così bello perché ci amavamo
-Chissà, magari faccio il pornostar e te non lo sai.-
-Ma dove vai? Non hai l'attrezzatura per fare quel tipo di lavoro-
-Ma grazie!- dissi un po' incazzato.
-Non te la prendere amore, solo che per fare quel lavoro hai bisogno di una proboscide. E poi sappi che alle ragazze non piace così grande. Meglio una cosa normale.-
-Beh allora viva la normalità!- ci abbracciamo e ci baciammo, era bella, bellissima, non ho mai provato nulla del genere per qualcuno. Era piccolina, ma aveva un corpo grazioso, dei bellissimi seni e una pelle morbida e setosa. Talia da piccola aveva i capelli biondi, ma con la pubertà divennero castani. A tredici anni si fece le punte viola e da allora non smise mai di farsi la tinta. Non la vidi mai con il suo colore di capelli originale, se non quando aveva la ricrescita, che appena diventava più vistosa veniva tinta. Oggi aveva i capelli rossi, in questo periodo vanno molto di moda. I maschi sono alla ricerca della ragazza rossa con gli occhi azzurri e le lentiggini. Lei invece era tinta e aveva gli occhi color nocciola. Non era come mi immaginavo il mio grande amore da adolescente, ma era reale, viva, vera, e non potevo desiderare di meglio.

Quella sera poi siamo usciti, non ci andava di restare a casa con i suoi. Ci preparammo, una doccia veloce per me, mentre lei si truccava appena un po' senza esagerare. Mangiava sempre le unghie e quindi non metteva mai lo smalto, e di certo non si faceva mettere quella roba finta sulle dita. Era bella anche così, senza curarsi troppo del suo aspetto. Io indossavo una felpa nera e un paio di jeans, mentre lei aveva una camicia di flanella verde e nera e un paio di jeans neri. Sembravamo usciti dagli anni 90 in pena era Grunge. Non avevo la macchina, e quindi ci toccava uscire un'ora prima per raggiungere il centro con i mezzi pubblici. Preso il 20 ci sedemmo dietro dove non c'era nessuno e guardavamo i palazzi.
-Io non voglio vivere in un palazzo- dissi.
-E dove vuoi vivere?-
-Voglio una casa di proprietà con tanto di giardino,dove i miei figli possono giocare a palla. In un bel quartiere-
-Ma come fai? In città non esiste un posto del genere, qui vivono tutti nei palazzi. Al massimo possiamo trovarci un appartamento con una bella terrazza-
-Possiamo? E chi ti dice che me la trovo con te la casa?- Talia si arrabbiò più di quanto può nuocere una battuta di questo tipo. Mi fece il dito medio e guardò fuori dai finestrini del bus. -Dai amore stavo scherzando, non lo sai che per me sei l'amore della mia vita? Sposerò te e avremo tanto piccoli Alessandro e Talia che corrono in casa-
-Forse non possiamo avere figli, lo sai.- in realtà ne poteva avere, ma era nata con un problema cardiaco che non le permetteva di fare grandi sforzi e ovviamente questo prevedeva anche un eventuale parto. Questo la deprimeva molto, amava molto i bambini, ogni volta che ne vedeva uno me lo indicava, se fosse per lei ne avrebbe avuti dieci e ad ognuno avrebbe cantato una ninna nanna diversa.
Arrivammo in centro, senza una meta precisa, girovagammo un po' a caso, seguivamo i turisti che ci facevano esplorare le zone più belle della città. Fontane, palazzi e opere architettonica di ogni tipo, Roma è una città immensa. Intanto lei ancora non  parlava molto, mi stringeva la mano timidamente e aveva la testa china e pensava e pensava, quanto pensava.
-Ma sei reale?- dissi.
-Che vuoi dire?- rispose
-Sai...a volte quando non sto con te non mi sembri reale, come se te fossi frutto della mia immaginazione, come se quando parliamo al telefono è il mio cervello ad immaginarsi una voce.-
-E invece i soldi che consumi per chiamarmi sono reali- mi fece ridere.
-Senti, se dovessimo morire domani, cosa vorresti fare ora?-  chiesi e lei ci pensò un po' su, non mi diede immediatamente una risposta, ma poi alzò la testa e disse
-Vorrei sposarti, andare ad un fast food e mangiare patatine, fare l'amore con te e poi sarei pronta per morire.-
-Va bene, allora se per volere divino uno di noi sarà condannato dagli dei allora faremo così.- ci stringemmo la mano come due uomini d'affari e poi trovammo una pizzeria e continuavamo a parlare di cose di poco senso.
 
P.s. Ho un canale gaming su Youtube. Se siete interessati e curiosi potete trovarmi qui, grazie:
https://www.youtube.com/channel/UCvkpPeA-HstCI1IVRhQaxkQ  
   
 
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