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Autore: Akeyris    02/01/2017    3 recensioni
Chi non ha quel pensiero fisso che ci tiene svegli la notte a fissare il soffitto?
Qui vi racconto di ciò che tormenta Seto Kaiba.
E il vostro qual è?
Buona lettura.
*La storia si sviluppa alla fine dell'anime, cioè dopo che Atem è ritornato nel suo mondo*
Genere: Angst, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Seto Kaiba, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se ne stava rinchiuso nel suo ufficio fino a tarda sera con le luci spente. Ciò che impediva al buio di impossessarsi di quella stanza all’ultimo piano del palazzo della Kaiba Corp era la luce di case, insegne, fari e lampioni che arrivava dalla città di Domino in maniera soffusa fino alle ampie vetrate alle spalle della sua poltrona in pelle. 
Se ne stava così, con i gomiti poggiati sulla scrivania, gli occhi chiusi e le mani intrecciate all’altezza del naso, che prontamente si scioglievano e richiudevano a riccio per formare pugni che impattavano sulla superficie dura della scrivania. Così si alzava di scatto e costringeva le iridi blu a mostrarsi ogni volta che pensava a quello che era successo in Egitto, dove il suo eterno rivale aveva finalmente recuperato la memoria e trovato riposo per il suo spirito. Il destino in cui Seto non credeva gli aveva giocato un brutto tiro: per tutto il tempo Seto aveva rifiutato di credere alle storie che quel gruppo di squilibrati gli rifilava ogni volta che una minaccia si manifestava, e ora che si era convinto dell’esistenza di uno spirito di 5000 anni che abitava in un pendente a forma di piramide capovolta, faraone e cugino dello stesso alter ego di Seto, se n’era andato. Per sempre. 
Non avrebbe più avuto l’occasione di sfidare il suo più grande rivale. 
Non poteva accettarlo. 
Preso da questo stato d’animo, in piena notte si recò al negozio di Yugi. Riuscì ad intrufolarsi ed andò al piano di sopra dove il piccolo dai capelli a punta dormiva profondamente. Accese la luce e lo scosse per svegliarlo.

«Yugi! Hey Yugi! Svegliati! Non ti hanno insegnato che il tempo è denaro?!» 

«Che succede?! Il terremoto? Nonno presto usciamo di qui» si destò di soprassalto sgranando i grandi occhi viola.

«Fortuna che non ti ho svegliato con un secchio d’acqua altrimenti avresti pensato che si trattasse di uno tsunami» gli disse con il suo solito tono sarcastico. 

«Seto?!?!» chiese esterrefatto stropicciandosi gli occhi per assicurarsi che non stesse sognando «Che ci fai qui? E soprattutto come hai fatto ad entrare?»

«Le chiavi da sotto allo zerbino dovresti toglierle, anche un bambino di 3 anni riuscirebbe ad entrare… Manca solo che tuo nonno metta il cartello “aperto” sulla porta e stenda un tappeto rosso. Comunque non sono qua per un pigiama party, devi fare una cosa per me». Il tono si fece serio. 

«E non potevi aspettare domani mattina?» protestò Yugi. 

Seto si sedette sul letto ignorando la richiesta di Yugi. Dopo qualche secondo di silenzio, aggiunse «Devi farlo tornare. Il faraone. Ho ancora un conto in sospeso con lui. Lui mi ha strappato il titolo di campione del mondo e lui deve restituirmelo concedendomi una rivincita». 

«Lo spirito di Atem ormai riposa, com’è giusto che sia. Capisco che manchi anche a te, ma questa è la cosa migliore.» Yugi gli donò un sorriso dolce, benché assonnato, cercando di rassicurarlo. Dagli occhi intravedeva il tormento interiore che Seto stava patendo: anche se non voleva ammetterlo, aveva stretto un legame forte col faraone di amicizia, stima e rispetto reciproco. 

«Non provare a fare il sentimentale con me. Si tratta di una questione di principio, e andarsene in quel modo è da codardi» sentenziò incrociando le braccia. 

«Mettila pure come vuoi, ma non posso fare niente per aiutati» fece spallucce.

«Forse non sono stato abbastanza chiaro con te: non ti sto chiedendo un favore, ti sto dando un ordine!»  

«Non ne possiamo parlare domani?» chiese socchiudendo gli occhi «lì c'è un divano se ti va di restare qui». Si voltò e si rimise a dormire, sprofondando con la testa nel cuscino. 

Seto lo osservò con fare infastidito, non gli piaceva essere liquidato in quel modo, era abituato al contrario. Tuttavia, anche i suoi occhi erano stanchi, e decise così di tornarsene a casa, premurandosi di rimettere la chiave sotto lo zerbino.
Avrebbe trovato un modo per avere ciò che desiderava, ma non quella sera: presto o tardi avrebbe riportato lo spirito del faraone al presente, anche se avrebbe significato rivoltare il mondo.
   
 
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