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Autore: poketpolly    25/05/2009    4 recensioni
breve racconto scritto per un concorso. Quando una persona cara ci lascia...
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti,

Non so cosa mi prende, questa è la prima fic "originale" (non ispirata a nessuna serie/libro) che posto... sarò impazzita???

L'ho scritta per un concorso, ma non penso che abbia molte chance di vittoria...

Spero che qualcuno la legga e la commenti perchè io di questo racconto non so che pensare... mi sono stupita di me stessa quando dopo averla scritta di getto l'ho riletta...

Vabbè, fatemi sapere cosa ne pensate...

GoOd ReAdInG!

 

UN SORRISO, UNA LACRIMA


Un rumore sordo, poi l’impatto dell’urto.

Grida concitate disturbano la morbida quiete notturna; una donna che cerca soccorso.

Un tir capovolto e in fiamme; poco dopo l'ululato insistente della sirena di un'ambulanza in arrivo. Ma è già tardi, ed una mano pallida fa capolino dal parabrezza infranto della macchina: inerte.

Tutto svanisce; suoni, colori e immagini, tutto rimpiazzato dal buio.



La pioggia cade fitta avvolgendo il cimitero in una cortina lattiginosa di nebbia.

Sara fissa la bara bianca posta al centro del drappello di persone munite di ombrelli; il contrasto del suo candore in mezzo a tanto nero è impressionante.

La madre di Pia termina il suo discorso fra le lacrime e il suo fidanzato posa un bacio sul marmo candido; è l'ultimo saluto, e il feretro viene calato nella terra umida.

Qualcuno fra i presenti singhiozza mentre una donna accusa un mancamento e si affloscia tra le braccia del marito; è troppo, Sara lancia un ultimo sguardo alla fossa scura che ha inghiottito la sua amica e si allontana.

Cammina senza una meta sotto la pioggia imperversante riparata solo dall'ombrellino pieghevole; il cuore gonfio di dolore mentre percorre le vie deserte della città inanimata per via del maltempo.

Ogni angolo di città è un ricordo, e le immagini del tempo trascorso insieme a Pia scorrono in rapida successione nella sua mente; il pomeriggio in quel parco, capodanno in quel locale, la festa in quella gelateria...

I suoi piedi si muovono da soli; si accorge di essere giunta al belvedere.

Le lacrime premono per uscire dai suoi occhi mentre nuovamente si perde nei ricordi.



Anni addietro, dall'alto dello stesso spiazzo sopraelevato osservava lo stesso scenario; le stesse case, gli stessi negozi, la stessa vita delle stesse persone sovrastate da un cielo cupo che minacciava pioggia.

La mano di Luca, il suo ragazzo di allora, stretta nella sua; lui infinitamente distante seppur tanto vicino.

Gli occhi fissi sul panorama, e la paura di incrociare lo sguardo di lui.

Luca che scioglie l'intreccio delle loro dita e sospira; e anche Sara sospira preparandosi al peggio.

Poche parole, pochi istanti; il suo cuore che si sgretola.

E' finita!”

E Luca che si allontana, senza voltarsi, mentre il cielo ruggisce e la pioggia inizia a cadere senza che Sara apra l'ombrello.

La pioggia che dedica un concerto di fruscii sommessi al suo cuore infranto, ma dentro di lei il freddo silenzio ed il riverbero di un'eco beffarda.

Lacrime sul suo viso, si mescolano alla pioggia.

Infine il tocco gentile di una mano che le sfiora la schiena scossa da tremiti.

Ti verrà una polmonite con i fiocchi!”

Pia.

Sorridente; il volto illuminato della luce azzurrina filtrata dall'ombrello color carta da zucchero.

Sara le da le spalle.

Luca se n'è andato.”

Istanti di silenzio durante i quali Pia si chiede come sanare la ferita dell'amica.

Andiamo a casa, Sara!” Propone infine “Così ti fai del male da sola.”

Sara non dice niente, ma i loro occhi si incontrano e tanto basta.

L'amica coglie il significato di quello sguardo in tutte le sue sfaccettatura: tristezza, delusione, solitudine... Sara ha bisogno di restare lì: restare lì ed essere bagnata dalla pioggia.

Ha bisogno di quella pausa dalla consuetudine ripetitiva della vita, di estraniarsi dal mondo per trovare la forza di rimmergervisi.

Pia sospira; sa cosa fare.

Sara sente la sua mano nella stretta calda di quella dell'amica e avverte la sua presenza accanto a se.

Si volta.

Pia ricambia lo sguardo e sorride per poi volgere gli occhi al panorama sottostante; ha chiuso l'ombrello ed è esposta alla pioggia.

E' pronta a rimanere in quell'angolo di mondo sperduto, sotto il diluvio imperversante finché Sara non si sentirà pronta a ricominciare.

Un sorriso, una lacrima; la consapevolezza di non essere sola.



Un sorriso al ricordo di due ragazze fradice fino alle ossa e il cuore che si stringe in una morsa di nostalgia.

Sara ripensa alla bara bianca: non riesce ad immaginare Pia immobile al suo interno.

Ricorda il suo sorriso, la vivacità dei suoi occhi...

Il lampo di un'intuizione! Sara chiude l'ombrello e lascia che il cielo pianga su di lei.

Una lacrima scivola veloce sul viso confondendosi con le stille di pioggia.

Perché Pia non è in quella tomba, perché niente di lei è morto!

Perché se si concentra sulla pioggia che cade su di lei la sente: avverte i suoi occhi su di se, la dolcezza del suo sorriso inondarla ed il calore emanato dalla sua presenza.

Un brivido le attraversa la schiena; gli abiti che indossa sono ormai completamente zuppi.

Un sorriso, una lacrima; di nuovo la consapevolezza di non essere sola.

Pia è accanto a lei.


  
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