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Autore: hinata 92    03/01/2017    0 recensioni
[Dragon Quest VI - Nel regno dei sogni]
Jared si è ritrovato per una curiosa serie di combinazioni invischiato con altri eroi e con l'assurda vocazione di... drago! Ma cosa significa essere un drago? E perché è una vocazione così rara? Non ha assolutamente idea che un giro turistico alla rinata Abbazia Mutationis stia per cambiargli completamente l'esistenza.
Se non avete giocato al videogame non preoccupatevi, ne riprendo giusto le ambientazioni, ma la storia è praticamente originale, quindi niente paura e preparatevi a viaggiare con Jared nel magico mondo di Dragon Quest!
Genere: Avventura, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
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Per essere un vero Drago

 

Jan scese i gradini della scalinata stiracchiandosi: «Sono davvero curioso di vedere cosa potrò imparare con la vocazione di Lottatore!»

Mako annuì: «Anch’io, con quella di Guerriera. E tu, Conny?»

La ragazza non sorrise: «Avrò tempo di scoprire cosa posso fare da Maga, ora sono più preoccupata per Jared.»

«Solo perché non è voluto entrare con noi all’Abbazia Mutationis? Dopotutto, non ha ancora concluso la sua vocazione di Drago, e dovresti aver imparato che non gli piacciono i luoghi affollati, che problema c’è?»

Conny scosse la testa. Come aveva fatto Jan a non vedere quello sguardo così diverso da quando l’avevano conosciuto? Non c’era giorno che la ragazza non si ripetesse di andare da Jared e chiedergli di tornare all’Abbazia per interrompere la sua vocazione, perché qualcosa non stava andando per il verso giusto, ma alla fine non trovava mai il coraggio né le parole.

Jared li stava aspettando al fondo della scalinata, con aria annoiata. Stava affilando le sue zanne con una pietra.

Jan gli si avvicinò: «Tutto bene?»

Jared annuì, soffiando sulla sua arma: «Tutto liscio come l’olio.»

«Ti sei annoiato?»

«Per nulla. Anzi, siete proprio sicuri di non volervi fermare una notte?»

«Tu sei disposto ad entrare?»

«No. Ho detto alla vecchia che non ci saremmo più visti fino a che non fossi diventato un vero Drago e non è ancora giunto il momento.»

Jan gli diede una pacca sulla spalla: «E allora non ti lasceremo solo. In marcia, abbiamo molta strada da fare!»

 

Non appena i suoi compagni crollarono dal sonno, sul volto di Jared apparve un sorriso crudele. Annoiato, lui? Se solo avessero saputo cosa aveva davvero fatto mentre loro erano nell’Abbazia...

Rovistò nella sacca fino a tirare fuori il frutto delle sue macchinazioni. Gli altri non sapevano nulla dei contatti che aveva avuto recentemente con un mercante errante senza scrupoli, un tipo poco raccomandabile con cui aveva solo una cosa in comune, l’avidità. Lui di combattimenti e l’altro di soldi, ovvio, ma avevano capito quasi subito che erano fatti per intendersi e il patto che avevano stretto era stato così conveniente da fargli sopportare persino la schifosa puzza di quell’individuo. In fondo era un buon accordo per entrambi: il mercato richiedeva merce rara come pelli e artigli di mostri, e per Jared non era affatto un problema procurarseli; in cambio si era fatto costruire su misura un paio di artigli. Li rimirò alla luce della luna per un istante. I guanti dotati di artigli erano un’arma comune per i lottatori, ma l’affilatura speciale che aveva specificatamente richiesto era a dir poco illegale. Li indossò estasiato e li strinse con cura con le cinghie, per poi provarli contro un albero. Un grosso ramo venne tranciato in due senza particolare sforzo. Un luccichio si accese negli occhi del giovane Drago. Ora poteva affrontare i mostri ad armi pari, da Drago. Rise soddisfatto, non preoccupandosi affatto di poter essere sentito. Il mercante, prima di dirsi addio, gli aveva dato un extra che aveva apprezzato non poco e che aveva sperimentato subito. Ripose con cura la potente polvere sonnifera che aveva sparso sul cibo dei compagni. Adesso poteva essere sicuro che fino a mattina inoltrata non si sarebbero svegliati e lui avrebbe avuto tutto il tempo di dedicarsi all’unica cosa che dava senso alla sua vita. Il solo pianificare tutto quel piccolo imbroglio aveva fatto aumentare a dismisura la sua voglia di combattere, e con quegli artigli si sentiva sempre più un vero Drago. Chiuse gli occhi e si concentrò. Quella notte non voleva avere alcun limite, voleva dare il peggio di sé. Il suo effluvio malefico si sparse per chilometri, risvegliando centinaia di mostri.

Si sarebbe divertito, senza alcun dubbio.

 

Mako aprì gli occhi in una fessura piccolissima, rimanendo quasi subito abbagliata. Impiegò un pochino a capire che il sole era sorto da un pezzo, poi balzò subito a sedere. Quanto aveva dormito?

«Buongiorno.»

La ragazza non sorrise: «Cos’è successo?»

Jared alzò le spalle: «Nulla di che. Ieri dovete esservi stancati più di quanto pensaste e avete dormito un po’ di più, tutto qui.»

Mako non rispose, ma il ragazzo non l’aveva convinta neanche un po’. Se si fosse trattato solo di lei poteva anche starci, ma anche gli altri avevano l’aria di essersi svegliati da poco. Possibile che fossero crollati tutti e tre contemporaneamente?

Non lo aveva mai ammesso, ma la ragazza era un po’ spaventata dai repentini cambiamenti di quel ragazzo. Le dava sempre più spesso l’impressione di guardarli con odio e disprezzo, se non proprio con cattiveria. E non aveva dimenticato la sua espressione di folle gioia alla battuta che gli era stata fatta sul fatto che si stava trasformando sempre più in un mostro...

Mako non perse mai di vista Jared, per tutta la giornata, cercando prove di un cambiamento nel suo comportamento tali da farle temere per la propria incolumità, ma senza trovare nulla. Almeno fino quasi al calar del sole, quando al termine di un combattimento Jared si chinò in un modo che ormai conoscevano tutti benissimo.

«Via, via, via!»

Oh, non immaginavano nemmeno quanto rendessero felice il ragazzo fuggendo da lui con quell’aria così spaventata. Era prontissimo a passare alla fase successiva, a diventare ancora più forte. Questa volta il dolore, seppur forte come la prima volta, non lo spaventava neanche un po’, e neanche per un istante pensò di urlare, se non dalla gioia. I due suoi polmoni destri si unirono in uno solo e si avvolsero di una sostanza fredda e solida, dura come la pietra e gelida come il peggiore degli inverni nel punto più glaciale di un mondo che non aveva mai conosciuto la luce del sole. Era il ghiaccio più resistente mai esistito, tanto da far fronte al magma al suo fianco senza dare il minimo segno di scioglimento. Al suo interno si riempì di acqua e di vapore e Jared si sentì immediatamente meglio, più equilibrato. La folata gelida che soffiò congelò sul posto alcuni alberi e animali.

«Caspita, migliori di giorno in giorno, Jared!»

«Grazie!»

Jan si avvicinò per congratularsi con lui: «Quanto ti manca per concludere la vocazione?»

«Un paio di aggiustature ai miei polmoni e dovrei esserci, stavolta.»

«Bene.»

Le due ragazze si guardarono di sottecchi. Loro non erano certe che fosse davvero un bene.

 

Jared aspettò che tutti si addormentassero. Non aveva potuto usare nuovamente il sonnifero, Mako lo sorvegliava con troppa insistenza e non voleva rischiare di far saltare la sua copertura a un passo dall’obiettivo.

Si alzò e si stiracchiò. La nuova trasformazione lo faceva sentire un po’ strano. Un paio di volte, durante la cena, aveva avuto l’istinto di spostare una mosca che gli ronzava intorno non con la mano, ma con... cosa? Non aveva saputo spiegarselo, ma alla fine aveva preferito la più drastica soluzione d’incenerire direttamente il fastidioso insetto. Eppure la sensazione non gli era passata del tutto. Doveva per forza fare un qualcosa che non riusciva a capire.

Nell’attesa di chiarirsi un po’ le idee, si diede alla caccia. La sensazione di appetito era aumentata, ma la quantità di carne che era in grado di inghiottire era sempre la stessa. Era come se il suo corpo e il suo istinto stessero crescendo improvvisamente a velocità diverse...

Buttò via i resti della sua ultima preda con stizza e cercò di attirare a sé qualche mostro per combattere, ma quasi subito il suo naso venne attirato da un odore nuovo, che non ricordava di aver mai sentito. Iniziò a correre verso quella direzione a gran velocità, preso dall’eccitazione, con il cuore che gli batteva fortissimo nel petto. Corse ancora e ancora, fino a giungere a una rupe scoscesa. Le sue gambe non rallentarono neanche un pochino, la sua mente completamente occupata da un pensiero strano, labile e sfuggente, ma irresistibile...

Fu solo quando si trovò davvero al bordo del precipizio che le mani di Jared si artigliarono al terreno, lasciando i piedi penzolare nel vuoto.

Cosa... cosa stava facendo?

Con un piccolo sforzo, si tirò su, cercando di capire cosa gli fosse preso. E allora capì.

Un grido di dolore e disperazione si diffuse nei dintorni, spaventando i piccoli animali, mentre, senza quasi rendersene conto, Jared usava la sua stessa capacità per allontanare da sé qualunque mostro. Voleva restare solo nella sua disperazione.

L’aveva capito, ora l’aveva capito. Lui non era un Drago e non lo sarebbe mai stato. Era un umano con vocazione di Drago, e questo cambiava tutto. Provava tutto ciò che avrebbe provato un cucciolo di Drago, e questo spiegava il perché della fame continua. Un piccolo Drago avrebbe provato ancora fame, ma il suo stupido corpo umano non era in grado di assimilare la stessa quantità di cibo. Ma se quell’ostacolo si era dimostrato abbastanza aggirabile, il successivo risultava essere insormontabile. Come poteva, infatti, scacciare le mosche con una coda, se una coda non l’aveva? E come poteva tentare di volare, se il suo corpo non avrebbe mai avuto un paio di ali?

Era stata quella briciola umana che ancora non era riuscita a distruggere dentro di lui a farlo aggrappare all’ultimo secondo, perché lui era perfettamente pronto a buttarsi, senza pensarci due volte, come un vero cucciolo di Drago avrebbe fatto, senza badare alla propria incolumità. Si sentiva un Drago, ma non era un Drago.

Pianse quasi ogni lacrima che aveva in corpo, in una disperazione più umana che mostruosa, per poi, rimasto senza forze, addormentarsi sull’orlo del precipizio.

 

Jared si svegliò di scatto, come se avesse appena fatto un incubo che non ricordava già più. Si guardò intorno. Era quasi mattino, ed era ancora sull’orlo del precipizio. Non aveva sognato, purtroppo. Sospirò, fece per alzarsi e tornare sui suoi passi, ma quasi subito si fermò.

Aveva dormito.

Quanto tempo era che non lo faceva? Quasi non riusciva a ricordarselo. Scosse la testa. Era come se la parte umana della sua anima fosse ritornata prepotentemente in superficie, per salvarlo da fine certa, e che stesse cercando di riconquistare lentamente il suo spazio. Anche se per mesi aveva odiato la sua umanità, si rese conto che doveva esserle grato. Era solo per lei che era ancora vivo, e solo in quel momento si rese conto della vera pericolosità della sua vocazione, e del perché la vecchia la sconsigliasse. Probabilmente la maggior parte si lasciava prendere dalla foga del combattimento, come era capitato anche a lui, e perdeva la vita lottando. Oppure, se superava quella fase, si buttava giù dal primo precipizio nel disperato tentativo di volare.

Per sopravvivere a quella vocazione, era fondamentale addentrarsi nel mondo dei mostri senza perdere completamente la propria umanità, ora gli era chiaro. Aveva cercato per mesi di uccidere la sua unica possibilità di salvezza. Quanto era stato stupido...

Dovette ammettere che dopo un buon sonno, anche se breve, si sentiva più leggero. Tornò dai suoi compagni e li guardò per un po’ dormire. Forse loro erano la sua unica possibilità di non impazzire, se non commetteva errori. Era stato abbastanza cauto da mantenersi la loro amicizia, sarebbe stato da sciocchi giocarsela ora.

Sempre che non fosse già troppo tardi.

 

Conny ansimava. Il percorso di montagna su cui si erano addentrati era troppo impervio e pericoloso. Troppi mostri, troppo forti. Aveva già quasi finito la magia, non avrebbe potuto curare gli amici ancora per molto. Senza contare il baratro sulla loro destra, che la rendeva ancora più inquieta...

Jared le prese un braccio e se lo mise sulle spalle: «Ti aiuto, sei troppo stanca.»

La ragazza lo guardò sorpresa. Era un gesto che si sarebbe aspettata da lui qualche tempo prima, ma non negli ultimi tempi.

«Grazie...»

«Quanta magia ti resta ancora?»

«Molto poca. Non resisteremo a un altro combattimento come l’ultimo.»

«Capisco...»

Jared chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi, ignorando l’istinto che lo aveva tormentato per tutto il percorso e che cercava costantemente di farlo buttare nel vuoto. Anche se non l’aveva mai fatto volontariamente, doveva provarci, doveva tentare di allontanare da sé ogni mostro nei dintorni. Rimase concentrato per un po’, ma quasi subito si rese conto che alcuni dei mostri in quella zona erano più forti di lui e sembravano resistere al suo influsso. Si morse un labbro imprecando fra sé e sé. Per una volta che voleva usare le sue nuove capacità per aiutarli davvero, e non per affrontarli, forse queste non sarebbero bastate...

Un mostro dall’aspetto di un centauro dalle corna di montone si parò loro davanti. Jared si rese quasi subito conto che lottando normalmente non avevano speranze, erano già sfiniti dagli scontri precedenti. Si voltò. La cengia su cui erano saliti era stretta e ripida, non potevano fuggire abbastanza velocemente da scampare il combattimento. Non c’era apparente via di scampo.

Jan venne abbattuto quasi subito da un poderoso colpo di corna al petto. Rimase a terra, ansante, e sembrava avere a malapena le forze per potersi rimettere in piedi una volta. Anche Mako subì la stessa sorte. Conny provò a guarirla, ma prima che potesse anche solo lanciare l’incantesimo, venne sbattuta a terra, battendo la testa. Jared provò a concentrarsi al massimo per scacciarlo, ma ciò che ottenne aggravò solo la situazione: il mostro ignorava lui per concentrarsi sugli altri. Si buttò in avanti per intervenire, approfittando del turno favorevole, ma Jan fu più veloce, trovando ancora la forza di lanciargli la sua ascia in testa, ma mancando la mira. Jared l’avrebbe insultato. Aveva sprecato l’ultimo turno e ora il mostro, secondo le regole umane, aveva diritto di attaccare. Nessuno di loro avrebbe retto un altro attacco del genere. Se non faceva qualcosa, uno di loro avrebbe perso la vita. E lui non voleva.

Senza pensare, fece la cosa che più gli era venuta meglio in quei mesi: si cacciò in bocca le zanne e si avventò sulla bestia prima che potesse farlo lui.

Jan e Mako lo guardarono inorriditi: «Jared! Cosa fai? Non tocca a te!»

Ma Jared li ignorò deliberatamente e morse la bestia con tutte le sue forze. Seguendo le regole umane erano indubbiamente spacciati, ma secondo quelle dei mostri avevano ancora una speranza. Concentrò ogni goccia del suo effluvio sul mostro per attirarlo verso di lui. Doveva riuscire a scatenare in lui una voglia irresistibile di affrontarlo, o sarebbe stata la fine. Certo, un mostro adulto di quella potenza e di quelle dimensioni, infuriato e portato fino all’estrema voglia di combattere, era pericoloso anche per lui, non se la sarebbe cavata lottando bestialmente come al solito. Doveva attirarlo in una trappola, non aveva altra scelta per salvare i suoi compagni.

Il mostro si voltò verso di lui con gli occhi rosso sangue. A Jared sfuggì un piccolo sorriso di soddisfazione: ci era riuscito. Balzò giù dalla bestia a quattro zampe e rispose con un ringhio basso e minaccioso, attirandolo verso di lui. Non appena il mostro cercò di saltargli addosso, lo distrasse con una potente fiammata, per poi ghiacciare il terreno ai suoi piedi per farlo scivolare. Mentre il mostro perdeva per un attimo l’equilibrio, Jared fece un balzo verso la parete rocciosa e di rimbalzo gli diede una spinta per buttarlo giù dal precipizio. Fece appello a tutta la sua umanità per trovare la forza di aggrapparsi e non lasciarsi andare. Si lasciò cadere a terra, ansante, per poi sputare le zanne e, con quelle, il gusto schifoso di mostro che gli era rimasto in bocca. C’era riuscito, l’aveva battuto, ancora non ci credeva, ed erano ancora tutti vivi.

Non appena riprese il controllo del suo respiro, si alzò per controllare come stessero tutti.

«Tutto bene?»

Ma nei loro occhi lesse ciò che più aveva temuto, sorpresa e, soprattutto, paura. Mako, ancora a terra, teneva fra le braccia il corpo di Conny, ancora svenuta, in un gesto di protezione. Di protezione da lui. Quella vista diede a Jared un’insopportabile stretta al cuore. Jan lo guardava incredulo, ancora incapace di accettare quello che aveva visto.

«Cosa... cosa hai fatto?»

Jared abbassò lo sguardo imbarazzato: «Tutto quello che era in mio potere per salvarvi.»

«Ma hai combattuto come...»

Fece una smorfia: «Come un mostro? Io sono un Drago, te lo sei scordato?»

Provò ad avvicinarsi, ma Mako si ritrasse cercando di proteggere la compagna. Jared alzò le mani in segno di resa, arretrò di qualche passo, si sedette in terra a gambe incrociate e lanciò lontano da sé le zanne, per poi attendere un segnale per poter continuare. Jan annuì e Jared prese un profondo respiro.

«La mia vocazione ha preso... una strada molto diversa da quella che avevo immaginato, l’ammetto. La cosa mi ha preoccupato, mi ha anche eccitato in qualche momento, ma soprattutto... mi ha spaventato, per quello che potevate pensare se vi avessi detto che avevo iniziato a... capire il mondo dei mostri.»

Jan lo guardò sorpreso: «Capire i mostri? Cosa c’è da capire? Insomma... sono mostri!»

Il ragazzo sentì salirgli un attimo di rabbia, ma s’impose la calma: «È la visione che hanno tutti...»

Inghiottì con la rabbia le parole “gli umani”.

«... ma credo che sia proprio il punto della mia vocazione. La vecchia l’aveva detto, sarei diventato il punto d’incontro fra il mondo degli umani e dei mostri.»

Jan fece una smorfia: «Insomma, sei in grado di... “parlarci”?»

Jared rise: «I mostri non parlano. Hanno una forma di comunicazione più semplice, basata sull’istinto, una forma atavica che l’uomo ha dimenticato da eoni... l’ho riscoperta pian piano, notte dopo notte, ho scoperto nuove capacità, ho capito come attirare e allontanare i mostri, ed è quello che ho provato a fare quando ho visto che eravamo in difficoltà, ma con quello non ci sono riuscito... e a quel punto ho combattuto da mostro, sì, ma solo perché non avevo altra scelta! Se avessi rispettato i turni uno di noi a quest’ora non ci sarebbe più. Preferivi così?»

Jan si alzò per prenderlo dalla maglietta: «Avrei preferito che ce l’avessi detto!»

Jared distolse lo sguardo, ma Jan non si fermò: «Sono mesi che Mako mi avverte che in te c’è qualcosa di strano, ma io non le ho dato retta, ho voluto avere fiducia in te... sono stato uno stupido... ma non accadrà di nuovo.»

Lo lasciò andare e prese l’ascia: «Avanti, allora. Se sei diventato un mostro risolveremo la questione qui e ora.»

Jared sbarrò gli occhi. Per mesi non aveva aspettato altro, tuttavia ora che l’occasione si presentava non ne era felice. Era terrorizzato.

«No, Jan, non farlo. Non voglio farlo. Sei quasi esausto e...»

«E tu sei quasi un mostro. È mio dovere fermarti prima che inizi ad attaccare le persone!»

Non poteva crederci. Ora che davvero era tornato in sé, dopo mesi di delirio mostruoso, stava per affrontare quello che prima era un sogno e che nel giro di qualche ora si era trasformato in un incubo.

«No... Jan, no...»

L’amico sembrava dispiaciuto quanto lui.

«Mi dispiace, credimi. Mi sento in colpa, sono io ad averti trascinato in giro per il mondo, quindi sono io ad averti ridotto così. Se non mi avessi incontrato, saresti ancora con i tuoi nonni, tranquillo, e forse non avresti nemmeno iniziato la vocazione. Ma proprio per questo è mio il dovere di...»

Non riusciva nemmeno a pronunciare la parola. Jared era disperato. Cosa poteva fare?

«Fermo!»

Una figura esile si mise in mezzo, una figura dalle trecce bionde.

«Conny, cosa...»

«Fermo, Jan. Lui è nostro amico, non ricordi?»

Il ragazzo fece una smorfia: «Tu eri svenuta, non hai visto...»

«Ma ho sentito. Jared ci ha salvato la vita, non puoi negarlo. Se davvero fosse un mostro, come dite voi...»

E si voltò anche verso Mako.

«Ci avrebbe già ucciso approfittando della nostra debolezza, non credete? Che motivo avrebbe di stare qui a parlare?»

Jan non rispose, ma abbassò l’ascia. Sinceramente, aveva sperato davvero in un qualunque motivo per poterlo fare. Jared tirò un sospiro di sollievo.

«Grazie.»

Conny tuttavia si voltò verso di lui arrabbiata e gli pizzicò il naso.

«Ahi!»

«Questo non significa che ti perdono per averci nascosto tutto per così tanto tempo!»

Jared arrossì: «Mi... mi vergognavo... e temevo che non mi poteste capire... ahi!»

La ragazza era ancora in posizione da pizzicotto: «Siamo tuoi amici. Di noi ti potrai sempre fidare. Vero, ragazzi?»

Jan e Mako non risposero.

«Ho detto... vero, ragazzi?»

Jan alla fine sorrise: «Vero.»

Conny guardò l’amica: «Mako

La guerriera guardò in alto e sbuffò: «Solo per questa volta. Ma ti tengo d’occhio, sappilo.»

Jared quasi non poteva crederci. Sembrava che il cuore potesse scoppiargli di felicità. Cercando di non far tremare la voce, disse: «Scendiamo per curarci, allora. Farò del mio meglio per allontanare i mostri.»

E se non fosse stato sicuro che fosse anatomicamente impossibile, avrebbe giurato che il magma dei suoi polmoni se ne fosse andato in giro per il suo corpo e lo stesse lentamente sciogliendo dall’interno, quando Conny lo prese a braccetto e si strinse al suo fianco per tutta la discesa.

 

Ci vollero un paio di giorni prima che la situazione potesse definirsi nuovamente “tranquilla”. Mako trovò il sacchetto di sonnifero nella borsa di Jared, ma il ragazzo riuscì a giustificarsi senza problemi dichiarando che aveva provato a prenderlo per cercare di guarire dalla sua innaturale insonnia. Quella notte stessa provvide a fondere con il magma i suoi artigli artificiali. Non gli sarebbero più serviti, perché non aveva più intenzione di combattere in quel modo animalesco. Diede il sonnifero a Conny, perché potesse usarlo contro altri mostri in qualche scontro e con quel gesto ritenne di essersi pulito la coscienza. Fu come un’ulteriore liberazione che accolse il nuovo passaggio di vocazione.

Fu la fase più indolore che ricordasse di aver mai subito. Semplicemente, la quantità di magma nel suo polmone crebbe e Jared ebbe l’intima certezza che non avrebbe mai più sentito freddo, in qualunque ambiente si fosse venuto a trovare. Il suo polmone del fuoco era completo.

Jan fece capolino da dietro una roccia: «Allora?»

Jared gli rivolse un sincero sorrisone: «Guardate e stupitevi. Questa sarà la fiammata definitiva.»

Reclinò la testa sputò una fiammata enorme, che si alzò in cielo così alta da essere visibile per miglia e miglia. Senza mai smettere, si mise anche a creare giochi di luce, fontanelle, schizzi artistici, per lo stupore dei suoi amici. Smise dopo più di un quarto d’ora. Sentiva di aver recuperato il pieno controllo di sé.

«Solo più una fase e la mia vocazione sarà completa.»

 

Fu il periodo più lento e allo stesso tempo più veloce della sua vita. Lentamente, Jared recuperò tutti i piaceri umani: ridere, scherzare con gli amici, mangiare un po’ di tutto, anche se la carne ben al sangue rimase la sua preferita, dormire almeno quattro ore per notte, rientrare nelle città umane non solo sopportando l’odore, ma persino con piacere. Era anche una grande liberazione, di tanto in tanto, potersi avvicinare senza doversi nascondere. Aveva mostrato ai suoi compagni che i mostri non erano così crudeli come pensavano, aveva preso fra le mani i più mansueti e li aveva persino fatti accarezzare a Conny. Era bello averla parte del suo mondo, e fare nuovamente parte del suo. Passarono mesi tranquilli, dove il gruppo continuò a rinforzarsi attraverso mille combattimenti. E alla fine il momento venne.

Per l’ultima volta, Jared avvertì un cambiamento in lui. Il suo polmone del ghiaccio divenne ancora più freddo e fu certo che non avrebbe mai più provato caldo. Ma, soprattutto, Jared si sentì finalmente completo, come uomo e come mostro. Non era più il ragazzino timido e impacciato che era partito, non era più un mostro sanguinario. Era un uomo forte e coraggioso, senza paura, in grado di combattere e comunicare come uomo e come Drago, senza incertezze, senza ombre. Era cambiato. Era migliore.

I giochi che concesse ai suoi amici furono spettacolari. Sculture di ghiaccio illuminate da fuochi che non le scioglievano rimasero per giorni nello spiazzo dove era avvenuta la sua vocazione completa.

Jared ringraziò i suoi amici per averlo sostenuto fino a quel punto e fu con molta gentilezza ma con ferma decisione, che osò fare la sua richiesta.

«Avrei solo un ultimo favore da chiedervi.»

«Va bene, di che si tratta?»

«Vorrei tornare un’ultima volta all’Abbazia Mutationis. Ho una promessa da mantenere.»

 

 

Alla fine Jared ha recuperato la sua umanità, ma la sua storia non è ancora conclusa. Cosa avrà in serbo per lui il destino?

Alla prossima!

 

Hinata 92

  
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