Per essere un vero Drago
Jan scese i
gradini della scalinata stiracchiandosi: «Sono davvero curioso di vedere cosa
potrò imparare con la vocazione di Lottatore!»
Mako annuì:
«Anch’io, con quella di Guerriera. E tu, Conny?»
La
ragazza non sorrise: «Avrò tempo di scoprire cosa posso fare da Maga, ora sono
più preoccupata per Jared.»
«Solo
perché non è voluto entrare con noi all’Abbazia Mutationis?
Dopotutto, non ha ancora concluso la sua vocazione di Drago, e dovresti aver
imparato che non gli piacciono i luoghi affollati, che problema c’è?»
Conny
scosse la testa. Come aveva fatto Jan a non vedere
quello sguardo così diverso da quando l’avevano conosciuto? Non c’era giorno
che la ragazza non si ripetesse di andare da Jared e chiedergli di tornare
all’Abbazia per interrompere la sua vocazione, perché qualcosa non stava
andando per il verso giusto, ma alla fine non trovava mai il coraggio né le
parole.
Jared li
stava aspettando al fondo della scalinata, con aria annoiata. Stava affilando
le sue zanne con una pietra.
Jan gli si
avvicinò: «Tutto bene?»
Jared
annuì, soffiando sulla sua arma: «Tutto liscio come l’olio.»
«Ti sei
annoiato?»
«Per
nulla. Anzi, siete proprio sicuri di non volervi fermare una notte?»
«Tu sei
disposto ad entrare?»
«No. Ho
detto alla vecchia che non ci saremmo più visti fino a che non fossi diventato
un vero Drago e non è ancora giunto il momento.»
Jan gli
diede una pacca sulla spalla: «E allora non ti lasceremo solo. In marcia,
abbiamo molta strada da fare!»
Non
appena i suoi compagni crollarono dal sonno, sul volto di Jared apparve un
sorriso crudele. Annoiato, lui? Se
solo avessero saputo cosa aveva davvero
fatto mentre loro erano nell’Abbazia...
Rovistò
nella sacca fino a tirare fuori il frutto delle sue macchinazioni. Gli altri
non sapevano nulla dei contatti che aveva avuto recentemente con un mercante
errante senza scrupoli, un tipo poco raccomandabile con cui aveva solo una cosa
in comune, l’avidità. Lui di combattimenti e l’altro di soldi, ovvio, ma
avevano capito quasi subito che erano fatti per intendersi e il patto che
avevano stretto era stato così conveniente da fargli sopportare persino la
schifosa puzza di quell’individuo. In fondo era un buon accordo per entrambi:
il mercato richiedeva merce rara come pelli e artigli di mostri, e per Jared
non era affatto un problema procurarseli; in cambio si era fatto costruire su
misura un paio di artigli. Li rimirò alla luce della luna per un istante. I
guanti dotati di artigli erano un’arma comune per i lottatori, ma l’affilatura
speciale che aveva specificatamente richiesto era a dir poco illegale. Li
indossò estasiato e li strinse con cura con le cinghie, per poi provarli contro
un albero. Un grosso ramo venne tranciato in due senza particolare sforzo. Un
luccichio si accese negli occhi del giovane Drago. Ora poteva affrontare i mostri ad armi pari, da Drago. Rise
soddisfatto, non preoccupandosi affatto di poter essere sentito. Il mercante,
prima di dirsi addio, gli aveva dato un extra che aveva apprezzato non poco e
che aveva sperimentato subito. Ripose con cura la potente polvere sonnifera che
aveva sparso sul cibo dei compagni. Adesso poteva essere sicuro che fino a
mattina inoltrata non si sarebbero svegliati e lui avrebbe avuto tutto il tempo
di dedicarsi all’unica cosa che dava senso alla sua vita. Il solo pianificare
tutto quel piccolo imbroglio aveva fatto aumentare a dismisura la sua voglia di
combattere, e con quegli artigli si sentiva sempre più un vero Drago. Chiuse
gli occhi e si concentrò. Quella notte non voleva avere alcun limite, voleva
dare il peggio di sé. Il suo effluvio
malefico si sparse per chilometri, risvegliando centinaia di mostri.
Si
sarebbe divertito, senza alcun dubbio.
Mako aprì gli
occhi in una fessura piccolissima, rimanendo quasi subito abbagliata. Impiegò
un pochino a capire che il sole era sorto da un pezzo, poi balzò subito a
sedere. Quanto aveva dormito?
«Buongiorno.»
La
ragazza non sorrise: «Cos’è successo?»
Jared
alzò le spalle: «Nulla di che. Ieri dovete esservi stancati più di quanto
pensaste e avete dormito un po’ di più, tutto qui.»
Mako non
rispose, ma il ragazzo non l’aveva convinta neanche un po’. Se si fosse
trattato solo di lei poteva anche starci, ma anche gli altri avevano l’aria di
essersi svegliati da poco. Possibile che fossero crollati tutti e tre
contemporaneamente?
Non lo
aveva mai ammesso, ma la ragazza era un po’ spaventata dai repentini
cambiamenti di quel ragazzo. Le dava sempre più spesso l’impressione di
guardarli con odio e disprezzo, se non proprio con cattiveria. E non aveva
dimenticato la sua espressione di folle gioia alla battuta che gli era stata
fatta sul fatto che si stava trasformando sempre più in un mostro...
Mako non
perse mai di vista Jared, per tutta la giornata, cercando prove di un
cambiamento nel suo comportamento tali da farle temere per la propria
incolumità, ma senza trovare nulla. Almeno fino quasi al calar del sole, quando
al termine di un combattimento Jared si chinò in un modo che ormai conoscevano
tutti benissimo.
«Via,
via, via!»
Oh, non
immaginavano nemmeno quanto rendessero felice il ragazzo fuggendo da lui con
quell’aria così spaventata. Era prontissimo a passare alla fase successiva, a
diventare ancora più forte. Questa volta il dolore, seppur forte come la prima
volta, non lo spaventava neanche un po’, e neanche per un istante pensò di
urlare, se non dalla gioia. I due suoi polmoni destri si unirono in uno solo e
si avvolsero di una sostanza fredda e solida, dura come la pietra e gelida come
il peggiore degli inverni nel punto più glaciale di un mondo che non aveva mai
conosciuto la luce del sole. Era il ghiaccio più resistente mai esistito, tanto
da far fronte al magma al suo fianco senza dare il minimo segno di
scioglimento. Al suo interno si riempì di acqua e di vapore e Jared si sentì
immediatamente meglio, più equilibrato. La folata gelida che soffiò congelò sul
posto alcuni alberi e animali.
«Caspita,
migliori di giorno in giorno, Jared!»
«Grazie!»
Jan si
avvicinò per congratularsi con lui: «Quanto ti manca per concludere la
vocazione?»
«Un paio
di aggiustature ai miei polmoni e dovrei esserci, stavolta.»
«Bene.»
Le due
ragazze si guardarono di sottecchi. Loro non erano certe che fosse davvero un
bene.
Jared
aspettò che tutti si addormentassero. Non aveva potuto usare nuovamente il
sonnifero, Mako lo sorvegliava con troppa insistenza
e non voleva rischiare di far saltare la sua copertura a un passo
dall’obiettivo.
Si alzò e
si stiracchiò. La nuova trasformazione lo faceva sentire un po’ strano. Un paio
di volte, durante la cena, aveva avuto l’istinto di spostare una mosca che gli
ronzava intorno non con la mano, ma con... cosa?
Non aveva saputo spiegarselo, ma alla fine aveva preferito la più drastica
soluzione d’incenerire direttamente il fastidioso insetto. Eppure la sensazione
non gli era passata del tutto. Doveva per forza fare un qualcosa che non
riusciva a capire.
Nell’attesa
di chiarirsi un po’ le idee, si diede alla caccia. La sensazione di appetito
era aumentata, ma la quantità di carne che era in grado di inghiottire era
sempre la stessa. Era come se il suo corpo e il suo istinto stessero crescendo
improvvisamente a velocità diverse...
Buttò via
i resti della sua ultima preda con stizza e cercò di attirare a sé qualche mostro
per combattere, ma quasi subito il suo naso venne attirato da un odore nuovo,
che non ricordava di aver mai sentito. Iniziò a correre verso quella direzione
a gran velocità, preso dall’eccitazione, con il cuore che gli batteva
fortissimo nel petto. Corse ancora e ancora, fino a giungere a una rupe
scoscesa. Le sue gambe non rallentarono neanche un pochino, la sua mente
completamente occupata da un pensiero strano, labile e sfuggente, ma
irresistibile...
Fu solo
quando si trovò davvero al bordo del precipizio che le mani di Jared si
artigliarono al terreno, lasciando i piedi penzolare nel vuoto.
Cosa... cosa stava facendo?
Con un
piccolo sforzo, si tirò su, cercando di capire cosa gli fosse preso. E allora
capì.
Un grido
di dolore e disperazione si diffuse nei dintorni, spaventando i piccoli
animali, mentre, senza quasi rendersene conto, Jared usava la sua stessa
capacità per allontanare da sé
qualunque mostro. Voleva restare solo nella sua disperazione.
L’aveva
capito, ora l’aveva capito. Lui non era
un Drago e non lo sarebbe mai stato. Era un umano
con vocazione di Drago, e questo cambiava tutto. Provava tutto ciò che
avrebbe provato un cucciolo di Drago, e questo spiegava il perché della fame
continua. Un piccolo Drago avrebbe provato ancora fame, ma il suo stupido corpo
umano non era in grado di assimilare la stessa quantità di cibo. Ma se
quell’ostacolo si era dimostrato abbastanza aggirabile, il successivo risultava
essere insormontabile. Come poteva, infatti, scacciare le mosche con una coda,
se una coda non l’aveva? E come poteva tentare di volare, se il suo corpo non
avrebbe mai avuto un paio di ali?
Era stata
quella briciola umana che ancora non era riuscita a distruggere dentro di lui a
farlo aggrappare all’ultimo secondo, perché lui era perfettamente pronto a
buttarsi, senza pensarci due volte, come un vero cucciolo di Drago avrebbe
fatto, senza badare alla propria incolumità. Si sentiva un Drago, ma non era
un Drago.
Pianse
quasi ogni lacrima che aveva in corpo, in una disperazione più umana che mostruosa,
per poi, rimasto senza forze, addormentarsi sull’orlo del precipizio.
Jared si
svegliò di scatto, come se avesse appena fatto un incubo che non ricordava già
più. Si guardò intorno. Era quasi mattino, ed era ancora sull’orlo del
precipizio. Non aveva sognato, purtroppo. Sospirò, fece per alzarsi e tornare
sui suoi passi, ma quasi subito si fermò.
Aveva dormito.
Quanto
tempo era che non lo faceva? Quasi non riusciva a ricordarselo. Scosse la
testa. Era come se la parte umana della sua anima fosse ritornata
prepotentemente in superficie, per salvarlo da fine certa, e che stesse
cercando di riconquistare lentamente il suo spazio. Anche se per mesi aveva
odiato la sua umanità, si rese conto che doveva esserle grato. Era solo per lei
che era ancora vivo, e solo in quel momento si rese conto della vera
pericolosità della sua vocazione, e del perché la vecchia la sconsigliasse.
Probabilmente la maggior parte si lasciava prendere dalla foga del
combattimento, come era capitato anche a lui, e perdeva la vita lottando.
Oppure, se superava quella fase, si buttava giù dal primo precipizio nel
disperato tentativo di volare.
Per
sopravvivere a quella vocazione, era fondamentale addentrarsi nel mondo dei
mostri senza perdere completamente la propria umanità, ora gli era chiaro.
Aveva cercato per mesi di uccidere la sua unica possibilità di salvezza. Quanto
era stato stupido...
Dovette
ammettere che dopo un buon sonno, anche se breve, si sentiva più leggero. Tornò
dai suoi compagni e li guardò per un po’ dormire. Forse loro erano la sua unica
possibilità di non impazzire, se non commetteva errori. Era stato abbastanza
cauto da mantenersi la loro amicizia, sarebbe stato da sciocchi giocarsela ora.
Sempre
che non fosse già troppo tardi.
Conny
ansimava. Il percorso di montagna su cui si erano addentrati era troppo
impervio e pericoloso. Troppi mostri, troppo forti. Aveva già quasi finito la
magia, non avrebbe potuto curare gli amici ancora per molto. Senza contare il
baratro sulla loro destra, che la rendeva ancora più inquieta...
Jared le
prese un braccio e se lo mise sulle spalle: «Ti aiuto, sei troppo stanca.»
La
ragazza lo guardò sorpresa. Era un gesto che si sarebbe aspettata da lui
qualche tempo prima, ma non negli ultimi tempi.
«Grazie...»
«Quanta
magia ti resta ancora?»
«Molto
poca. Non resisteremo a un altro combattimento come l’ultimo.»
«Capisco...»
Jared
chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi, ignorando l’istinto che lo aveva
tormentato per tutto il percorso e che cercava costantemente di farlo buttare
nel vuoto. Anche se non l’aveva mai fatto volontariamente, doveva provarci,
doveva tentare di allontanare da sé ogni mostro nei dintorni. Rimase
concentrato per un po’, ma quasi subito si rese conto che alcuni dei mostri in
quella zona erano più forti di lui e sembravano resistere al suo influsso. Si
morse un labbro imprecando fra sé e sé. Per una volta che voleva usare le sue
nuove capacità per aiutarli davvero,
e non per affrontarli, forse queste non sarebbero bastate...
Un mostro
dall’aspetto di un centauro dalle corna di montone si parò loro davanti. Jared
si rese quasi subito conto che lottando normalmente non avevano speranze, erano
già sfiniti dagli scontri precedenti. Si voltò. La cengia su cui erano saliti
era stretta e ripida, non potevano fuggire abbastanza velocemente da scampare
il combattimento. Non c’era apparente via di scampo.
Jan venne
abbattuto quasi subito da un poderoso colpo di corna al petto. Rimase a terra,
ansante, e sembrava avere a malapena le forze per potersi rimettere in piedi
una volta. Anche Mako subì la stessa sorte. Conny
provò a guarirla, ma prima che potesse anche solo lanciare l’incantesimo, venne
sbattuta a terra, battendo la testa. Jared provò a concentrarsi al massimo per
scacciarlo, ma ciò che ottenne aggravò solo la situazione: il mostro ignorava
lui per concentrarsi sugli altri. Si buttò in avanti per intervenire,
approfittando del turno favorevole, ma Jan fu più
veloce, trovando ancora la forza di lanciargli la sua ascia in testa, ma
mancando la mira. Jared l’avrebbe insultato. Aveva sprecato l’ultimo turno e
ora il mostro, secondo le regole umane, aveva diritto di attaccare. Nessuno di
loro avrebbe retto un altro attacco del genere. Se non faceva qualcosa, uno di
loro avrebbe perso la vita. E lui non voleva.
Senza
pensare, fece la cosa che più gli era venuta meglio in quei mesi: si cacciò in
bocca le zanne e si avventò sulla bestia prima che potesse farlo lui.
Jan e Mako lo guardarono inorriditi: «Jared! Cosa fai? Non tocca
a te!»
Ma Jared
li ignorò deliberatamente e morse la bestia con tutte le sue forze. Seguendo le
regole umane erano indubbiamente spacciati, ma secondo quelle dei mostri
avevano ancora una speranza. Concentrò ogni goccia del suo effluvio sul mostro
per attirarlo verso di lui. Doveva riuscire a scatenare in lui una voglia
irresistibile di affrontarlo, o sarebbe stata la fine. Certo, un mostro adulto
di quella potenza e di quelle dimensioni, infuriato e portato fino all’estrema
voglia di combattere, era pericoloso anche per lui, non se la sarebbe cavata
lottando bestialmente come al solito. Doveva attirarlo in una trappola, non
aveva altra scelta per salvare i suoi compagni.
Il mostro
si voltò verso di lui con gli occhi rosso sangue. A Jared sfuggì un piccolo
sorriso di soddisfazione: ci era riuscito. Balzò giù dalla bestia a quattro
zampe e rispose con un ringhio basso e minaccioso, attirandolo verso di lui.
Non appena il mostro cercò di saltargli addosso, lo distrasse con una potente
fiammata, per poi ghiacciare il terreno ai suoi piedi per farlo scivolare. Mentre
il mostro perdeva per un attimo l’equilibrio, Jared fece un balzo verso la
parete rocciosa e di rimbalzo gli diede una spinta per buttarlo giù dal
precipizio. Fece appello a tutta la sua umanità per trovare la forza di
aggrapparsi e non lasciarsi andare. Si lasciò cadere a terra, ansante, per poi
sputare le zanne e, con quelle, il gusto schifoso di mostro che gli era rimasto
in bocca. C’era riuscito, l’aveva battuto, ancora non ci credeva, ed erano
ancora tutti vivi.
Non
appena riprese il controllo del suo respiro, si alzò per controllare come
stessero tutti.
«Tutto
bene?»
Ma nei
loro occhi lesse ciò che più aveva temuto, sorpresa e, soprattutto, paura. Mako, ancora a terra, teneva fra le braccia il corpo di
Conny, ancora svenuta, in un gesto di protezione. Di protezione da lui. Quella vista diede a Jared
un’insopportabile stretta al cuore. Jan lo guardava
incredulo, ancora incapace di accettare quello che aveva visto.
«Cosa...
cosa hai fatto?»
Jared
abbassò lo sguardo imbarazzato: «Tutto quello che era in mio potere per
salvarvi.»
«Ma hai
combattuto come...»
Fece una
smorfia: «Come un mostro? Io sono un Drago, te lo sei scordato?»
Provò ad
avvicinarsi, ma Mako si ritrasse cercando di
proteggere la compagna. Jared alzò le mani in segno di resa, arretrò di qualche
passo, si sedette in terra a gambe incrociate e lanciò lontano da sé le zanne,
per poi attendere un segnale per poter continuare. Jan
annuì e Jared prese un profondo respiro.
«La mia
vocazione ha preso... una strada molto diversa da quella che avevo immaginato,
l’ammetto. La cosa mi ha preoccupato, mi ha anche eccitato in qualche momento,
ma soprattutto... mi ha spaventato, per quello che potevate pensare se vi
avessi detto che avevo iniziato a... capire
il mondo dei mostri.»
Jan lo
guardò sorpreso: «Capire i mostri?
Cosa c’è da capire? Insomma... sono mostri!»
Il
ragazzo sentì salirgli un attimo di rabbia, ma s’impose la calma: «È la visione
che hanno tutti...»
Inghiottì
con la rabbia le parole “gli umani”.
«... ma
credo che sia proprio il punto della mia vocazione. La vecchia l’aveva detto,
sarei diventato il punto d’incontro fra il mondo degli umani e dei mostri.»
Jan fece una
smorfia: «Insomma, sei in grado di... “parlarci”?»
Jared
rise: «I mostri non parlano. Hanno una forma di comunicazione più semplice,
basata sull’istinto, una forma atavica che l’uomo ha dimenticato da eoni...
l’ho riscoperta pian piano, notte dopo notte, ho scoperto nuove capacità, ho
capito come attirare e allontanare i mostri, ed è quello che ho provato a fare
quando ho visto che eravamo in difficoltà, ma con quello non ci sono
riuscito... e a quel punto ho combattuto da mostro, sì, ma solo perché non
avevo altra scelta! Se avessi rispettato i turni uno di noi a quest’ora non ci
sarebbe più. Preferivi così?»
Jan si alzò
per prenderlo dalla maglietta: «Avrei preferito che ce l’avessi detto!»
Jared
distolse lo sguardo, ma Jan non si fermò: «Sono mesi
che Mako mi avverte che in te c’è qualcosa di strano,
ma io non le ho dato retta, ho voluto avere fiducia in te... sono stato uno
stupido... ma non accadrà di nuovo.»
Lo lasciò
andare e prese l’ascia: «Avanti, allora. Se sei diventato un mostro risolveremo
la questione qui e ora.»
Jared
sbarrò gli occhi. Per mesi non aveva aspettato altro, tuttavia ora che
l’occasione si presentava non ne era felice. Era terrorizzato.
«No, Jan, non farlo. Non voglio farlo. Sei quasi esausto e...»
«E tu sei
quasi un mostro. È mio dovere fermarti prima che inizi ad attaccare le
persone!»
Non
poteva crederci. Ora che davvero era
tornato in sé, dopo mesi di delirio mostruoso, stava per affrontare quello che
prima era un sogno e che nel giro di qualche ora si era trasformato in un
incubo.
«No... Jan, no...»
L’amico
sembrava dispiaciuto quanto lui.
«Mi
dispiace, credimi. Mi sento in colpa, sono io ad averti trascinato in giro per
il mondo, quindi sono io ad averti ridotto così. Se non mi avessi incontrato,
saresti ancora con i tuoi nonni, tranquillo, e forse non avresti nemmeno
iniziato la vocazione. Ma proprio per questo è mio il dovere di...»
Non riusciva
nemmeno a pronunciare la parola. Jared era disperato. Cosa poteva fare?
«Fermo!»
Una
figura esile si mise in mezzo, una figura dalle trecce bionde.
«Conny,
cosa...»
«Fermo, Jan. Lui è nostro amico, non ricordi?»
Il
ragazzo fece una smorfia: «Tu eri svenuta, non hai visto...»
«Ma ho sentito. Jared ci ha salvato la vita,
non puoi negarlo. Se davvero fosse un mostro, come dite voi...»
E si
voltò anche verso Mako.
«Ci
avrebbe già ucciso approfittando della nostra debolezza, non credete? Che
motivo avrebbe di stare qui a parlare?»
Jan non
rispose, ma abbassò l’ascia. Sinceramente, aveva sperato davvero in un
qualunque motivo per poterlo fare. Jared tirò un sospiro di sollievo.
«Grazie.»
Conny
tuttavia si voltò verso di lui arrabbiata e gli pizzicò il naso.
«Ahi!»
«Questo
non significa che ti perdono per averci nascosto tutto per così tanto tempo!»
Jared
arrossì: «Mi... mi vergognavo... e temevo che non mi poteste capire... ahi!»
La
ragazza era ancora in posizione da pizzicotto: «Siamo tuoi amici. Di noi ti potrai
sempre fidare. Vero, ragazzi?»
Jan e Mako non risposero.
«Ho
detto... vero, ragazzi?»
Jan alla
fine sorrise: «Vero.»
Conny
guardò l’amica: «Mako?»
La
guerriera guardò in alto e sbuffò: «Solo per questa volta. Ma ti tengo
d’occhio, sappilo.»
Jared
quasi non poteva crederci. Sembrava che il cuore potesse scoppiargli di
felicità. Cercando di non far tremare la voce, disse: «Scendiamo per curarci,
allora. Farò del mio meglio per allontanare i mostri.»
E se non
fosse stato sicuro che fosse anatomicamente impossibile, avrebbe giurato che il
magma dei suoi polmoni se ne fosse andato in giro per il suo corpo e lo stesse
lentamente sciogliendo dall’interno, quando Conny lo prese a braccetto e si
strinse al suo fianco per tutta la discesa.
Ci
vollero un paio di giorni prima che la situazione potesse definirsi nuovamente
“tranquilla”. Mako trovò il sacchetto di sonnifero
nella borsa di Jared, ma il ragazzo riuscì a giustificarsi senza problemi
dichiarando che aveva provato a prenderlo per cercare di guarire dalla sua
innaturale insonnia. Quella notte stessa provvide a fondere con il magma i suoi
artigli artificiali. Non gli sarebbero più serviti, perché non aveva più
intenzione di combattere in quel modo animalesco. Diede il sonnifero a Conny,
perché potesse usarlo contro altri mostri in qualche scontro e con quel gesto
ritenne di essersi pulito la coscienza. Fu come un’ulteriore liberazione che
accolse il nuovo passaggio di vocazione.
Fu la
fase più indolore che ricordasse di aver mai subito. Semplicemente, la quantità
di magma nel suo polmone crebbe e Jared ebbe l’intima certezza che non avrebbe
mai più sentito freddo, in qualunque ambiente si fosse venuto a trovare. Il suo
polmone del fuoco era completo.
Jan fece
capolino da dietro una roccia: «Allora?»
Jared gli
rivolse un sincero sorrisone: «Guardate e stupitevi. Questa sarà la fiammata
definitiva.»
Reclinò
la testa sputò una fiammata enorme, che si alzò in cielo così alta da essere
visibile per miglia e miglia. Senza mai smettere, si mise anche a creare giochi
di luce, fontanelle, schizzi artistici, per lo stupore dei suoi amici. Smise
dopo più di un quarto d’ora. Sentiva di aver recuperato il pieno controllo di
sé.
«Solo più
una fase e la mia vocazione sarà completa.»
Fu il
periodo più lento e allo stesso tempo più veloce della sua vita. Lentamente,
Jared recuperò tutti i piaceri umani: ridere, scherzare con gli amici, mangiare
un po’ di tutto, anche se la carne ben al sangue rimase la sua preferita,
dormire almeno quattro ore per notte, rientrare nelle città umane non solo
sopportando l’odore, ma persino con piacere. Era anche una grande liberazione,
di tanto in tanto, potersi avvicinare senza doversi nascondere. Aveva mostrato
ai suoi compagni che i mostri non erano così crudeli come pensavano, aveva
preso fra le mani i più mansueti e li aveva persino fatti accarezzare a Conny.
Era bello averla parte del suo mondo, e fare nuovamente parte del suo.
Passarono mesi tranquilli, dove il gruppo continuò a rinforzarsi attraverso
mille combattimenti. E alla fine il momento venne.
Per
l’ultima volta, Jared avvertì un cambiamento in lui. Il suo polmone del
ghiaccio divenne ancora più freddo e fu certo che non avrebbe mai più provato
caldo. Ma, soprattutto, Jared si sentì finalmente completo, come uomo e come mostro. Non era più il ragazzino timido
e impacciato che era partito, non era più un mostro sanguinario. Era un uomo
forte e coraggioso, senza paura, in grado di combattere e comunicare come uomo
e come Drago, senza incertezze, senza ombre. Era cambiato. Era migliore.
I giochi
che concesse ai suoi amici furono spettacolari. Sculture di ghiaccio illuminate
da fuochi che non le scioglievano rimasero per giorni nello spiazzo dove era
avvenuta la sua vocazione completa.
Jared
ringraziò i suoi amici per averlo sostenuto fino a quel punto e fu con molta
gentilezza ma con ferma decisione, che osò fare la sua richiesta.
«Avrei
solo un ultimo favore da chiedervi.»
«Va bene,
di che si tratta?»
«Vorrei
tornare un’ultima volta all’Abbazia Mutationis. Ho
una promessa da mantenere.»
Alla fine Jared ha recuperato
la sua umanità, ma la sua storia non è ancora conclusa. Cosa avrà in serbo per
lui il destino?
Alla prossima!
Hinata 92