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Autore: Light_Girl    03/01/2017    1 recensioni
Bianco. Come una matita su un foglio di carta si stava disegnando un paesaggio. Prati, alberi, erba. Era tutto grigio, un paesaggio grigio, come se fosse stato disegnato su un foglio di carta bianco. Allison girò su se stessa e osservò quello strano luogo. Era silenzioso e una brezza d'aria fresca le faceva ondeggiare dolcemente i capelli mossi. Sollevò lo sguardo: un cielo completamente bianco, luminoso come nelle più belle giornate di sole, era sopra di lei. Rimase incantata da quell'atmosfera, così calma e piacevole.
"È bellissimo" pensò. O almeno così credeva prima di percepire una voragine aprirsi sotto di sé, sentendosi trascinare con prepotenza da una forza oscura che le fece gelare il sangue nelle vene al solo contatto.
[...]
Passò un dito sopra la cucitura sul vestito della bambola. Vi era incisa una "E" al contrario, simile al numero tre, "M", "I" e un segno, una specie di simbolo, forse una croce.
Genere: Azione, Drammatico, Horror | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clockwork, Jason the Toy Maker, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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-Fear

 

«Ally, io esco. Mi raccomando, non aprire a nessuno e stai tranquilla! Se vuoi uscire, le chiavi sono sul tavolo!» la voce della madre la riscosse dai suoi pensieri.

La ragazza rispose con un semplice “d’accordo”, prima di udire la porta chiudersi e il lucchetto fare “clack”. Quel suono la fece tremare, seppur lievemente. Sentì all’improvviso quella sensazione spaventosa, come se le pareti la volessero intrappolare e schiacciare, come se non ci fosse una via d’uscita. Allison si impose di rimanere calma; tuttavia, dopo poco si alzò in piedi di scatto, si avvicinò alla finestra e si sporse. Cercò di riempire i polmoni con più aria possibile, inspirando ed espirando. Pensò a qualcosa di bello, si concentrò sul suo respiro che, a poco a poco, si stava regolarizzando. Solo così facendo riuscì a tranquillizzarsi.

Claustrofobia, timore ossessivo di trovarsi in ambienti chiusi.

Be’, non era una vera e propria claustrofobia. Aveva solo paura di rimanere chiusa dentro, come quella volta.

Ally sospirò e si appoggiò con la schiena contro il muro vicino alla finestra. Fissò per un istante la porta, poi distolse lo sguardo. Avrebbe voluto uscire, ma era fuori discussione. Sarebbe stato come perdere una battaglia contro se stessa, contro la sua stessa paura. Scosse la testa e socchiuse gli occhi, cercando di non pensarci. Il cellulare squillò. Ally si avvicinò: -Chiamata in corso da Hillery...

Con un sorriso si portò il cellulare all’orecchio.

«Ehi, Hillerina! Fa rima con ballerina.»

Sentì l’altra scoppiare a ridere.

«Ally! Non chiamarmi “Hillerina”!» esclamò. «Comunque, ti volevo chiedere se, per caso, ti va di venire a casa mia. Oppure usciamo, dove ti pare. Che dici? Eh?»

Allison fece finta di pensarci.

«Mh. Proposta alquanto interessante... Ci sto!»

Hillery esultò.

«Passo a prenderti io con mia madre, okay? Ti va se andiamo al parco a mangiare, ehm, un gelato?» chiese, entusiasta.

«Sicuro. Magari mangiare un gelato con questo freddo è un po' “poco normale”, però okay. Tanto noi non siamo di certo normali!» scherzò Ally.

«A che ora? Verso le 5?»

«Sì, okay. Allora ci vediamo dopo. See you later, baby!» esclamò Hillery.

«Bye-bye!»

-Chiamata terminata.

Si lasciò sfuggire una risatina. Si conoscevano da un sacco di tempo e Hillery era la sua migliore amica insieme a Samantha. Era sempre felice di passare del tempo con loro e si volevano un gran bene, erano come sorelle. Si affacciò alla finestra e lasciò che un dolce vento le scompigliasse i lunghi capelli castani. Si sentiva meglio ora; era molto più tranquilla. Nonostante fossero in pieno inverno - a Natale non mancava poi così tanto - quel giorno c'era il sole.

Si poggiò sul davanzale e osservò. Sentiva il caldo odore del pane che proveniva dal panificio vicino a casa sua e in lontananza la vocina stridula di una signora che strillava con il figlio. Osservò le foglie secche degli alberi toccare dolcemente il terreno e le macchine sfrecciare sull’asfalto, spazzandole via. Sospirò, formando una piccola nuvoletta bianca che si dissolse quasi subito. Poi lanciò una rapida occhiata all'orologio.

“Le 4 e un quarto - pensò - ho ancora un po' di tempo per rilassarmi.”

Ally si girò per un attimo verso la porta, poi si buttò sul divano e accese la televisione; così, per distrarsi. Al telegiornale si parlava di misteriosi ed efferati omicidi, che stavano diventando sempre più frequenti. Le persone intervistate dicevano di sentirsi osservate e seguite ovunque. Alla notizia di un possibile - probabile - serial killer, inutile dire che tra la gente si scatenò il panico.

Allison spense la televisione, un po' spaventata per quello che aveva sentito. Per tutto il resto del tempo si limitò a leggere un libro ascoltando un po' di musica. Alle 5 meno dieci si alzò e fece qualche passo verso la finestra ancora aperta. Il sole di un’oretta prima era scomparso, lasciando spazio a un cielo scuro e a una fitta nebbia. Sbuffò.

“Odio l’inverno" pensò, stringendo le spalle.

Stava per chiudere la finestra, ma sentì il cellulare vibrare nella tasca, segno che Hillery era probabilmente arrivata e la stava aspettando fuori al cancello. «Dai, sbrigati! Ally!» sentì urlare. «È venuta anche Samantha!»

«Arrivo subito!» esclamò di rimando, chiudendo la finestra. Raccolse il giubbotto, il cappello e la sciarpa, e velocemente raggiunse le due ragazze. Una era bionda e aveva i capelli lunghi fino a metà schiena. Aveva uno sguardo furbetto e due occhi verde smeraldo, che venivano risaltati da una maglia dello stesso colore. Saltellava e ballava, entusiasta.

«Hillery, calma! Stiamo solo uscendo» ridacchiò l’altra, Samantha. Era la più alta tra loro - Allison era la più bassa -, aveva capelli castano chiaro con qualche sfumatura di tonalità ancora più chiara. Aveva due occhi color nocciola, espressivi e vivaci.

«Appunto! Non usciamo insieme da un pezzo!» gesticolò la bionda.

«E allora? Che aspettate? Forza, correre!» urlò Ally, afferrando le braccia delle amiche e trascinandosele dietro.

«Vi imploro, aspettateci! Signorina Allison Gray, non siamo veloci quanto voi!» scherzò Samantha.

«Questo lo so già, Sam!» urlò Allison.

“La più bassa, ma la più veloce” pensò ridacchiando.

Quando si fermò erano già arrivate al parco. Si incamminarono verso la gelateria, ma Ally si congelò sul posto. Diede un’occhiata in giro, un po' spaventata. Sentiva una sensazione strana. Sentiva come se qualcuno la stesse osservando. Si convinse che il telegiornale doveva averla condizionata troppo, magari era perché in quel parco non ci veniva quasi più nessuno e quindi aveva l’impressione che qualcuno la stesse spiando. Sì, doveva essere così.

«Ally…?» fece Samantha, fermandosi.

«Mh? Tutto apposto, Sam. Avevo visto un piccione che sembrava uno scarafaggio, lo sai come sono fatta. Andiamo?» chiese Ally, cercando in qualche modo di sdrammatizzare.

Hillery scoppiò a ridere per il piccione e ricominciò a camminare a braccetto con le altre due.

 

✧~✧~✧

 

Hillery fece due giravolte su se stessa.

«Grazie per questa serata, mi sono divertita tantissimo!»

«E di che? Sei tu che hai avuto l’idea, Ery» disse Allison.

«Dovremmo uscire più spesso insieme» fece Sam.

Ally sbadigliò. «Che ore sono, Sam?»

Samantha si tirò su la manica della giacca, mostrando un orologio da polso digitale.

«Sono le 9 e un quarto.»

Allison schizzò in aria e si sbatté una mano sulla fronte. «Caspita, è tardissimo! Devo correre a casa.»

«Uh, okay. Ehm... vuoi che ti accompagni?» chiese la castana.

«No, no, grazie. È davvero tardi e mia mamma sarà arrabbiata con me...» si girò e cominciò a correre verso casa. «Grazie per la serata, davvero, ci vediamo lunedì!» esclamò, salutandole con la mano.

«Ciao Ally!» urlò Hillery.

Poi si voltò e corse il più velocemente possibile. Era davvero in ritardo. Era stata così felice di uscire con le amiche che si era completamente dimenticata di avvisare la madre. Si sarebbe imbestialita, questo è poco ma sicuro. Dopo vari minuti di corsa incessante arrivò alla meta sana e salva. Salì i gradini all’ingresso e varcò la soglia. Una volta entrata Allison si concesse di prendere fiato, finalmente. Accese la luce nel salotto e si guardò intorno. La coperta sul divano era trascinata in terra, il telecomando sul tavolino, il bicchiere con l'acqua sul mobile, il libro ancora aperto sul divano. Tutto come l’aveva lasciato.

«Mamma! Sei qui?»

Nessuna risposta.

Che la mamma non fosse ancora tornata? Impossibile. Non faceva mai così tardi e poi l’avrebbe avvisata di sicuro.

Insomma la situazione si era capovolta. Prima era lei in ritardo, ora sua madre.

Ally controllò il cellulare per vedere se ci fossero chiamate o messaggi da parte sua. Nulla, assolutamente nulla. Be’, magari era davvero in ritardo. Però Ally aveva un brutto presentimento, non seppe spiegarsi neanche lei il perché. Sentiva solo che c'era qualcosa che non andava.

La prima cosa che le venne in mente di fare per contattarla fu proprio mandarle un messaggio:

 

-Da: Allison

“Mamma, dove sei? Perché non sei ancora tornata? Non è da te non avvisarmi, mi stai facendo preoccupare.”

A: My Mommy ♡

 

Mise il cellulare in tasca e aspettò per venti minuti una risposta che non arrivò. Percepì un brivido lungo la schiena. Si mise a girare intorno al tavolo, cercando di non agitarsi. Alla fine accese la televisione, c'era troppo silenzio per i suoi gusti. Uno di quei silenzi a dir poco agghiaccianti. Telegiornale. Cambiò subito canale, spaventarsi con la notizia del killer era inutile in quel momento e avrebbe solo contribuito ad alimentare la sua paura. Sentì una lieve vibrazione del cellulare. Lo tirò fuori subito, sperando e credendo con tutta se stessa che fosse la madre. Invece era solo Samantha che le chiedeva se la madre si fosse arrabbiata con lei.

 

-Da: Allison

“Sam, dovresti aiutarmi. Può sembrare stupido, ma mia mamma non è ancora tornata e… ho un brutto presentimento, sono spaventata. Ti prego, vieni a casa mia.”

A: Sammy Castagna ♥

 

Confermò e aspettò una risposta con impazienza. Il cellulare vibrò. Era Sam che rispondeva con un “arrivo subito, non ti preoccupare”.

Si sentì soffocare in quella stanza, le mancava il fiato. Cominciò a respirare pesantemente e si appoggiò al muro. Ogni minimo scricchiolio dei mobili la faceva sobbalzare. All’improvviso si staccò dal muro e decise di uscire a prendere una boccata d’aria. Chiuse la porta dietro di sé e scappò fuori, aspettando Sam. Quando vide la sua sagoma avvicinarsi le corse incontro e l’abbracciò.

«Ally, cosa è successo?» domandò l’amica, visibilmente preoccupata.

«Sam, non mi risponde! In più ho un brutto...» interruppe la frase a metà e fece tre passi indietro.

Delle immagini confuse si mescolavano tra loro, risate, frasi sconnesse e una distinta in particolare, che le causò un forte mal di testa.

“Piccola mia… ti ho trovata.”

Il tono di voce le sembrava quasi dolce e un po' malinconico, ma era troppo impegnata a urlare cercando di fermare quel mal di testa terribile, in qualche modo. La nausea la assalì, mentre la voce dell'amica che cercava di aiutarla le sembrava così distante da riuscire a malapena a sentirla. Dopodiché capì ben poco di quello che stava succedendo: riuscì a distinguere delle urla e altre voci che non riconobbe, un suono metallico e il buio più totale.


°*°*°

 

{Angolino dell'Autrice:}

Ma shalve genteh.

Io sono nuova qui, eh già. ^^ Mi chiamo Light_Girl, ma chiamatemi solo Light perchè suona più dolcioso. 

Okay. Questa sarà una storia un po'... strana. Ho tantissime idee e spero di aggiornare spesso. Domani di sicuro ci sarà il secondo capitolo, poi si vedrà. Mi farebbe tantissimo piacere se qualcuno di voi - sì, sì, proprio tu che stai leggendo - decidesse di lasciarmi una recensioncina! Magari anche qualche consiglio per migliorarmi, ne sarei davvero felice.

Okay (x2), questo è l'inizio di una luuunga storia. Respira profondamente. Prepara i waffles e affila i coltelli; fidati, ti serviranno.

Okay (x3), mo' mi ritiro. 

CI SI VEDE GENTE PANDACORNOSAH.

 

Light_Girl

   
 
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