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Autore: LeftEye    04/01/2017    14 recensioni
Parodia del primo libro della mirabolante saga "50 sfumature".
Dal cap. 1: "Mi lego i capelli – è risaputo che le ragazze sfigate ed insicure del proprio aspetto si legano sempre i capelli – sperando di avere ottenuto un bel look da appena scappata di casa, in modo da poter impietosire qualcuno, magari un affascinante miliardario superdotato.
Ah! Ecco perché ero davanti allo specchio, con tutto questo ciarlare me n'ero quasi scordata: devo fare un'intervista al posto di Kate, la mia coinquilina e migliore amica.
La adoro, lei è il mio modello di riferimento, la ammiro e la venero, soprattutto perché vivo a scrocco a casa sua."
Genere: Demenziale, Parodia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anastasia Steele, Christian Grey, Un po' tutti
Note: Nonsense, OOC | Avvertimenti: Bondage, Spoiler!
Capitoli:
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Capitolo dieci
 
Ed è qui che si capisce che Christian Grey è davvero un bravo ragazzo, e che questa non è una banale storia di sesso, ma il racconto del Vero Amore. Perché se ti presenta la mamma, è Vero Amore.
«Forza, vestiti, voglio farti conoscere la mia mamma!» esclama Christian sorridendo.
È il momento più adatto, in effetti: ormai abbiamo fatto l'amore già due volte, è ora che mi presenti sua madre, o io potrei sembrare l'ennesima sgualdrina da una botta e via.
Forse, conoscere sua madre mi aiuterà a mettere a posto un tassello del puzzle. E con questa metafora, mi sono superata.
Mi infilo degli abiti a caso, ma senza dimenticare di nominarne la marca (Calvin Klein) e passo dieci minuti a cercare di capire come sistemare i miei capelli in disordine, finché non mi viene la geniale idea di legarli in una coda. Mi dirigo nel salone.
«Eccola qui.»
Christian, che è sprofondato nel divano, si alza in piedi e mi guarda con un'espressione affettuosa e di apprezzamento. Sembra proprio fiero di mostrare alla sua mamma la ragazza con cui ha appena copulato. Non dà per niente l’impressione di avere seri problemi edipici.
La donna seduta accanto a lui sembra altrettanto contenta e per nulla in imbarazzo, nonostante abbia capito perfettamente la situazione. Forse ci è abituata.
«Mamma, ti presento Anastasia Steele. Anastasia, lei è Grace CognomeNobile-Grey.»
La dottoressa CognomeNobile-Grey mi tende la mano. Un momento: come faccio a sapere che è una dottoressa? Non importa.
«Piacere» dice. Già mi adora. Non potrebbe essere altrimenti.
La nostra non-conversazione è interrotta dal mio telefono che squilla: è Gonzalo, che guaisce delle scuse incomprensibili.
Riattacco immediatamente, sentendo su di me lo sguardo carico di disapprovazione di Christian.
Subito dopo, sua madre si volatilizza, avendo portato a termine l’unico scopo della sua esistenza: darmi approvazione.
Poi compare Taylor, in una buffissima scena in cui io mi chiedo da dove sia sbucato fuori e se sia rimasto qui tutto il tempo ad ascoltare me e Christian mentre producevamo i suoni dell’amore. Questo è per dare al mio personaggio quel non so che di adorabilmente goffo.
Si sussegue una scena completamente priva di senso, in cui Christian dirige al telefono una delicatissima operazione umanitaria in un paese africano svantaggiato, esibendo il suo sangue freddo, le sue doti di leader e il suo cuore grande.
Oserei dire che, arrivati a questo punto, era già abbastanza chiaro che lui fosse un filantropo, e che non era necessario reiterarlo un altro milione di volte. Tuttavia, è probabile che l’autrice sia conscia che la capacità di attenzione del suo lettore medio sia molto, molto bassa, pertanto comprendo la sua scelta.
Christian riattacca, e mi guarda male. Non so cosa ho fatto, ma di sicuro l’ho deluso.
Tira fuori un malloppone di scartoffie e lo lancia sul tavolo.
«Ehi, volpe, firma questo contratto.»
«Ok» acconsento, tirando fuori una penna dalla borsa.
«Ma come?! Non lo leggi, prima?» mi chiede lui, allibito. «So che va contro il mio stesso interesse, ma... leggilo prima! La segretaria del mio avvocato ci ha messo parecchio per scriverlo. Almeno fai qualche ricerca in internet per capire di cosa stiamo parlando.»
«Non ho un computer. Di solito uso quello dell’università. Vedrò se riesco a farmi prestare quello di Kate.»
«Non hai... non hai un computer?! Questo è ancora più sconvolgente della notizia sulla tua verginità! Va bene, la aggiungo alla lista delle cose che ti comprerò. Preparati, ti riporto a casa.»
«Devo fare una chiamata» mormoro.
«Il fotografo?» Serra la mandibola, con gli occhi fiammeggianti. «A me non piace condividere, Miss Steele. Tienilo bene a mente.»
«Veramente, devo prenotare una visita dentistica...»
«Con un medico uomo? Come ho detto, non mi piace condividere.»
«Ma il dottor Smith è il mio dentista da quando ero bambina, ha sessantatre anni...»
«Non discutere con me, Ana.»
Il suo tono gelido nasconde una minaccia, e dopo una lunga, fredda occhiata, esce dalla stanza.
“Va bene, cercherò un dentista donna. Spero che nel frattempo la mia carie non si aggravi...”
Dov’è finito l’uomo generoso, rilassato e sorridente con cui stavo facendo l’amore meno di mezz’ora fa? Questo suo comportamento instabile è giunto inaspettato e mi ha completamente spiazzata.
Christian Grey ha ben DUE lati di sé!
«Pronta?» chiede Christian davanti alla porta d’ingresso.
Penso pensieri a caso e totalmente sconnessi. Perché Christian ha in mano una cartellina di cuoio? Ah sì, la laurea di giovedì. Io mi laureo giovedì. Si sarà asciugata la biancheria? L’ho stesa due giorni fa... Oh, com’è sexy con quel giubbotto di pelle. Sembra un ragazzo scapestrato, più che un imprenditore milionario. È il secondo tipo d’uomo che fa girare la testa alle donne.
Sono certa che, in alcuni giorni, Christian sia veste anche da pompiere, da marinaio e da cowboy, giusto per far contente tutte.
Taylor rimane sullo sfondo. Anche perché è un personaggio bidimensionale: se ci giri intorno, ti accorgi che in realtà è un cartonato a grandezza naturale.
«Buon viaggio, Mr Grey. Miss Steele» mi saluta la voce registrata di Taylor, con tono compassionevole. Senza dubbio, pensa che io abbia ceduto alle discutibili abitudini sessuali di Mr Grey.
Non ancora: sono una donna che si fa desiderare!
Per ora ho ceduto solo alle sue eccezionali abitudini sessuali, o forse il sesso è così per tutti. Quel pensiero mi innervosisce.
Ho bisogno di avere la certezza che nessuno su questo pianeta fa sesso bene come Christian! Sicuramente lui saprà rispondermi in merito.
Non ho termini di paragone, e non posso fare domande a Kate. Questo è un argomento di cui devo discutere con Christian. È perfettamente naturale che io parli con qualcuno, e con lui non posso farlo, se passa in un istante dall’umore estroverso a quello impenetrabile.
È perfettamente normale che il suo maggiordomo/autista, il suo avvocato, la segretaria del suo avvocato, il notaio, la donna delle pulizie, il portinaio, il suo fornitore di attrezzature, e più o meno tutto il suo entourage siano a conoscenza delle sue abitudini sessuali, ma io non ho il diritto di confidarmi con la mia unica amica, Kate. Significherebbe fare a Christian un torto troppo grande!
«Ascolta, io ho bisogno di parlare con Kate» dico dopo aver preso il coraggio a quattro mani. «Io non so niente di sesso e in America non si fa educazione sessuale nelle scuole!»
«Parlale pure, se proprio devi.» Sembra esasperato. «Ma assicurati che lei non dica niente a Elliot.»
«D’accordo» concordo prontamente, sorridendogli con sollievo. La sua generosità non ha limiti.
«Prima avrò la tua sottomissione, meglio sarà, così potremo smetterla con tutto questo» mormora.
«A che cosa ti riferisci?»
«Alla tua sfida nei miei confronti. Sei troppo ribelle, per i miei gusti!»
“La mia sfida… Ma di cosa sta parlando?” penso confusa.
“Sì, infatti” s’intromette la mia vocina interiore. “Di cosa diavolo sta parlando?!”
Arriviamo alla sua auto, e... c’è veramente bisogno di dire che macchina abbia?
È una di quelle auto che dovrebbero avere sdraiata sulla capote una bionda con le gambe interminabili e una fusciacca come unico vestito.
Fermi tutti.
Fusciacca?
Cara traduttrice italiana del romanzo; capisco che fossi stanca e demoralizzata, ma... sei seria?
Fusciacca?
Saltiamo la descrizione dettagliata dell’automobile da cafone di Christian Grey, che mette in moto e subito inizia a fare le cose che fanno quelli che guidano un’Audi: non mettere la freccia, fare gli abbaglianti a chi gli sta davanti rispettando il limite di velocità, fare sorpassi alla Fast&Furious, parcheggiare a cavallo delle strisce...
«Quando prendo il SUV, invece, parcheggio in doppia fila davanti alle scuole, oppure sopra i marciapiedi!» mi informa tutto fiero Christian.
“I ragazzi e i loro giocattoli” penso mentre la sua espressione felice mi scalda cuore.
Mi chiede di passargli il berretto, perché vuole abbassare il tettuccio. Sul sedile posteriore, trovo un cappello fedora un po’ consunto. Sembra il cappello di suo nonno.
«No, quello è per quando guido la Mercedes o il Pandino. Il cappellino da baseball, invece, per quando guido la Porsche o con il tettuccio abbassato.»
Gli passo il berretto giusto e continuiamo a sfrecciare sull’autostrada, a suon di sfanalamenti e sorpassi a destra, accompagnati dalle note di Bruce Springsteen, proprio come due ragazzi selvaggi in fuga dal piattume della vita.
«Hai fame?» chiede.
“Non di cibo” penso porcellosamente, e mi sento molto trasgressiva. Solo, non ho il coraggio di dirlo ad alta voce.
«Non tanta» rispondo invece.
Lui stringe le labbra.
«Devi mangiare, Anastasia» brontola. «Ti porto in un posto dove si mangia benissimo. Si chiama “Da Ciccio l’Onto1”.»
Il ristorante è piccolo e intimo, uno chalet di legno in mezzo al bosco. L’arredamento è rustico: sedie e tavoli spaiati con tovaglie a quadretti, e fiori di plastica in minuscoli vasi.
Accanto alla porta c’è una lavagnetta che riporta il menu del giorno:
polenta e radicchio;
radicchio e polenta;
polenta con contorno di radicchio;
radicchio con contorno di polenta;
radicchio e polenta con aggiunta di pastinaca;
bollito veneto con salsa cren;
gatto in pentola con polenta;
gatto al forno con polenta;
gatto in umido con polenta;
polenta e osei;
baccalà con polenta;
bigoli con sugo d'anatra;
fegato alla veneziana;
risotto al radicchio;
pasta al radicchio;
pizza al radicchio;
pizza con radicchio e polenta2.
«È tanto che non vengo qui. Non c’è un menu fisso: è l’oste che decide cosa fare, in base a come gli gira.»
La cameriera prende le ordinazioni delle bevande. Vedendo Christian, arrossisce, ed evita di guardarlo negli occhi, nascondendosi dietro la lunga frangia bionda. È attratta da lui!
“Dunque, non sono l’unica.”
È strano vedere a quante donne possa piacere un uomo bello e ricco.
«Una bottiglia di vino nero della casa» dice Christian con tono autorevole.
Storco la bocca, contrariata.
«Che cosa c’è?» sbotta.
«Volevo una Diet Coke» mormoro.
Stringe gli occhi a fessura e scuote la testa.
«Non dire queste cose ad alta voce, mi fai svergognare! Santo cielo, siamo in un’osteria! Qui hanno un ottimo vino nero. Andrà bene per accompagnare il pranzo, qualsiasi cosa ci diano» spiega con pazienza.
«Qualsiasi cosa ci diano?»
«Già.» Fa il suo sorriso irresistibile, con la testa piegata di lato. Impossibile non contraccambiarlo.
La cameriera torna con una bottiglia e dice:
«Ecco il rosso della casa.»
«Signorina, è sorda o cosa?» la sgrida Christian. Sembra molto irritato. «Io ho chiesto del Vino Nero. Non le hanno insegnato la differenza, al corso di sommelier?»
«Veramente io non sono una sommelier... faccio la cameriera per mantenermi gli studi di Scienze Politiche» balbetta la ragazza.
«Ah, ecco, questo spiega tutto. Una fricchettona comunista! Avanti, mi cambi la bottiglia e mi porti ciò che avevo chiesto.»
La ragazza scappa via con la coda tra le gambe e ritorna dopo qualche istante con un’altra bottiglia, sulla cui etichetta è stampata la foto di Mussolini e la scritta “Il Camerata – Vino Nero da tavola”.
«Ora va meglio» commenta Christian, soddisfatto.
«Cosa si intende per sesso alla vaniglia?» chiedo, se non altro per distrarmi dal suo sguardo seducente.
Lui scoppia a ridere.
«Quello tradizionale, Anastasia. Senza giochetti, senza accessori strani.»
Si stringe nelle spalle. «Sai, no?… Be’, è ovvio che non lo sai, comunque significa questo.»
«Ah.»
Pensavo che quello che avevamo fatto fosse sesso al cioccolato e caramello, con la ciliegina sopra. Ma, in fondo, io che ne so?
La cameriera di porta due piatti, che guardiamo con sospetto.
«Rognoni con polenta» spiega, alzando le spalle. Ma, siccome ha l’erre moscia, si capisce un’altra cosa3.
Che sfacciata, farsi venire l’erre moscia per attirare l’attenzione di Christian!
«È la prima volta che fai sesso alla vaniglia, Christian?» gli chiedo.
«Sì.»
Veniamo interrotti dalla cameriera che ci porta via i piatti. Accidenti, che servizio rapido!
«A quindici anni sono stato molestato da un’amica di mia madre, ma siccome sono un maschio, parleremo di “prime esperienze” invece che di “abuso su minore”. Sono stato il scuo schiavo per sei anni.»
«Quindi al college non sei mai uscito con nessuna?»
«No.» Scuote la testa per sottolineare il concetto.
«Perché?»
«Non ne avevo voglia. Lei era tutto ciò che volevo, e di cui avevo bisogno. Senza contare che mi avrebbe ammazzato di botte.» Sorride teneramente al ricordo. «A! Che bei ricordi!»
«Già! Ti invidio per queste belle esperienze che hai fatto in gioventù.»
«Non ti preoccupare, rimedieremo a questo. Mangia» dice tranquillamente, troppo tranquillamente.
Lo fisso.
Quest’uomo, sessualmente abusato da adolescente, ha un tono così minaccioso.
Questa storia si fa sempre più sexy!
«Sarà così la nostra… ehm, relazione?» sussurro. «Tu che mi comandi?»
«Sì» risponde. «E c’è di più. Sarai tu a volerlo.»
«Bello! Così potrò continuare a considerarmi una femminista!»
«Ma prima, fai le tue ricerche, Ana. E continua a pensare di essere reticente a tutto questo. Così, potremo andare avanti per altre trecento pagine.»
«Non diventerà poi pesante, portare il romanzo in spiaggia?» chiedo titubante.
«Ma certo che no! Le donne saranno fiere di sventolare la versione paperback ai quattro venti! Potranno dimostrare di essere donne emancipate che sanno esplorare la propria sensualità.»
«Ok allora.»
Finito il pranzo, Christian paga l’oste in visibilità e mi riporta a casa.
Gli chiedo se vuole entrare e restare un po’ con me, ma Christian Grey non ha certo il tempo di fermarsi a parlare con me, conoscermi meglio, scambiare due chiacchiere con la mia migliore amica...
Dopo essere rientrata a casa, trovo due lettere indirizzate a me. Sono di due case editrici che mi hanno accettata come stagista.
Sì, siamo nel 2016 e le Risorse Umane mi hanno mandato una lettera.
Invece di mandarmi una mail. O telefonarmi.
Questa storia tocca l’apice del surreale.
 
 
 
 

 
Non ci speravate più, eh? Nemmeno io, ad essere sincera. Ma ho deciso di approfittare di questo breve periodo in cui sono abbastanza libera per rimettermi a scrivere.
Devo confessare che, non avendo più toccato la fanfiction per molto tempo, mi ero davvero dimenticata il nome dell’amico messicano di Ana (tutt’ora non lo ricordo, pur avendo riletto il capitolo originale per poter scrivere questo), per cui sono andata diretta con un nome latino a caso.
Sono sprovvista di correttore automatico, quindi spero di non aver perso per strada qualche errore.
 
Note
1: per chi non avesse dimestichezza con il dialetto veneto, “onto” sta per “unto, sporco, lercio” e credo siano molte le trattorie/osterie che dalle mie parti hanno questo appellativo (ufficiale o ufficioso). Di solito, sorvolando sulle condizioni igieniche, ci si mangia benissimo, pertanto se Christian avesse davvero portato Ana in un posto del genere, allora sì che avremmo potuto definire il romanzo una Storia d’Amore.
2: i piatti tipici veneti, secondo Nonciclopedia.
3: true story.
   
 
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