Rimpiango ciò che non ho vissuto,
ciò che avrei potuto avere.
Come tagliola intorno al cuore,
come sottile spillo negli occhi,
rimpiango il mio nome.
Mi commuovo,
per le emozioni che non sento.
Per il tempo che ho lasciato disteso,
ignorandolo.
Taglio le mie ali,
per ogni azione che ho scelto di non interpretare,
nel palcoscenico pietoso della realtà immaginata
nella mia mente.
Rido, fino a sanguinare, ad ogni voce scomposta.
Ad ogni sorriso artritico che ho regalato, falso.
Falso come il dolore che ora mi culla,
e dopo mi allontana.
E, dimmi, perché la Morte sembra così dolce
e così egoista.
Dimmi perché la cerco, e se mi raggiunge,
la rifuggo.
Rimpiango, anche, quel mio sangue
che avrebbe dovuto
e forse ancora potrebbe
assaporare il pavimento spoglio d'ogni calore.
E mai lo farà.