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Autore: miciaSissi    04/01/2017    4 recensioni
Victor si era accorto, quella sera a cena, che Yuri non stava bene. Mentre cenavano con la sua famiglia e Yuri Plisetsky , tutti insieme, aveva notato che il giovane pattinatore era in totale imbarazzo, e che faticava ad alzare lo sguardo su di lui. Victor si rese conto che, aver fatto lo spiritoso con lui, forse lo aveva terrorizzato invece che avvicinarlo a sé. Non era quello l’approccio giusto col timido giapponese…
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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NOTA DEL’AUTRICE: ho scritto questa piccola fic dopo aver rivisto la puntata n° 2. Mi aveva colpito il povero Yuri alle prese col suo campione piazzato in casa, e ho adorato la scena in cui Yuri stacca i poster di Victor per non sembrare un ragazzino stupido ai suoi occhi. E da lì ho pensato a una possibile conversazione tra loro….buona lettura!


 

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Victor si era accorto, quella sera a cena, che Yuri non stava bene. Mentre cenavano con la sua famiglia e Yuri Plisetsky , tutti insieme, aveva notato che il giovane giapponese era in totale imbarazzo, e che faticava ad alzare lo sguardo su di lui. Quando fu chiamato per aiutare a sistemare la stanza che sarebbe stata di Victor, quest’ultimo si accorse che Yuri si era alzato quasi con sollievo, come se fosse felice finalmente di stargli lontano. Avevano scherzato sul suo piatto preferito, il katsudon, specialità giapponese, ma Yuri non sembrava essersi molto divertito. Anzi, si era imbarazzato pensando che aveva mangiato troppo, e aveva perso la giusta forma fisica che dovrebbe avere un pattinatore artistico professionista. Victor si rese conto che, aver fatto lo spiritoso con lui, forse lo aveva terrorizzato invece che avvicinarlo a sé. Non era quello l’approccio giusto col timido giapponese.
Un’ora dopo, quando si ritirarono, Victor decise di rompere ogni indugio con lui, e bussò alla porta della camera di Yuri
– Yuri, posso entrare? Ti va se dormiamo nella tua stanza? – Chiese, con in braccio il suo amato cagnolone.
Yuri, seduto sul letto e ancora vestito, trasalì – no! – Urlò – non entrare! –
Ci mancava solo quello! Si guardò attorno, terrorizzato all’idea che Victor potesse vedere la sua stanza da ragazzo solo… pochi oggetti personali, una scrivania e un computer, nulla che potesse essere bello o che attirasse l’attenzione. Un po’ come si sentiva lui, insignificante e poco attraente. Il suo sguardo si posò sui numerosi poster appesi alle pareti, le uniche cose che davano colore alla stanza. I poster con Victor Nikiforov. Cinque poster di lui, della stessa persona che era fuori dalla sua stanza, da quando aveva sedici anni all’ultima medaglia d’oro conquistata. Non poteva farlo entrare e fargli vedere tutte quelle immagini, le uniche, che aveva appeso sopra al letto e alla parete.
Come un fulmine staccò tutti i poster, alcuni malamente rompendone di angoli, e tenendoli poi in mano.
- Yuri, sono il tuo allenatore, devo sapere tutto di te! – Continuò seraficamente Victor, aprendo la porta della stanza.
Yuri si sedette sul letto, paonazzo, con i cinque grossi fogli stretti al petto. Non aveva fatto in tempo a nasconderli.
Victor entrò, bello e sorridente nella lunga vestaglia verde, leggermente aperta sul petto muscoloso. Yuri quasi si sentì male quando il russo si sedette al suo fianco. Il suo sguardo cadde sui fogli un po’ impolverati che Yuri stringeva al petto.
- Cosa stai facendo? – Mormorò Victor, afferrando uno dei poster e sfilandolo dalla sua presa.
Yuri non rispose, attendendo la sua reazione.
Victor guardò la propria faccia stampata sul poster, con tanto di nome scintillante in alto, e che lo immortalava con la sua ultima medaglia d’oro. Lentamente sfilò dalle mani di Yuri anche gli altri poster e li sfogliò, divertito. Si rivide ragazzino, con i lunghi capelli al vento, in un’immagine di più di dieci anni prima. Sollevò lo sguardo e si accorse che sulle pareti della stanza non c’erano né quadri né altro… solo i segni dei grossi fogli che erano stati staccati. Le uniche immagini che Yuri aveva erano le sue fotografie e i suoi poster pubblicitari.
Posò i poster sul letto e mise una mano sull’avambraccio di Yuri, sentendolo trasalire.
- Credo di capire cosa provi… - gli mormorò, col suo caldo accento russo nell’inglese perfetto che usava con lui.
Yuri non riusciva neanche a girarsi per guardarlo in faccia – non credo proprio… - riuscì a rispondere. Sentì la mano di Victor stringersi sull’avambraccio e si decise a guardarlo in viso. Il suo allenatore sorrideva, gli occhi ridenti in parte coperti dalla lunga frangia chiarissima.
- Allora vuoi dirmelo tu, che cosa provi? – Chiese.
Yuri sospirò, era meglio sfogarsi e parlare, o non sarebbe più riuscito a farlo.
- In realtà non lo so esattamente… - iniziò – è come… è come se fossi finito in un film, in qualcosa di non reale, come in un universo parallelo. Tu sei… tu sei una leggenda vivente, Victor, lo sei sempre stato, per me. Ricordi che non sono mai riuscito ad avvicinarti, non ho mai voluto parlarti o fare foto con te quando ci siamo incontrati alle gare dell’anno scorso? Non ho voluto farlo perché per me tu sei… tu sei inarrivabile, un modello da seguire, qualcosa che non può essere al mio livello, con cui non posso interagire… o almeno è quello che ho sempre pensato e provato – riuscì a spiegare. Aveva il cuore che martellava nel petto – e… averti qui, in casa mia, e adesso nella mia stanza… è come se stessi vivendo un’altra vita in un’altra dimensione. Se ho seguito questa mia passione per il pattinaggio, se ho continuato a fare le gare, è stato solo perché volevo assomigliare a te…tu sei sempre stato il mio solo idolo – sospirò.
Victor capì che doveva sfatare quell’immagine che Yuri aveva di sé, o non sarebbe mai riuscito a diventare il suo allenatore.
- Senti, Yuri… lo so che spesso chi è sotto i riflettori appare come un eroe o un santo… o un qualcuno da idolatrare, ma non devi dimenticare che anche io sono un essere umano – rispose – sono vero e in carne e ossa, sono come te e tutti gli altri, forse sono solo più bravo a pattinare sul ghiaccio… ma mangio, dormo, rido e piango come tutti voi –
Yuri lo fissò. Victor stava cercando di fargli capire che era sceso dal piedistallo ed era un comune mortale come lui e tutti gli abitanti del pianeta Terra.
- Lo sai che anche io ho vissuto un momento simile, e mi sentivo come credo tu ti senta adesso? – Continuò con tono allegro – avevo sedici anni, certo ero già famoso come pattinatore e campione, e ricordo che a un concerto del mio gruppo rock preferito, di cui avevo foto e poster in camera mia, il cantante mi riconobbe tra le prime file e mi invitò a parlare con lui alla fine dello spettacolo… ecco, io quasi non ci volevo andare, era come parlare con qualcosa che per me era stato inavvicinabile e che esisteva su un piano parallelo alla mia vita… e invece fu bellissimo, mi disse che seguiva il pattinaggio perché la figlia era una mia fan, e alla fine ridemmo insieme per una buona mezz’ora. Ancora adesso ci scambiamo messaggi ed email –
Yuri annuì – capisco… - alzò di nuovo il viso arrossato su di lui – grazie, Victor – mormorò.
- Stai meglio, ora? – Chiese Victor.
Lui annuì – sì, ma… ma non capisco perché tu abbia scelto me. E soprattutto perché tu abbia deciso di non gareggiare più – ecco, era riuscito a chiederglielo. Pensare a Victor Nikirofov come solo un allenatore gli sembrava la cosa più strana del mondo, gli faceva sentire una morsa allo stomaco all’idea di non vederlo più in una gara.
Soprattutto se era per allenare lui.
Victor sorrise e sospirò a sua volta – Yuri, lo sai che ho quasi trent’anni… insomma, non è che posso andare avanti ancora per molto con le gare a questo livello. E poi mi sono preso tutte le soddisfazioni possibili e immaginabili con questo sport, sia personali che economiche… - lo guardò – avevo bisogno di una svolta, di poter fare qualcos’altro, che mi tenesse legato alla mia grande passione, il pattinaggio artistico, ma che mi permettesse di fare altre esperienze. E’ un po’ il destino di tutti i campioni, no? Passare dall’altra parte e diventare allenatori… io non so se sarò in grado di farlo, ma quando ti ho visto pattinare in quel video ho pensato che tu fossi il solo atleta che potesse seguire i miei insegnamenti –
Yuri diventò ancora più rosso a quelle parole – dav… davvero? – Mormorò.
Victor annuì – sì, io e te abbiamo qualcosa di simile… e sono sicuro che insieme potremo lavorare bene e che questo ti porterà a vincere il tuo primo oro – lo fissò intensamente – e sarà come se io vincessi la mia sesta medaglia –
Alla fine anche Yuri sorrise, a quelle parole. Victor aveva letto perfettamente in lui, e aveva capito come doveva guidarlo. Improvvisamente tutta l’ansia e la paura che lo attanagliavano si sciolsero, e Yuri guardò il suo allenatore con occhi adoranti.
- Sì… grazie, Victor – mormorò.
Il russo si alzò e si mise le mani sui fianchi – bene, adesso che siamo amici, dove mi metto a dormire? – Chiese col suo solito tono divertente e squillante.





Era notte fonda quando Yuri si girò nelle coperte, con gli occhi spalancati nel buio. Non era riuscito a prendere sonno, mentre sentiva il respiro regolare di Victor sul letto steso poco distante dal proprio.
Nella luce debole che filtrava dalla finestra poteva vedere una spalla scoperta del campione e suo allenatore, che dormiva col pigiama allentato e le coperte fino alla vita.
Yuri non riusciva a smettere di fissarlo, anche se nella stanza la luce era molto tenue. Ma era come se lui brillasse, come se fosse nitido e presente davanti ai suoi occhi leggermente miopi.
Il cuore aveva ricominciato a battergli forte, e Yuri sapeva che non era solo per le parole che Victor gli aveva detto. Sentiva che il suo cuore batteva forte per ben altro. Si stava innamorando di lui, di un amore vero e pulsante, ben diverso da quello che aveva provato per il Victor campione.
Si stava innamorando del Victor uomo, del Victor persona “normale” che avrebbe vissuto al suo fianco. Stava iniziando una nuova avventura, e come non mai nella sua vita si sentì immensamente felice.



FINE




Questa storia è stata scritta senza scopo di lucro. Qualsiasi cosa inventata in questa fic sono copyright dell'autrice e pertanto ne è vietata la sua riproduzione totale o parziale sotto ogni sua forma; il divieto si estende a nomi, citazioni, estratti e quant'altro sia frutto della sua immaginazione. Non ne è ammessa la citazione né qui né altrove, a meno che non sia stata autorizzata tramite permesso scritto della stessa autrice.
Questi personaggi non mi appartengono ma sono di proprietà di Mitsurō Kubo, Sayo Yamamoto.
  
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