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Autore: SmileGiveMeFive    04/01/2017    4 recensioni
Il cuoco girò un sacchetto della spesa in direzione di Zoro. Lo spadaccino si avvicinò, per la prima volta dall’inizio della conversazione. Sulla borsa spiccava in rosso la scritta: GET MUGIWARA. E senza dubbio non era stata tracciata con succo di more.
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Zoro e Sanji, nakamaship pura e semplice.
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mugiwara, Roronoa Zoro, Sanji
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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FONDOTINTA





“Sei ferito.”

“Come siamo diventati perspicaci. Devono essere stati due anni d’allenamento davvero intenso.”

“Sei ferito gravemente.”

Sanji alzò gli occhi verso lo spadaccino, stranito. “Che problema hai? Sono cose che succedono, è il Nuovo Mondo.” Il cuoco tornò ad appoggiare la schiena al parapetto, scosso da lievi tremori.

Zoro, in tutta risposta, lo scrutò ancor più attentamente. Nella Thousand Sunny, al momento, c’erano solo loro due. Il giorno prima avevano attraccato a quell’isola per fare rifornimenti. Doveva trattarsi di una sosta rapida e indolore, ma se solitamente era il capitano a rovinare i piani, ora lo spadaccino si trovava a dubitare anche del buon senso del cuoco.

“Nessun guaio in vista, rilassa pure quel tuo brutto muso sempreverde. Nessuno ci darà rogne” riprese il cuoco, sedendosi sull’erba umidiccia per via della nebbia. “A meno che,” continuò, accendendo una sigaretta. “A meno che tu non mi dia una mano a nascondere questo macello.”

Zoro ponderò la situazione per qualche minuto. Rufy avrebbe devastato chiunque fosse l’autore del pestaggio. E per aver mal menato il cuoco così brutalmente doveva trattarsi di qualcuno piuttosto forte. Ed eccoli lì, i guai. “ Non posso mentire al capitano, lo sai.”

“Lo so. Ma non c’è nulla da dire a Rufy riguardo.” Sanji si massaggiò la tempia insanguinata. Dover trattare con lo spadaccino richiedeva più pazienza di quanta ne disponesse al momento. E in qualsiasi altro. “Non ricordo nulla, va bene? Stavo assaggiando dei vini al mercato locale e d’un tratto una donna mi è saltata al collo e,” un violento colpo di tosse lo costrinse a riprendere fiato. “E poi niente, mi sono ritrovato poco lontano dalla nave, in queste antiestetiche condizioni. In più…”
Il cuoco girò un sacchetto della spesa in direzione di Zoro. Lo spadaccino si avvicinò, per la prima volta dall’inizio della conversazione. Sulla borsa spiccava in rosso la scritta: GET MUGIWARA. E senza dubbio non era stata tracciata con succo di more.

“Una provocazione…” mormorò lo spadaccino.

“Arguto, mi stupisci sempre di più. Ma potremmo continuare in infermeria?” domandò Sanji, digrignando i denti dal dolore. Le gengive rosso scarlatto testimoni di qualche calcio ben piazzato. Prima ancora di concludere la richiesta, il cuoco era in piedi, sostenuto da una massa verde di muscoli, diretto alla stanza di Chopper.



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Le medicazioni furono piuttosto imbarazzanti per entrambi. Non che Zoro non avesse mai visto l’uomo in boxer. Diamine, la stanza per dormire era una! Ma il dover prendersi cura delle ferite di un compagno era un gesto di intima fiducia reciproca e la realizzazione di ciò portò i due uomini a preferire non aprir bocca.
Fu Zoro a spezzare il silenzio dichiarando di aver concluso.

“Bene,” rispose il cuoco, indossando i pantaloni il più rapidamente possibile. “Come stavo dicendo, non so chi sia stato, devono avermi drogato.”

“Che vigliacchi…” sibilò lo spadaccino, stringendo i pugni.

Sanji lo guardò, sorpreso dalla sua mancanza di autocontrollo. Zoro se ne accorse e cercò di dissimulare la reazione. Il cuoco sogghignò. “Preoccupato, testa d’alga?”

Prima che l’interessato potesse protestare, il biondo lo placò: “A dopo gli insulti. Ripeto, non c’è nulla da dire a Rufy. E’ stato fatto solo per provocarlo, come hai capito anche tu. E sappiamo entrambi che la capacità di riflettere prima di agire non è propria del nostro capitano,” Sanji aveva un’espressione mortalmente seria. “E’ il Nuovo Mondo, Zoro. Non possiamo permetterci il lusso di prolungare soste ed attuare inutili vendette. Oltretutto non sapendo neppure contro chi.”

Lo spadaccino ne convenne. Solitamente non gli era facile dar ragione al biondo, ma l’immagine del cuoco privo di forze, seduto tra le buste della spesa a fare pendant con gli schizzi di sangue di cui si erano macchiate, aveva fatto la sua parte. Si prese ugualmente qualche minuto, giusto per fare scena. “E va bene,” sbuffò. “ Come hai detto tu, non c’è nulla da dire.”

Il volto di Sanji si rasserenò.

“Vado a sbarazzarmi dei sacchetti.” Lo spadaccino uscì dall’infermeria. Il prato era un disastro. Doveva sbrigarsi a pulire prima che il resto della ciurma tornasse. Si grattò la testa, pensoso. Non aveva la minima idea di come lavare via le tracce di sangue.
“Ehi, cuoco! Con cosa posso togliere il san-“ Quando Zoro spalancò la porta dell’infermeria, le parole gli morirono in gola. “Cosa stai facendo?”

Il biondo non rispose.

“Cuoco.”

“Non ti riguarda, marimo.”

Lo spadaccino lo freddò con lo sguardo. Gli si avvicinò in pochi passi e gli afferrò il polso con forza.

“Non ti permettere” ringhiò Sanji.

“Allora perché non ti liberi?” Zoro poteva percepire anche attraverso la pelle l’odio che il biondo stava provando. Diamine, no che non gli piaceva agire in quel modo, ma coma poteva aiutarlo se non era del tutto sincero?
Sanji sostenne il suo sguardo per un po’, ma esausto per la perdita di sangue dovette cedere. Sbuffò arrendevole ed aprì la mano bloccata da Zoro, che alla vista del palmo martoriato allentò la presa. Il biondo ritirò la mano e continuò a medicarsi.

“Funny?” chiese lo spadaccino.

“Ha un certo senso dell’umorismo, vero? Chiunque sia stato.”

“Ha usato la lama di una spada per incidere. Non ci vorrà molto perché guarisca completamente.”

Sanji rimase col disinfettante sospeso a mezz’aria. “Lo so” rispose soltanto. Riprese a versare il liquido verdastro sul cotone.

“Non dovrebbe neppure restare il segno. Non è andato in profondità.”

Il cuoco sbatté la bottiglietta sul tavolino. “Senti, stupida testa d’alga, non ho bisogno delle tue inutili constatazioni. Lo so già. Quindi taci e va’ a pulire se vuoi aiutare.”

Dopo qualche minuto di silenzio carico di tensione, Zoro si avvicinò al cuoco e sciolse le bende appena fissate.

“Cosa cazzo stai facendo?” scattò il biondo, allontanando la mano.

Zoro alzò un sopracciglio con disappunto. “Penso di sapere meglio di te come si cura una ferita da spada.”

Sanji si passò una mano sul volto, sconfitto.

“Rilassati, cuoco. E pensa ad una buona scusa per giustificare le bende. Non posso fare tutto io.”



******



Qualche ora più tardi, quando Rufy  e gli altri tornarono alla nave, Sanji si svegliò di soprassalto. Vestito impeccabile nel suo solito completo, con le bende ben nascoste e il taglio sulla tempia coperto da un cerotto, il cuoco si levò le coperte di dosso e corse in bagno ad accertarsi che non fossero comparsi altri lividi. Non ricordava di essersi addormentato, e neppure di aver fatto il tragitto dall’infermeria alla camera. E forse non lo voleva sapere.

“Sanji! Ho fameee!”

Rufy. Perlomeno sembrava tutto normale. La testa d’alga doveva aver fatto una buona pulizia del prato. Si sfiorò il ponte del naso, che aveva iniziato a pulsare da quando si era svegliato. Sembrava avesse un colorito sano, però. Nessun segno di livido. Ma come tirò via il dito si accorse della patina vellutata sul polpastrello: fondotinta. Il marimo aveva usato il fondotinta sulla SUA faccia. Lo avrebbe ucciso. E poi ringraziato, perché aveva fatto davvero un ottimo lavoro. Da esperto. Sospettosamente troppo esperto.
Sogghignò a quel pensiero

“Sanjiii! Cibooo!”

“Arrivo, arrivo!” Si diede un’ultima occhiata allo specchio e, compiaciuto, uscì.



******



A cena mancava una persona.

“Rufy, dove diamine è il marimo?”

Il capitano, esaltato per la cena imminente, rispose ridendo: “Quando siamo tornati mi ha detto che andava a farsi un giro in città. Dicono ci siano un sacco di banchetti di cibo delizioso e musica questa sera. Dopo lo raggiungiamo!”

Sanji lo guardò esterrefatto. “Avete lasciato quella testa d’alga girare da sola? Non lo troveremo mai più!”

“Cosa ti sei fatto alla mano?” lo interruppe Nami.

“Ah, Nami-swan! Sei sempre così attenta-“ I vaneggi del biondo si placarono quando si rese conto di non avere pronta alcuna scusa.
Proprio quando il silenzio iniziò a farsi strano, la ciurma udì un ‘esplosione in lontananza. Sanji corse fuori dalla cucina per primo, seguito immediatamente da tutti gli altri. Lo spadaccino se ne stava lì, con le braccia incrociate, a guardarli spazientito.

“Zoro!” esclamò Rufy.

“Vi stavo aspettando” rispose laconico.

“Cosa sta succedendo in città? Cos’era quel rumore?” chiese Usopp, guardingo.

“No, la domanda giusta è: cosa. Hai. Fatto. Idiota d’un marimo?” s’intromise il biondo, nervoso.

Zoro sbuffò infastidito ed alzò gli occhi al cielo. “Ci sono i fuochi d’artificio.”

In quell’esatto momento si ripetè una seconda esplosione, che riempì di colore il cielo notturno. Gridolini di gioia riempirono l’aria e l’ordine del capitano arrivò risoluto: “Tutti in città a vedere i fuochi d’artificio!”

“Alt,” la voce del cuoco fermò Rufy che aveva già mezzo busto fuori dalla nave. “La cena va finita. Non voglio buttare via niente.”
Si trovò circondato da enormi occhi imploranti.
Espirò il fumo della sigaretta. “Pazientate due minuti. Cenerete al sacco.”

“Yohohohoh! Il nostro cuoco è il migliore!”

Mentre Sanji trafficava in cucina, Nami chiese a chi sarebbe toccato fare la guardia alla Sunny. Zoro si offrì volontario affermando che ne aveva avuto abbastanza di quell’isola, e si chiuse in palestra.
Dopo pochi minuti il cuoco consegnò il sacchettino con la cena a ciascuno dei suoi compagni.

“Non vieni con noi?” domandò Robin.

“Per questa volta passo, mia dolce Robin. Devo pulire la cucina. E poi ci vuole qualcuno che resti a controllare la nave.”

“Zoro si è offerto volontario. Dai, vieni con noi, Sanji!” provò a convincerlo Rufy.

Il cuoco sembrava sorpreso, ma il sacchetto per lo spadaccino mancava. E Robin se n’era accorta. Ed il biondo se ne accorse.

“Semmai vi raggiungo più tardi. Voi divertitevi,” si affrettò a rispondere. “E, Usopp, mi raccomando. Proteggi le ragazze  a costo della tua vita.”

“E chi proteggerà me?” piagnucolò il cecchino, ormai distante parecchi metri.



******



Non aveva mentito. Aveva davvero sistemato la cucina. Solo aveva omesso qualche dettaglio.
Con un calcio spalancò la porta. “Ehi, testa d’alga.”

Zoro se ne stava seduto in palestra, appoggiato ai suoi enormi pesi. “Cosa vuoi, cuoco?” lo degnò a malapena di uno sguardo.


“Mangia.” Sanji poggiò accanto allo spadaccino un piatto ricolmo di cibo.

Lo osservò poi mangiare qualche minuto, guadagnandosi un grugnito scocciato. “Cos’hai da guardare?”

“Te l’ho portato.”

“Di cosa stai parlando?”

“Il fondotinta.”

A Zoro per poco andò di traverso il boccone.

Ma il cuoco continuò incalzante: “Cos’hai fatto?

Il verde recuperò il respirò. “Non sono affari tuoi.”

“Avevamo un accordo, mi pare” rispose Sanji irritato.

“Senti, sopracciglio,” Zoro si alzò in piedi, lievemente affaticato. “Ho acconsentito a non parlarne con Rufy, ma non ho mai detto che non avrei fatto nulla” disse serio. “La scritta diceva ‘GET MUGIWARA’, dopotutto. E da quel che mi risulta io ne faccio parte.”

Calò il silenzio.

“Solo la gamba?” chiese il biondo.

“…Anche la spalla” rispose riluttante Zoro.

“Vado a prendere il disinfettante.”
Quando Sanji si chiuse la porta alle spalle sentì chiaramente lo spadaccino borbottare: “E poi nessuno minaccia il sogno di un mio compagno e la passa liscia.”
Sanji abbassò gli occhi sulla mano fasciata. Sorrise.

“Cuoco, sei ancora lì fuori. Vero?”

“Ah, marimo, ti sei addolcito in questi due anni. Che tenerezza!” lo schernì il biondo. Nonostante la porta, poteva percepire la furia crescente dello spadaccino.

“Invece tu devi esserti confuso ancor di più.”

Sanji spalancò la porta con tanta forza da rischiare di romperla. “Che cosa hai detto, stupida testa d’alga?”

“Ho detto,” rispose Zoro con calma snervante. “Ho detto che sei alquanto confuso. La donna che ti è saltata al collo drogandoti…”

Il biondo realizzò e si sentì svenire.

“In realtà era un uomo.”

Le pareti iniziarono a girargli tutt’intorno.

“C-come fai a dirlo?” balbettò Sanji.

Zoro sogghignò. “Ha provato a drogare anche me. Ma io, al contrario di un certo sopracciglio a ricciolo, la differenza la conosco.”

Sanji stava letteralmente bruciando di rabbia. I ricordi di due anni infernali tornarono a galla.

“Ehi,” riprese lo spadaccino. “A mia discolpa, l’ho messo K.O. Non merito almeno un grazie?”

Più tardi ci sarebbe voluto molto più di qualche strato di fondotinta per coprire i lividi dei due amici.
 
  
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