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Autore: Artemide5775    04/01/2017    0 recensioni
-Tu sei così carina- La sua voce non sembrava esprimere alcuna dolcezza e il suo volto era inespressivo. In un'altra situazione, sarebbe probabilmente arrossita, rimanendone parecchio lusingata. Ma... di certo non era tanto piacevole ricevere un complimento da uno strano tipo che l'aveva attirata fin lì e... non aveva ancora capito cosa voleva farne di lei. -Tu diventerai la mia assistente.-
Eh?
Eeeh?!
Strabuzzò gli occhi. Doveva assisterlo in cosa...? Rapimenti? O... omicidi? S... stupri...?
Oh cielo! Stava dando i numeri quell'albino. Non sarebbe mai diventata la sua assistente! Neanche per sogno!
Genere: Dark, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: MC, Nuovo personaggio, Unknown
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Came with me

SaeranxMC






Erano le sei del pomeriggio quando la diciottenne Marileen Clark, che aveva da appena un mese finito il liceo, mentre era nella sua camera, ricevette il primo dei messaggi che le avrebbero cambiato la vita.

Con un gesto naturale prese il suo cellulare, che si trovava accanto a lei sul letto, e scoprì con sommo stupore una schermata nera piena di numeri verdi. Codici, forse. -Eh? Si é rotto?- sussurrò tra sé e sé, parecchio sconvolta. Non che fosse nuovo... Ma non sembrava messo così male. Provò ad uscirne, ma nulla, sembrava bloccato.

Sconosciuto: ...Hello...?

"Un messaggio?" pensò, sorpresa. Che fosse un qualche tipo di chat? Impossibile, non aveva neppure toccato il cellulare... Che avesse preso qualche virus scaricando troppe immagini di anime e manga e questo avesse provocato il download di quella... poteva essere definita un'applicazione?

MC: ?

Si limitò a un punto interrogativo, confusa.

Sconosciuto: Riesci a vedere questo?

MC: Chi sei tu?

Domandò direttamente. Senza giri di parole.
Marileen era così: piuttosto diretta, seppur pensasse prima di agire o dire qualcosa. E non le veniva in mente nessun'altra domanda più appropriata...

Perchè, davvero, chi era la persona dall'altra parte dello schermo?

Sconosciuto: Io sono sicuro che tu sia sorpresa.

Sconosciuto: Non succede ogni giorno di ricevere messaggi da uno sconosciuto.

Era leggermente confusa, ma non era poi tanto diverso da giocare ai centinaia di Otome game che aveva finito, o a cui continuava a giocare ancora. Solo che... La persona dall'altra parte del cellulare era vera, viva e forse... Pericolosa. Era meglio non fidarsi. Però restava curiosa.

Che ci poteva fare?

Continuò a leggere i messaggi di quella persona. Era quel tipo di ragazza che ci pensava prima di rispondere, vero, e che, anche se sembrava non seguire una conversazione, in verità stava analizzando tutto per poi uscirsene all'improvviso con qualche parola o frase adatta.

Sconosciuto: Sono un po' abbattuto. Ho trovato questo telefono sul ciglio della strada, ma non contiene altro che questa app. Speravo di trovare il proprietario, ma non ci sono contatti o chiamate recenti.

"Beh... Vuole solo fare una buona azione..." pensò la giovane, aggiustandosi i capelli rossicci che le erano finiti davanti agli occhi chiari. Forse era una buona persona, oppure, più probabilmente, era una scusa solo per ricavare alcuni dati personali su di lei? O forse qualcuno si stava annoiando... nel mondo c'erano persone di tutti i tipi e c'era da aspettarsi di tutto.

Sconosciuto: Ho anche provato a mandare un messaggio con questa app, ma nessuno risponde...

"Oh, capisco... Sembra una brava persona..." pensò, giusto un po' più tranquilla.

Sconosciuto: Tutto quello che vedo é un indirizzo e un numero di telefono salvato come "importante".

MC: Prima... Chi sei tu?

Seppur non sembrasse una cattiva persona, restava il fatto che non avesse idea di chi fosse e perché avesse scritto proprio a lei. E quindi, meglio risolvere le domande basilari per continuare.

Sconosciuto: Io? Oh scusa. Non mi sono presentato. Io sono solo... uno studente che studia all'estero. Io sono Coreano. Io potrei dirti il mio nome, ma non ha importanza. Tu non mi troverai sui motori di ricerca ^.^

La cosa era piuttosto sospetta, ma lei pensò solamente che lo sconosciuto non volesse semplicemente essere stalkerato da una sconosciuta. Ironico, no? Restavano però sempre i dubbi. Non era mica uno scherzo telefonico attraverso sms?

Sconosciuto: Però, comunque... Puoi aiutarmi a trovare il proprietario di questo telefono?

-Eh? Scherza? E io che c'entro?- disse fra sé e sé. Stava per scrivere qualcosa, ma subito le arrivarono altri tre messaggi dal suo interlocutore. Li lesse quasi con impazienza e una nota di urgenza.

Sconosciuto: Lo so che che tu sei sorpresa di aver qualcuno che improvvisamente salta fuori e ti chiede un favore di questo tipo.

-Almeno se ne rende conto...- borbottò la giovane.

Sconosciuto: Ma ancora... Sarei grato se potessi aiutarmi.

MC: Perché vuoi che ti aiuti?

Ecco. Finalmente glielo aveva chiesto. Doveva capire almeno qualcosa, era troppo confusionaria quella situazione.

Sconosciuto: Dal momento sei l'unico indizio che ho.
Io sto provando a trovare il proprietario con questo cellulare, non ho trovato nessun indizio utile per ora. Io voglio realmente tanto trovare il proprietario.
Poi Dio sarà felice.

Era un fanatico religioso?
Scosse la testa. Doveva far attenzione.

Sconosciuto: Oh! Scusa. Non l'ho menzionato prima. Io sono religioso.

Dava l'idea di essere una persona un po' impacciata, ma dolce... Sembrava un po' confuso pure lui.

Sconosciuto: Non importa quello che ho appena detto. Mi dispiace se ti ho innervosito. Mi puoi aiutare per piacere? Ti restituirò il favore se verrai in Corea.
Io conosco l'area. È sviluppata.

Sconosciuto: Per favore?

MC: No, tu sei inquietante.

Beh, lo era davvero tanto. Cioè... Davvero. Non era come essere in un Otome Game. Assolutamente. Chiederle di cercare uno sconosciuto di cui non sapeva nulla... e se fosse stato un pedofilo? Nel mondo girano tante persone strane.

Sconosciuto: Inquietante? Io non sono inquietante.
Non hai mai sentito il detto "ricevi un regalo se ascolti un uomo più grande"...?

Esisteva un detto del genere? Davvero? Se veramente esisteva, allora non lo usava nessuno, appunto perché non aveva né capo né coda. Chi darebbe retta a parole simili?

MC: No.

Certo che non lo aveva mai sentito. Era assurdo. Troppo assurdo.

Sconosciuto: Scusami, stavo solo scherzando ^^

Sconosciuto: Comunque

Sconosciuto: So che sto chiedendo troppo.

Uno sconosciuto le stava chiedendo semplicemente di andare da lui per trovare il proprietario di un cellulare che qualche sbadato aveva perso...
Come ci era finita in quella situazione?

Sconosciuto: Tu potresti star pensando che sono bizzarro.

In verità, lo pensava davvero. Oh sì che era bizzarro.

Sconosciuto: Ad essere onesti, sono un po' bizzarro.

Se lo diceva da solo...

Sconosciuto: Però, vuoi considerarlo? Io sto parlando con te proprio adesso. Due completi sconosciuti a due completamente diversi posti... É un miracolo che siamo connessi.

Eh? Miracolo? Beh, pensandoci davvero... Un po', vedendola come diceva lui, lo era. Strano che non ci avesse mai pensato su. La tecnologia poteva unire persone ai lati opposti della Terra.

Sconosciuto: Neanche uno ha risposto al mio messaggio. Tu sei stata l'unica.

Suonava come un fatidico incontro voluto dal destino. Un po' la giovane vi credette.

Sconosciuto: Io non so come siamo connessi. Forse questo era quello che era indicato che doveva essere?

Mandò una sua foto.

Occhi verdi

Occhi verdi. Capelli scuri... Era davvero carino. E il sorrisetto appena accennato, leggermente timido, sembrava sostenere l'idea di Marileen: era dolce e un po' impacciato.

Forse un pochetto stava cominciando a fidarsi... Anche se non avrebbe dovuto. Lo sapeva bene. Restava pur sempre uno sconosciuto

Sconosciuto: Questo in foto sono io. Forse questo ti renderà meno sospettosa...?

Sì, la rendeva meno sospettosa, ma non abbastanza.

Sconosciuto: Io ritornerò presto in Corea. Se ti senti insicura nei pressi del luogo, devi solo disinstallare l'app.

Sconosciuto: Per favore, ti sto implorando.

La ragazza tentennò. Improvvisamente le vennero in mente le storie piene di avvenuta che aveva giocato, letto, visto, e i momenti noiosi e monotoni che viveva ogni giorno. Una vita così triste, piatta. Una vita passata tra giochi, libri e rare uscite con le amiche. "E se questa fosse la mia possibilità di uscire dalla monotonia della mia vita?", pensò. Stava davvero prendendo in considerazione quello?

Immaginò la sua amica Rena che la guardava con disapprovazione e le diceva: - Dovresti smetterla con queste uscite di testa. Sei pazza.- Glielo diceva sempre, di continuo. Tutto nella sua vita era un ciclo che non sembrava mai volersi spezzare, cambiare.

Aveva sempre fatto attenzione a tutto. Perfino quando i suoi le proponevano qualche viaggio, qualcosa che avrebbe potuto farla uscire dalla sua stanza, si era sempre tirata indietro, troppo impaurita da quello che non poteva gestire, controllare.

Ma se per una volta, avrebbe provato ad essere utile?

Rischiare un po'?

E se avrebbe provato a vivere, finalmente?

"Mi sta implorando". Sì, lo stava davvero prendendo davvero in considerazione.

MC: Va bene... Ma ritornerò indietro se vedrò qualcosa di strano.

Sconosciuto: Grazie!

Sconosciuto: Allora io ti manderò l'indirizzo!

Indirizzo?

Ciò significava... che sarebbe dovuta uscire di casa? Sì, vero, glil'aveva già accennato, ma non aveva capito seriamente fino a quel momento.

Oh cielo, come l'avrebbe spiegato ai suoi genitori?

Lei che non usciva mai di casa, improvvisamente se ne andava in giro alle sei passate del pomeriggio... Doveva inventare per forza una scusa. Diede uno sguardo all'inidirizzo mandato dall'anonimo. Uhg, forse avrebbe anche dovuto prendere un pulman, perchè di certo non si sarebbe fatta cinquanta minuti a piedi fino alla meta.

"Marileen, pensa a una buona scusa" si disse mentalmente. Si infilò qualcosa di più adatto della tuta e scese lentamente al piano inferiore, quasi fosse una ladra che stava per accingersi a rubare qualcosa di molto prezioso. -Mami...- iniziò, titubante. Sua madre le rifilò il solito - Aspetta un attimo.- Lo stesso che era il motivo principale di tutti i documenti che poi, puntualmente, si dimenticava, quando andava ancora a scuola, di far firmare ai suoi.

-Sì, tesoro?- quasi come se fosse un miracolo, dopo mezzo minuto sua madre si voltò. -Che c'è?- le domandò squadrandola. -Perchè sei vestita?-

"Perchè? Di solito vado in giro nuda?" avrebbe voluto dirle, ma si limitò a pensarlo.
-Sì, è una cosa molto divertente, mami. He he- ridacchiò in modo ansioso e per nulla naturale. -Ross ha litigato di nuovo con Joseph... Così io e Stefy pensavamo di consolarla... andando da lei- mentì spudoratamente.

-Uh? Quando? E poi, "divertente"?-

-Ora...- sussurrò. Aveva davvero descritto un litigio tra fidanzati come "divertente"?

La signora Clark strabuzzò gli occhi. -Ora? Anche Rena verrà?- chiese ben sapendo che la migliore amica di Marileen non sarebbe mai andata a un appuntamento organizzato all'ultimo minuto. I suoi genitori non erano tanto permissivi e non amavano le cose non ben organizzate.

-No... Certo che no...- mormorò, consapevole che sua mamma non ci stava cascando. -Saremo solo io, Stefy e Ross. Forse verrà anche Giulia, se la possono accompagnare...-

-Uh... E quando ti dovremmo venire a prendere?-

Eh? Venire a prendere? Non poteva di certo dire davanti a casa di Rosanna... E se avessero bussato? Cavoli... -Mh... Ho chiesto a Stefy un passaggio. Prenderò il pulman e poi lei mi riporterà a casa- inventò frettolosamente sotto l'occhio vigile della mamma.

-Stefania non ti ha mai riportato a casa... Di solito chiedi a Rosanna o Rena un passaggio se il tuo papà non può- fece caso.

"Mamma!" urlò mentalmente. "Fammi uscire! Voglio sistemare questa cosa e finire il quinto episodio di Eldarya, così da poter conservare i maana per il nuovo..."

-Che dici, mamma? Posso andare da Ross? Sta così male...- le disse provando a farle capire quanto dovesse essere urgente il dolore dell'amica e il doverla consolare. -Tornerò tra massimo un'ora e qualcosa. E' sicuro che alle otto starò a casa per mangiare...- lasciò vagare lo sguardo su cosa sua madre dovesse star cucinando -le tue delizione cotolette di spinaci fatte in casa.-

La signora sospirò. -Va bene... Ci vediamo a cena- le disse, tentata però di farla rimanere a casa. Mh, era certa che sua figlia non gliela raccontasse giusta, ma, sapendo come non amasse rischiare e fare pazzie, aveva preferito non dirle nulla e lasciarla fare. Nella peggiore delle situazioni, secondo lei, doveva essere andata in fumetteria a cercare qualche nuova cosa da leggere e stava fingendo di avere una gran vita sociale.

Oh, si sbagliava di grosso.

La Clark prese il pulman e, dopo non poi chissà quanto, arrivò a destinazione. Il luogo era popolato da schieramenti di palazzi tutti piuttosto simili tra loro. Di persone ce n'erano poche, visto che il sole stava per calare. "Magari dovrei tornare indietro..." pensò, in allerta. "Pero... sono già qui... Tantovale rimanere" e mentre lo pensava intravide il numero civico del palazzo dove era situato l'appartamento del fantomatico proprietario sbadato che aveva perso il suo cellulare. Con sorpresa, scoprì che il cencello d'ingresso dell'unità abitativa era aperto, proprio come, poi, la porta principale.

Avendo soggiornato alcune volte da sua zia, che abitava in un palazzo non poi tanto diverso da quelli, sapeva bene che era pittosto strano che non ci fosse un citofono o altro. Non poteva essere tutto semplicemente aperto...

Con stizza entrò dentro scoprendo che l'ambiente era deserto. Che fosse un nuovo palazzo? Non lo credeva, doveva avere almeno qualche anno visto che il parquet era consumato e le tende, probabilmente una volta bianche, erano diventate giallognole. Per il resto, era in ottime condizioni. Salì le scale, sorprendendosi di non incrociare nessuno, neppure un anziano o un bambino. Il terzo piano, secondo quanto scritto dall'anonimo, era quello dove era situato l'appartamento. Alla sua destra, accanto all'ascensore, era situata una porta, la stessa di cui parlava il messaggio. Solo che... invece che una maniglia, aveva una tastiera numerica dove doveva essere immesso il codice d'accesso. "E ora che faccio?"

Sentì proprio in quel momento il suo cellulare emettere il suono che l'avvisava dell'arrivo di un messaggio.

Sconosciuto: Sei lì? ^^ Vedo. Niente di strano.

Sconosciuto: C'è un blocco della password alla porta?

Come faceva a saperlo?

La situazione era troppo strana.

MC: Non c'è nulla.

Gli stava mentendo spudoratamente...

Ragionandoci, come aveva fatto a mardarle un messaggio proprio quando si era ritrovata di fronte la porta?

Sconosciuto: ...

Sconosciuto: Sicura?

MC: Non è qui.

Continuò a mentire chiedendosi il senso di essere arrivata fino a lì e non continuare. Forse doveva dirgli che c'era, che aveva bisogno solo della password...

Sconosciuto: Veramente?

Sconosciuto: E' strano.

Sconosciuto: Io vedo con i miei occhi che è lì...

Aspetta... Cosa?!

Con i suoi occhi?

Alzò lo sguardo dal cellulare, ma non vide nessuno in giro. Che fosse uno scherzo per farle ammettere che il blocco per immettere la password c'era?!

Sconosciuto: Tu sei in piedi di fronte alla porta con il blocco password.

Sconosciuto: Hai intenzione di continuare a mentire?

Il suo cuore stava correndo una maratona. Strisse frettolosamente guardandosi in giro, inpaurita come mai ricordava di essere stata prima di allora. "Oh cielo! Fai che sia uno scherzo! Solo uno stupido scherzo!"

MC: Cosa?! Riesci a vedermi?

Sconosciuto: Haha... sì.

Lo schermo si spense completamente e, seppur provò a riaccenderlo, il cellulare sembrava essere morto completamente. Quando alzò la testa dall'oggetto vide un ragazzo dalla chioma chiara, un misto di bianco e rosa pallido, gli occhi verde acqua penetranti, il tatuaggio di un occhio sulla spalla e il viso coperto fino a sopra il naso da un qualcosa di nero.

Marileen si raggelò sul posto. Non sapeva che fare, correre sarebbe stato inutile, lui era davanti all'ascensore e le scale. E poi, era una frana nel correre, l'avrebbe sicuramente riacciuffata all'instante. Gridare? Non sembrava esserci nessuno a parte loro. -Il piano è fallito- disse lui. Non sembrava rivolto a lei, anzi, sembrava quasi che stesse parlando da solo. -Dovrò trovare qualcun altro.-

"Oh cielo, oh cielo, oh cielo...!" la sua mente stava farneticando a causa della paura. "Ora mi ucciderà!" -Chi diavolo sei tu?!- non era una cosa che, in circostanze diverse, avrebbe mai detto, ma era terrorizzata.

-Non è neccessario che tu lo sappia- si limitò a dirle. -Cosa dovrei farne con te...?- sembrava scocciato, più che altro.

"Farne con me...?" raddrizzò la schiena e spalancò gli occhi verde scuro, quasi. Stava per essere uccisa... Buttata come un rifiuto... Era bello uccidere in Yandere simmulator, non essere uccise da... Non aveva neanche idea di chi fosse.

Le sembrò che sorridesse guardando i suoi occhi, ma, con la bocca coperta, non aveva idea se fosse solo un'impressione o meno. -Mi piacerebbe lasciarti andare ma adesso tu sai chi sono.-

Rabbrividì. Era improvvisamente certa che sorridesse sotto quella sorta di maschera. -Scusa, ma tu verrai con me.-

"Eeeh? Con lui?" sussultò. "Non mi ucciderà?! Positivo... Ma... Cosa mi farà?" -Potrei solo liberarmi di te...- iniziò quasi studiando la relazione della ragazza -...ma quello sarebbe un peccato.-

Aveva smesso di sorridere...

Era una cosa preoccupante?

-Tu sei così carina- La sua voce non sembrava esprimere alcuna dolcezza e il suo volto era inespressivo. In un'altra situazione, sarebbe probabilmente arrossita, rimanendone parecchio lusingata. Ma... di certo non era tanto piacevole ricevere un complimento da uno strano tipo che l'aveva attirata fin lì e... non aveva ancora capito cosa voleva farne di lei. -Tu diventerai la mia assistente.-

Eh?

Eeeh?!

Strabuzzò gli occhi. Doveva assisterlo in cosa...? Rapimenti? O... omicidi? S... stupri...?

Oh cielo! Stava dando i numeri quell'albino. Non sarebbe mai diventata la sua assistente! Neanche per sogno!

-Giusto...- iniziò lui. -Ha detto che lui ha un'assistente. Mi piacerebbe averne una.-

"Lui... chi?" si domandò inutilmente Marileen. -Dovrei usare... te?-
continuò fregandosene apertamente di cosa volesse o pensasse lei. Improvvisamente sorrise, spaventandola maggiormente. - Vieni qui. Farò il bravo con te. Vieni con me.- Smise di sorridere e tornò di nuovo serio.

-No...- la sua risposta fu solo un sussurro appena udibile. Davvero si aspettava che avrebbe detto "sì"?

Lui sorrise, probabilmente divertito. Lei fece un passo indietro.

Ora l'avrebbe uccisa?

-Se tu non vieni con me... Dovrei trovare un modo per distruggere le infomazioni che tu sai. Ma tu non sei un computer, così non posso semplicemente eminarti- la informò. Era un modo per dirle che non l'avrebbe uccisa?

Oh cielo, davvero, lei non avrebbe detto nulla se l'avrebbe lasciata libera. Adesso che la sua specie di ribellione alla banalità era finita, voleva solo tornare nella sua tranquilla casa e vivere nella solita routine di sempre. Almeno in quella non erano in programma strambi albini e... altre cose che non riusciva a capire. -Bene, non hai mai avuto una scelta, comunque. Ora andiamo.-

La sua rauca voce aggiunse poi, addolcendosi un po': -Sarò carino. Sono una persona molto migliore di lui.-

Improvvisamente ogni speranza di tornare a casa le sparì di fronte, l'unica cosa che le era rimasta erano solo quegli occhi verde acqua penetranti che la guardavano aspettando che lei lo seguisse. E le lo fece, lo seguì.

Sembrava spogliata di ogni emozione, vuota come poteva esserlo solo chi credeva di essere morto anche se continuava a respirare. I momenti della sua vita le passarono velocemente d'avanti proprio come quando si è in punto di morte. Solo che lei non stava morendo fisicamente. Quella che stava sparendo era la vita che aveva vissuto fino al momento in cui le era arrivato quel primo messaggio.

Fece alcuni passi davanti a lui, tentata di provar a correre. Fuggire. Anche se probabilmente sarebbe stata ripresa subito...

Non sentendo nessun rumore dietro di lei, si voltò a guardarlo e lo beccò proprio nel momento in cui era scattato verso di lei e le aveva messo un qualcosa di bianco e morbido davanti al volto. Ben preso ogni cosa che la circondava divenne confusa e l'ultimo dettaglio che vide, prima di cadere tra le braccia dello sconosciuto, furono i suoi maledetti occhi verde acqua. Le disse qualcosa ma non capì.

Inconsciamente si aggrappò a lui, anche se era lo stesso che la stava facendo cadere nell'oblio.

**

Da quel giorno, ne passarono molti altri. Marileen scoprì con sorpresa che davvero lo sconosciuto stava mantenenendo la sua parola: non le aveva fatto nulla di male, a parte rapirla e portarla nel suo appartamento. E già quello, di suo, non era poco... Però da allora non le aveva mai messo una mano addosso e la cosa la sorprendeva molto.

Il ruolo di assistente dell'albino non era nulla di particolare, o almeno non era nulla di mostruoso. Semplicemente controllava diversi schermi nel salotto/camera del ragazzo e ne riportava le azioni più rilevanti dei soggetti su un quaderno. Saeran, aveva scoperto in seguito che questo era il nome dello sconosciuto, era un tipo un bel po' strambo, ma non le aveva fatto del male e ciò le bastava per passare quelle giornate in quel buio appartamento in modo... normale, si potrebbe dire.

Il tipo gni tanto rideva a caso e in modo piuttosto inquietante, diceva cose strane, stava tantissimo tempo davanti ai computer e si addormentava sul divano accanto alle due postazioni computer. Una delle quali era di Marileen. Sì, si stava trovando abbastanza in quella situazione, almeno meglio di quanto avesse mai potuto immaginare.

Le sei persone che spiava ogni giorno, in quel momento, non stavano facendo nulla di che. "Uffi... Quel biondino dovrebbe smetterla di stare al computer. Deve aver battuto qualche record. Non ho mai visto nessuno che riesce a resistere tanto a lungo giocando e che ha delle simili occhiaie" pensò, annoiata. Fece vagare lo sguardo sugli altri e notò con sommo disappunto che anche loro non stavano facendo nulla di che. "Ma perchè Saeran vuole che io li spii? Non fanno nulla... davvero."

Guardò in direzione del "capo" e si accorse con stupore che era steso con gli occhi chiusi a solo una postazione da lei e teneva ancora sul petto il computer acceso. "Si è addormentato?" pensò la ragazza L'albino aveva ancora i capelli bagnati acausa della doccia precedente e solo i jeans neri stretti e strappati adosso.
Dopo aver appurato che fosse davvero nel mondo di Morfeo, si alzò per controllare che la porta d'ingresso fosse aperta o meno. Non le pareva di aver sentito, dopo che lui era uscito quel giorno per comprare qualcosa ed era tornato, il secondo rumore delle chiavi nella toppa con cui il ragazzo chiudeva entrambi dentro per evitare che lei fuggisse.

Il cuore le stava saltando nel petto quando posò la mano sulla fredda maniglia in acciaio. Continuava a lanciare sguardi nervosi dal dorminiente albino alla sua possibilità di fuga.

E poi ci pensò. Pensò a tutto quello che aveva perso dopo quella maledetta chat... E si rese conto che la voglia di tornare alla sua solita routine non c'era. "Mamma e papà devono essere preoccupati a morte" pensò quasi ad auto-convincersi di quanto fosse importante scappare di lì.

Stava davvero cercando delle ragioni per voler tornare alla sua vecchia vita e non rimanere con il suo rapitore?

Improvvisamente ragionò che quella vita nuova. Quel posto... Erano meglio. Le sue amiche che non si facevano quasi mai sentire e non riusciva mai a mettersi d'accordo con loro...

Sua madre era continuamente infuriata con lei per tutto. Suo padre che lavorava sempre...

Le sue giornate davanti agli Otome e studiando per entrare all'Università...

Non era meglio rimanere in quel luogo dove sembrava che il tempo si fosse fermato?

Avrebbe ferito la sua famiglia e le sue amiche con la sua scelta, probabilmente. Benché questo non era affatto piacevole, lasciò la presa sulla maniglia. Non aveva importanza se essa fosse aperta o meno, aveva deciso di rimanere in ogni caso lì.

Si voltò, stranamente sorridente e si diresse vero la cucina per prendere qualcosa da bere. Si trovava stranamente a suo agio, come se la sua scelta avesse influenzato la visione che aveva di quel luogo. Si piegò verso l'isola della cucina che dava sul salotto e si posò con un braccio, mentre con l'altra manteneva il bicchiere con l'acqua.

Il suo cuore era improvvisamente più leggero. Come mai?

Posò lo sguardo su Saeran trovandolo inaspettatamente dolce. Davvero era capace di un'espressione tanto innocente, pura, così... non da lui?

Perché non vedeva più in lui l'uomo che l'aveva rapita? Doveva temerlo. Odirlo... Eppure, guardandolo, pensò solo che l'avesse liberata da una vita senza motivo, grigia, piatta.

Qualcosa vibrò, facendola sussultare.

Un cellulare?

Sembrava provenire dal mobile accanto a lei... "Ma il telefono di Saeran é sulla sua postazione a caricare..." ragionò, confusa. Aprì l'arredo e scoprì con stupore che quello era il suo cellulare. Lo stesso che non trovava più da quando si era risvegliata in quell'appartamento. Era davvero stato lì per tutto quel tempo? Non doveva essersi spento?

Ricontrollò che l'albino dormisse, giusto per sicurezza, e diede un'occhiata alle notifiche. 234 chiamate perse, fin troppi messaggi, molti dei quali erano stati visualizzati e... a cui qualcuno aveva risposto al posto suo. Era stato Saeran?

Lesse velocemente una conversazione nel gruppo di famiglia che consisteva solamente in lei e i suoi genitori. Praticamente... Il suo rapitore aveva detto loro che Marileen era scappata con il suo ragazzo perché pensava che loro non l'avrebbero mai accettato. Ovviamente lui si era finto lei senza rivelare la sua reale identità.

Lei... che aveva un ragazzo? Spiritoso...

Ovvio che i suoi non ci avessero creduto e le avessero chiesto una foto per vedere se la loro unica figlia stesse bene. Però... Era stato carino da parte del ragazzo provare a non far agitare i suoi cari. Così, un giorno, avrebbe continuato ad avere delle persone che ci tenevano a lei e che non pensavano che fosse morta.

MC: Mamma, papà, sto bene.

Dopo ciò, allegò una foto che si era appena scattata.
Era certo che il suo folle capo non fosse tanto normale, ma... non era tanto male e aveva un lato nascosto che forse, col tempo, avrebbe scoperto.

***

Da quando Marileen decise di rimanere l'assistente di Saeran, passarono molti altri giorni. Giorni in cui non era riuscita a scoprire molto sul ragazzo o sul perché spiassero quelle persone. "Ora si é aggiunta pure questa nuova tipa..." pensò la Clark, sospirando. Da un po', forse una settimana e qualcosa, alle persone da tenere sott'occhio, si era aggiunta una ragazza sui vent'anni dai lunghi capelli marroni e gli occhi di una tonalità chiara di marrone da quasi sembrar gialli.

Ben preso essa aveva cominciato a creare un rapporto piuttosto forte col rosso, un certo Seven. Tutto normale, fino a qui, se non fosse stato che solo qualche attimo prima i due si fossero stretti uno tra le braccia dell'altro per poi baciarsi. Era stato simile allo veder un film, peccato che l'albino se ne fosse quasi subito andato, chissà dove, lasciandola sola come una vecchia disperata zitella.

Sospirò. Avrebbe dovuto passare la serata a guardare una bella coppietta fare cose da fidanzatini e gli altri probabilmente il solito...

Quasi a punirla, una seconda coppia si dichiarò solo un'ora, appena, più tardi. Qualcuno la sta stava seriamente prendendo in giro?

Quando i due ragazzi, i cui nomi erano Zen e Jumin, non si limitarono più ai baci, spense lo schermo che  mostrava la situazione nella casa dell'ultimo. Almeno il rosso e la tipa non avevano fatto nulla del genere...

Guardò l'orologio e poi il quaderno con scritti tutti i movimenti dei soggetti. Avrebbe dovuto scrivere anche quelle cose?

Si passò una mano tra i capelli rossi legati in una treccia e a sua volta in uno chignon. Trascorse al tempo in cui stata annoiando un mondo. Le mancava poter navigare a caso in rete e poter fare maratone di qualche serie. Poi, successe una cosa stana. Qualcuno dall'esterno stava provando ad aprire la porta, senza però riuscire a finire il lavoro. Che stessero cercando di rapinarla?

"Oh cielo! Saeran é anche chissà dove a far chissà che..." preoccupata prese una scarpa e si mantenne pronta da dietro l'isola della cucina. Non aveva mazze o altro... Sfortunatamente. "Mi hanno già rapita una volta, basta e avanza!" pensò, fintamente sicura. In verità non riusciva a muoversi, sembrava essere un blocco di ghiaccio. Dopo alcuni minuti, che trascorsero troppo velocemente, la porta si aprì rivelando la figura sul metro e settantacinque di Saeran.

Ogni tensione andò via, lasciando il posto a solo semplice e e genuino stupore. L'albino si reggeva appena in piedi e cadde il suolo lasciando l'entrata aperta e libera. Marileen si alzò e, un po' tentennante, gli si avvicinò. -Saeran...- iniziò, non sapendo che dire. In verità ci parlava il minimo possibile, sempre un bel po' timorosa. Non era mai stata brava nelle conversazioni... Di solito si limitava ad ascoltare e rispondere.

Il ragazzo se ne stava in ginocchio con le mani davanti a reggerlo e lo sguardo basso. Era una cosa non da lui...

Chinandosi davanti alla sua figura, il fetore dell'alcol andò a mischiarsi al solito odore di menta che aveva il ragazzo. Lei non aveva mai bevuto più di un sorso a una festa, per di più rimanendone disgustata, perciò non riusciva per nulla a capire come qualcuno potesse ridursi così per un qualcosa di tanto disgustoso e poco salutare.

Lui la guardò, lasciandola di stucco. Al solito sguardo privo di una qualche epressione particolare, o a quello felice ma in modo inquietante, ne era andato a sostituirsi uno davvero dolce. Un po' timido e, avrebbe osato dire, imbarazzato. -Saeran...?- ripeté, incredula. Lui era... Davvero lui?

Non credeva che sotto tutta quella pazzia potesse avere un pezzetto ancora umano, normale e fragile. Come se volesse sorprenderla di più, le posò una mano sul volto in un gesto carico di sentimento; dolore soprattutto. -Perché hai bevuto?- domandò lei in un sussurro guardando prima la mano e poi gli occhi del ragazzo. Sebravano più verde acqua del solito ed erano lucidi. Aveva pianto o... stava per piangere?

-T... Tu M...mi hai ab...bandon...nato- sussurrò appena, ubriaco. Probabilmente non capiva neppure cosa stesse dicendo.

-Chi ti ha abbandonato?- domandò la ragazza cercando di aiutarlo ad alzarsi. Ma era più pesante di lei...

Improvvisamente esso si alzò, benché appena si reggesse in piedi, e piantò una mano sul muro dietro di lei, bloccandola. -Smettila c...con le bugie!- esclamò, ferito e arrabbiato.

Marileen gli posò una mano sul braccio, provando a calmarlo, dicendogli che andava tutto bene e cose così. Lui la ignorò bellamente. -S... Sei un bugiar...rdo...!- era straziante vederlo ridotto così...

-Non mi f...fido di te!-

Perché si sentì improvvisamente addolorata? Così... Non lo sapeva neppure lei, ma voleva aiutarlo in qualche modo. Era possibile? -Saeran... Ascoltami... Io non so co...- il ragazzo diede un forte pugno al muro, facendola così sussultare.

-P...perché non riesco... ad ucciderti?- domandò in un flebile sussurro prima lasciarsi nuovamente scivolare a terra e cominciare a piangere.

La rossa rimase interdetta e si guardò intorno ricerca di un modo per farlo tornare come prima... Almeno di solito non sembrava soffrire così tanto...
Si strinse le mani al petto e poi annuì convinta. Sì, lo avrebbe aiutato. Si chinò davanti a lui e gli prese il volto. -Saeran... Sono Marileen. La tua assistente- gli ricordò provando a farlo tornare alla realtà.

-M... C...- sussurrò quello che era da anni il soprannome della ragazza. Oramai la chiamavano in molti così. O almeno la chiamavano così prima che se ne andasse con l'albino...

-Sì, sono io- mormorò come se parlasse con un bambino. -Non ti abbandonerò, capito?-

Lui smise di piangere e si limitò ad essere molto sorpreso. Marileen sorrise tra sé e sé. -Perché sei triste?- gli domandò. Forse poteva finalmente scoprire qualcosa su di lui...

-Lui é più felice di me. Ha tutto quello che ho sempre desiderato...- mormorò preso improvvisamente in trance.

-Lui chi?- non riuscì a non domandare la ragazza, presa dalla curiosità.

-Mio fratello.-

"Lui ha un fratello?! Questo é davvero inaspettato...." pensò, presa di sprovvista. -Vorresti avere qualcosa che ha anche lui?- gli domandò.

Lui alzò lo sguardi su di lei e poi, stranamente, sui numerosi schermi. Alla fine Marileen li aveva dovuti riaccendere tutti per non perdersi qualcosa che sarebbe stato utile a Saeran. -Lui...- borbottò qualcosa il Choi prima di stringerla improvvisamente in un abbraccio.

"Lo sta facendo veramente?!" ne era sconvolta la diciottenne. Le parole di Saeran al loro primo "incontro" le ritornarono in mente. Aveva detto di essere migliore di un certo "lui", e se si fosse riferito al fratello? -Tu sei migliore di lui- disse stringendolo a sua volta.

-Non mi abbandonare- la supplicò ancora sotto l'effetto dell'alcool.

Probabilmente presto sarebbe tornato quello di sempre... Ma se anche solo una parte in profondità di lui era così gli sarebbe stata affianco e lo avrebbe aiutato. Non aveva idea di come fisse il fratello, ma per lei Saeran era meglio. Era sicura di poterlo salvare.

E così, la prima MC, quella che aveva fallito, si creò la sua missione personale: salvare Saeran da sé stesso e la pazzia.

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