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Autore: Huilen4victory    05/01/2017    2 recensioni
Il sistema mondiale sta lentamente cambiando e come tutte le fasi di cambiamento vi è paura, rabbia e dolore. In tutto questo c'è però il circolo ricreativo, e naturalmente Hakyeon, che non sembra affatto stanco di dare il benvenuto a nuove persone, amarle e cercare di sistemare i loro sogni infranti.
(N/Leo main, Hongbin/Ravi, Hyuk/Ken)
Genere: Angst, Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hongbin, Hyuk, Leo, N
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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A world for two – rivoluzione

 

 

 

Zero



Fare la spesa era diventato l'incubo settimanale di Hakyeon. Finche aveva vissuto da solo la cosa era stata molto più semplice, si era sempre limitato ad andare al reparto dedicato ai numeri zero, il che se chiedevi a Hakyeon era un po' offensivo perché non era come se loro mangiassero erba, afferrava una scatola singola di cibo ed era quanto. Ma non era solo, non più, aveva i bimbi da sfamare e Sanghyuk mangiava abbastanza per due persone. Poi, c'era Hongbin che lungo la strada si era praticamente auto eletto terzo membro della famiglia. Lui non mangiava troppo, ma i suoi gusti sembravano non coincidere mai con quelli di Sanghyuk o i suoi. Il risultato era che Hakyeon doveva comprare tre diversi tipi di prodotti per la prima colazione. Hakyeon sospirò.
"Per favore, ti lamenti solo perché devi spendere più soldi." Hongbin aveva sbuffato l'unica volta che il maggiore aveva osato lamentarsi.
"Sì Hakyeon hyung, non siamo neanche degni di due diverse marche di cereali?" Sanghyuk aveva avuto il coraggio di commentare, lanciandogli un'espressione da cucciolo ferito.
I bambini di quei tempi.
Comunque dal momento che la sua casa era stata riempita della presenza di quei due marmocchi, Hakyeon non aveva più avuto la necessità di andare al reparto numeri zero. Andava invece al reparto per tutti gli altri, le cosiddette persone normali che non avevano bisogno di una speciale area a loro dedicata. La gente gli sorridevano ora, non lo squadrava più malevolmente quasi prendere una scatola singola fosse un crimine. Era un sollievo ma anche profondamente ingiusto.

Le cose erano cambiate di recente, stavano ancora cambiando, ma il processo era lento e non privo di danni o stupide incomprensioni. Il governo non faceva che parlare di integrazione e di comprensione ed era bellissimo davvero che avessero iniziato a prendere in considerazione anche la minoranza esistente, ma considerazione non significava certo dedicare loro dello spazio specifico come se fossero un'altra specie umanoide, considerazione avrebbe dovuto significare invece essere finalmente visti come delle persone a tutti gli effetti. Tuttavia le abitudini sono difficili da cambiare e i fatti di qualche anno prima non aiutavano di certo ad alleviare la tensione.

Quindici anni prima i numeri zeri avevano vinto un'importante battaglia ribaltando le sorti di un referendum che si credeva dovesse passare facilmente. Non era successo, a quanto pareva c'era ancora un po' di senso di decenza nell'umanità, la quale non aveva voluto approvare una legge che segregasse ancora di più i numeri zero. O forse la cosiddetta perfezione della loro società era solo un concetto astratto usato come giustificazione per imporre lo stato delle cose, quando in realtà anche tra i numeri due c'era dispiacere e sofferenza. In ogni caso, lentamente ma con crescente audacia, i numeri zero avevano cominciato ad alzare la voce. Le proteste si fecero più frequenti e dalle ceneri del fallimento del referendum, il primo movimento politico di numeri zero prese vita. In un primo momento era stata una buona cosa avere qualcuno che parlasse in difesa della minoranza, soprattutto se il governo ancora cercava di fare il lavaggio del cervello alla popolazione e trattava il movimento come un piccolo gruppo di persone deviate. In qualche modo il movimento riuscì a esercitare una certa pressione e ad ottenere alcune concessioni, come la cancellazione della dichiarazione di status nei documenti o l'apertura ai numeri zero delle arti liberali, quest'ultima merito della battaglia congiunta di numeri zeri e un gruppo di numeri due. Hakyeon stesso era stato in grado di perseguire una carriera da ballerino grazie a quella battaglia vinta. Tuttavia le cose erano destinate ad andare nel peggiore dei modi. Hakyeon non sapeva che cosa esattamente fosse successo, era giovane allora e anche adesso il governo faceva del suo meglio per nascondere alcune questioni. Sapeva solo che ciò che era iniziato come una lotta pacifica per i diritti, divenne ben presto una guerra di colpi violenti da entrambi i lati. Il movimento dei numeri zero inevitabilmente si divise: un gruppo credeva che cambiamenti necessitavano tempo e che la battaglia per i diritti dovesse continuare in modo pacifico e attraverso soluzioni diplomatiche; l'altro gruppo riteneva invece che il processo fosse troppo lento e voleva invece una strategia più assertiva. Erano disposti a provare qualsiasi metodo al fine di raggiungere questo obiettivo. Anche la violenza. Naturalmente questo tipo di strategia non poteva che portare a conflitti con il governo e la polizia. Lo scontro si fece sempre più sporco ed entrambi le parti in conflitto finirono col pagare un amaro prezzo con l' "esplosione" che un novembre di cinque anni prima uccise centinaia di persone. Né il governo né il Movimento di liberazione, il nome del gruppo, rivendicarono mai la responsabilità dell'incidente che era costato così tante vite. Personalmente, Hakyeon riteneva che la colpa fosse di entrambi, indipendentemente da chi avesse messo fisicamente la bomba.
Delle persone erano morte, delle persone avevano perso i loro cari, numeri zero e numeri due senza nessuna distinzione.
Da allora il governo era stato più severo con qualsiasi forma di gruppo politico tra zeri e aveva vietato qualsiasi associazione che non fosse stata approvato prima dal governo. A sua volta, il Movimento di liberazione si era fatto più aggressivo e aveva raddoppiato gli sforzi e nel tentativo di combattere il sistema non si era fatto scrupoli a orchestrare aggressioni, manifestazioni e attacchi alle istituzioni pubbliche. Nel mezzo delle due estremità opposte dello spettro si trovava il resto della gente e quei numeri due e zero che avevano combattuto insieme per il progresso, ma in qualche modo erano rimasti intrappolati, incapaci di esprimere la propria opinione per paura di essere il bersaglio di una delle parti. Era triste. Era deplorevole. C'erano numeri due che erano amici o avevano famiglia tra i zero e viceversa, ma ora era tutto rovinato e la gente aveva cominciato a non fidarsi più l'uno dell'altro. C'è ancora speranza da qualche parte, Hakyeon era solito sussurrare ai suoi bambini, a Hongbin in particolare che aveva tanta rabbia dentro di lui. In realtà c'era speranza. La frazione pacifica di numeri zero esisteva ancora, ridotta di numero, ma lavorava ancora per cercare di appianare i rapporti tra due e zero attraverso la promozione di attività, workshop informativi e l'organizzazione di eventi culturali. Non avevano un nome perché volevano eliminare il concetto di etichetta. Hakyeon avrebbe aderito volentieri al movimento ma aveva i bambini di cui prendersi cura e un circolo ricreativo da guidare che al momento occupavano tutto il suo tempo. E tutto il suo cuore. Così aveva fatto del suo meglio nella sua piccola porzione di mondo, cercando di insegnare a Sanghyuk e Hongbin l'importanza dell'accettazione e dell'integrazione, cercando di insegnare loro che i numeri due non erano il nemico, che le persone con cattive intenzioni lo erano. E cercando di dare con il suo centro un luogo dove i giovani potessero incontrarsi, socializzare e imparare insieme indipendentemente dallo status. Era difficile perché la vita dei bambini era stata rovinato dall'attacco, ma ci provava comunque, cercando di lenire i loro cuori e di essere da esempio, perchè se voleva che loro fossero comprensivi lui stesso doveva essere il primo a vivere secondo i principi che declamava, anche se Hakyeon stesso come un numero zero aveva sofferto a causa dei numeri due.
A volte però non importava quanto duramente provava, sembravano inutili tutti i suoi tentativi di cancellare il dolore dagli occhi del suo Hyuk o la rabbia dal cuore di Hongbin. Così si prendeva cura di loro al meglio delle sue possibilità dando loro una casa dove potevano sempre tornare, un tavolo pieno di cibo e tutto l'amore con cui li poteva sommergere.
"Hyung, non ho più dodici anni. Smettila di darmi baci del buongiorno, sei disgustoso." Era sabato mattina e di solito Hakyeon lasciava dormire i bambini un po' più a lungo mentre andava al supermercato più vicino per comprare cibo per il fine settimana. Dal momento che gli piaceva svegliarsi presto non era raro trovare Sanghyuk e Hongbin ancora addormentati al suo ritorno. Onestamente Sanghyuk era così carino mentre dormiva che Hakyeon non poteva trattenersi.

"Sempre un bimbo ai miei occhi Hyuk."
"Ho 18 anni."
"In un mese. Hai ancora diciassette anni e poi Hongbinnie ne ha 19 ma si lascia coccolare." Hongbin, che si stava lavando i denti con la porta del bagno aperta, lo fulminò con lo sguardo.
"Non gli credere Hyukkie, a Hongbin piacciono ancora gli abbracci di questo hyung. Ecco guarda,” con la capacità che Hakyeon aveva perfezionato negli anni si precipitò in bagno e attaccò il più giovane che non poté difendersi. Sanghyuk ridacchiò dal letto guardando il broncio del suo fratello maggiore.
"Hyung!" Hakyeon ebbe pietà e lo lasciò andare, ma non prima di avergli dato una pacca sul sedere.
"Quando avete finito di lavarvi, scendete e venite aiutarmi con la colazione."
Entrambi annuirono, Sanghyuk sgusciando dal letto, instabile sulle sue lunghe gambe. Stavano crescendo così in fretta. Sanghyuk quell'estate aveva raggiunto l'altezza di Hakyeon e il maggiore aveva il sospetto che non si sarebbe fermato lì.
Hakyeon scese in cucina ad organizzare la spesa negli scaffali e tirare fuori ciò che gli serviva per cucinare.
"Lascia fare a me hyung,” disse Hongbin mentre prendeva dalle mani di Hakyeon le scatole.
"Grazie Binnie," Hakyeon rispose e l'altro sorrise. Erano bravi ragazzi, si comportavano come se non sopportassero i suoi gesti di affetto ma era solo per prenderlo in giro. Facevano sempre del loro meglio per aiutarlo con le faccende di casa e Hongbin avevano anche insistito per cercarsi un lavoro part-time e aiutare Hakyeon. Naturalmente lui non aveva voluto il suo denaro, per il momento il suo lavoro pagava abbastanza per tutti e tre, ma non gli impedì di lavorare, era un bene per Hongbin avere soldi per sé e cominciare ad essere indipendente. Il tempo passava così in fretta. Sembrava ieri quando un piangente quindicenne Hongbin aveva bussato alla sua porta. Come poteva Hakyeon non dargli il benvenuto? Era solo un insegnante allora, ma come era successo con Sanghyuk il suo cuore si era fermato e lui non aveva voluto lasciarlo andare. Doveva prendersi cura di questo ragazzo non importava come. Hakyeon aveva soltanto 27 un po' giovane per essere considerato una figura paterna per Sanghyuk e Hongbin, ma li amava come se fossero il suo stesso sangue. Erano la sua famiglia.
Il suo collega e amico dai tempi del college Jaehwan lo prendeva in giro dicendo che era un collezionista di gatti randagi e Hakyeon rideva perché Jaehwan ci teneva ai ragazzi quanto lui, anche se non vivevano a casa sua. Un esempio era come si era preso a cuore la formazione di Sanghyuk.
"Taci tu sei più preso di me". Jaehwan aveva riso allora perché era vero.
Proprio quando Hakyeon aveva iniziato a servire le uova e la pancetta Sanghyuk scese e aiutò il fratello a preparare la tavola. Qualcosa di cui Hakyeon era particolarmente felice era il rapporto che avevano Sanghyuk e Hongbin. Erano due ragazzi molto diversi e diversi erano i loro background ma in qualche modo avevano legato immediatamente. Un cuore ferito è in grado di riconoscere il suo compagno e infatti da quando Hongbin si era trasferito da loro lui e Sanghyuk si erano aiutati l'un l'altro come veri fratelli.
“Oh, ho così tanta fame! Mi piace la colazione del sabato e della domenica! Vorrei che fosse così tutti i giorni "esclamò Sanghyuk assaporando la pancetta.
"Non si può mangiare così ogni giorno o ti verrà un attacco di cuore prima di raggiungere i vent'anni," commentò Hongbin.
"Lo so! Ho solo detto che mi piacciono uova e pancetta." Sanghyuk protestò. Hakyeon sollevò gli occhi al cielo. Quei due bisticciavano anche come fratelli per le cose più inutili. In ogni caso, quello era il motivo per cui Hakyeon doveva acquistare due diverse marche di cereali. Hongbin era una persona molto precisa e aveva sviluppato una inclinazione per il cibo salutare mentre a Sanghyuk non importava che cibo c'era nel suo piatto fintanto che riempiva il suo stomaco. Hakyeon rispettava i loro punti di vista anche se cercava di limitare la quantità di cibo grasso che Sanghyuk divorava e allo stesso tempo di appianare le ossessioni di Hongbin. Era ammirevole che lui avesse un’educazione alimentare, ma a volte Hakyeon sospettava che tutta l'attenzione che Hongbin riponeva nelle sue scelte alimentari fosse solo un'estensione del suo bisogno di avere la situazione sotto controllo. Sospirò internamente al pensiero. Da bambino, Hongbin si era sempre sentito impotente e con gli anni aveva sviluppato alcuni trucchi che lo avevano aiutato a far fronte a ciò. Gli piaceva organizzare le cose e l'ordine, per esempio. Hakyeon un po' lo lasciava fare, amare la pulizia e l'ordine non era una brutta cosa per un giovane, ma a volte Hongbin esagerava con le sue tendenze ed era qui che Hakyeon interveniva. Sapeva sempre quando il suo ragazzo era sconvolto perché quando tornava a casa poteva essere sicuro di trovarlo a lucidare i bicchieri.

Hakyeon cercò di distrarsi da quei pensieri, chiedendo loro della scuola e così via, Sanghyuk si lamentò di come il suo ultimo anno di liceo sarebbe stata la sua fine, perché non avrebbe più avuto tanto tempo da dedicare alla danza. Hakyeon rise, a volte Sanghyuk gli ricordava così tanto il suo vecchio se stesso.
"A proposito poi dovrò andare al centro per controllare alcune cose e le attività del pomeriggio. Ve la cavate voi due qui da soli? "
Hongbin annuì distrattamente mentre Sangyuk invece chiese.
"Posso venire con te hyung?" usando il tono dolce che sapeva funzionava così bene su Hakyeon ma non quella volta.
"Hai fatto i tuoi compiti?"
"Ehm no? Ma posso farlo dopo, sai che sono il primo della classe ".
"Il fatto che tu sia intelligente non ha nulla a che vedere con i tuoi doveri Sanghyuk, quindi prima i compiti poi il centro. Potete venire entrambi dopo quando c'è l'evento. Jaehwan non arriverà se non nel pomeriggio.”
Sanghyuk annuì, ora che sapeva il suo hyung preferito non c'era non aveva alcun interesse nel continuare a protestare. Hakyeon sorrise. Nonostante tutti i tentativi di nasconderlo Sanghyuk era così ovvio. Lui ammirava Jaehwan da sempre e Hakyeon aveva sempre trovato adorabile il suo amore da cucciolo. Eppure Sanghyuk era cresciuto e l'ammirazione non era svanita come facevano sempre le cotte per i tuoi insegnanti e Hakyeon iniziava a preoccuparsi. Jaehwan aveva 27 anni come lui, quasi dieci anni più vecchio di Sanghyuk e quindi non un partner ideale per un unione. Anche se i rapporti tra numeri zero stavano cominciando ad essere più pubblici, Jaehwan era di un'altra generazione e così anche i suoi genitori, che lo avevano allevato molto severamente. Amava il suo migliore amico e amava Sanghyuk ma Hakyeon in qualche modo avrebbe preferito che il suo amore da cucciolo rimanesse tale. Perchè non voleva intervenire, davvero no.
"Hongbin hai intenzione di venire più tardi?” Chiese Hakyeon con un sorriso incoraggiante.
Hongbin sollevò lo sguardo dal suo piatto ormai vuoto.
"Mi dispiace hyung, ma non credo. Sarò occupato questo pomeriggio. "
"Hai piani con Wonshik?"
"Sì, qualcosa del genere."
"Ah beh, allora fa niente, saluta Wonshik da parte mia.” Hongbin annuì, ma di colpo si adombrò. Hakyeon non disse nulla si limitò ad alzarsi e prendere i piatti vuoti, ben presto aiutato dai ragazzi.
E mentre guardava Hongbin asciugare i piatti che lui lavava, Hakyeon non poteva fare a meno di preoccuparsi di nuovo. Ultimamente Hongbin aveva iniziato a comportarsi in modo strano. Hakyeon sapeva perché. Non importava quante parole diceva sulla somiglianza tra i numeri, lui non poteva cancellare il fatto che Hongbin era nato numero due. Che Hongbin, a differenza loro, aveva un'anima gemella da qualche parte.
La tragedia del loro mondo era che la maggior parte della popolazione aveva un'anima gemella la loro metà perfetta che non aspettava altro che trascorrere la vita insieme, mentre invece l'altra parte non ce l'aveva. Le persone che avevano l'anima gemella erano i numeri due, mentre gli altri erano i numeri zero. E la cosa poteva morire li, persone diverse con caratteristiche diverse, ma ovviamente non era così semplice. Perché essere un numero zero implicava che eri solo in questo universo, eri solo ad affrontare i disagi e le gioia della vita, che non c'era là fuori nessuno fatto per te. Era la tragedia del loro mondo e sin dalla prima esistenza dei zero essi erano stati guardati con disprezzo per la loro imperfezione, per il loro essere carenti, sbagliati. L'errore del sistema. Il rapporto tra i numeri due e zero era stato difficile e per lo più doloroso, con i numeri zero costretti a contrarre matrimoni combinati al fine di fingere uno status di numero due, fino a quando la pratica era diventata così comune che un velo di ipocrisia accettata si era diffuso in tutto il mondo con i numeri due che volentieri accettavano di essere ingannati se potevano continuare a fingere che i numeri zero non esistevano, come se fossero solo una piccola minoranza senza importanza. Le cose iniziarono a cambiare quando con il referendum fu proposto di approvare una legge che segregava i numeri zero. Per fortuna il voto fu ribaltato fino ad arrivare ai fatti del presente.

Quindi sì, Hongbin da qualche parte là fuori aveva un'anima gemella. Tuttavia uno dei motivi che lo avevano portato nella vita di Hakyeon era stata la sua risoluzione a non sapere mai chi fosse quella persona. Pur essendo un numero due non c'era niente che Hongbin disprezzasse più delle anime gemelle. Era triste perché Hakyeon voleva che Hongbin fosse felice e sapeva che per i numeri due era importante unirsi con la loro metà. Tuttavia non voleva forzarlo e commettere gli stessi errori dei suoi famigliari. Così lo proteggeva, nella speranza che un giorno lui sarebbe stato pronto e libero dalle sue paure. Il suo compito tuttavia diventava sempre più difficile, perché da quando Hongbin aveva raggiunto l'età di introduzione, l'età legale in cui le anime gemelle incontravano la loro metà, Hongbin aveva iniziato ad essere irrequieto e arrabbiato. Al punto che non gli piaceva andare più al centro. Troppi numeri due, aveva detto una volta a Hakyeon che lo aveva rimproverato. Ma sapeva che Hongbin aveva questa paura irrazionale di scoprire la sua anima gemella tra alcuni di loro.
Onestamente, Hakyeon era contento che avesse al suo fianco un amico come Wonshik. Wonshik era un bravo ragazzo, era morbido dove Hongbin era angoli spigolosi ed era flessibile dove l'altro era un muro invalicabile. La loro amicizia che aveva resistito nel corso degli anni alle prove più difficili aveva dato un equilibrio a Hongbin.
Quando ebbero finito di pulire la cucina i due andarono al piano di sopra a fare le loro faccende e a studiare, come bravi ragazzi responsabili. Hakyeon si sedette sul divano a guardare alcuni documenti del circolo e non poté fare a meno di pregare che i suoi ragazzi fossero sempre al sicuro e felici.

 

 

 

 

Taekwoon una volta sentì qualcuno dire "Sto vivendo perché non posso morire." Lui non ricordava dove avesse sentito quella frase, in quel momento infatti le parole non avevano avuto un senso per lui, non potevano perché lui era felice, la persona più felice del mondo intero.
Avevano senso ora però e il suo cuore sanguinava per l'ingiustizia di tutto questo.
C'era stata una volta in cui Taekwoon era stato il più felice essere umano in tutto il maledetto mondo. Aveva una moglie, la sua anima gemella, con la quale era stato insieme sin da quando si erano conosciuti a 18 anni e si erano timidamente tenuti per mano e Taekwoon sapeva che lei sarebbe per sempre stata l'unica persona che avrebbe mai amato così. Si sbagliava, naturalmente. Tre anni dopo nacque sua figlia e lui ebbe la sua eccezione. Sunmi la sua bambina.
Bevve un sorso dalla bottiglia. Lui non era mai stato il tipo che beveva alcolici e tuttavia ora in qualche modo l'alcol era diventato l'unica cosa che lo faceva andare avanti. No. Sunmi, Sunmi la sua bambina era ciò che lo faceva andare avanti.
Taekwoon ricordati di tua figlia, ricordati.
Bevve un altro sorso. Non aveva la più pallida idea di dove si trovava. Si ricordava di essere andato via dall'ufficio, aveva chiesto ore in più perchè lui non lavorava il sabato, ma aveva pregato il suo capo di dargli lavoro perchè temeva che se fosse rimasto più del necessario tra le mura della sua casa vuota avrebbe finito col perdere lentamente il senno e lui non poteva permetterselo, non importava quanto attraente fosse il pensiero di non ricordare più il resto, non ricordare il suo dolore. Aveva fatto una promessa ai suoi suoceri e a sua figlia e questa promessa lo legava ancora a questa realtà.
"Figlio mio, ti supplico, prova. Per tua figlia." Sua suocera sapeva quello che gli stava chiedendo e Taekwoon sapeva la gravità di quello che lui gli stava concedendo.
Dicevano che le anime gemelle muoiono insieme e in qualche misura la frase corrispondeva al vero.
Non esisteva una prova scientifica ma si supponeva che lo shock per un numero a due che non aveva mai dovuto passare un solo istante della sua vita con il pensiero di essere solo, fosse tale da portare un organismo al collasso. Qualcuno sosteneva che era per via della chimica che univa le anime gemelle. Il fatto era che quando un'anima gemella moriva la sua altra metà l'avrebbe seguita poco dopo. Era così per la stra grande maggioranza dei casi e la percentuale di persone che riuscivano a sopravvivere era così bassa da sembrare quasi impossibile. Quasi. La verità era che nessuno voleva parlare di questo, era probabilmente il più grande tabù del loro universo, un'altra di quelle imperfezioni che il loro mondo si dava tanto da fare a nascondere.

Era accaduto a Taekwoon. Spesso durante i deliri delle sue notti solitarie si chiedeva se ci fosse qualcosa di profondamente sbagliato in lui perché come, come, riusciva a muovere passi, a respirare l'aria di una realtà che non comprendeva più lei? Come poteva, quando il dolore era così annegante, la ferita così profonda che era come avere una lama affondata nel cuore? Era solo, la sua altra metà non c'era più, era solo, condannato a un'esistenza di incompletezza. E in qualche modo pur desiderando di morire tutte le mattine che aveva aperto gli occhi e lei non c'era, non vi riusciva. Non poteva.
Quando la luce dei suoi occhi era scomparsa dalla sua vita Taekwoon era crollato. La gente pensava che sarebbe morto in una settimana, ma sua suocera allora venne a supplicarlo. Era in lutto come lui, soffriva per la perdita della figlia ma era abbastanza lucida da capire la gravità della situazione e con la determinazione di una madre gli chiese di vivere perché c'era ancora qualcuno che aveva bisogno di lui, quindi lui non poteva morire.
I suoi suoceri erano vecchi. Suo suocero non viveva più in casa, ma era stato ricoverato in una struttura a causa della gravità della sua malattia. Tuttavia nonostante le mani già piene e dal momento che Taekwoon non era in grado di prendersi cura di se stesso men che meno di sua figlia, sua suocera aveva preso la nipote con se. I genitori di Taekwoon erano da tempo passati a miglior vita e la sua Sunmi non aveva nessuno tranne i suoi nonni da parte di madre e lui. Ma suo suocero sarebbe morto presto e sua moglie dubitava che alla sua età sarebbe stata in grado di sopravvivere al colpo della scomparsa della sua anima gemella e Sunmi sarebbe dunque rimasta sola.

Così Taekwoon doveva sopravvivere, doveva rimanere in vita per sua figlia anche se questa vita lo stava consumando dentro.
Sono un morto che cammina.
Fino ad allora comunque, fino a quando non sarebbe stato necessario per lui rimanere non solo vivo ma anche lucido, Taekwoon doveva far fronte alla sua perdita in qualche modo e quindi lavorava un numero imprecisato di ore e beveva per intorpidire il dolore. Era patetico, era un essere immondo, la sua anima gemella sarebbe stata così delusa di lui, ma lei non era più lì e quello era il suo unico modo, perché quando non lavorava o dormiva Taekwoon non voleva sentire più del necessario. La sua luce era scomparsa da questo mondo e si era portato con sé tutto.

Sono un morto che cammina, sono un morto che non può morire.
Stava barcollando per le strade. Sapeva che stava probabilmente dando un triste spettacolo di se, ma a lui non importava, il mondo non si curava di lui e lui era un nessuno per loro comunque.
Sentì risate di bambini e questo lo fece fermare . Pensò a sua figlia che era al sicuro con la nonna, ma che non poteva visitare perché i fantasmi non potevano vedere i vivi e lui era un'ombra.

Sunmi, aveva promesso di provare per Sunmi. Si lasciò cadere, le gambe non riuscirono più a sopportare il suo peso a causa della sua ubriachezza e si lasciò cadere in un vicolo sporco. E li rimase.

 


La giornata era stata davvero emozionante. Il circolo ricreativo aveva previsto un laboratorio di pittura per gli studenti più giovani del loro centro, era un modo per far socializzare i bambini di più, per i genitori di conoscere altre famiglie e per invitare i non iscritti ma interessati alle attività del centro a conoscere come questi funzionava. Il precedente direttore organizzava questo tipo di eventi una volta al mese e Hakyeon e il consiglio dei docenti avevano mantenuto la tradizione.
Come aveva avvertito Hongbin non era venuto ma Sanghyuk era apparso di primo pomeriggio dopo aver assicurato a Hakyeon che sì aveva finito i compiti e aveva solo un capitolo da leggere e poteva farlo di domenica. Hakyeon aveva sospirato ma lo aveva fatto entrare, non poteva resistere al sorriso di Sanghyuk. Il più giovane in ogni caso era corso subito da Jaehwan e l'uomo gli aveva accarezzato dolcemente la testa in un gesto affettuoso. Sanghyuk aveva aggrottato la fronte, ma Hakyeon era stato sollevato. Almeno Jaehwan pensava ancora a Sanghyuk come il bambino che era ancora. Scosse la testa. Non voleva pensarci. In ogni caso, l'evento era stato un successo e doveva ammettere che l'aiuto supplementare di Sanghyk era servito, soprattutto per tenere a bada i bambini più energetici.
Erano quasi le sei e Hakyeon aveva mandato a casa Hyuk un'ora prima con Jaehwan mentre lui era rimasto per salutare le famiglie e attendere che gli ultimi genitori venissero a prendere i figli che erano venuti da soli.
Ma mentre chiudeva la porta principale del centro vide un uomo accasciato nel vicolo accanto all'edificio. In un primo momento, Hakyeon saltò di qualche metro per lo spavento, poteva infatti essere un ladro o una persona con cattive intenzioni. Purtroppo, i casi di vandalismo non erano qualcosa di nuovo per il loro centro, anche se era da un po' che non succedevano. Ma poi guardando meglio vide che l'uomo non si muoveva. Hakyeon si fece prendere dal panico. Oh mio Dio, e se il tizio era morto, oh mio Dio. Cercando di raccogliere un po' di coraggio perché non poteva lasciare che un eventuale morto o ferito giacesse nel vicolo accanto al suo centro, fece qualche passo verso l'uomo. Nessun movimento venne dalla figura accasciata. Quando fu a un metro di distanza, le sue narici furono attaccate da un odore pesante di alcol e fu allora che notò la bottiglia vuota accanto all'uomo. Facendo un altro passo e accovacciandosi Hakyeon vide che grazie a dio il tizio respirava ancora, ma significava anche che c'era un uomo ubriaco e svenuto che giaceva nel vicolo accanto al suo centro. Hakyeon sospirò. Che diamine. E ora che cosa doveva fare, chiamare un'ambulanza, la polizia? Onestamente Hakyeon voleva tornare dai ragazzi e non avere a che fare con la polizia, lo rendeva nervoso e, a giudicare dallo stato attuale dell'uomo questi era probabilmente un numero zero perché i numeri due non avevano bisogno di bere per dimenticare, loro erano sempre felici. E quell'uomo sembrava qualcuno che aveva appena bevuto per dimenticare. Hakyeon era un esperto in materia. Oltretutto lui non voleva consegnare un numero zero alla polizia, non importava se il tizio era stato così stupido da bere fino a perdere conoscenza. Forse poteva provare a svegliarlo e dirgli di andarsene. Hakyeon fissò il suo viso addormentato. L'uomo non sembrava pericoloso e, a giudicare dal modo in cui era vestito, sembrava un impiegato che aveva esagerato durante l'happy hour. Sospirando Hakyeon punzecchio l'uomo nelle costole, in un primo momento con delicatezza poi, quando l'uomo non sembrò avere alcuna intenzione di svegliarsi, lo fece con più insistenza e infine lo afferrò per le spalle e lo scosse.

"Ehi, amico. Svegliati! "Supplicò Hakyeon.
"Dai svegliati non posso stare qui tutto il giorno! Non farmi chiamare la polizia! "
l'uomo improvvisamente si mosse e Hakyeon avrebbe potuto fare una danza di gioia per il sollievo. Poi aprì lentamente gli occhi.
Hakyeon sentì l'aria lasciare i polmoni. Era il paio più bello di occhi che avesse mai visto in vita sua e lui era stato con un sacco di bella gente grazie tante. Era anche il paio di occhi più triste che avesse mai visto e lui aveva incontrato un sacco di persone tristi, compreso se stesso, quando una volta guardandosi allo specchio aveva visto il viso di una persona distrutta. Era stato prima di incontrare Sanghyuk, quando era giovane e confuso e il peso della solitudine era troppo per il suo cuore, quando non sapeva come affrontare il dolore del suo destino di.
Dicevano che Hakyeon fosse un uomo generoso perchè aveva preso con se due bambini in difficoltà, senza legami di sangue o obblighi di sorta. Ma Hakyeon sapeva che lui non aveva salvato nessuno erano stati i bambini che gli avevano dato una ragione di vita, loro erano la forza che lo faceva svegliare ogni mattina con entusiasmo, erano la sua ragione.
Lo sguardo di quest'uomo ricordava a Hakyeon gli occhi di Sanghyuk quando lo avevo preso con se dopo che i suoi genitori erano morti nell'esplosione. Gli ricordava Hongbin quando aveva lasciato la sua famiglia alle spalle.
"Hey stai bene?" Chiese Hakyeon. Buon lavoro Hakyeon. Vai con le domande inutili.
L'uomo sembrava confuso, sbatté le palpebre un paio di volte, probabilmente cercando di mettere Hakyeon a fuoco, ma non appena si rese conto di quello che stava succedendo, fece scivolare via la mano di Hakyeon dalla sua spalla come se il suo tocco lo avesse bruciato.
Non rispose e uso invece il muro per alzarsi, rifiutando qualsiasi aiuto.
"Vuoi che chiami qualcuno?” Chiese Hakyeon incerto e un po 'preoccupato. Era evidente che l'uomo aveva tutta l'intenzione di andare via senza dire nulla e non sembrava completamente stabile . Sì, sapeva che il tizio stava facendo esattamente quello Hakyeon aveva desiderato prima, ma ora che lo aveva guardato negli occhi non era più così sicuro.
"Aspetta! Vuoi che chiami qualcuno? Non posso lasciarti andare in queste condizioni. "Hakyeon disse ancor seguendolo.
L'uomo si fermò bruscamente e Hakyeon finì quasi per scontrarsi con la sua schiena.
Si voltò e con la voce più morbida che Hakyeon avesse mai sentito, disse.
“Non ho nessuno." E poi voltandosi di nuovo, si allontanò.
Hakyeon rimase congelato sul suo posto a osservare l'altro scomparire dalla sua vista.
Incrociò le braccia sul petto. Improvvisamente aveva freddo.

 
   
 
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