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Autore: Alexa_Akane    05/01/2017    0 recensioni
Anno 1493.
L'America è appena stata scoperta.
Le navi sono sempre più utilizzate come mezzo di trasporto, non solo dai commercianti ma anche dai pirati...
Tra di loro, il più temuto fra tutti i sette mari, colui che aveva saccheggiato dozzine di navi da carico, colui che aveva rubato migliaia di tesori e colui che è conosciuto per la sua ricerca sfrenata del tesoro più grande di tutti… Atlantide.
Lo spagnolo Antonio Fernandez Carriedo.
Spietato, sanguinario e donnaiolo, questi erano gli aggettivi a lui affibbiati.
Solcava i mari insieme alla sua amata nave Dolores e la sua fidata ciurma… ma la storia che andremo a raccontare inizia dopo un incontro che cambiò letteralmente la vita del pirata...
Genere: Avventura, Erotico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Gilbert, braccio destro e uno dei più fidati del capitano, corse dentro la cabina di quest’ultimo, gli occhi rossi spalancati come se avesse appena visto un fantasma e il respiro affannato.

"Antonio! Devi venire subito fuori!" Esclamò l'albino, raggiungendo la scrivania di legno scuro dietro la quale si trovava l’amico, battendo le mani sulla superficie lucida. Antonio, che fino a pochi secondi prima stava tranquillamente studiando un’intricata mappa ingiallita, si limitò a sospirare, ormai abituato a tutte le volte in cui Gil si fiondava da lui, la maggior parte delle volte per cose di nessuna rilevanza. Pensò che quella era una delle tante altre volte, dove magari aveva trovato assieme a Francis qualche schizzo di donne tra le amache dei marinai o il fatto che il suo Gilbird fosse tornato da lui. Purtroppo, non sapeva che in quel momento, l’albino aveva veramente qualcosa di grosso tra le mani.

"Ora non posso Gil, sono occupato a tracciare la prossima rotta." Lo scacciò via, agitando pigramente la mano senza neanche guardarlo, troppo intento a leggere le sue cartine sulla sua imponente scrivania.

"Mi dispiace ma devi venire assolutamente!" Insistette il ragazzo, sporgendosi così tanto verso lo spagnolo che quasi si trovarono fronte contro fronte. "Devi vedere cosa abbiamo trovato!"

"Ahhhh..." sospirò arreso il capitano, alzando finalmente lo sguardo verde sull’amico, notando il suo sorriso a trentadue denti. "Gil se è una cazzata ti mando a dormire coi pesci" disse minaccioso, alzandosi dalla propria comoda poltrona e seguendolo fuori dalla cabina.

"Ti posso assicurare che non lo è!" gli fece strada sul ponte dove praticamente tutto l'equipaggio si era radunato attorno a qualcosa.

"Fatemi passare" ordinò lo spagnolo, volendo finire questa questione il prima possibile. I suoi sottoposti fecero immediatamente come gli era stato detto, continuando però a guardare stupiti una sirena intrappolata dentro la rete da pesca.

 

Oh… allora non era una cazzata…

 

"Ma guarda guarda chi abbiamo qui!" disse Antonio, avvicinandosi alla preda con sguardo maligno e un sorriso che mandava una scintilla pericolosa ai suoi occhi smeraldo.

Incastrato nella rete, assieme ad alcuni pesci, si trovava un ragazzo dai capelli mori… ma invece delle gambe, una stupenda coda azzurra era attaccata al suo busto. Le scaglie erano lucenti, come i suoi occhi ambrati che in quel momento guardavano con un misto di paura e rabbia quegli umani che lo avevano strappato al mare.

Corrucciò ancora di piú le sopracciglia quando vide il capitano fare capolino.

"Allora non parli?" gli chiese lo spagnolo, guardando dall’alto al basso il povero ragazzo in trappola.

L'unica cosa che fece fu ringhiargli contro, portandosi la coda al petto per cercare di allontanarsi di più da quei maledetti.

"Sembra che non voglia parlare..." constatò il pirata dall’atteggiamento scontroso e antiproduttivo che stava avendo la sirena. Poi gli venne in mente… "Tu non sarai mica uno degli abitanti di Atlantide??" chiese e il suo sorriso si fece leggermente più ampio.

La sirena si morse le labbra, voltando la testa dall'altra parte e tentando per l'ennesima volta di liberarsi dalla rete.

Lo spagnolo sogghignò. Aveva fatto centro!

Era l'occasione della vita e non se la sarebbe fatta scappare tanto facilmente.

"Dimmi dove di trova Atlantide!" gli ordinò, allungando una mano per prendere rudemente tra le dita delle ciocche more dell’altro, costringendolo ad alzare lo sguardo verso di sé.

Il ragazzo si limitò a lanciargli un'occhiataccia, muovendo in uno scatto la coda per schizzargli dell'acqua che vi era rimasta sopra, che gli arrivò dritta in faccia

"Che sfacciato..." disse stizzito, asciugandosi il viso e lasciando la presa, spingendo di conseguenza indietro la sirena. Estrasse la spada e gliela puntò alla gola. "Troverò un modo per farti parlare..." aggiunse con un tono sadico.

Il povero ragazzo sobbalzò leggermente, spalancando gli occhi per la paura e alzando il mento per evitare di essere colpito dalla lama. Riportò la coda il più vicino a sé, cercando di nuovo di allontanarsi ma con la rete a tenerlo fermo era impossibile.

Antonio gli si avvicinò tenendo sempre la lama puntata alla gola "Sarà divertente vederti pregare perché io la smetta~" ridacchiò prima di levare la spada e rimetterla nel fodero. Si voltò, facendo per andarsene prima di girarsi verso uno della ciurma. "Legatelo." ordinò, indicando il moro con il pollice da sopra la spalla, ricominciando a camminare.

Gilbert prese il braccio della sirena, strattonandolo verso di loro e liberandolo dalla rete. La povera preda cercò di liberarsi ma altri uomini gli si avvicinarono, legandogli i polsi dietro la schiena.

"Ora mettetelo da qualche parte dove non potrà scappare." ordinò Antonio prima di ritornare nella sua cabina. Sospirò e si appoggiò al legno della porta, passandosi una mano tra i capelli prima che un sorisetto sadico gli piegasse le labbra. La fortuna finalmente era dalla sua…

 

"Agli ordini!" Disse sorridente Gilbert, prendendo in stile sposa il moretto e iniziando a portarlo sottocoperta, ignorando il fatto che il prigioniero si stesse dimenando come non mai.

"Bene principessina! Ecco a lei la vostra stanza" aprì una stanza dove c'era una vasca di ferro. La riempì d'acqua, buttandoci dentro il ragazzo e slegandogli un secondo le mani per poi riprenderle e legargli i polsi ad un gancio lì vicino. Cercò di liberarsi ma, di nuovo, era inutile.

"Spero che il suo soggiorno le piaccia!" Terminò l'albino, ridacchiando prima di uscire dalla stanza e chiuderla.

 

 

Dopo qualche ora, la sirena era ancora in quella vasca, con la testa appoggiata al muro al suo fianco mentre muoveva con fare annoiato la coda nell'acqua. Doveva scappare, doveva trovare un modo per andarsene… e al più presto.

Antonio aprì improvvisamente la porta della stanza dove si trovava la sirena ed essa sobbalzò, guardando dietro di sé per vedere chi fosse entrato. Ringhiò contro al pirata, voltando di nuovo la testa e portandosi la coda contro il petto, rimanendo con lo sguardo puntato sull’acqua.

"Allora..." prese una sedia e si sedette a gambe aperte, le braccia e il mento appoggiate sullo schienale "Ti piace la tua stanza?"

La sirena non lo guardò, né spiaccicò parola.

"Facciamo i difficili? Non vuoi mica vedermi arrabbiato, vero?" disse sorridendo Antonio, trovando divertente come il ragazzo davanti a sé sembrasse tanto ostinato.

A quel punto il moretto lo guardò con la coda dell'occhio e schiuse le labbra.

"Tsk..." Poi voltò di nuovo la testa, incrociando le braccia.

"Va bene… ora l'Antonio buono se ne va..." si alzò dalla sedia "...e arriva l'Antonio cattivo" disse malignamente, avvicinandosi a lui e prendendogli rudemente il volto con una mano. L’altro spalancò gli occhi, costretto a incrociare lo sguardo con quello verde dello spagnolo. In quel momento notò la scintilla malsana che li accendeva, facendolo raggelare per la paura.

"Cosa potrei fare per farti parlare?" iniziò a inclinargli il volto, come per osservarlo meglio. Come se fosse un oggetto da ammirare. "Lasciarti senza cibo per giorni, staccati le squame una a una oppure lasciati appeso al sole aspettando che mi implori per una goccia d'acqua, quale preferisci?"

La sirena digrignò i denti, corrucciando le sopracciglia e liberandosi il viso con uno scatto. "Non ti dirò MAI dove si trova Atlantide, bastardo di un pirata" gli ringhiò contro, parlando per la prima volta dopo essere stato pescato e rivelando una voce soave e caratterizzata da uno spiccato accento italiano.

"Ma che bel caratterino~" ridacchiò il capitano, sorridendo. "Come ti chiami carino?" chiese, improvvisamente interessato a lui.

"Tsk, perchè dovrei dirtelo?" Rispose con tono arrabbiato l’italiano, tirandosi indietro una ciocca di capelli che gli stava ricadendo davanti gli occhi.

"Visto che passeremo MOLTO tempo assieme dovrò pur sapere il tuo nome" ridacchiò Antonio, inclinando la testa e appoggiando la guancia sul dorso della mano.

Gli lanciò un'occhiataccia, voltando il viso dalla parte opposta."...Lovino..." Mugugnò. No, non glielo stava dicendo perchè glielo aveva chiesto! Ma perchè non voleva che se ne uscisse con nomignoli o altri modi per riferirsi a lui.

"Lovino, eh… il tuo nome è carino quasi quanto il tuo visino" disse come per provocarlo, sorridendo e scompigliandogli i capelli.

"Non darmi del CARINO, bastardo!" Lovino riportò lo sguardo su di lui solo per guardarlo male. Mormorò a denti stretti qualche altro insulto prima di passarsi una mano tra i capelli per aggiustarli.

Antonio non lo ascoltò.

"Ora tocca a me presentarmi. Io sono Antonio, mucho gusto" si presentò, permettendosi di accentuare l’accento spagnolo nel proprio tono per farlo sembrare più provocante.  "Ora che ci siamo presentati, mi diresti dove si trova Atlantide?"

"Scordatelo" si limitò a dire l’italiano, continuando a guardarlo male.

"Facciamo un patto: la tua libertà in cambio del tesoro sommerso di Atlantide. Ci stai?"

"Secondo te sono tanto egoista da mettere in pericolo i tesori della mia città, della mia gente, solo per questo?" Corrucciò di più le sopracciglia. "Preferirei morire piuttosto che dirtelo"

"Le persone sono tante cose. Uomini o sirene che siano, pensano solo a se stessi..." disse serio il pirata e i suoi occhi si fecero più duri.

Lovino allora, non riuscendo più a sopportare il conflitto che stavano avendo i loro sguardi, voltò la testa, mordendosi le labbra. "Comunque, non te lo dirò...non ti permetterò di arrivare ad Atlantide..."

"Questo lo vedremo" Sogghignò Antonio, tornato improvvisamente come pochi minuti prima, estraendo la spada.

La sirena spalancò gli occhi, cercando di allontanarsi dallo spagnolo. Non avrebbe parlato, non poteva! Non avrebbe potuto continuare a vivere con se stesso sapendo cosa aveva fatto!

Il pirata fece calare la spada in un gesto veloce e preciso, tagliando le corde che tenevano legato la sirena con estrema facilità.

Lovi allontanò lentamente le mani dal gancio arrugginito, accarezzandosi i polsi rossi. Spostò esitante lo sguardo sul pirata, confuso e diffidente delle sue azioni.

"P-perchè mi hai liberato?"

"Per portarti sul ponte"

"...Cosa?" Non capiva cosa aveva in mente il pirata… ma non gli piaceva...

Antonio lo prese e se lo mise sulla spalla come un sacco di patate, portandolo fuori dalla stanza e avviandosi fuori dalla sottocoperta.

"H-hey! Mettimi giù! Bastardo, mollami!!" Lovino iniziò a colpirgli la schiena con i pugni, muovendo la coda nel cercare di colpirlo sul viso, senza però riuscire a raggiungerlo data la posizione.

Una volta arrivato sul ponte la sirena fu buttata malamente a terra con un tonfo.

"Chgi!" Esclamò quando fece contatto con il legno del pavimento. Si alzò sulle braccia, lanciando un'occhiataccia al capitano.

"Prendetelo e appendetelo da qualche parte " ordinò serio Antonio senza però che il suo sorriso lasciasse le proprie labbra.

Il moretto spalancò gli occhi, sentendo qualcuno prenderlo per le braccia e legargli di nuovo i polsi. "No! Lasciatemi, brutti bastardi!" Cercò di ribellarsi, ma presto altre braccia si unirono e lo trascinarono verso l'albero maestro, mettendogli un cappio al termine della coda e lanciando l'altra estremità oltre uno dei pali, iniziando ad issarlo. Lovino sobbalzò, tremando leggermente per la paura nel sentirsi trascinare via dal pavimento. Cercò di aggrapparsi a qualcosa ma non ne ebbe il tempo e si trovò velocemente sottosopra.

"Ora riformulo la domanda..." Antonio si schiarì la gola, avvicinandosi alla sua preda e piegandosi leggermente in avanti per avere il suo viso a pochi millimetri di distanza. "Dove si trova Atlantide?"

Lovino gli sputò sulla guancia, guardandolo con tutto l’odio che aveva in corpo.

"Non te lo dirò MAI"

Il capitano si tolse schifato lo sputo dalla guancia, ricambiando lo sguardo che gli stava rivolgendo la sirena. "Ti lascio riflettere, magari un po' di sole ti SCHIARISCE le idee!" disse, tentando di mantenere la calma e dirigendosi verso la sua cabina, sbattendosi la porta alle spalle.

La testardaggine di quel tipo lo infastidiva, ma prima o poi avrebbe ceduto, questo è quello che pensava Antonio.

 
   
 
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