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Autore: Theresa    05/01/2017    0 recensioni
Ad Hogwarts e nel mondo magico la guerra è ormai presente mentre a Londra ed in Inghilterra la crisi economica fa da padrona.
In questo enorme caos la vita dei malandrini, uno in particolare, e di una particolare ragazza si intrecceranno nel cercare la salvezza.
Dal 1° capitolo:
-Si,sono un Black.- aveva iniziato Sirius -Non ho scelto io di esserlo, ma insomma, sono meglio di tutti voi, nobile casata dei miei boccini, messi insieme.- Si era alzato e diretto in camera deciso ad andarsene...
Si calò dalla finestra e disse addio a quella casa, il nottetempo lo aspettava e lo avrebbe portato lontano...
Genere: Drammatico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: I Malandrini, James Potter, Lily Evans, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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STORIA DI UNA PIUMA

 

Sirius spalancò la porta gridando che era la persona perfetta e Wolf rimase per un secondo immobile, sorrise leggermente mentre arrossiva.
Subito, però, Sirus cambiò espressione, da quella colma di felicità e orgagogliosa passò ad una più truce quasi arrabbiata. Di nuovo Wolf non fece niente, se la prima frase le aveva quasi dato il coraggio di fare quella che ora sembrava una cazzata, ora tutta la sua determinazione era svanita in un soffio. Sirius si voltò tornando ad assumere una postura quasi piegata su se stessa, tutta la stanchezza, il sonno arretrato che aveva accumulato nelle ultime settimane si faceva sentire, il tutto appesantito da un pensiero ulteriore. A Moody serviva un infiltrata credibile che conoscesse già le dinamiche tra la Parkinson e le famiglie purosangue, subito, non aveva mesi per prepararla, era stata una fortuna riuscire a non far trapelare la notizia, e per il momento non aveva nemmeno le informazioni adeguate per farlo. A Sirius serviva sapere che Wolf non fosse in pericolo, o almeno non così in pericolo, non così vicino a Voldermort.
-Che succede?- chiese lei scocciata per motivi che lui nemmeno immaginava. Wolf entrò senza fare complimenti e lasciò gli anfibi affianco alla finestra a vetri. La chiuse mentre Sirius se ne andava a distendersi sul divano con le gambe a penzoli dal poggiolo.
Il ragazzo non aprì bocca, Wolf lo osservò per qualche secondo senza aspettarsi una risposta. Sirus aveva chiuso gli occhi e sembrava completamente perso nei suoi pensieri. La ragazza si distese a pancia in su sul tappeto bianco e immacolato, affianco a lui, che per lei era mille volte meglio di quel divano. Piegò le gambe e intrecciò le dita appena sotto il seno.
-Hai intenzione di dirmi cosa non va o starò qui a fissare il soffito per il resto della serata?- chiese effettivamente guardando il soffitto bianco e notando che vi era una ragnatela. Sirius mugungnò irritatò, si agitò leggermente sul divano sbattendovi i piedi una o due volte, si porto le mani in volto per strofinarlo più volte. Wolf aspettò che cominciasse a parlare, dovette aspettare qualche minuto prima che lui decidesse finalemnte di far uscire da quelle labbra serrate qualcosa.
-Mettiamo che, solo per ipotesi, gli auror avessero la possibilità di fare qualcosa, qualcosa che potrebbe portarci a un passo più vicino a vicere questa guerra.- Sirius aprì gli occhi e le lanciò un occhiata di sfuggita.
-Presumo ci sia un ma.- lo aiutò lei non distaccando gli occhi dal soffitto.
-Ma sarebbe terribilmente rischioso per la persona coinvolta.-
-Voi auror siete sempre in pericolo.- rispose la ragazza.
-Ma questa persona non sarebbe un auror, sarebbe un civile. Metti che sia importante, ma sarebbe davvero in pericolo. Metti che...qualcuno di noi conosca questa persona, che sarebbe perfetta per il compito, ma vi tenga molto....davvero molto e non la voglia mettere in pericolo.- Sirius si fermò e si passò nuovamente le mani sul viso.
Wolf gli laciò rapidamente un occhiata -Ti ricordi la scorsa settimana, martedì?- Sirius non rispose alla domanda.
-Ti ho trovato qui, ancora pieno del sangue di Gillian. Eri sconvolto, hai di detto che avresti fatto di tutto pur di mettere fine a questa guerra per far si che un'altro dei tuoi compagni non morisse a quel modo. Ti ricordi Tommy, quel bambino, avete fatto di tutto ma come altri è morto Sabato in un attacco. Pensa a James che tra poco uscirà dall'ospedale.- Wolf tornò a fissare il soffitto sopra di se con più intensità -Se conosci un modo per mettere fine a questa guerra più velocemente sai perfettamente cosa fare.- Wolf allungò la mano e strinse la sua -Sfortunatamente ti sei circondato di gente che farebbe di tutto per mettere fine a tutto ciò. Ora dimmi che è successo.- Sirius le strinse la mano e chiuse gli occhi, sospirò profondamente.

Wolf aveva messo in chiaro alcune condizioni per quella missione suicida, condizioni che aveva discusso direttamente con il capo del dipartimento di difesa. Di tutta quella faccenda ne erano a conoscenza solo Moody, alcuni due mebri della sua squadra, tra cui Sirius, il capitano e pochi altri che lei aveva conosciuto personalmente negli ultime due giorni.
Alle tre del Sabato mattino,Sirius, l'aveva portata da Moody che l'aveva studiata con occhio critico e poi sottoposta ad un interrogatorio, sotto veritaserum, per poter capire se era affidabile e se conoscceva abbastanza la situazione.
Dopo di che erano state provate le sue conoscenze sul mondo delle famiglie purusangue, era venuto fuori che per certi aspetti ne sapeva di gran lunga più degli auror, per altri era leggermente più carente ma niente che non si potesse sistemare prestando un po' di attenzione. La cosa che preoccupava più tutti quanti era il fatto che lei non aveva nessuna preparazione nel campo della legilimanzia, chiunque poteva rovistare nella sua testa a piacimento. Proprio per questo, dopo essersi assicurati che in altri aspetti fosse passabile, aveva passato quasi l'intera domenica, fino a solo una qualche ora prima, ad esercitarsi nell'alrte di chiudere la mente.
Moody aveva frugato nella sua mente, in lungo e in largo malgrado tutti i suoi sforzi, sembrava riuscire ad arrivare quasi ovunque.Più si scavava nel suo passato più la ragazza sembrava essere in grado di mettere un blocco, ricordi e pensieri sfumavano, si distorcevano o si bloccavano, ma molto più difficile era celare i pensieri superficiali. Si, era migliorata, lo stesso auror era stato sorpreso da quanto la ragazza sembrasse aprendere in fretta, ma non era abbastanza. Proprio per questa sua carenza erano davvero in pochi a conoscenza della missione, non solo per tenere al sicuro lei, ma anche per fornire meno dati possibili al nemico nel caso fosse stata scoperta.
In quel momento si trovavano in una camera di un hotel alla periferia di Diagon Alley, era ben poca cosa, ma Wolf non era poi così abituata al lusso. Quel posto sarebbe stato il suo rifugio, dove si sarebbe diretta per riprendere le sue sembianze e poi incontrarsi con gli auror, non lì, ma in altri luoghi concordati in precedenza a seconda di un codice che sperava con tutte le sue forze di non dimenticare.
Aveva appena finito di ripetere a Moody la storia che avrebbe dovuto propinare ai magiarmorte per la sua assenza, nella stanza oltre a loro c'era Sirius e, come era piccolo il mondo, l'amazzone bionda.
-Posso rimanere qualche minuto da sola con Sirius?- chiese all'auror. Lui la scrutò con i due occhi azzurri, così vividi che sembravano passarle attraverso. -Tre minuti.- borbottò burbero e auotiritario. Poi uscì dalla stanza facendo segno anche a Jolene di uscire. Jo lanciò un occhiata alla serpe ma non disse niente ed eseguì l'ordine del suo superiore, con il quale lavorava ormai da un anno.
La porta si richiuse dietro di loro, Wolf sapeva che Moody poteva sentire attraverso i muri, a causa di un incidente in un attacco aveva perso un orecchio e gli era stato rimpianzata con qualcosa di decisamente più magico, ma cercò di sforzarsi e credere che la conversazione sarebbe rimasta privata. Aveva inoltre la strana sensazione che Jo si sarebbe messa con l'orecchio attacata al legno della porta per poter captare qualcosa della conversazione.
-Sei agitata?- chiese Sirius avvicinandosi a lei e prendendole la mani che lei s stava torturando fino a poco prima.
Wolf ghignò leggermente, non aveva ancora preso la pozione polisucco ma già indossava un vestito gotico dalla gonna corta che sicuramente avrebbe indossato la maggiore delle sorelle Parkinson, la loro corporatura era molto simile.
-Terrorizzata.- confessò lei, Sirius notò che stava leggermente tremando -Ma lo abbiamo detto tutti, non dovrei avere contatti diretti con il Signore Oscuro, no?- disse facendo un passo indietro e lasciando le mani del ragazzo.
-Esatto, non dovresti dover ingannare direttamente lui, solo-
-Solo le stesse persone che ho ingannato per tutta la vita.- rispose Wolf girando su se stessa e dando le spalle a lui. -Insomma Cissy, Zabini, Bella...- fece qualche passo, Bella ancora la terrorizzava, aveva paura che le allucinazione riprendessero se l'avesse rivista, la lasciavano in pace ormai da settimane -Più un'altra ventina di magiarmorte tra cui i miei "genitori" e e il mio "caro fratello maggiore". Per fortuna che la più piccola è ad Hogwards, no?- chiese sarcastica.
-Non sei obb- iniziò lui.
-No.- Wolf si voltò verso di lui -Lo faccio e lo farò, fino a che non addestrerete qualcuno più bravo di me... Prima finisce questa guerra e prima mio fratello e Xav sarenno al sicuro e non nascosti in qualche casa protetta senza poter vivere.-
Wolf si avvicinò a Sirius di nuovo.
-Ma non volevo rimanere sola con te per essere rassicurata su una missione suicida.- Disse. Sirius la guardò sopreso chiedendosi cosa passasse nella testa della ragazza in quel preciso istante.
-30 secondi.- tuonò da fuori Moody decisamente irritato.
Wolf roteò gli occhi irritata dalla fretta che le mettevano. -E allora perchè?- chiese lui. Wolf roteò gli occhi di nuovo, evidentemente la poca distanza che aveva posto tra lei ed il ragazzo non gli aveva suggerito niente.
-Ho una cosa per te, chiudi gli occhi.- Sirius non lo fece -Cosa?- chiese invece sorpreso e con una certa curiosita.
Wolf si alzò in punta di piedi e gli coprì gli occhi -Merlino.- pretestò lui.
Wolf lo baciò, prima con delicatezza ma in pochi secondo la foga prese tutti e due.
Fu lei a staccarsi, non per cercare aria ma per fare un passo indietro, un istante prima che la porta si spalancasse.
Wolf bevve la pozione, fece una piccola smorfia senza nemmeno guardare Sirius, conscia del rossore che aveva sulle guance. In pochi secondo Sirius vide sotto i suoi occhi i lineamenti di Wolf scomparire e dissorversi in un altro volto, quasi sconosciuto per lui.
-Farà male.- disse Moody mettendosi davanti a lei -Devono sembrare reali e dovranno avere la possibilità di curarle. Ma stai tranquilla, cercherò di non rovinare quel bel faccino.- Wolf fece un ghigno di sfida -Faccia del suo peggio.- disse, non poteva essere peggio di un cruciatus.
Moody diede l'ordine agli altri due auror di uscire, Jo dovette quasi letteralmente portare fuori Sirius.
La sentirono gridare da fuori, sentirono i colpi degli incatesimi e i sibili e la voce di Kathrina Parkinson urlare.
Poi Moody uscì dalla camera -Andiamo.- disse lasciando la porta leggermente aperta dietro di se.
Kathrin era a terra, raggomitolata su se stessa, sotto di lei si stava allargando una pozza di sangue, il vestito di ottima fattura che indossava era a brandelli, le calze nere squarciare in più punti facendo vedere dove gli incantesimi le aveva preso la carne, uno degli stivalini squarciato. Li guardò, l'occhio destro già gonfio. Sorrise leggeremente prima di sparire e lasciando al suo posto solo una macchia di sangue. Jolene chiuse la porta cominciando a capire cosa quella ragazza era realmente e perchè Sirius ne sembrava così ineteressato.

Wolf apparì davati alla casa dei Parkinson, una casa borghese che si sviluppava su tre piani, decisamente quella che si poteva descrivere la casa di ricchi commercianti dell'epoca. I Parkinson, oltre ad essere un famiglia purosangue, avevano fatto la loro fortuna grazie ai commerci di animali, esotici, pericolosi, rari, potevano trovare qualsiasi cosa per il giusto prezo. La ragazza cercò di alzarsi, ma ricadde su se stessa, una pozza di sangue si stava formando sotto di lei. Moody aveva preso troppo seriamente tutto ciò. Cercò di gridare ma dalla sua bocca uscì solo una rantolo. Estrasse la bacchetta, la sentiva estranea nelle sue mani ma fece il suo dovere. Sparò scintille verdi che fecero il rumore di piccoli botti. Questo attirò l'attenzione degli abitanti della casa. La prima ad affaciarsi incuriosita, e anche preoccupata che si stesse violando lo statuto di segretezza, in quanto i Parkinson aveva vicini altri mercanti dalle case simili alle loro ma dai commerci molto più babbani, fu una donna. Non era molto alta, doveva essere stata grassa ma dal viso scavato che ora si ritrovava doveva aver perso molto peso e in fretta. Appena la vide la donna di precipitò fuori, ma non da sola.
-Kat!- urlò correndo da quella che credeva sua figlia e accuciandosi affianco a lei. Con lei c'erano anche un uomo, alto, austero e dai folti bafi neri, ed un ragazzo che sembrava una versione più giovane dell'uomo solo meno tarchiato.
La famiglia Parkinson: Victoria, la madre emotiva ma capace di brutale crudeltà, Rudolf, il padre attacato al suo denaro quanto alla sua posizione e casta che non lasciava passare liscio nemmeno un capello fuori posto se comprometteva la sua posizione sociale, Phineas, il fratello costretto a diventare un prodigio e che avrebbe preso in mano l'impero.
-Holand!- gracchiò la donna con voce insolitamente acuta. Una donna sulla trentina si precipitò fuori mentre si sistemava la cuffietta, i Parkinson pur essendo purosangue non provenivano da una nobile casata e per questo non possedevano un elfo domestico, al suo posto c'era Holland, una domestica che aveva la lingua un po' troppo lunga a volte. La donna fece per aiutare Katrina ad alzarsi e portarla dentro, la madre si era già allontanata decidendo che non aveva nessuna intenzione di rischiare ulteriormente di sporcare il proprio abito di sangue.
-Ferma.- la voce del signor Parkinson era quella che ci si aspettava da un uomo della sua stazza, grossa e pesante. L'uomo guardò quella che sembrava a tutti gli effetti sua figlia, Kathrina lo guardava quasi a fidarlo a lasciarla morire lì, dissanguata, a provare che il suo comportamente aveva in qualche modo offeso la famiglia.
-Che è successo?- chiese autoritario, non l'avrebbe messa in casa fino a che non avrebbe ottenuto una risposta soddisfacente, per quanto ne sapeva sua figlia doveva tornare il giorno saguente dalla montagna. L'aveva mandata ad ispezionare la loro futura casa per le vacanze invernali.
Kathrina cercò di parlare ma venne solo un rantolo sconnesso -Per Merlino, portatela dentro.- pianiucolò la madre.
Holland agitò la bacchetta e la ragazza si trovò improvvisamente a levitare in una posizione eretta.
-No.- disse perentorio l'uomo, Holland guardò i suoi padrone e si fermò all'istante, almeno ebbe il buon senso di mantere l'incantesimo. Wolf deglutì e finalmente riuscì a proferire qualche parola, ripetè quasi esattamente le parole che aveva provato, con diverse pause per colpa del sangue che stava perdendo. L'ascoltarono i silenzio, nel volto della madre traspariva preoccupazione, orrore, collera mentre i due uomini sembrano soppesare ogni singola parola. Holland continuava a guardare a terra.
-Forse è meglio guardare.- Disse l'uomo, puntò la bacchetta contro la figlia e la mosse leggermente senza dire niente.
Wolf sapeva cosa fargli vedere, ricordi di come la vera parkinson era stata catturata per avere risposte che non aveva dato, portata in uno squallido hotel per torturarla con metodi poco ortoddissi e come era riuscita ad impossersarsi nuovamente dalla sua bacchetta prima di smaterializzarsi lì.
-Portatela dentro.-disse l'uomo, sicuro della sua analisi. Wolf si sentì trasportare come una piuma, rivolse uno sguardo a Finnian, il fratellone che non la proteggeva mai ma che sarebbe andato a fargli le sue scuse, prima di sparire oltre la porta.
Holland la fece adagiare sul tavolo della cucina per le prime cure, si muoveva con esperienza, come se tutto fosse routine per lei. Poi la portò nella camera di Kathrina, era grande, molto più grande e lussuosa di quello a cui la ragazza era solitamente abituata.
La donna la fece distendere sul letto a baldacchino e troneggiava al centro della stanza e continuò con le sue cure. Non aveva ancora finito quando Wolf la cacciò fuori dalla stanza. La donna protestò ma lei fu irremovibile nella sua scelta di voler rimanere sola almeno per qualche minuto. La serva allora le concesse una mezz'ora nella quale le avrebbe avuto il tempo di terminare un pozione.
Apenna uscì Wolf si alzò dal letto, zoppicante raggiunse una delle due finestre della parete che davano sulla strada, vi si poteva ammirrare il parco di fronte. Agitò la bacchetta in un movimento che aveva imparto al quarto anno e subito volò in mano sua una cintura di pelle nera di una decina di centimetri di larghezza. Vi era una piccola tasca interna dalla qualche estrasse una fiala, il colore del contenuto era di un viola scuro ma limpido, che bevve in un solo sorso. Dopo aver adempiuto a tutto ciò rimise via la boccetta nella tasca e ne estrasse la sua bacchetta. La strinse sentendo il legno familiare tra le dita, solo stringerla le dava un senso di sicurezza.
La ripose e tornò nel letto, pose la cintura nel comodino in legno scuro e decorato con fiori oro che aveva affianco.

Wolf bevve un sorso del "tonico" che Holland le aveva preparato, era di un verde smeraldo ma malgrado l'odore poco invitante aveva un sapore di menta. -Forza, lo beva tutto.- disse la donna lanciandole uno sguardo materno.
La ragazza non se lo fece ripetere e trangugiò il tutto, una sensazione di sollievo le pervase il corpo, la stanchezza venne lavata via dai suoi arti. -Stia tranquilla, solo per qualche giorno e poi potrà tornare a fare le sue solite commissioni.- l'assicurò la donna prendendo il bicchiero che Wolf le porgeva.
-C'è la signorina Black alla porta.- l'avvisò la donna.
-Narcissa?- chiese con un tono troppo sorpreso. Wolf si ricordava di Kathrina come una ragazza piuttosto passiva se non per alcuni argomenti che la interassavano maggiormente, in quel caso poteva addirittura sembrare esaltata.
Holland le riversò un'altro sguardo da madre preoccupato – I suoi non la faranno entrare, ha bisogno di riposare.- fece una pausa sospirando -Deve avere passato davvero dei brutti momenti.- La donna si vide rispondere con uno sguardo freddo -Mi scusi, ho osato troppo.- vi era davvero rammarico nella voce dalla donna, preoccupazione nei suoi occhi mentre scrutava la ragazza che aveva di fianco, una ragazza che aveva praticamente cresciuto.
Wolf era sul punto di dire qualcosa quando alla porta qualcuno bussò -Sono io, Narcissa.- disse e senza nemmeno aspettare entrò. Holland fece una lieve riverenza prima di uscire dalla stanza.
-Ero così preoccupata, sono venuta appena ho saputo la notizia.- Narcissa si sedette su di una poltrincina,foderata in nero con rose oro, che aveva fatto spostare con un incantesimo, appena era entrata, affianco al letto.
-Come sei entrata?- chiese lei nella confusione.
-Ho fatto valere i miei diritti davanti a quegli idioti dei tuoi genitori.- rispose la ragazza. Wolf notò che sfoggiava un anello di diamanti con il quale, molto probabilmente, si sarebbe potuta comprare l'intera palazzina dell'appartamento in cui aveva vissuto negli ultimi mesi.
-Ma dimmi, come stai?- Narcissa le prese le mani con vera preoccupazione. Wolf fissò gli occhi scuri su quelle mani diafane che ne stringevano altre altrettanto pallide ed estranee per lei. Si sentiva confusa, parlare con Narcissa la rendeva triste e arrabbiata allo stesso tempo, non le rivolgeva la parola da quella sera, da quando sua sorella l'aveva torturata. Ma sapeva che non era lì per dare ascolto ai suoi sentimenti ma per portare a termine una missione.
-Kathrina?- la chiamò la ragazza decisamente scocciata di essere stata ignorata ma anche con una punta di preoccupazione.
Wolf alzò lo sgaurdo facendo ondeggiare i boccoli corvini -Non ne voglio parlare, davvero.- rispose scuotendo la testa -Non ora.- Narcissa la guardò comprensiva e con un po' di pietà.
-Allora passiamo alle cose serie, sarai in piedi tra due settimane? Perchè c'è la festa di fidanzamento di Zabini e Shae. E' passato più di un anno da quando lei è arrivata ma lo rendono "ufficiale" solo ora, non ti sembra un po' troppo tempo? Quella di natale era solo per pochi intimi e quindi ne faranno un'altra in grande. Di certo non sarà meglio della mia.- Narcissa scosse la testa divertita – Ma sono obbligati. Hanno un dignità da mantenere e di certo un fidanzamento non può essere celebrato come lo hanno fatto loro. Ovviamene andremo insieme....-
Wolf smise di ascoltare, era così strano avere Narcissa affianco a sè che le parlava come se fosse stata Kathrina, non sospettando minimamente che quella che aveva davanti era una sporco sangue. La stava trattando come una sua pari, per quanto Narcissa potesse considerare qualcuno un suo pari.
-E poi devi farmi da damigella per il matrimonio a Giugno, tieniti libera. Sto già seguendo i preparativi...- Wolf continuò ad ascoltare a metà i progetti del grande matrimonio con Lucius Malfoy. Narcissa aveva solo 19 anni eppure si comportava come una donna che sapeva perfettamente quello che voleva. Wolf aveva girovagato a vuoto negli ultimi mesi alla ricerca di qualcosa che non aveva trovato, matrimoni e famiglia era una delle ultime cose a cui avrebbe pensato.
-Ho un grande annuncio da darti.- disse poi sottovoce facendo destare Wolf dai suoi pensieri.
-Quello che ti è successo, lo sanno già tutti. Il tuo sacrificio non passerà di certo innorsevato. Si vocifera che ti verrà dato un riconoscimento, potresti essere la prossima a ricevere il marchio.- Narcissa non sembrava felice per lei, in effetti vi era una sorta di dubbio nel suo volto.
-Dici sul serio?- chiese Wolf impallidendo ma cecando di sembrarne entusiasta. Davanti a lei Narcissa e Kathrina non avevano mai dimostrato entusiasmo o interesse verso il Signore Oscuro e la sua causa, e se lo avevano fatto affiancate a Bellatrix sembravano quasi indifferenti.
Il cuore di Wolf cominciava già a batterle all'impazzata per la paura, incontrare il Signore Oscuro di persona era un vero e proprio suicidio. Forse poteva ingannare quell'idiota del padre di Kathrina ma non sarebbe mai riuscita ad ingannare in mago così potente.
-Insomma.- ricominciò Narcissa improvvisamente disinteressata dell'argomento – O tu o Lysandra. Probabilmente lei. Dopo l'iniziazione per lei era solo questione di tempo e ha quasi finita la scuola.-
-Iniziazione?- chiese Wolf riversandole uno sguardo interrogativo.
-Ti devono aver colpito davvero forte. Si, iniziazione, c'eri anche tu. A pasqua dell'anno scorso.-
Wolf cercò di mettere insieme i pensieri, aveva un vago ricorodo di Narcissa e Kathrina che si divertivano a ridacchiare dietro le spalle di Lysandra. Wolf aveva chiesto cosa c'era tanto da ridere, le avevano risposto, guardandola come un ignorante, che la famiglia Yaxlei portava avanti un culto per un antico dio. Molto tempo addietro, durante il medioevo, la famiglia era portavoce del dio. Nel tempo l'attacamento all'antico culto era diminuito ma non era mai scomparso, tutti i membri della famiglia venivano sottoposti fin da piccoli ad un duro allenamento al fine di superare una prova finale, che poteva avvenire ad età diverse a seconda dei progressi che si riusciva ad ottenere, comunque entro il 20/21 anni.
-Certo, l'inaziazione.- rispose con una leggera punta di derisione.
Narcissa ghignò leggermente -Quella ragazzina era anche preoccupata per quella cerimonia, non so nemmeno se si possa chiamare tale.-
-Preoccupata?- chiese Wolf, Lysandra era una ragazza di ghiaccio.
-Adesso che ci penso non te lo ho nemmeno raccontanto. Prima della cerimonia sono andata ad augurarle buona fortuna.- La bionda roteò gli occhi divertita -Devo mantenere dei buoni rapporti per questioni di famiglia, non si possono ignorare gli Yaxley. L'ho trovata che tremava come una foglia, nemmeno ne andasse della sua vita. Certo, ho provato a consolarla e calmarla, con il risultato che era sull'orlo delle lacrime. Ridursi così, ma ci credi?-
-Se non fosse venuto fuori dalle tue labbra non ci avrei creduto. Non lo sembrava affatto.-
Narcissa scrollò le spalle – Regalus deve averla calmata.-
-Regalus?- Wolf per poco non si morse la lingua, sapeva di aver detton il nome con troppa preoccupazione, troppo velocemente e con un tono troppo alto. Almeno aveva avuto la fortuna di aver ripetuto Regalus e di non aver detto Reg.
Narcissa la guardò sospettosa alzando un sopracciglio -Tuo cugino non era scomparso?- aggiunse con più calma.
-E' scomparso dopo. Quella è stata l'ultima volta che l'ho visto.-
Wolf cercò di non sembrare pensierosa -Si hanno sue notizie?-
-No, non se le hanno da allora.- rispose Narcissa sempre più confusa da quel improvviso interesse.
-Deve essere difficile per te, tu e Regalus eravate legati. Sempre più che con l'altro.- Narcissa socchiuse gli occhi al pensiero di Sirius.
-Legati o meno le persone continuano a sparire. Siamo in guerra. Non finirò come Zabini, ancora lo cerca e chiede a tutti se ne sanno qualcosa.- Narcissa scrollò le spalle. -Probabilmente verrà a parlare anche con te.-
-Con me? Perchè dovrei sapere qualcosa?-
-Non lo so. Zabini pensa che potrebbe essere stato preso dal ministero e tu ne sei fuggita.-

Narcissa rimase a parlare ancora per un po' con l'amica prima di andarsene, a casa il suo fidanzato l'aspettava per cenare e lo aveva fatto aspettare fin troppo. Si salutarono con un abbraccio, Wolf era quasi scioccata, non aveva mai abbracciato Narcissa. Apenna la ragazza era uscita dalla stanza Holland era tornata per vedere se la sua "paziente" stava bene e portare via il bicchiere con il tonico. L'avvisò che sua fratello sarebbe passato a trovarla non appena sarebbe tornato dall'incontro di lavoro.
Appena ebbe la stanza libera Wolf sfilò la cintura dal comodino, bevve un sorso della pozione polisucco.
Dopo di che estrasse un foglio di carta e la propria bacchetta, con movimenti lenti e precisi scrisse in aria ciò che voleva venisse scritto sulla carta per poi pronunciare l'incantesimo che le avevano insegnato qualche ora addietro.
Agitò nuovamente la propria bacchetta e il foglio si ripiegò su se stesso in un origami e forma di scimmia.
Saltellò nella stanza una o due volte prima che Wolf gli aprisse uno spiraglio alla finestra.
Qualcuno bussò e lei si fiondò nel letto riponendo tutto nel casseto del comò e reprimendo un gemito.
Phineas Parkinson entrò nella stanza con il volto più compevole che lei avesse mai visto. Guardò la sorella nel letto che come sempre gli riservava uno sguardo freddo.
-Come stai?- chiese preoccupato.
-Ora bene.- rispose lei con tono gelido, il tono che aveva spesso sentito dalla stessa Kathrina quando parlava della sua famiglia.
-Non potevo fare niente.- rispose subito lui con voce ancorata.
-Certo.- continuò lei con lo stesso tono.
-Che volevi che facessi!?- in un attimo Phineas sembrava fuori di se mentre le urlava contro e il suo viso diventava rosso, come pronto a scoppiare.
-Non mi aspettavo niente.-
Phineas si mise la mani tra i capelli -Perchè fai così! Io ho fatto la cosa giusta.- L'uomo le si avvicinò ormai del colore di un pomodore -Io ho fatto la cosa giusta!- gridò premendo con forza il suo dito indice sul petto più volte.
Wolf rimase in silenzio a fissarlo, non conosceva così bene le dinamiche familiari, non sapeva quale compartamento avrebbe dovuto assumere, ma Kathrina era una ragazza passiva.
Phineas rimase così per qualche secondo prima di scuotere la testa e passarsi nuovamente le mani fra i capelli -Fai come vuoi.- disse -Io sapevo quel che facevo.-
-Ne sono certa.-
Per un istante sembrò sul punto di rimettersi ad urlare ma poi le riservò uno sguardo triste. Imboccò la porta e appena prima di uscire sussurrò un -Mi dispiace.-

Wolf aveva ripreso le sue sembianze, era uscita verso la tarda mattinata dalla casa dei Parkinson dicendo che doveva andare a fare compere. Malgrado le preoccupazioni e le lamentele di tutti era era rimasta ferma sulla sua posizione. Alla fine nessuno aveva realmente opposto resistenza, anche se era stata rapita solo il giorno prima. Uscita si era subito diretta in un bar magico qualunque, era andata in bagno dove si era cambiata e dove aveva ripreso le sue sembianza, la pozione polisucco aveva finitò il suo effetto ormai da una decina di minuti e le era bastato dissolvere l'incantesimo di trasfigurazione. Uscita dal bar si era diretta stando attenta a non essere seguita il pub convenuto per l'incontro. Si sedette ad un tavolo in un angolo e ordinò una birra. Dovette aspettare un quarto d'ora prima che Sirius si facesse vivo, si sedette di fronte a lei e la salutò come sempre. Dovevano essere due semplici amici che si incontravano in un bar.
-Sei sempre in ritardo.- disse stizzita e lui le sorrise.
Sirius non seppe che rispondere, solo due giorni prima quella ragazza lo aveva baciato dimostrando dei sentimenti che non pensava avesse.
-Che hai? sembra che ti sia morto il gatto.-
-Ehm, niente.- rispose lui scuotendo la testa.
-Allora passiamo alle cose serie.- rispose lei notando che Malocchio si era seduto nella poltrona dietro alla sua con un giornale in mano, la cameriera le aveva già portato una fetta di torta della casa.
-Kat è famosa.- esordì con un sorriso anche se il tono di voce non accompagnò affatto l'incurvatura delle sue labbra.
-E a quanto pare- disse abbassando la voce -la si vuole marchiare come un vitello.- di nuovo sorrise divertita, come se stesse davvero facendo una corversazione amichevole con il ragazzo che aveva di fronte, il quale sorrideva a sua volta.
Malocchio finì il suo dolce e se ne andò senza aggiungere altro
Poco dopo i due fecero lo stesso, andarono nella stanza di hotel della ragazza. La macchia si sangue non era venuta via del tutto dal pavimento.
Quando arrivarono non c'era nessuno. Appena entrati entrambi si adoperarono per rafforzare quegli incatesimi di sicurezza che già erano imposti sulla stanza.
-Non riuscirò mai ad ingannarlo.- cominciò lei guardandosi intorno cicospetta. Poi si sedette sul letto e rimase in silenzio mentre Sirius percorreva la stanza avanti e indietro. Entrambi aspettavano Malocchio o qualcuno con i suoi ordini.
-Si può sapere perchè mi hai baciato!?- proruppe alla fine lui. Wolf lo fissò sbattendo le ciglia presa alla sprovvista dalla domanda. In un baleno cominciò ad arrossire.
Proprio in quell'istante fece la sua comparsa, in quanto si era materializzato, Malocchio.
-Chi ti ha dato l'informazione?-
-Narcissa.- rispose prontamente lei -Ieri è venuta a trovare Kathrina, ha detto che tutti sanno della mia fuga e che per il mio atto sarò rincompensata con il marchio, probabilmente. Prima di me verrà fatto a Lysandra Yaxley. Tra due settimane ci sarà la festa di fidanzamento di Zabini e forse ci sarà anche il Signore Oscuro. Troverò una scusa per non andarci.-
-Ci andrai, ci serve che ti inserisca subito in quel mondo, prima abbiamo le informazioni, prima possiamo cambiarti con qualcuno con più esperienza di te.- rispose autoritario l'uomo.
-Ora, da quanto ci avevi detto sembra che la presenza di Voldemort sia quasi indispenabile per l'imposizione del marchio ma d'altronde il marchio è un semplice incantesimo che può essere imparato, non è detto che tu debba essere valuta direttamente da lui, ma bisogna prepararci al peggio, come dico sempre.- Malocchio scrutò entrambi -Se fossi un vero Auror avresti già esperienza con l'occlumanzia.- fece un altra pausa -Farai pratica con Black o Jo e quando riuscirai a tagliare fuori loro allora sarò io il tuo insegnate. Inziate subito, hai ancora un'ora prima di andartene. Poi vi incontrerete di notte, qui. Trova un modo per uscire di casa per qualche ora dall'una alle tre.-
Malocchio mise una mano sulla spalla della ragazza -Qualcuno sembra sospettare qualcosa?- chiese.
-Non sembra, ho visto che ho detto una o due parole fuori posto ma lo hanno attributo al trauma del rapimento.- Malacchio rimase pensieroso per qualche secondo poi le strinse la spalla leggermente prima di sucire dalla porta e fare un cenno a Balck di seguirlo.
-Ascoltami ragazzo, non andarci piano con lei. Non ne va solo della sua vita, ogni passo che quella ragazza farà più vicino a Voldermot più vicina sarà la fine di questa guerra.- Sirius annuì.
-E' davvero un peccaro che quella ragazza non sia tra gli auror.-
-Scusi, signore.-
-Sarebbe una valida risorsa, è un'ottima strega.-

Taylor guardava il piccolo bambino davanti a lei, era davvero piccolo, solo qualche mese. Era arrivato a casa e aveva cambiato tutte le dinamiche. Lei lo trovava grasso, suo padre diceva che era normale, che anche lei era fatta così a quella età. Wolf non ci aveva mai creduto, da quanto ricordava lei era sempre stata magra, se non scheletrica, aveva sempre avuto quelle braccia ossute e chiare, gli occhi grandi incastonati in un viso lungo e ovale da guance, si piene, ma non grasse.
Ma non erano solo quelle le differenze che aveva con il fratellino, lei era il ritratto della madre mentre lui aveva i capelli scuri e ribelli, occhi vivaci e neri come la notte. Erano così diversi, eppure le piaceva.
Le piaceva il sorriso tonto che le rivolgeva spesso, anche in quel momento la stava guardando con i grandi occhioni desideroso di giocare con la sorellina che lo accontentava spesso.
La bambina continuava a guardarlo, ora sorrideva. Giocherellava con lui che rideva.
La donna la guardò, era vestita di tutto punto per uscire, con un cappotto di seconda mano color carta di zucchero.
Assottigliò gli occhi chiari come se qualcosa di tremendamente fastidioso le fosse apparso davanti. Affondò maggiormente il viso nella sciarpa chiara. Si voltò e aprì la porta, affondò le mani nelle tasche e uscì ignorando le risa dei bambini dietro di lei.
Taylor rabbrividì, malgrado il vestito di stoffa grossa, azzurra, che indossava, uno dei più pesanti che possedeva. Si voltò e vide la porta aperta, era sicura di aver sentito sua madre aprirla ma non l'aveva salutata prima di uscire. Si avvicinò alla porta e guardò fuori, della madre neanche l'ombra. La chiuse e si voltò verso il fratellino, solo allora notò il foglio sul tavolo. Si avvicnò e lo lesse, forse la madre le aveva lasciato qualche compito da fare.
Non ne capì molto, sua madre aveva scritto in corsivo, aveva usato parole difficili e quello che c'era scritto non aveva nessun senso per una bambina di 7 anni.
Wolf corse alla porta sentendo qualcuno bussare. Quando l'aprì c'era una vecchia signora, la loro vicina.
-Ho visto la mamma uscire.- disse.
Taylor la fissò, non voleva vedere lei. Infilò le scarpe senza dire niente, la donna cercò di domandarle qualcosa che lei ignorò. Sgusciò fuori dalla porta e cominciò a correre lungo le vie innnevate di Londra. Il suo fiato si condensava appena usciva dalle sue labbra e faceva sempre più freddo, indosava solamente quel vestito, non aveva nemmeno pensato di prendere cappotto e sciarpa, degli stessi colori di quelli della madre. Sarebbe sembrata la sua miniatura, tutti glielo dicevano quando uscivano insieme. La piccola Taylor era identica alla madre.
Arrivò davanti alla porta, un'appartamento in periferia, non molto lontano dalla fabbrica. Taylor non era abituata a quello che si poteva definire lusso ma quella casa era ancora più sporca e decaddente della sua. Bussò con forza, Dean le avrebbe aperto sicuramente. Non sapeva perchè era corsa da lui, forse perchè Xavier abitava più lontano. Lei e Dean non parlavano molto, non erano quelli che si definivano migliori amici, ma giocavano insieme, da quel giorno che si erano conosciuti all'orfanotrofio.
Quello che aprì fu invece il padre adottivo di Dean, un uomo grande e grosso. Un'energumeno dalla pancia tonda e flaccida ma le braccia forti grazie al lavoro in fabbrica. La barba scura era incolta, non regolare, i capelli erano unti come se non fossero mai stati lavati e decisamente anche quello che indossava e il suo odore ne denotavano la poca igiene.
-C'è Dean?- chiese con il fiatone.
L'uomo rispose con un secco no e le chiuse la porta in faccia. La piccola Taylor rimase li fuori a guardare la porta chiusa davanti a se. Piccole nuvellette uscivano dalla sua bocca semi aperta. Non si mosse di un millimetro per qualche secondo, sentiva le mani ormai doloranti a causa del freddo, ormai erano rosse.
Fece qualche passo ma invece di andarsene si avvicinò alla finestra, sul davanzale vi era un vaso di terra cotta con un fiori ormai morto a causa del freddo. Sbirciò attraverso i vetri appoggiando le mani nella neve che si era posata sul davanzale. Si sporse leggemente in avanti per riucire a vedere meglio quela scena aghiacciante. La madre adottiva di Dean era per terra davanti al divano, Dean era in piedi davanti a lei dandogli le spalle, il padre era davanti a loro, il piccolo tavolino era stato rovesciato, e sul suo viso aveva un'espressione d'ira che Taylor non avrebbe potuto descrivere, l'unica cosa che riusciva a provare era paura. L'uomo colpì il bambino che finì per terra, Taylor si sporse di più in avanti ed il vaso affianco a lei cadde, subito si acovacciò per terra, bagnandosi tutto il vestito, cercando di nascondersi dall'uomo.
I suoni che venivano dalla casa erano ovattati, arrivavano alle orecchie della bambina come lontani e indistinti ma erano impossibili da ignorare. Pensò di scappare lontano, aveva troppa paura per muoversi ma poi pensò a Dean, che aveva appena scoperto sulla sua pelle che i genitori non sempre erano buoni.
Così si avvicinò alla porta, strattonò la maniglia con tutta la forza, ma la forza di una bambina non era abbastanza per aprire una porta chiusa. Dentro nessuno aveva sentito i suoi sforzi. Pensò di andare a chiamare aiuto ma non sapeva dove andare e da chi andare, lì vivevano solo uomini che lavoravano in fabbrica e la maggior parte stava lavorando mentre gli altri stavono dormendo dopo turni massacranti, incapaci di sentire le urla sotto il loro piedi.
Si ricordò che Dean aveva detto che la sua nuova famiglia era come tutte le famiglie, come tutte nascondeva la chiave di riserva sotto lo zerbino e come tutte era una buona famiglia. Ora Taylor saperva che aveva mentito ma forse la chiave c'era d'avvero sotto lo zerbino che era sommerso dalla neve. Scavò con le mani talmente fredde che non sentiva quasi più niente, aveva la sensazione che si sarebbero potute staccare di netto da un momento all'altro. Trovò lo zerbino, lercio, e alzandolo trovò la chiave. Ci mise un po' a prenderla, senza sensibilità sulle dita fu un'impresa aurdua raccoglierla da terra ed infilarla nella toppa. Quando aprì la porta i suoni della casa, che fino a prima erano stati ovattatti e confusi, la colpirono, travolgendola e facendola rabbrividere.
Sentiva chiaramente il suono della madre piangere disperata, in un momento gridava il nome del bambino quasi supplicandolo, in un altro lo gridava con rabbia, allo stesso modo gridava quello del marito. Era ancora distesa a terra e scomposta.
Dean correva per la stanza cercandi di sfuggire all'ira dell'uomo che smise di rincorlelo e si diresse verso la donna, più vicina e più semplice. Nella casa vi era un forte odore di alcool, Taylor faceva fatica a respirare. La bambina spalancò la porta chiamando l'amico. Per un attimo tutta la scena si fermò, e l'attenzione si puntò su di lei.
-Vattene!- gridò il bambino che si trovava dall'altra perte della stanza. L'uomo invece si diresse verso di lei, Taylor non capì cosa disse ma gli sgusciò tra le gambe prima che lui potesse prenderla. Dean intanto era salito sopra una delle poltrone rovesciate e si era lanciato sulle spalle dell'uomo, con le braccia ben strette attorno al suo collo nel tentativo di fermare quell'energumeno. L'uomo cercò di scrollarselo dalla spalle. Lo sbalzò via, Dean finì contro il tavolo. Taylor, intanto era andata dalla donna e aveva cercato di tirarla per farla uscire. Ma la donna continuava a dire cose senza senso, la prese per un braccio e la strattonò talmente forte da farla cadere.
La piccola si ralzò l'uomo era ormai da loro, con la sua mano enorme la spinse con brutalità. Poi colpì la donna che gridò e pianse ancora più forte. Anche Taylor stava piangendo, ora. Le faceva male un braccio e aveva paura, sarebbe dovuta correre a chiamare aiuto. Dean si rialzò, aveva perso i senso per qualche istante, e si avvinghiò al braccio dell'uomo -laciala stare!-
Taylor si rialzò da terra, fu allora che vide una padella per terra, caduta probabilmente dal tavolo da pranzo. La afferrò, era più pesante di quanto pensasse. Ora Dean stava cercando di rialzarsi, di nuovo era davanti alla donna e le dava le spalle pronto a fronteggiare l'ubriaco violento che aveva davanti.Wolf si arrampicò sulla poltrona rovesciato, appena dietro all'uomo, sollevò la padella e colpì l'uomo con tutta la forza che aveva sulla nuca, l'umo cadde su un ginicchio, ma poi si girò verso di lei con ferocia. Allora colpì ancora sulla fronte spaziosa e un'altra volta perchè lui aveva cercato di afferarla. L'uomo cadde, cadde sulla poltrona facendo cader anche Taylor. Sulla fronte dell'uomo si stava aprendo un grosso taglio. La bambina rimase per terra mentre vedeva il sangue uscire lentamente.
-Cosa hai fatto!- la donna la guardava con occhi fiammeggianti, febbrili. Cercò di alzarsi, come se volesse colpirla a sua volta. Dean si avvicinò a Taylor.
Qualcuno era stato attirato dalle urla che si erano propagate nel vicinato dopo che Wolf aveva spalancato la porta, nel pianerottolo era antrata neve. E le grida ossessive della donna continuavano ad attirare più curiosi ma soprattutto operari appena tornati dai loro turni. Qualcuno chiamò la polizia e l'ambulanza, perchè non passò molto tempo che i medici portarono via l'uomo e che i poliziotti interrogassero loro e la donna. Taylor e Dean ripeterono cosa era successo a più di 5 persone diverse, entrambi riluttanti a far uscire le parole dalle loro bocche. Un poliziotto chiamò il padre di Taylor e si offrì di scortare Dean all'orfanotrofio.
I due bambini se ne stavano seduti sul gradino del pianerottolo aspettando il padre di Taylor, Dean aveva insistito per aspettare con lei ed il poliziotto alla fine aveva accettato.
-Perchè sei venuta oggi?- chiese il bambino.
Taylor scosse la testa mentre calde lacrime scorrevano di nuove il suo viso. Dean la guardò impacciato e arrossendo le strinse una mano.
-Ecco...Taylor...- cominciò non sapendo cosa dire dopo aver rotto il loro silenzio. -Grazie.-
Wolf si voltò verso di lui cercando di trattenere le lacrime come fanno le bambine forti. -Mi dispiace.- rispose lei con voce incerta a causa dei singhiozzi.
Poco dopo arrivò Mike, il padre di Taylor, se era sconvolto per la lettera che la miglie eveva lasciato sul tavolo non lo diede a vedere.Abbracciò sia la figlia che Dean, stingendoli quasi più del dovuto e portando un po' di calma nei loro cuori tormentati. Convinse il poliziotto a lasciare i ragazzi alle sue cure, passarono all'orfanotrofio e dopo aver parlato con la madre superiora portò a casa entrambi i ragazzi.
La giornata era stata pesante, Dean fu il primo ad addormentarsi sul divano mentre Mike suonava la suo logora chiatarra su cui spiccava l'intaglio con il suo cognome. Taylor stava pian piano per perdersi anche lei nei meandri del sonno, il suo sguardo assonato ricadde sulle mani candide.
Wolf si svegliò all'improvviso tra le calde coperte di casa Parkinson, nella confusione si guardò intorno cercando di riconoscere qualcosa nella penombra ma tutte le sembrava estremamente estraneo, dov'era il divano su cui si era addromentata poco prima? Estrasse le braccia dalle calde coperte, il freddo pungente si fece sentire subito.
Alzò le braccia sopra il viso e guardò le mani, pallide risaltavano nel buio grazie alla luce che penetrava dalla spesse tende che non erano state chiuse bene. Anche se quelle mani erano diverse la colpa che le impregnava era la stessa. L'uomo era rimasto in coma per anni prima di svegliarsi, la donna si era indebitata per le cure ma poco le importava di lei, quella donna l'aveva chiamata assassina. Quando l'uomo si era svegliato aveva tirato un sospiro di sollievo, ricordava ancora il momento al suo quarto anno quando Dean gli aveva detto che il mostro si era svegliato.Ma si era svegliato solo per morire qualche giorno dopo, per complicazioni.
Wolf sapeva che era colpa sua, lei non voleva ucciderlo, voleva solo fermarlo. Si era sempre chiesta come fosse riuscita a colpire così forte, ad avere tanta forza. Nella sua mente si era insinuato il dubbio che fosse stato proprio in quel momento in cui la sua magia si era manifestata la prima volta, ma aveva sempre accantonato tutto nell'angolo buio dove conservava tutti i dubbi indesiderati. La manifestazione della sua magia era avvenuta in un mattina d'inverno durante una colazione che ricordava sepre con un sorriso.
Uscì dal letto e un brivido la percorse, si tolse la camicia da notte e si mise i suoi vestiti babbani.
Uscire da casa Parkinson era abbastanza semplice, non c'erano incantesimi, o porte chiuse magicamente. Wolf apriva semplicemente la finestra e arrampicandosi sul cornicione scendeva lungo la facciata della casa, ad aiutarla proprio vicino alla sua finestra era stato costruita una struttura a scacchi in legno che aderiva al muro in modo da farvi crescere l'edera. Mentre quella sera scendeva, usciva dalla finestra e assicurava mani e piedi sulla rete di legno ed edera, si trovò a pensare che, probabilmente, a Kathrina non sarebbe mai venuto in mente, in tutta la sua vita, di usare a quel mondo quell'ornamento della casa.
Ma fu una riflessione di un solo secondo perchè i suoi pensieri tornarno veloci al sogno appena fatto e la rimisero di mal'umore. Era tutta colpa di Sirius, la notte precedente aveva scavato nella sua mente e si era permesso di far rivivere l'inizio di quel giorno, lei era riuscita subito a sciogliere l'immagine, a scacciarla, distruggerla in tanti brandelli e farla sprofondare nell'oscurità, ma era basta quell'amaro inizio di giornata per portare a galla valanghe di ricordi che pensava di aver sepolto ormai da tempo sotto altri ricordi altrettanto amari.
Scavalcò i cancello e fu fuori dalla casa, ancora la soprendeva la mancanza di ogni forma difensiva e la rendeva sospettosa, non dei Parkinson, ma piuttosto del ministero. Se non erano protetti da alcun chè perchè gli auror non arrivavano semplicemente ad arrestarli. Non c'erano prove a carico della famiglia, non prove certe e inconfutabili, solo relazioni che sottindevano qualcosa che sonttointendeva qualcos'altro e così via, ma niente che provasse che meritassero di andare ad Azkaban. Eppure il ministero si era preso la briga di arrestare Kathrina, relegarla in una segreta stando ben attendo a ternerla lì nascosta, interrogarla periodicamente e mettere qualcun'altra al suo posto. Tutto questo doveva andare in qualche modo contro i diritti di Kathrina.
Wolf aveva sospetti sul ministero anche per quanto riguardava Regalus, aveva sempre pensato che erano stati i mangiamorte o il Sognore Oscuro stesso a farlo sparire, i cattivi della situazione, ma da un'altro punto di vista poteva essere stato anche il ministero. Come poteva essere sicura che Reg non fosse stato preso da qualche auror e che ora marcisse nella cella proprio accanto a quella della Parkinson? Non poteva, era Sirius si sarebbe dovuto accupare degli auror e dei loro sotterfugi per saper qualcosa di Regalus, lei non ne aveva la possibilità.
A insospettirla ancora di più era Malocchio. Qualla domenica sarebbe andata al famoso ricevimento per il fidanzamento di Shae e Zabini. C'erano larghe possibilità che vi sarebbe stato presente anche il signore oscuro, anche se per Wolf era impossibile pensarlo vestito a festa e partecipare a serate mondane tra chiacchiere inutili e bicchieri di shampagne. Wolf aveva sentito che una volta era stato un bel ragazzo eppure non riusciva minimamente a dare un volto a colui che si faceva chiamare il Signore Oscuro. Narcissa lo aveva visto ma quando, nelle vesti di Kathrina, Wolf le aveva chiesto di descriverlo, Narcissa si era indegnata a tal punto che era uscita dalla stanza.
Wolf sperava con tutto il cuore che non vi fosse al ricevimento, non voleva di certo essere smascherata. Aveva proposto a Malocchio di fingersi malata, ancora scossa per la prigionia e la tortura si sarebbe rintana in casa pur di non incotrare Voldemort. Ma l'auror era stato irremovibile, doveva inserirsi il più in fretta possibile in quella società, acquisire il maggior numero possibile d'informazioni e passarle al ministero in modo che potessero preparare un auror più esperto di lei e metterlo al suo posto. Wolf ci scommetteva che Malocchio vedeva il suo smascheramento e la sua plausibile morte come un'opportunità. Morta lei avrebbe sicuramente fatto trapelare la notizia, sussurando nelle giuste orecchie, che la vera Kathrina si trovava in questa precisa cella che rimaneva sguarnita in queste precise ore. Una Kathrina salvata sarebbe sembrata meno sospetta di un Kathrina che era scappata da sola.
I capelli di Wolf divennero biondi nel momento in cui oltrepassò la porta del pub babbano dove Sirius la stava già aspettando, anche i suoi occhi tornarono di quel grigio chiaro che ricordava in cielo terso e della forma di quelli di un gatto. Il viso si fece più allungato e le labbra poco meno carnose e chiare. Ma tutto avvene in una folata, come se il vento l'avesse colpita e avesse portato al posto di Kathrina l'altra ragazza che ora sedeva davanti al ragazzo con un sorriso. L'incantesimo di trasfigurazione si era sciolto in un soffio e nessuno sembrava essersene accorto, e chi dei presenti pensava di aver visto qualcosa subito decideva che per quella sera aveva bevuto fin troppo e proprio per questo un'altro giro non sarebbe stato male.
Come sempre, nelle ultime notti, non stettero molto nel bar, bevvero qualcosa per poi andarsene recitando la parte di una coppietta fecile che non vedeva l'ora di andare a casa, tra risate e sorrisi lascivi.
Arrivati poi al solito Hotel continuavano la recita, che non era mai stata fermata nemmeno mentre facevano il tragitto. Si assicuravano di non essere seguiti, ma continuavano la recita, un po' per avvitare qualsiasi sospetto nel caso qualcuno realmente fosse lì ad assorvarli e un po' perchè davvero, entrambi, si sentivano inebriati della presenza l'uno dell'altro e perchè tra i due, senza nessuno reale sforzo, e senza nessuna reale volontà da parte della ragazza, stava nascendo un sentimento di complicità che andava oltre la loro strana, mai del tutto capita da entrambi le parti, amicizia.
Quel Venerdì sera fu diverso, l'aria che antrambi respiravano era satura di tensione, da parte sua Wolf era di mal'umore per colpa di quei fastidiosi ricordi e preoccupata per il ricevimento, mentre Sirius aveva paura per la ragazza, entrambi potevano morire ogni giorno a causa di quello che stavano facendo ma quella domenica Wolf avrebbe avuto la morte molto più vicina del solito. La megera aveva più probabilità di allungare le lunghe dita ossute sulla ragazza.
Così quando finalmente arrivarono nella stanza la tensione calò di colpo su di loro, ora che non dovevano più portare avanti la farsa della coppietta, che stava venendo più realistica del solito. Fecero quello che c'era da fare, impegnadosi di più ma arrivando sempre allo stesso risultato. Wolf sapeva scacciare Sirius dalla sua mente, ma lo faceva nel modo sbagliato, lo faceva precipitare o scontrare contro un muro mentre quello che doveva fare era servire falsi ricordi, sostituire memerie del tutto inventate a quelle vere, corregere quelle vere in modo da poterle inserire nella vita di Kathrina. Scavando poco più affondo della superficie la vita di Wolf veniva messa a nudo, ogni suo ricordo doloroso o felce, e quella sera Sirius, tra i frammenti, era riuscito a ricostruire quella fatidica giornata che era rimasta impigliata tra i sensi di colpa della ragazza per tutta la sera.
Wolf sentiva la disperazione crescerle dentro, la sua strategia sarebbe stata quella di focalizzarsi il più possibile sugli ultimi ricordi nelle vesti di Kat sublinando i propri pensieri, sulla tortura nella stanza e sui ricordi non suoi che le erano stati impiantati nel cervello. La sua unica possibilità era sperare che il Signore Oscuro non sarebbe andato oltre, ma davvero il signore oscuro sarebbe stato così stupido?
-Sai che Narcissa è una brava occlumante?- chiese Wolf alzandosi dalla sedia dove era stata seduta fino ad allora.
Prese una delle fiale dal tavolino e puntò la sua bacchetta alle tempie.
-Cosa?- chiese lui che aveva lanciato uno sguardo all'orologio, 2:30, erano due ore che stavano andando avanti. Non molto e Wolf se ne sarebbe dovuta andare. Wolf socchiuse gli occhi e currugò la fronte, un fliebile filo aggertanto uscì dalla sua fronte quando allontanò la bacchetta e vi rimase attaccanto, fluttuante. Lo fece scivolare nella fialetta e lo diede a Sirius, le memorie della giornata.
-Lei e Kathrina si allenavano insieme negli ultimi tempi.- rispose -Mi ha proposto di ricominciare non appena i miei nervi fossero tornati saldi come una volta.- Un'altra prospettiva spaventosa.
Sirius mise la fiala nella tasca del capotto.
-Mi porti a casa tua?-
-Cosa?-
-Ti chiederei di andare nel mio appartamento ma sarà pieno di polvere, da quando mia zia è al San Mungo nessuno ci ha messo più piede.-
-Non è sicuro.- rispose lui prontamente ricordandosi quello che aveva imparato dal suo corso auror e da Moody.
Ma di nuovo tra i due si stava instaurando quella strana sensazione di complicità e Sirius si chiese cosa c'era di male nel assecondare questo suo desiderio, da come si prospettava il futuro poteva essere l'ultimo desiderio prima di morire.
-Mi manca il gatto.- disse lei con un leggero sorriso ed il leggero sbuffare di Sirius, lo sguardo rassegnato le fecero capire che anche quella volta lui l'avrebbe accontenta.
-Aspetta solo un attimo.- la ragazza uscì dalla stanza e tornò solo dopo una decina di minuti nei quali Sirius era risciuto ad immaginarla rapita o morta una decina di volta ed era ritornato sulla sua decisione di portarla nel proprio appartamento. Ma appena la vide entrare con un ghigno tornò di nuovo sui propri passi guardandola confuso.
Così le offrì la mano che le prese con la solita irrequietezza, fatta di imbarazzo e fastidio per l'imbarazzo che provava, e si smaterializzarono, sebbene lui odiasse quella pratica, propriò nel suo salotto. Appena arrivati Wolf si lasciò cadere atterra sul morbido tappeto bianco, lanciò una rapida occhiata al divano che Sirius aveva preso nuovo ancora prima che lei iniziasse quella missione suicida.
-Allora, che sei andata a fare prima?-
Wolf si alzo e posò due piccoli oggetti sul tavolo, estrasse la bacchetta e con un leggero sorriso lanciò un incantesimo. Velocemente due bottigle di vino rosso, non della migliore qualità dato il rivenditore, crebbero davanti ai loro occhi. Sirius si affretto a prendere dei bicchieri, grossi bicchieri da brandy perchè non ne possedeva altri.
Mentre Wolf versava il liquido rosso nei bicchieri di cristallo Sirius si adoperò per collegare il giradischi nel salone e scegliere un disco. Wolf aveva già bevuto un sorso del suo, in una mano aveva il suo bicchiere e nell'altra quella del ragazzo. Sirius riuscì finalmente a scegliere un disco della sua collezione.
Il ritmo travolgente di John Lee Hooker la travolse facendola sorridere mentre lui prendeva il suo bicchiere e beveva un sorso. E poi ballarono, ballarono come Wolf non aveva mai fatto prima. Trasposrtati dal ritmo caldo, dalla voce profonda di Hooker, danzarono nella stanza.
Wolf conosceva Hooker, il suo stile le faceva venire in mente la sua infanzia, la raccolta di vinili del padre e le serate passate ad ascoltare musica. Non lo ascoltava spesso, crescendo si era avvicinata più al punk che al blues o al boogie, ma le piaceva quella musica calda e ritmata.
Wolf ballava seguendo il ritmo, per motivi insensati pensò alle vecchie sale da ballo degli anni '30-'40. Stanze colme di fumo e delle luci calde e gialle. Si chiese quando Sirius aveva appoggiato il bicchiere, avesse imparato a ballare perchè non solo la faceva volteggiare come se fosse niente e lei, per quanto strano, le pestava raramente i piedi anche se non sapeva ballare quella musica, non sapeva ballare in generale.
Quella sera sembrava tutto possibile agli occhi della ragazza e cominciò a lasciare da parte tutte quelle preoccupazioni e sensi di colpa che si portava dietro così spesso, si lasciò andare, semplicemente e senza pensare.
Improvvisamente si sentì felice, per la prima volta dopo tanto si sentiva davvero felice, tra le braccia del ragazzo che aveva davanti che le sorrideva con lo stesso sorriso inebriato. Le sembrava di essere ubriaca, ad entrambi sembrava di essere ubriachi eppure avevano bevuto un solo bicchiere di vino e entrambi avevano scoperto, dopo vari espirimenti, di reggere bene l'alcool. Wolf decise che per quella sera non le sarebbe interessato più di niente, così lo baciò, frettolosamente e staccandosi subito, rise.
La musica finì, la puntina saltò diverse volte e Sirius tornò ad armeggiare con il gramofono.
Wolf finì di bere il suo vino, per tutto quel tempo aveva ballato con il bicchiere in mano rischiando di sporcare quello stupendo tappeto bianco.
Sirius optò per un'altro disco di Hooker, ne aveva a bizeffe tra dischi e raccolte, eppure aveva passatto più dischi per scegliere la musica giusta del momento. Il blues riprese, Wolf pireottò su se stessa e poi offrì la mano al ragazzo per riprendere a ballare, a divertirsi. Sirius la rifiutò e si avvicnò a lei deciso, turbandola leggermente. Wolf sentiva già il sou cervello elaborare come sempre faceva "Black, non pensare che questo significhi qualcosa. Se lo credi ti sbagli." e continuava con altre frasi simili, glielo stava anche per dire, con il suo solito tono freddo quando lui,senza dire niente, decidendo semplicemente di buttarsi, la baciò prendendole il viso tra le mani.
Wolf non era mai stata baciata a quel modo, nessuno le aveva mai trasmesso tanta passione, tanta vita e ricambiò. Fu come quei baci che si vedeno nei film, con le mani fra i capelli, quei baci che si ha la sensazione non possano finire mai perchè vi si sente risucchiati. E Wolf non voleva staccarsi, se avesse mai potuto definire la felicità avrebbe descritto quel esatto momento.
Quando alla fine si staccarono lui le stava ancora tenendo il viso e la guardava, la scrutava come per capire se fosse vero quello che era appena successo, sei lei fosse vera, in quel momento davanti a lui.
Una canzone finì e ne iniziò un'altra. Lei sorrise, il suo bicchiere era caduto quando lui l'aveva baciata, ma non si era frantumato a terra, era volato a rimettersi sul tavolo della cucina.
Sirius le sorrise, non gli pareva di aver mai visto quacosa di così bello davanti a se. E ballarono ancora e si baciarono ancora fino a che non finiro per terra, su quel tappeto comodo come un letto di piume. La notte era ancora lunga e loro era ancora giovani.

Zabini entrò nella stanza dove la sua fidanzata stava finendo di preprarsi per la sera, proprio in quel momento l'elfo stava finendo di entrecciare l'ultima treccina. Tracento lunghe treccine di capelli neri che l'elfo aveva intessuto durate tutta la giornata e rigorosamente a mano. Mentre la signora faceva colazione, mentre controllava la corrispondenza, mentre controllava che i tavoli, i fiori e addirittura i lampadari fossero perfetti.
Bastò un cenno e l'elfo uscì dalla stanza. Shae iniziò a truccarsi senza badare al fidanzato che dietro di lei continuava a scrutare ogni sua mossa con un sorriso amaro.
-Ci sarà veramanete?- chiese lasciando il rossetto sopra la toletta. La prospettiva della serata l'atterriva anche se aveva sempre adorato le feste.
-Non lo so, lui ha detto che ci sarebbe stato, io lo ho invitato come dovevo fare.- Zabini ricordava perfettamente la scena, gli sembrava così comica in quel momento mentre ci ripensava.
Shae non disse niente, guardò Drake attraveso lo specchio con preoccupazione. Poi tornò a fissare il suo riflesso, solo per qualche secondo prima di spotare lo sguardo sul foglio contente la disposizione dei tavoli.
-Spero...- lasciò cadere la frase, era meglio non dire ad alta voce ciò che stava pensado. Sperava solo che quella sera sarebbe andato tutto bene, che sarebbe stato tutto perfetto.
-Che cosa ti metti?- chiese lui capendo che ormai l'argomento era finito.
Shae sorrise leggermente -Quello che non ti piace.- rispose.
-Non è che non mi piaccia.- rispose lui alzandosi ed avviciandosi e lei -Semplicemente non mi piacerà come ti guarderanno.-
-Ma me ne farò una ragione.- aggiunse dandole un bacio.
Shae sorrise leggermente ricambiando -E' meglio che ci cambiamo, saranno qui a momenti. Ci sarà anche Kathrina? Sarei dovuta andare a trovarla.-
-Credo di si, ho giusto qualche domanda da farle.-
Quando Shae fece il suo ingresso nella sala, scendendo la lunga scalinata, erano già presenti la maggior parte degli invitati. Riuscì facilmente a catalizzare l'attenzione di tutti su di se grazie al lungo vestito rosso a lustrini con una profonda scollatura sulla schiena e uno strascico invidiabile.
Wolf, che si trovava vicino a Narcissa, non riuscì quasi a trattenere un'esclamazione di sorpresa. Di Shae aveva solo sentito parlare, ma ora che la vedeva riusciva solo a pensare che Zabini doveva essere un ragazzo estremamente fortunato. Shae oltre ad essere estremamente bella sembrava essere una perfetta padrona di casa.
Zabini apettò la fidanza all'inizio della scalinata e le offrì il proprio braccio, lei sorrise intrenciandovi il suo. Poi entrambi si diressero verso lei e Narcissa.
Mettendo a confronto la futura signora Zabini e la futura signora Malfoy Wolf non sapeva nemmeno decidere chi indossava il vestito migliore, sembravano fronteggiarsi in un piano al quale lei non sarebbe mai arrivata, ma che Kathrina sembrava sfiorare indossando quel vestito da sera scuro e la piccola tiara. Wolf ancora non riusciva a credervi che appoggiati sul suo capo vi fossero diamanti veri, piccoli, ma veri.
-Sono contenta che siate venute.- esordì Shae con il sorriso più gentile che Wolf avesse mai visto. Non ci voleva la legilimanzia per capire cosa stava pensando Narcissa ma che rispose comunque con un sorriso altrettanto cortese. -Non ce lo saremo perse per nulla al mondo.-
-Oh, tesoro. Ho sentito quello che ti è successo, come stai?-
-Va tutto bene.- rispose quasi ruotando gli occhi con un tono leggermente annoiato e strascicato, sicuramente Kathrina avrebbe risposto così, ma poi notando il clima "cortese" si afrettò ad aggiungere -Mi è servito solo un po' di riposo. Non avevo di certo intenzione di perdermi tutto questo.- Shae le sorrise prima di congedarsi e andare a salutare gli altri ospiti, gli uomini sembravano alquanto ansiosi di ricevere i saluti della padrona di casa e nessuno poteva dargli torto. Dall'altra parte le loro mogli sfoderavano sorrisi tanto cortesi quanto falsi.
Con Narcissa, Wolf, salutò doversi presenti, si fermò a parlare con un gruppo di uomini, Narcissa parlava maggiormente mentre lei ascoltava. Non si parlava di molto, di certo non si scambiavano informazioni compromettenti ma pian piano Wolf stava capendo le dinamiche che intercorrevano tra i vari mangiamorte presenti. Studiava l'attengiamento diverso che doveva tenere con qualcuno e con qualcun'altro. Notò che molti la guardavano con sospetto e molte volte si aspettavano che commentasse la conversazione. Più di qualche giovane uomo la prese da parte, da uno ricevette una dose di quella che sembrava una pozione allucinogena, da un'altro ricevatte informazioni riguardandi il trasporto di un drago lungo il Tamigi, due la presere da parte per accordarsi per un'appuntamento la settimana seguente, evidentemente Kat si era data da fare, mentre un'altro voleva intrufolarsi con lei in una delle stanze, rifiutò.
Una donna le fece scivolare un biglietto nella scollatura quando l'abbracciò per salutarla, doveva essere verso la trentina. Più tardi scoprì che il biglietto la invitava nel terrazzo per un'incontro, Wolf non sapeva dire di che tipo.
Comunque si trovò nel terrazzo poco dopo l'ora pattuita, più che altro perchè le serviva una pausa, Narcissa stessa gli aveva fatto notare la sua sorpresa nel non averla ancora vista sgattaiolare via.
Nella terrazza vi era la donna, una parente stretta della famiglia Nott, Leslie Gillian. Ma ancora prima che potessero parlare vennero interrotte dall'arrivo di Zabini. Leslie fu veloce a defilarsi lanciando uno strano sguardo che Wolf non ricambiò
Wolf si avvicinò alla ringhiera, ormai cominciava a fare freddo e non aveva pensato di recupare la pelliccia prima di uscire. Zabini si avvicinò a lei, appoggiò i gomiti sulla ringhiera.
-Come stai?- chiese.
-Bene.- rispoe Wolf con tono annoiato, a stare affianco al ragazzo sentiva la complicità che li aveva sempre uniti, quella strana amicizia che li caratterizzava e si sentiva fortemente attratta da quegli atteggiamenti che era solita utilizzare con lui.
-Avrei qualche domanda da farti.-
-Narcissa mi aveva avvisato.- rispose lei.
-Allora saprai anche cosa riguardano.-
-Direi quella che lei definisce la tua assiurda ricerca di Regalus.- Wolf sospirò -Mi dispiace dirtelo ma non c'è stato niente che mi abbia fatto pensare che Ragalus fosse lì con me. Ci ho pensato da quando Narcissa mi ha detto che mi avresti fatto delle domande ma sono riuscita aricordare niente di rilevante.- Wolf fece per andarsene ma tornò sui suoi passi.
-Pensi che il ministero sia la pista giusta?-
-Non ne ho altre, di noi nessuno sembra saperne niente e ormai fare domande diventa sempre più strano e difficile.-
-Sai che prima dell'iniziazione, Lysandra ha visto Regalus, deve essere l'ultima ad averla visto.-
-Me lo ha detto ma anche aggiunto che non le ha detto niente.-
-Forse lo pensa solamente, magari le serve una mano per capire cosa Ragalus volesse intendere davvero. Non è strano che sia proprio lei ad essere l'ultima ad averlo visto?-
Zabini rimase in silenzio, parlare nuovamente con Lysandra non avrebbe sicuramente fatto del male a nessuno.
-Potresti guardare direttamente il suo ricordo così da essere tu quello che giudica il comportamento di Regalus.-
-Come mai tutto questo improvviso interesse per Regalus e che fine ha fatto. Sei stata una delle prime a dirmi di lasciare perdere.-
Wolf si strinse nelle spalle -Se fossi ancora lì, vorrei che qualcuno continuasse a cercarmi, che non lasciasse perdere e mi trovasse.-
Zabini sembrò soppesare cosa aveva appena detto, improvvisamente Kathrina non sembrava più l'amica annoiata di Narcissa, sembrava avere una propria volontà, una certa intelligenza e che non fosse del tutto passiva alle situazioni intorno a lei, decisamente non lo era al freddo visto come stava tremando.
Vi era qualcosa di tremendamente familiare in lei, qualcosa che gli ricordava qualcun'altro ma non riusciva a capire chi, decise che era meglio tenerla sott'occhio fino a che non avesse accertato le sue reali attenzioni.
-Sembri congelare, meglio entrare.-
 

Finalmente finito, pensavo di finirlo il 24 che non avevano niente da fare ma non ho scritto niente di quello che avevo pensato, solo aggiunto altro, stassa cosa ad inizio settimana e due giorni fa.
Sono contenta di aver trovato il modo di inserire quella parte della storia di Wolf, ci avevo ormai rinunciato ma poi non ho resistito quando ne ho avuto la possibilità.
Annuncio: il prossimo capitolo sarà l'ultimo.
Come sempre non ho idea di quando uscirà, forse ci metterò di più del solito perchè oltre a voler scriverlo nel migliore dei modi voglio fargli una copertina.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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