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Autore: Querdenker    05/01/2017    2 recensioni
{ AU | NaruHina | accenni SasuSaku e ShikaTema. }
Dal testo:
"Hinata aveva stranamente freddo. Nonostante fosse una giornata apparentemente calda, continuava ad avere brividi su tutto il corpo. Stava per succedere qualcosa. Era il 28 aprile 1892, eppure pareva fosse pieno inverno. Rabbrividì con compostezza, mentre sorseggiava il suo tè. Suo cugino Neji però, se ne accorse, e si voltò verso di lei con fare accigliato.
«Stai bene Hinata?»
Quando erano in privato si permettevano di non usare sciocche forme di cortesia, prive di qualsiasi significato per loro, nati e cresciuti insieme."
Genere: Fluff, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Un po' tutti | Coppie: Hinata/Naruto
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Non bisogna avere
paura di piangere






Hinata aveva stranamente freddo. Nonostante fosse una giornata apparentemente calda, continuava ad avere brividi su tutto il corpo. Stava per succedere qualcosa. Era il 28 aprile 1892, eppure pareva fosse pieno inverno. Rabbrividì con compostezza, mentre sorseggiava il suo tè. Suo cugino Neji però, se ne accorse, e si voltò verso di lei con fare accigliato.
«Stai bene Hinata?»
Quando erano in privato si permettevano di non usare sciocche forme di cortesia, prive di qualsiasi significato per loro, nati e cresciuti insieme.
Hinata annuì. Sapeva benissimo che con quel carattere riservato, Neji non avrebbe fatto altre domande. Il loro tavolino era a qualche metro di distanza da un ponticello, nelle quali erano ferme quattro ragazze: Yamanaka Ino, Haruno Sakura, Kazekage Temari e Uzumaki Karin. Hinata le osservò attentamente, quando Neji, improvvisamente, le disse: «Vai da loro, no?»
 
La myobu lo guardò scandalizzata: lei non era certo tipo da “primi passi”. Non perché fosse altezzosa, come probabilmente – con suo grande rammarico – risultava apparire, ma perché possedeva una timidezza che con nessuno riusciva a nascondere. Neji sorrise. Ad un certo punto si alzò e si diresse dalle signorine che chiaccheravano allegramente, e iniziò con fare diplomatico ed esperto, a parlarle. Ad un certo punto, una di loro, Sakura, annuì e si diresse con fare composto ma svelto verso di lei. Le altre tre la seguirono.
Hinata fu sul punto di correre e nascondersi dietro Neji, ma tutte e quattro le ragazze si erano ormai accomodate nel tavolino. Non avrebbe più potuto fuggire, sarebbe stato motivo di scortesia e quindi di scandalo. La nobile casata Hyuga rovinata, e con essa Hinata stessa. Inoltre, non poteva fare un torto simile a Neji, che si era premurato di trovarle una compagnia diversa dal solito.
«Signorina Hyuga?» chiese myobu Yamanaka «Le dispiace se prendiamo il tè insieme a lei?»
Hinata si voltò ad osservare le ragazze. La signorina Haruno aveva dei capelli molto singolari, di un rosa confetto, ma che erano bellissimi accoppiati con i due smeraldi che aveva incastonati negli occhi. La signorina Yamanaka invece sarebbe potuta passare per un lady inglese: lunghi capelli biondi, occhi cerulei e un sorriso davvero bello. Uzumaki Karin aveva degli splendidi capelli rossi, e aveva una luce negli occhi che emanava un’intelligenza fuori dal comune. La myobu Temari invece, aveva uno sguardo apparentemente severo, ma nei grandi occhi era nascosta una grande nobiltà d’animo.                                  
Hinata, dato che non riusciva a dialogare con le persone, aveva iniziato ad osservarle: e guardando bene quelle quattro ragazze, per la prima volta nella sua vita, pensò che valeva la pena di sbilanciarsi e osare.
La Hyuga sorrise: «Sarebbe un piacere immenso, signorina Yamanaka.»
 
***

12 gennaio 1893

Sakura e Ino discutevano animatamente riguardo al fatto che la lingua inglese e la lingua francese fossero simili.
«Ino, per l’ultima volta, ti ripeto che ci sono dei francesismi nella lingua inglese»
«E io per l’ultima volta ti ripeto Sakura-chan, che il francese e l’inglese non sono simili, poiché una appartiene al ceppo neolatino e l’altra al ceppo germanico. È storia.»
Hinata stava ascoltando Temari e Karin che parlavano di un ballo che si sarebbe tenuto la settimana dopo in onore di alcuni nobili, tornati da un lungo viaggio.
Si perse nei suoi pensieri: come era possibile che nel giro di 8 mesi, Hinata si sentiva come se avesse conosciuto quelle ragazze da una vita? Forse era dovuto al fatto che Sakura le aveva esplicitamente chiesto di non usare alcuna forma di cortesia con loro, per evitare inutili disguidi o fraintendimenti. O forse al fatto che nessuna di loro la pressava per il suo essere timida: ascoltavano la sua opinione, discutevano con lei di arte e poesia, ma non la forzavano ad essere una persona che purtroppo non sarebbe mai stata.
 
«Hinata, mi stai ascoltando?» chiese Karin distraendola dai suoi pensieri.
La ragazza arrossì: «Scusa, ero distratta»
Karin alzò gli occhi al cielo con fare divertito: «Ho detto che tra i nobili che saranno celebrati visto il loro lungo viaggio, c’è anche Sasuke-san, del clan Uchiha.»                                                                                                                   
La ragazza era ossessionata da quel nobile: anni prima aveva addirittura chiesto ad una cameriera di portarle un paio delle sue scarpe, che ora custodiva gelosamente.
Hinata conosceva Sasuke: da bambini era capitato di giocare insieme, finché un giorno, i due capiclan, avevano quasi stipulato un accordo matrimoniale. A salvare Hinata – e sua sorella Hanabi – era stata suo zio Hizashi, padre di Neji, che aveva convinto il fratello a fare il modo che le due ragazze sposassero chi più le aggradava, a patto che le persone in questione appartenessero all’antica nobiltà.
Ormai i matrimoni combinati erano in disuso, e Hiashi aveva dovuto cedere.
Ino e Sakura si unirono alla discussione, ormai stanche di litigare.
«Sapete,» disse Ino «mio padre vorrebbe che sposassi un borghese»
Temari la guardò perplessa: «Come mai?»
«È ovvio.» intervenne Sakura «Ino è l’unica discendente diretta del clan Yamanaka: ciò significa che, sposando un nobile con un rango più elevato del suo, dovrebbe prendere il suo cognome ed entrerebbe a far parte della sua famiglia. Ma se invece sposasse un borghese, egli per ascendere dovrebbe entrare nel clan Yamanaka, portando inoltre le enormi ricchezze guadagnate dalla sua famiglia»
Karin la guardò stranita: «E tu come le sai queste cose?»
Sakura arrossì: «Ti ricordo che io faccio parte della nobiltà recente, mio padre fino a 10 anni fa era un borghese. So come si ragiona in questo campo»
«Ma non si addice ad una nobildonna» esclamò Temari confusa. Ella veniva da Hokkaido, quindi certe tradizioni in disuso alla corte imperiale, nella sua zona persistevano ancora.
«Invece sì» ribatté timidamente Hinata «una nobildonna, oltre che occuparsi di arte e della famiglia, deve anche conoscere l’economia e gli stratagemmi da usare in caso di matrimoni o altri accordi. Altrimenti come farebbe, se il marito fosse assente?»
Sakura sorrise con approvazione, mentre Karin e Ino la guardavano come se avesse appena ricevuto un miracolo da parte dei Kami.
Temari annuì, anche se non del tutto convinta, e cercò di cambiare discorso: «Oltre a Uchiha Sasuke, chi verrà celebrato al ballo?»
Karin corrugò la fronte, cercando di ricordare: «Shikamaru del clan Nara, suo padre, Hatake Kakashi e mio cugino Naruto-kun»
«Hai un cugino e non ce l’hai detto?» domandò Ino.
Karin sbuffò: «Non è molto importante: è il diretto discendente del clan Uzumaki, figlio della myobu Kushina e dell’eroe di guerra Lampo Giallo.»
Hinata rifletté: gli Uzumaki erano forse il clan più potente del Giappone, insieme agli Uchiha e agli Hyuga. Erano classificati per il loro coraggio e la loro testardaggine. Aveva sentito parlare della myobu Uzumaki. Coraggiosa, bella e forte. Tanto forte da essere mandata in battaglia. Gli Uzumaki infatti, addestravano le eredi dirette della casata a combattere, al pari dei figli maschi. Era capitato più volte nella storia del clan, inoltre, che fosse comandato da una matriarca. Kushina-sama però, era stata capoclan per poco tempo, fino a che lei e suo marito non erano stati uccisi da alcuni ribelli di una setta chiamata Akatsuki. Si era temuta una crisi di successione nella casata, ma miracolosamente il loro unico figlio, Naruto, era stato risparmiato.
Hinata si chiese che genere di ragazzo fosse, e Karin rispose a quella tacita domanda.
«È insopportabile, irritante e maldestro. Ammetto con serenità però che è un bel ragazzo.»
 
***

19 gennaio 1893
 
L’imperatore Hiruzen non aveva badato a spese per i suoi nobili: erano stati addirittura chiamati dei musicisti occidentali.
Ormai il Giappone si stava sempre più aprendo alle tradizioni europee, ed era desideroso di mostrare che anche la sua corte era alla pari con quella inglese o austriaca. L’unico obbligo che aveva imposto Sua Altezza era l’uso di abiti occidentali, con somma gioia di Ino-chan.
Hinata aveva scoperto quel particolare solo due giorni prima – a causa della sua perenne distrazione – e aveva pregato Neji di portarla a comprare un vestito. Ovviamente il cugino l’aveva accontentata.
Era particolarmente nervosa nel suo abito lilla, e appena entrò nella sala da ballo, - accompagnata dal suo salvatore - cercò disperatamente qualcuna delle sue amiche.
Trovò Temari-chan, accompagnata da suo fratello Kankuro-kun, e si avvicinò.
L’amica era bellissima: portava un bellissimo abito blu scuro, che le faceva risaltare gli occhi. Sorridendo, le fece cenno di sedersi. Hinata obbedì.
Qualche minuto dopo arrivarono Ino e Sakura, che vennero abbandonate dai loro rispettivi accompagnatori.
Erano quasi le 20 e il ballo stava per iniziare.
L’imperatore Sarutobi entrò con passo austero, e si fermò solo quando fu sicuro che tutti i presenti fossero di fronte a lui. Sorrise.
«Miei cari, oggi è una giornata speciale: festeggiamo il ritorno da un lungo viaggio di alcuni dei nostri giovani più promettenti.»
Le porte, chiuse fino a qualche momento prima, si spalancarono e cinque uomini fecero il loro ingresso. Il primo, portava una strana maschera sulla bocca e una benda nell’occhio sinistro: nonostante ciò era bellissimo.
«Hatake Kakashi» sussurrò Ino alla sua destra.
I due che seguirono erano decisamente padre e figlio: viso aguzzo e allungato, con uno sguardo affascinante. Il ragazzo – Shikamaru, a detta di Sakura – sembrava decisamente annoiato.
Ultimi, entrarono due ragazzi. Uno Hinata lo conosceva: Sasuke-san sembrava uscito da un libro. Pelle diafana, occhi e capelli più neri della pece, sguardo magnetico e atteggiamento da sovrano. L’altro le era totalmente sconosciuto. Capelli biondi, occhi blu come il mare, strane cicatrici a forma di baffi sulle guance. Uzumaki Naruto era bellissimo.
Quei due sembravano il giorno e la notte. Il primo di una bellezza quasi eterea, sguardo duro e aria di chi si sente troppo per essere lì con tutte quelle persone di alto rango. Il secondo era bello in modo concreto, vivo, con un sorriso imbarazzato e allo stesso tempo uno sguardo deciso.
Hinata e gli altri nobili si inginocchiarono.
 
Era stata invitata a ballare solo Neji e da Kankuro-kun. Poteva giurare però che quest’ultimo fosse stato costretto dalla sorella.
Suo cugino, l’Astro Nascente – come veniva chiamato – aveva intavolato una discussione con Nara, Uchiha e Uzumaki. La ragazza li stava fissando in un modo che sarebbe sicuramente risultato scortese.
Neji e Sasuke se ne accorsero, e quest’ultimo, incredibilmente, si diresse verso di lei, lasciando di stucco molti dei presenti. Hinata si sentì confusa.
«Signorina Hyuga» Sasuke fece un cenno e la ragazza ricambiò.
Mentre il ragazzo si sedeva di fronte a lei, Neji e gli altri lo seguirono a ruota, finendo per unirsi alle ragazze.
 
Naruto-san parlava con un’enfasi e con una gioia negli occhi da risultare magnetica, affascinate. Hinata lo avrebbe potuto ascoltare per ore. Si autocelebrava ironicamente, con fare da gradasso, e poi scoppiava a ridere di sé, e tutti gli altri lo seguivano.
Raccontava della bella India, dei nobili inglesi, di Sasuke che regalava una moneta ad una bambina popolana – e lì l’imputato alzò gli occhi al cielo, mentre Karin elogiava la sua bontà e Sakura lo guardava ammaliata – del signor Hatake che sfogliava gli antichi libri buddhisti, di Shikamaru-san che lo batteva sempre a shogi.
Inaspettatamente, ragazzo biondo sorrise a Hinata, che arrossì visibilmente.
 
L’imperatore Hiruzen venne a complimentarsi coi ragazzi, esortandoli a ballare.
Mentre se ne andava, Naruto-san si sporse verso Hinata. Con un sorriso smagliante le chiese se le andasse di ballare. Per la seconda volta nella sua vita, Hinata pensò fosse il caso di sbilanciarsi e osare.
 
Il koshaku l’attirò leggermente a sé, sempre accompagnato dal suo sorriso. Hinata pensò che era piuttosto bravo a ballare il valzer.
Dopo dei secondi che sembravano interminabili, Naruto parlò: «Vi divertite ad osservarmi?»
Hinata arrossì nuovamente.
«Non preoccupatevi, anche io mi guarderei se potessi, ma ahimè, posso solamente grazie ad uno specchio»
E rise – ancora – di sé.
«Ho notato che vi piace molto autocompiacervi, se così si può dire» rispose Hinata dolcemente.
«La libertà comincia dall’ironia, signorina Hyuga»
Hinata lo guardò confusa.
«Victor Hugo» disse semplicemente il koshaku.
Il ragazzo quindi s’interessava anche di letteratura occidentale, chi l’avrebbe mai detto.
Il ballo, che a Hinata sembrò durare troppo poco, finì e, accompagnata dall’Uzumaki, la myobu tornò a sedersi.
Quella sera, Naruto le chiese altre due volte di ballare insieme.
 
***

22 gennaio 1893

Hinata si era sentita morire quando Karin e Sakura avevano litigato.
Non come erano solite fare, bensì con frecciatine e parole non adatte a delle signorine. Mentre Hinata le supplicava di smetterla, Temari e Ino le fissavano impotenti.
La causa era solo una: Sasuke Uchiha.
Perché per quanto potesse essere stato distaccato, il ragazzo aveva palesemente espresso un minimo di interesse per Sakura. E ciò Karin non poteva tollerarlo.
Sakura e Karin. Karin e Sakura.
Così simili eppure così diverse.
Hinata seppe solo grazie a Temari che le due ruppero definitivamente i rapporti qualche ora dopo, perché lei era già corsa via in preda alle lacrime.
Odiava vedere le persone litigare. C’era un qualcosa di bestiale nei litigi, qualcosa che rendeva l’essere umano più egoista di quanto non fosse.
Quando terminò la sua insensata corsa vicino al ciliegio più antico, si ritrovò di fronte Naruto, che la osservava preoccupato.
«Signorina Hyuga, state bene?»
Hinata non riusciva a smettere di parlare, così il ragazzo la fece sedere e cercò di calmarla.
«Ditemi cosa è successo»
E Hinata, liberandosi da quella sofferenza, gli raccontò tutto.
 
Naruto sospirò: non doveva essere facile per lui, pensò Hinata, dover sopportare i suoi lamenti.
Invece il ragazzo sorrise: «Mia cugina Karin ha ragione, a Sasuke interessa la signorina Haruno. Il che è fenomenale, perché Sasuke non si interessa mai a nulla. L’unica cosa che può fare è cercare di non rovinare i rapporti con entrambe, signorina Hinata»
La ragazza si accorse che aveva smesso di chiamarla per cognome. Si voltò dall’altra parte per non far notare al ragazzo il lieve rossore che si era andato a creare sulle guance.
«Ma mi tolga una curiosità: lei non è forse dispiaciuta perché interessata al mio amico?»
Nella sua voce era presente un tono più freddo, rispetto al gentile di poco prima.
Hinata scosse la testa in segno di diniego: «Signor Uzumaki, io e il signor Uchiha siamo stati quasi promessi sposi da bambini, poiché eravamo buoni compagni di giochi. Per me, sempre che egli ricambi, non è altro che un caro amico d’infanzia»
A quelle parole il ragazzo parve rilassarsi, e in quel momento le fece una richiesta strana: «Signorina Hyuga, potrebbe per cortesia chiamarmi con il nome che mi è stato dato alla nascita?»
Hinata lo guardò confusa, ma accettò: «Naruto»
Gli occhi del koshaku parvero illuminarsi, e per un momento Hinata sperò che accadesse qualcosa, anche se non sapeva bene ciò che provava.
«Vi prego, vi prego, chiamatemi sempre Naruto»
Hinata istintivamente annuì. Poi disse qualcosa che non si sarebbe mai aspettata potesse uscire dalla sua bocca: «E voi chiamatemi Hinata»
 
***

18 marzo 1893 
 
Erano quasi trascorsi tre mesi dal loro primo incontro.
Naruto era ormai diventato una presenza fissa, costante. Sotto il severo sguardo – ma neanche tanto – di Neji, Hinata veniva raggiunta dal ragazzo ogni giorno alla stessa ora nello stesso posto.
Non aveva ancora levato quell’aria da gradasso, ma Hinata si accorgeva che le poche volte che parlava del suo clan, Naruto diventava incredibilmente triste.
Aveva imparato a leggere le sue movenze, avrebbe riconosciuto i suoi passi tra mille.
Quando evitava un argomento con un sorriso gentile – non una viva risata – Hinata sapeva che era un ricordo o un pensiero doloroso. Quando faceva il gradasso era palesemente di buon umore.
Quel giorno era stranamente in ritardo.
La myobu pensò che forse si era già stufato di lei. Scacciò via quel pensiero, appena vide Naruto correre, nonostante non fosse conveniente per il suo titolo.
«Scusa» sorrise «la tua amica, la signorina Kazekage, mi ha chiesto di accompagnarla nel giardino vicino alle stanze della famiglia Nara. Chissà perché» concluse malizioso.
Hinata arrossì. Temari e il signor Nara stavano costruendo un’amicizia – come la definiva la ragazza, ma i pettegolezzi di palazzo dicevano tutto il contrario – basata sulle “seccature”.
Guardò Naruto: i capelli biondi erano selvaggiamente ritti, gli occhi più splendenti del solito.
Lui gli porse il braccio: «Orsù, dobbiamo quindi farla questa passeggiata quotidiana?»
Hinata sorrise e annuì.
 
Parlarono di molte cose: di Sasuke e Sakura, di Temari e del signor Nara, del ricco ereditiero che era stato presentato a Ino.
Non parlarono di loro.
Per la prima volta nella sua vita aveva desiderato ardentemente che qualcosa accadesse. Generalmente accettava passivamente ciò che il destino aveva da offrirle, e cercava di trovare il lato positivo nelle cose che magari non aveva desiderato.  
«Hinata» la chiamò Naruto, dopo un silenzio durato eoni.
«Sì?»
«Non credo di essere ancora pronto. Aspettami»
E la baciò sulla fronte.
 
Continuarono a dialogare normalmente, almeno in apparenza. Hinata cercava di mantenersi più calma possibile, ma proprio non ci riusciva. Naruto l’aveva baciata.
Certo, quello non era un vero e proprio bacio, ma era una dimostrazione d’affetto, se non altro, e a lei questo bastava.
Alla fine smisero di parlare e si ritrovarono a fissare le nuvole, mentre in testa avevano tante domande, ma una sola certezza.
 
***
 
2 agosto 1893
 
«Devo tornare in India»
Sganciò quella bomba come se nulla fosse, e Hinata temette di morire dal dolore.
«C-come?» chiese sbigottita
«Ci rimarrò alcuni mesi» disse lui atono.
Hinata non capiva, non capiva. Perché doveva andarsene?
Ma sarebbe tornato tra qualche mese, si ripeté questo mantra.
Annuì, senza molta convinzione. Naruto le fece un mezzo sorriso, di quelli che si fanno quando si sta cercando di trovare il lato positivo dove non sembra esserci.
«Hinata?»
«Sì?»
«Pensami in questi mesi»
 
***
 
8 febbraio 1894
 
Hinata leggeva, mentre Temari giocava a shogi con Ino, terribilmente negata. Sakura ricamava.
Alzò gli occhi dal libro, e nel vedere solo loro quattro sentiva una fitta al cuore: Karin aveva abbandonato la corte ed era tornata nella residenza degli Uzumaki.
Clan a Hinata molto famigliare, visto che pensava ad un suo membro ogni giorno.
Naruto non le aveva scritto lettere, e neanche lei. Si era limitata a pensarlo, fedele alla promessa che lui le aveva strappato mesi prima.
Tuttavia, a volte la travolgeva una malinconia forte, tanto da far vacillare le sue misere convinzioni.
Tornò sul suo libro per qualche minuto, fino a che non riconobbe quei passi.
Si voltò e lo vide: gli occhi che brillavano, i capelli come al solito spettinati, e il solito sorriso da gradasso.
Hinata pianse di gioia quando lui si avvicinò e le diede un bacio sulla fronte.
 
Passeggiavano vicino all’antico ciliegio, quando improvvisamente Naruto si fermò a fissarla.
Non poté fare a meno di arrossire, ma non ebbe il tempo di realizzare che il ragazzo la stava baciando davvero.
La teneva stretta, e Hinata pensò che si sarebbero potuti fondere in un’unica persona.
Era un bacio dolce, e allo stesso tempo agognato.
C’era voluto troppo tempo perché il qualcosa che la myobu desiderava si materializzasse.
Hinata si staccò per respirare, anche se avrebbe decisamente preferito morire con quel bacio.
«Sposami Hinata.» disse con forza Naruto «Sposami, perché non so dire quando ho iniziato ad amarti, ma quando l’ho fatto pensavo che sarei morto bruciato dal sentimento. Sposami perché amo sentire la tua voce che pronuncia il mio nome. Sposami, perché voglio farti piangere dalla gioia ogni giorno della nostra vita insieme. Sposami perché ridi di me con me, e la tua risata è la cosa più bella che i Kami mi potessero far ascoltare. Ti prego Hinata, amami e sposami.»
Lei trattenne il fiato. Stava di nuovo piangendo, ma dalla gioia. Naruto lo sapeva e ne era estasiato.
Prese un lungo e composto respiro e iniziò a parlare.
«Sei entrato nella mia vita come un uragano. Per la prima volta, grazie a te, ho desiderato volere di più. E ciò che voglio ora è dirti mille volte sì»
Fu il turno di Naruto di piangere dalla gioia.


 



 
Nota dell'autrice:
Myobu 
è il titolo con le quali venivano chiamate le nobili donne giapponesi. Si potrebbe associare alla parola lady.
Koshaku è il titolo dato a duchi o principi durante la seconda metà del 1800 in Giappone.

Buonasera!
A quanto pare sto sfornando OS da tutti i pori - se poi sono delle emerite stupidaggini poco importa - e sono felicissima di aver scritto una ff AU sui miei adorati NaruHina.
Mi sono molto divertita a creare questa storia, fluffosa da cariare i denti, e ci ho davvero messo l'anima. Una precisazione: nell'opera non viene mai detto il cognome di Temari, viene semplicemente detto che appartiene al clan del Kazekage, quindi l'ho "modificato" come se fosse un cognome, lol 
Spero che possiate apprezzare il mio terzo tentativo di fan-fiction nell'universo di Naruto! Le recensioni e le critiche costruttive sono SEMPRE ben accette!
Alla prossima!
Mezzosangue230
  
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