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Autore: _Juddy_    06/01/2017    3 recensioni
Primo esperimento con questi due, spero apprezzerete ♥
"La ragazza era seduta in ginocchio davanti a lui, teneva in mano il suo prezioso astuccio e lo muoveva velocemente in quante più direzioni possibili ridacchiando per gli inutili tentativi del giovane di riafferrarlo.
- Dammelo, per piacere.-
- Vorrai scherzare, spero! La droga fa male!-
- Disse la prostituta!-"
Genere: Fluff, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Caleb/Akio, Suzette/Rika
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Drug~


Fudou camminava lungo le strade deserte debolmente illuminate dalla fioca luce dei lampioni, l’odore di fogna che accompagnava  il sobborgo della città era perenne. Sede della malavita e della povertà  quel luogo era considerato terra di nessuno, ormai sfuggito al controllo delle autorità locali che da mesi evitavano di recarvisi ignorando i giri di droghe e la prostituzione considerate indispensabili perché uniche fonti di guadagno.
Il vento pungente gli carezzava con violenza il volto pallido e scarno, gli occhi contornati da profonde occhiaie lacrimavano a causa del freddo mentre barcollava in quel suo girovagare confuso.
Si fermò un attimo a riprendere fiato, il tessuto lacerato e consunto dei jeans che indossava sembrava sorreggere le gambe esageratamente magre e tremanti. Adocchiò a terra una bottiglietta contenente ancora un po’ d’acqua, senza pensarci due volte estrasse dalla tasca della felpa nera un piccolo astuccio in plastica, al suo interno facevano bella mostra di sé tante pasticche che sembravano risplendere alla luce della luna, ne prese una e la ingoiò sorseggiando a piccoli sorsi l’acqua rimanente.
L’insonnia non gli dava tregua così come anche l’emicrania che la mancanza di sonno gli procurava, da giorni si trascinava a fatica da una parte all’altra della città senza una meta precisa e la mente offuscata. Il suo unico desiderio era quello di riposarsi, fosse stato anche per l’eternità.  Dopo le scuole medie infatti aveva continuato a dedicarsi interamente al calcio nella speranza di arrivare una seconda volta al torneo nazionale ma un brutto infortunio alla gamba durante le eliminatorie aveva bruscamente interrotto il suo sogno. Ogni giorno che passava le possibilità di ritornare a correre sul campo diminuivano a causa degli allenamenti inconcludenti e insensati che faceva di nascosto finché non si annullarono completamente.
Interrotti gli studi e senza lavoro vagabondava costantemente per la città mitigando la rabbia e la tristezza in un primo momento con alcool e antidepressivi leggeri poi con la droga, convinto che quelle minuscole pastiglie avessero la soluzione ai suoi problemi. E così alla vigilia dei suoi vent’ anni si ritrovava senza più sogni da inseguire né obbiettivi da raggiungere.
Con la vista offuscata e la testa pesante riprese a camminare pur sapendo di non avere un posto dove andare dal momento che, dopo lo smacco calcistico, si era dato alla vita di strada vivendo alla giornata e contando solo su quel poco che riusciva a mettere in tasca spacciando e dedicandosi al mercato nero.
All’ennesima folata di vento un brivido gli percorse la schiena, l’emicrania non dava cenni di miglioramento e contribuiva a renderlo sempre più stanco ed irritato. Volse lentamente lo sguardo all’angolo della strada notando un hotel a luci rosse, fatiscente e pericolante. Il volto sfiancato dall’insonnia si contrasse in una smorfia di fastidio: avrebbe preferito dormire all’addiaccio piuttosto che sembrare uno dei tanti luridi maiali che si recavano lì solo per soddisfare i loro bisogni animaleschi! Non disgustava il sesso ma, nonostante la sua penosa condizione, anche lui aveva dei principi. Difatti, pur avendo molteplici conoscenze nel settore, non aveva mai voluto cercare guadagno nella prostituzione; questo perché conosceva fin troppo bene lo straziante dolore che si prova ad essere considerati meno di zero e trattati come degli oggetti.
La droga ingerita poco prima tardava a fare effetto: la testa continuava a pulsare insistentemente impedendogli di ragionare con lucidità e i suoni circostanti gli arrivavano sempre più ovattati. Colto da un improvviso conato di vomito si accucciò a terra rimettendo bile mentre, a denti stretti, biascicava un’imprecazione per le condizioni fisiche che non accennavano a migliorare. Era ormai notte fonda e il freddo si acuiva sempre di più, non vedendo alternative valide per evitarsi una polmonite barcollò fino alla porta d’ingresso dell’hotel ed entrò. 
Il vecchio proprietario se ne stava seduto dietro un bancone in legno ormai completamente divorato dalle tarme; ricurvo su delle scartoffie, sembrava non essersi accorto della presenza del giovane di fronte a lui.
Fudou sbatté con forza sul banco un sacchetto colmo di monete, il guadagno di quella giornata, e solo allora l’uomo alzò lo sguardo dalle sue carte per rivolgergli un’occhiata sbieca. Le lunghe dita rugose svuotarono il contenuto, ghignò constatando il generoso compenso.
-Primo piano, stanza venti.-
I gradini scricchiolavano sinistramente sotto i suoi passi e, in preda alle vertigini, si aggrappò con tutte le forze al corrimano per non cadere.
L’aria al primo piano era rarefatta, annebbiata dal fumo delle sigarette dei clienti, i gemiti sommessi e gli spasmi provenienti dalle stanze lo inquietarono al punto d’obbligarlo ad accelerare il passo.
Giunto dinnanzi alla porta scrostata sulla quale troneggiava il numero venti provò irritazione e disgusto nei confronti di se stesso: sapeva di stare sragionando e avrebbe tanto voluto tornare sui suoi passi ma, ormai, aveva pagato. Sospirò profondamente, si fece coraggio e bussò.
-Avanti!-
Senza la minima esitazione aprì l’uscio e stancamente si strascicò all’interno della stanza per poi richiudersi la porta alle spalle.
Una volta dentro si accasciò a terra, stremato, circumnavigando l’ambiente con lo sguardo: profonde crepe nere correvano ovunque, lungo il soffitto, sulle mattonelle, persino attorno all’unico armadio presente nella stanza, ma almeno l’interno, contrariamente dai corridoi, sembrava essere pulito.
-Ti senti bene?-
A parlare era stata una ragazza di circa la sua età, seduta su una sedia poco distante, di carnagione scura, i grandi occhi plumbei e le labbra carnose incorniciavano un’ espressione perplessa e sorpresa mentre continuava a giocherellare con una ciocca dei lunghi capelli turchesi. 
-No, per niente.-
Accoccolato a terra, la testa fra le mani, Fudou rispose in maniera secca e immediata. Assottigliò gli occhi nascosti dietro le dita tremanti nel vano tentativo di mettere meglio a fuoco la figura innanzi a lui. Un moto di rabbia lo pervase: non ne poteva più di stare in quelle condizioni penose ed evidentemente una sola pasticca di quella roba era insufficiente! In preda alla follia estrasse nuovamente dalla tasca della felpa l’astuccio contenente la droga ma due mani veloci lo fermarono. 
- Ma che cazzo...?-
La ragazza era seduta in ginocchio davanti a lui, teneva in mano il suo prezioso astuccio e lo muoveva velocemente in quante più direzioni possibili ridacchiando per gli inutili tentativi del giovane di riafferrarlo.
- Dammelo, per piacere.-
- Vorrai scherzare, spero! La droga fa male!-
- Disse la prostituta!-
Notando un bagliore di tristezza negli occhi di lei, Fudou si morse un labbro, pentito. Si diede dell’imbecille da solo: non era certo per sua libera scelta se quella ragazza era costretta a fare quel lavoro!  
- Come ti chiami?-
- Rika Urabe, drogato che non sei altro!-
- Chi diavolo sei per rivolgerti a me in quel modo?-
- Sicuramente una persona che sa usare il cervello meglio di te!-
Rimasto in silenzio e stupito per la risposta ricevuta, improvvisamente Fudou si portò entrambe le mani alle orecchie soffocando un gemito di dolore: quel tono di voce così squillante non contribuiva affatto al miglioramento della sua emicrania e gli sembrò che la testa stesse per scoppiare da un momento all’altro.
Trascorso qualche minuto di silenzio, Rika, rialzatasi, si avvicinò al letto dove erano stese tre lunghe vesti molto eleganti e le mostrò al ragazzo.
- Mi devo ancora preparare per l’occasione, quale vuoi che indossi?- 
Improvvisamente il sorriso si spense dal volto ora rabbuiato della prostituta, la voce le uscì piatta e fioca dalle labbra mentre gli occhi, divenuti opachi, nascondevano un’anima martoriata dalla sofferenza.
Fudou, consapevole che dalle sue labbra sarebbe uscito solo l’eco del nervosismo causato dal repentino e totalmente inaspettato cambiamento della ragazza, preferì non rispondere. Non volle essere scortese dal momento che lei non avrebbe potuto controbattere: per quella notte lui sarebbe stato il padrone e lei la schiava sottomessa, per disperazione, al suo volere.  
- Nessuno. Vai benissimo così come sei.-  
Rika annuì, seria, e, senza farselo ripetere due volte, si affrettò a riporre i vestiti all’interno del grande armadio tarlato. Fudou la vide mentre le mani correvano veloci lungo l’orlo della maglietta, d’impeto si alzò velocemente da terra.
- Non spogliarti.-
Si pentì d’essersi alzato così in fretta quando una fitta allo stomaco lo fece piegare in due dal dolore, sputò a terra saliva mista a sangue sibilando un’imprecazione.
Rivolse a Rika un’occhiataccia fulminante nel sentire le sue mani cingergli i fianchi e, nonostante le droghe con il tempo le avessero sbiancate quasi completamente, le iridi del giovane fiammeggiarono di rabbia.
- No, non devi spogliare neppure me.-
- Va bene, faccio tutto quello che vuoi. T’informo però che sei nel luogo del sesso, se non ci si spoglia cosa diamine sei venuto a fare qui?- rispose con una nota ironica Rika lasciandosi scappare un sorrisetto di sfida.
- Sdraiati.-
Lei obbedì mettendosi al centro del letto, supina sulla propria schiena.
Fudou si sedette al bordo del materasso prendendosi la testa fra le mani, un sospiro scomposto gli uscì dalle labbra mentre brividi continui sferzavano senza pietà il suo corpo esageratamente magro.
Evitando accuratamente di guardarla negli occhi, si sdraiò accanto a Rika. Si concentrò sui lunghi capelli turchesi che ondulati giacevano scomposti sulla federa bianca del cuscino, ne afferrò una generosa ciocca passando le dita in quella morbidezza setosa.
Sentì una mano correre giù lungo il ventre.
- Non farlo, non toccarmi.- bisbigliò piano, senza più forze.
Le mani obbedienti tornarono al proprio posto.
Posò dolcemente la testa sulla spalla di Rika, stremato; da anni non toccava un’altra persona, il suo corpo era caldo e vicino. Socchiuse gli occhi, incapace di sopportare anche la flebile luce della lampada sul comodino, permettendo finalmente agli arti di rilassarsi. La nuca scivolò e l’orecchiò si posizionò lì dove batteva un cuore calmo come il suo.
Le palpebre si fecero sempre più pesanti, spossate da intere notti trascorse insonni, finché non si chiusero completamente al mondo circostante, cullate dalla cadenza regolare del battito di Rika.
Una mano tiepida si insinuò nei capelli castani del ragazzo, l’altra gli carezzava la schiena con movimenti circolari.
- Credo che per stanotte non avrai più bisogno di questo.-
Rika prese l’astuccio in plastica dalla tasca della felpa del ragazzo ormai profondamente addormentato e, con una smorfia di disprezzo, lo buttò a terra.
- Dormi.- gli bisbigliò dolcemente all’orecchio.  
In quel momento la testa del giovane venne accerchiata da un torpore tiepido che lo fece sentire incredibilmente leggero. Fudou annuì impercettibilmente, le labbra rilassate in un sorriso sghembo e le braccia a cingere i fianchi di Rika in quello che voleva sembrare un abbraccio sincero. 


A.A
Ed eccomi qui con una nuova OS, people!
E' stato difficile scrivere di questi due personaggi su cui non avevo mai prestato attenzione prima d'ora, spero che il risultato sia soddisfacente! *u*
Come potete notare non è presente nè l'avvertimento Crack!Pairing nè l'avvertimento di una coppia Het, questo perchè ho voluto lasciare alla vosta libera interpretazione e fantasia, più che altro la presenza di un possibile amore tra questi due. Effettivamente non ci sono elementi che permettono di valutare una possibile evoluzione della relazione tra i personaggi però confido nella vostra fantasia ^^''
Spero di aver trattato in maniera corretta sia Akio che Rika! Su quest'ultima ho anche più incertezze dato il suo ruolo nella fanficiton che soffoca quasi completamente il carattere vivace ed esuberante che il personaggio presenta nell'anime.
Non ci sono sentimenti a legarli se non l'affetto e la reciproca comprensione per la vita dissoluta che entrambi conducono anche se, come potete notare, non si compatiscono a vicenda, anzi...! Le battute "scherzose" di Rika le ho inserite al fine di non sfociare nell'OOC e di conferire comunque spessore psicologico al personaggio.
Personalmente sono molto soddisfatta del mio lavoro, anche se questo ha comportato non pochi dubbi riguardo lo stile!
Spero che la fanficiton vi sia piaicuta, lasciate una recensione se volete comunicarmi i vostri pareri a me non fa che piacere :3
Alla prossima storia,
Juddy ♥  


 
  
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