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Autore: Yufo    06/01/2017    2 recensioni
Nami aveva sempre creduto che sarebbe stata un brava madre, quel tipo di madre che non avrebbe mai fatto mancare nulla ai figli ma che sarebbe stata anche capace di essere severa all’occorrenza.
Invece si era trovata a fallire su tutti i fronti quando si era separata da Zoro e aveva lasciato la bambina senza un padre e se stessa senza la forza di dirle di no.
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Ciao a tutti! Sulla cresta dell'ultima ondata festiva vi lascio questa nuova One shot con protagonisti Nami e la sua family.
Sono ben accette tutte le critiche di carattere costruttivo (positive o negative che siano).
Buona lettura!
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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LE FERITE DELL’ORGOGLIO
 
<< Mamma, mamma! Secondo te se chiedo a babbo natale di riportare a casa papà, esaudirà il mio desiderio?>>
Bellemere sorrideva sdentata, il codino ad ananas che le sormontava la testa e i grossi occhi neri accesi di speranza.
Poteva essere la bambina più bella del mondo ma in quel momento, per Nami, era come una pistola carica puntata alla testa.
<< Non lo so Belle.>> Rispose evitando di incrociare il suo viso tondo e paffutello.<< Ci sono tanti altri regali che puoi chiedere. Non vuoi nient’altro?>>
La figlia incrociò le braccia al petto, corrugando sopracciglia e labbra in una smorfia infantile. << Io voglio papà!!>> Insistette alzando la voce di qualche decibel.
Nami aveva sempre creduto che sarebbe stata un brava madre, quel tipo di madre che non avrebbe mai fatto mancare nulla ai figli ma che sarebbe stata anche capace di essere severa all’occorrenza.
Invece si era trovata a fallire su tutti i fronti quando si era separata da Zoro e aveva lasciato la bambina senza un padre e se stessa senza la forza di dirle di no.
<< Magari solo durante le feste. >> Acconsentì.
Bellemere strillò di gioia con la sua vocina acuta e cominciò a saltellare da una parte all’altra della stanza fermandosi qualche volta solo per abbracciare la mamma che le rivolgeva un sorriso tirato e stanco.
Non ci sarebbe stato nessun babbo natale che avrebbe chiesto a Zoro di presentarsi il venticinque da sua figlia ma questo di certo non avrebbe potuto rivelarlo alla bimba; sarebbe toccato a Nami farsi carico del compito e contattare il marito, con tutte le difficoltà che una donna orgogliosa e testarda come lei poteva trovare in un incarico tanto semplice.
Non vedeva Zoro da tre mesi e non lo sentiva da due, percepiva il peso di quel silenzio premergli sulla bocca dello stomaco ed impedirgli di tirare su la cornetta del telefono.
Guardava esitante quella scatola di plastica attaccata a qualche filo collegato alla corrente mentre cercava di premere i grossi tasti numerati uno dopo l’altro, notando con rammarico che ricordava il numero del compagno perfettamente a memoria.
La verità era che non riusciva a dimenticare niente di lui, non un particolare, Zoro era stampato a fuoco nella sua testa con tutti i suoi pregi e i suoi difetti.
Si fece forza e fece partire la chiamata, la mano che tremava sulla cornetta poggiata all’orecchio; dall’altra parte il suono continuo e monotono che scandiva l’attesa, tuu-tuu-tuu, le parve un tempo infinito ma avrebbe voluto durasse di più.
Quando lui rispose il suo cuore perse un battito.
<< Pronto. >>
La voce bassa e calda di Zoro si fece largo nella sua testa, era come una droga dolce della quale si era scoperta in astinenza, non era pronta per tutto questo.
Rimase in silenzio.
Sentiva il respiro dell’uomo soffiare sul microfono e il proprio comportarsi di rimando.
<< Pronto?>> Ripeté << Nami? >>
La donna sussultò nell’udire il suo nome e riattaccò di colpo senza dare alcuna risposta, il petto le si alzava ed abbassava velocemente sorpreso dalla perspicacia dell’uomo.
Imprecò tra i denti accasciandosi sul letto, la mano che si rifiutava di smettere di tremare e gli occhi lucidi conquistati dalle lacrime che cadevano lente macchiando la coperta azzurra di un blu un po’ più scuro.
Poteva raccontarsi tutte le bugie del mondo, fingere che non le importasse ma sapeva che era ancora innamorata di lui.
Però era anche consapevole di essere troppo testarda per ritrattare la sua decisione e che nonostante tutto non sarebbe stata lei a chiedergli di tornare.
Nascose la faccia nel cuscino soffocando i singhiozzi sulla federa che odorava di violette e gelsomini, Zoro odiava quel profumo, lo definiva “poco virile ”, anche se, per essere precisi, lui utilizzava un altro tipo di parola.
La mattina si svegliava e si lamentava di avere un lato della faccia che odorava di donna, la guardava con il viso corrucciato e i capelli spettinati e la pregava di cambiare detersivo.
Nami rideva ogni volta e sensualmente gli si avvicinava, gattonando sul materasso, lentamente, gli occhi felini che lo scrutavano come se lo guardassero per la prima volta: fissava la mascella scolpita spolverata da un leggero strato di barba, le labbra sottili ma morbide, il profilo del naso sorprendentemente dritto, la fronte ampia e gli occhi scuri d’ossidiana ancora stanchi e assonnati.
Zoro amava quel momento e lei lo sapeva, forse non glielo diceva a parole ma glielo faceva capire.
Eccome se glielo faceva capire!
Si posizionava sopra di lui, seduta sul cavallo eccitato dell’uomo, con la spallina della vestaglia strategicamente lasciata cadere sul braccio mostrando il seno nudo e sodo e cominciava a baciarlo ovunque muovendo il bacino avanti e indietro contro quello del marito.
<< Tra un po’ saprai completamente di donna.>> Gli sussurrava mordendogli il lobo sinistro dell’orecchio dove una volta vi erano appesi tre orecchini da teppista che ora avevano lasciato il posto a dei semplici buchi abbandonati.
Lui ghignava e faceva scivolare le sue mani calde e forti sotto la camicia da notte, accarezzandogli la pelle chiara fin sopra l’intimo e cominciava a…
Driiiiiiin.  
Il telefono trillò improvvisamente ridestando Nami dal suo dolce ricordo. Si issò sul letto, le gambe piegate sotto le cosce e le lacrime seccate sulle guance. Tirò su col naso e recuperò un fazzoletto dal comodino, si alzò per rispondere quando un pensiero assurdo si fece largo nella sua testa e la paura che a chiamarla fosse proprio Zoro si impadronì dei suoi muscoli impedendole di muoversi.
Quante possibilità c’erano che la richiamasse senza avere la certezza che prima al telefono fosse proprio lei? Ben poche.
Eppure Zoro avrebbe potuto farlo, in passato si era prodigato in azioni ben più rischiose.
Lasciò squillare il cordless permettendo a quel suono acuto e fastidioso  di riempire la casa con le sue note piatte e fredde.
Driiiiiiin. Driiiiiiin. Driiiiiiin.
<< Mamma ? >>
Nami si voltò di scatto. La piccola Bellemere se ne stava in piedi di fronte alla porta della sua stanza le manine strette a pugno che sfregavano sulle palpebre chiuse dal sonno e i capelli rossi annodati tra loro.
<< Perché non rispondi? >>
<< Sono sicuramente gli omini della luce o del gas, non ho voglia di rispondergli. >> Si giustificò avvicinandosi alla piccola e pettinandole con le dita i ricci scomposti.
Gli “omini della luce o del gas” era il nomignolo che Nami aveva dato ai venditori telefonici per far capire a Belle con chi stava parlando.
<< Sono quelle persone che insulti sempre? >> Chiese ingenuamente.
<< Non è che le insulto, è che odio la gente che non ascolta quando gli si dice di no.>>
<< E se non fossero loro? >>
<< E chi mai potrebbe essere? Se è qualcuno che conosciamo, e che ha bisogno, mi chiama sul cellulare.>>
<< E se fosse papà! >>Se ne uscì Bellemere con gli occhi che brillavano scuri, come quelli di Zoro. << Magari ha ricevuto l’invito da babbo natale!>> Disse fiondandosi verso il telefono e alzando la cornetta.
Nami per poco non ebbe un infarto. Con passo svelto si diresse verso la figlia e gli strappo l’apparecchio di mano.
<< Ehi!! >>
Nami si scusò con un sorriso colpevole. << Se è per te, te lo passo. Promesso. >> Titubante avvicinò l’oggetto all’orecchio.
<< Pronto … >>
La voce acuta e veloce di una ragazza uscì allegra dal microfono.
<< Buonasera sono Konis di Ener energia la chiamavo per informarla di una nuova promozione  appena arrivata che penso possa interessarle…>>
Un sospiro di sollievo si fece largo tra le labbra di Nami che per la prima volta si sentì felice nello scoprire che a chiamare era stata Konis di Ener energia. Eppure, allo stesso tempo, percepì una fitta di delusione  impadronirsi del proprio petto, era insoddisfatta della voce femminile che le stava parlando, contrariata dall’argomento della discussione e arrabbiata che non fosse stato Zoro a cercarla.
<< Non siamo interessati.>> Rispose fredda, posseduta da un rinnovato sentimento d’ira.
<< Se mi lasciasse finire di spiegare … >>
<< È sorda per caso?! Ho detto: non siamo interessati! >> Terminò la chiamata sbattendo il telefono sotto gli occhi esterrefatti della figlia che la osservava alla ricerca di una spiegazione al suo esagerato comportamento.
<< Era l’omino della luce. >> Disse semplicemente Nami tirando su le spalle per sdrammatizzare. << Ora torna a letto.>>
La accompagnò nella sua cameretta stringendo tra le dita sottili quelle cicciottelle della bimba che sbadigliava assonnata ad ogni tenero passo. Rimase li aspettando che si addormentasse, canticchiando una ninna nanna senza parole, accarezzandole i capelli fulvi.
Con gli occhi chiusi era praticamente identica a Nami da piccola, ma quando li apriva poteva scorgere lo sguardo indecifrabile di Zoro e la stessa sete di avventura. Le scoccò un leggero bacio sulla fronte sussurrandogli la buona notte e la promessa che sarebbe riuscita a chiamare papà, poi tornò nella propria stanza buia.
Il lampadario era spento e forse fu per questo che la notò subito: una lucina rossa che lampeggiava ad intermittenza facendosi strada nell’oscurità, indicando prepotentemente la presenza di un messaggio in entrata nella segreteria telefonica. Si avvicinò per l’ennesima volta a quel dannato apparecchio per le comunicazioni pronta ad ascoltare il messaggio; questa volta sapeva che non poteva essere Ener o chissà quale altro operatore telefonico a contattarla.
Premette il tasto e la registrazione partì.
Biiip.
“… Emm … è già partita la segreteria? Dannazione! Come cavolo funziona questo aggeggio … va beh speriamo che la mocciosa mi senta …”
Nami rise. Non pensava sarebbe stata la prima cosa che avrebbe fatto una volta sentita la sua voce, ma era proprio tipico di lui prendersela con l’elettronica.
“Ciao Nami, sono Zoro. So che è strano per me chiamarti e che probabilmente non avrei dovuto farlo ma … cazzo … avevo una pazza voglia di sentirti … sai oggi è successa una cosa strana, beh forse non così strana. Mi è arrivata una chiamata da un numero privato e quando ho risposto dall’altra parte sembrava  non esserci nessuno. All’inizio ho pensato ad uno scherzo ma poi, subito dopo, una stupida parte di me ha creduto che potessi essere tu. Forse sono pazzo.”
Per la seconda volta la donna si sorprese a sorridere, col cuore che le batteva a mille. Non così pazzo, pensò.
“Così mi è venuta un incredibile voglia di chiamarti ma il telefono era occupato e quindi  eccomi qua …”
Lo sentì sospirare e prendere un lungo respiro, poi ricominciò a parlare.
“Nami. La verità e che mi mancate. Dio se mi mancate. Mi manchi tu e mi manca Belle. Ed è vero che litighiamo sempre e forse è anche vero che Belle crescerebbe meglio senza di me ma io …”
Si bloccò improvvisamente lasciando un lungo silenzio tra le sue parole, caricandole del peso di un frase non detta.
“Non importa. Chiamami se ti va.
Ciao, mocciosa …”
Biip.
La registrazione si concluse mentre Nami si asciugava con la manica del pigiama alcune dispettose lacrime scivolate al controllo dei propri occhi, si sentiva così fragile e spaventata.
Aveva un’assidua voglia di richiamarlo, ma sarebbe davvero stata la cosa giusta da fare?
Poi ripensò a Belle e a come le si illuminava lo sguardo ogni volta che parlava di suo padre. Non poteva deluderla.
Velocemente recuperò il telefono e digitò il numero del marito.
Rispose quasi subito.
<< Pronto. >>
<< Ciao. >>
<< Nami? >>
<< Si. >>






ANGOLO DELL'AUTORE
Ciao a tutti! Sono Ufo scrittrice principiante di ff :) Innanzitutto rigrazio chi si è soffermato a leggere la storia e ha avuto la pazienza di finirla, un particolare grazie a smelly13 a cui va il merito del titolo ( che è uscito dalle sue meningi ben spremute).
Mi scuso invece con Enel (ente nazionale per l'energia elettrica) brutalmente trasformata in Ener ( si proprio lui, Eminem con gli orecchioni, Dio di Skypiea ecc...). Non sapendo se si fosse capita l'analogia ho preferito specificarla qui. :)
Grazie ancora per aver letto e auguri a tutte le befane! Vi auguro di trovare tanti Zoro nella calza!! ;)
 
   
 
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