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Autore: Lales    26/05/2009    8 recensioni
Lasciò le buste sull'uscio di casa ed avanzò tentennando nel soggiorno evitando dapprima la felpa buttata per terra e di seguito una scarpa bianca seguita da una fascia per capelli. Alzò lo sguardo per concludere la panoramica sul tavolino del divano dove troneggiavano quattro bottiglie di birra aperte, il posacenere che straboccava di cicche di sigarette, patatine sparse ovunque e tutta la collezione dei giochi per la Playstation buttati sul tappeto di pelo bianco, senza contare che il plasma continuava a rimandare all'infinito la presentazione di un gioco idiota con cui adorava perdere tempo la sua dolce metà. Prese ancora più fiato. - Tom Kaulitz cosa è successo dentro questa casa?! - Prima OS della "Saga dell'ansia"
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Bill Kaulitz, Nuovo personaggio, Tom Kaulitz
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I miei deliri continuano, specialmente se c'è un certo tipo che aveva i dread e adesso ha le treccine di Barbie Malibù, (Nome tecnico: Cornrows. Inizialmente credevo fosse una malattia, non una capigliatura) come protagonista: il mio adorato Tom, un po' come un fratello minore per me. XD
Questa FF è giustamente dedicata ad Anna (scusa se ti ho aggiunto una H, ma faceva più Deutschland) che mi ha ispirato insieme a Tom, bella coppia non trovate? XD Vi metto anche una foto della coppia.
La pubblico tutta, leggerla a pezzi non avrebbe senso, ovviamente i Tokio Hotel non mi appartengono e con questo scritto non voglio dare nessuna rappresentazione della realtà.
Baci sparsi.

PIANI


Hanna spalancò la porta di casa con il piede destro, mentre con il sinistro si teneva in equilibrio reggendo le tre buste della spesa che si era preoccupata di portare fino a casa; se avesse aspettato l'aiuto del suo adorato ragazzo probabilmente il pesce surgelato sarebbe tornato vivo ed ancora più puzzolente di quello che già era. Sbuffò facendo forza sui bicipiti che allenava con tanta fatica in palestra, e prendendo fiato in petto ce la fece per un attimo a pronunciare la consonante con cui iniziava il nome del suo fidanzato, uomo che amava con tutta se stessa, ma che avrebbe avuto ancora poche ore di vita dato lo spettacolo che si preannunciava davanti ai suoi meravigliosi occhi scuri.
- Ma che diavolo...? -
Lasciò le buste sull'uscio di casa ed avanzò tentennando nel soggiorno evitando dapprima la felpa buttata per terra e di seguito una scarpa bianca seguita da una fascia per capelli. Alzò lo sguardo per concludere la panoramica sul tavolino del divano dove troneggiavano quattro bottiglie di birra aperte, il posacenere che straboccava di cicche di sigarette, patatine sparse ovunque e tutta la collezione dei giochi per la Playstation buttati sul tappeto di pelo bianco, senza contare che il plasma continuava a rimandare all'infinito la presentazione di un gioco idiota con cui adorava perdere tempo la sua dolce metà. Prese ancora più fiato.
- Tom Kaulitz cosa cazzo è successo dentro questa casa?! -
Hanna seguì la scia di vestiti raccogliendoli ad ogni passo e tentando di dare una calmata ai suoi nervi che affioravano man mano che si avvicinava alla camera. Ogni giorno, da quando vivevano insieme era sempre la solita storia: Tom non ce la faceva a fare la persona civile, doveva buttare tutto per terra come gli uomini preistorici, anzi, era convinta che l'Homo Habilis fosse più sviluppato cerebralmente di quella sottospecie di carciofo che aveva come ragazzo.
- TOM! - gridò ancora entrando in camera e di seguito nel bagno, dove sentì distintamente l'acqua della doccia scrosciare lasciando scie di vapore per tutta la stanza.
- Amore sei tornata? - le rispose la voce mielosa del carciofo, idiota, infantile, stupido, imbecille, amore della sua vita.
- Amore un cazzo! - berciò Hanna aprendo la porta di vetro della doccia, trovandolo nudo, bagnato, bellissimo e con un espressione sorpresa in volto, che si tramutò immediatamente in uno di quei sorrisini sensuali che la faceva andare via di testa per poi tramutarsi nuovamente nello sguardo da cucciolotto sorpreso.
- Che è successo? - chiese lui mortificato alzando le spalle - Non ho fatto niente stavolta, è stato Bill! -
- Bill? - chiese la donna non capendo - A meno che tuo fratello non abbia cominciato a vestirsi con le tovaglie, come te, dubito che sia sua la scia di vestiti che ho trovato in soggiorno! - disse lei nervosa fissandolo negli occhi per evitare che lo sguardo si fermasse in altri luoghi.
- Amore ma era un percorso - disse lui tornando ad insaponarsi come se niente fosse.
- Un percorso? - chiese stancamente Hanna posando i vestiti sul porta asciugamano.
- Si come Pollicino che lasciava le briciole di pane per tornare indietro - spiegò lui saggiamente - Era una scia per portarti da me - sorrise a trentadue denti immobile per qualche secondo per poi tornare ad insaponarsi, mentre la donna rimaneva impalata sull'uscio della doccia non sapendo se rifare la scena di Psycho oppure fuggire da quella casa urlando in aramaico, lingua a lei sconosciuta.
- E tutte le schifezze che hai lasciato in sala? -
- E' stato Bill - cantilenò lui.
- Tom tuo fratello è a Berlino, a meno che non abbia il dono del teletrasporto dubito che sia potuto essere stato lui l'artefice... e smettila di dargli sempre la colpa di tutto -
Il ragazzo si girò di scatto con gli occhi sgranati, si era dimenticato del piccolo particolare che il gemello quel pomeriggio era partito per la Capitale, strano, eppure quando doveva organizzare le sue bugie era sempre perfetto ed impeccabile... forse la doccia l'aveva distratto.
- Vedi lo difendi sempre! - rispose lui offeso cercando di tirare l'acqua al suo mulino, non lo faceva a posta, ma doveva giustificarsi sempre.
- Certo che lo difendo gli dai sempre colpe assurde - Hanna si mise le mani sui fianchi e lo guardò storto.
- Tipo? - la sfidò.
- Tipo quando ti sei portato dietro con la tua macchina, che non fai guidare a nessuno tantomeno a lui, la cuccia del cane o quando hai rotto la finestra con la palla da basket, quando sappiamo che Bill sta allo sport come tu stai alle faccende di casa, oppure quando stavi per dare fuoco alla cucina per fare i tuoi pancakes... - dicendo l'ultima parola mise le dite in aria e fece il segno delle virgolette, incrociando dopo le braccia e continuando a fissarlo - Devo continuare? -
- Ok sono stato io - ammise il ragazzo - Ma era tutto un piano per farti arrabbiare, sei così bella quando mi gridi contro -
- Tom smettila! - sbraitò la ragazza uscendo dal bagno e andando verso la cucina, aveva bisogno anche lei di una birra. Sentì la voce di Tom raggiungerla dal bagno, sempre più vicina, si girò di scatto e lo trovò sul parquet con l'asciugamano in mano che tentava di asciugarsi mentre gocciolava acqua ovunque.
- L'acqua Tom... per terra... il parquet si macchia - boccheggiò la mora alzando gli occhi al cielo senza trovare ulteriori parole per arrabbiarsi ancora di più. Era frustrante.
- Ma abbiamo la donna delle pulizie cosa te ne importa! - rispose lui coprendosi definitivamente la parte dall'ombelico in giù ed avvicinandosi alla ragazza che si era seduta sul tavolo della cucina esausta con la birra in mano.
- Così non va bene - rispose Hanna scuotendo la testa - Io non ce la faccio più! Da quando viviamo insieme mi sembra di essere la tua schiavetta -
- Ma abbiamo la donna delle pulizie - continuò il ragazzo posando le mani sulle gambe della ragazza.
- Certo, ma riesci a ridurre questa casa in una merda in meno di venti minuti, io non ci voglio vivere in questo porcile, e non è la prima volta che te lo dico -
- Quindi cosa vorresti fare? - chiese lui stizzito - Lasciarmi per una cazzata del genere? -
La ragazza sorrise e gli posò una mano sulla guancia - Certo che no amore - poi tornò seria all'improvviso - Ma posso ricattarti con il sesso e andare da Bill fino a quando non hai imparato la lezione -
- Cosa? - gridò lui sdegnato - Vuoi andare a Berlino? -
Hanna si stupì, forse non aveva capito che non avrebbero fatto sesso fino a nuovo ordine, ovvero fino a quando lei non avrebbe deciso che lui aveva finalmente capito come doveva comportarsi.
- No idiota - lo rimbeccò lei - A casa di Bill, qui sopra - disse indicando il soffitto.
Tom abbassò lo sguardo pensieroso, Hanna si rese conto in quel momento che il suo ragazzo stava realizzando nel suo cervello la prima parte della frase che lei aveva pronunciato.
- COSA? - gridò nuovamente Tom ancora più forte - NIENTE SESSO? MA TU MI STAI RICATTANDO! -
- Lo so - rispose lei placida scendendo dal tavolo - Ti sto ricattando -
- Non puoi farlo -
- Si che posso - annuì lei - Lo sto facendo, fino a quando non imparerai come comportarsi -
- SE VUOI UNO CHE SI COMPORTA COME IL DUCA DI YORK HAI SBAGLIATO PERSONA - continuò ad urlare Tom afferrando la birra che la ragazza aveva lasciato sul ripiano e andandole dietro verso la porta d'ingresso.
- Tom - disse lei girandosi tranquilla - Io amo te, voglio stare con te, e non ti chiedo di imparare il Bon Ton a memoria ma solo di evitare di lasciare il tuo guardaroba per casa, gocciolare come un San Bernardo in giro e rendere il soggiorno la postazione di un alienato che sembra non esca di casa da mesi! -
Il ragazzo rimase perplesso con la birra in mano - Che devo fare? -
- Non lo so cosa devi fare, tu devi saperlo - disse Hanna tirando giù la maniglia ed uscendo dal pianerottolo - Buonanotte -
Tom sbuffò e chiuse la porta con un sonoro colpo mettendosi le mani nei capelli.
- Cazzo, devo chiamare Bill -
Si precipitò in soggiorno buttandosi a peso morto sul divano dove recuperò al volo uno dei quattro cellulari che possedeva; il numero di Bill era sempre quello in cima alla lista delle chiamate, premette il tasto di invio e si portò il telefono all'orecchio, qualunque cosa stesse facendo il gemello doveva rispondergli subito.
- Tomi - sentì la voce del fratello dall'altra parte e si tranquilizzò mettendosi seduto, aveva fatto un bel casino stavolta.
- Bill è successa una tragedia immane! -
- Hai dato fuoco a casa? -
- No scemo! -
- Hanna ti ha lasciato? -
- No, cioè non ancora... -
- Poverina non è ancora rinsavita... -
- Bill smettila ti ho chiamato perchè ho bisogno di aiuto -
- Dimmi -
- Diciamo che oggi ho fatto un pò di disordine a casa e lei come è tornata ha trovato tutto sottosopra e si è arrabbiata e adesso è da te e mi ha detto che non possiamo fare l'amore fino a quando non decide lei - disse tutto d'un fiato.
- Tom la tua concezione di un "po' di disordine" la conosco e non è stato sicuramente "un po' di disordine" -
- Qualche maglietta e bottiglia di birra buttata qua e là, che vuoi che sia? - rispose lui togliendosi le patatine su cui si era seduto da dietro la schiena.
- E non è neanche la prima volta che te lo dice! - lo rimbeccò il gemello puntiglioso.
- Mmmm... mi sembra di sentire lei -
- Va bene Tomi, hai sbagliato, prendine atto, ora ti devi far perdonare, ed anche in fretta perchè venerdì torno con Serena e voglio casa mia libera da fidanzate incazzate come api -
- Che devo fare? -
- Ti devi far perdonare - disse ancora Bill cantilenando.
- Ma come? - chiese lui disperato.
- Domani comprale un mazzo di tulipani, sono i suoi preferiti, ti metti in ginocchio e la supplichi di tornare a casa perchè ti manca tanto e tu hai capito di aver sbagliato -
- ... ho capito di aver sbagliato - ripetè Tom che nel frattempo si era messo gli occhiali sul naso e prendeva appunti sull'agenda su cui segnava i suoi Piani giornalieri; aveva sempre pianificato tutto, era sempre stato organizzato, ma mai ordinato.
- Stai prendendo appunti? - chiese Bill scioccato.
- Solo due annotazioni - rispose Tom togliendosi gli occhiali e fissando la TVdi fronte a lui che rimandava in continuazione la presentazione del gioco che adorava.
- Solo du... Tom cazzo ma non c'è bisogno di scriverle queste cose diamine! -
- Lo sai che scrivo tutto io - disse il gemello serio e punto nell'orgoglio. Aveva tutto segnato, tutta la sua vita era racchiusa in un bel po' di agende che teneva segretamente custodite in camera.
- Tu sei malato, altrochè, comunque devo andare ora, ho una cena con dei tizi che non so chi siano -
- Va bene, ci sentiamo domani mattina e ti dico com'è andata -
- Si si - disse Bill distrattamente - Ciao -
- Ciao -
Tom chiuse la chiamata e si guardò intorno; ritrovò il joystick tra il posacenere e due bottiglie di birra vuote e riavviò il gioco.

20.00/fino a quando mi pare: gioco alla Playstation.



Tentativo N° 1

Sul suo piano di quel mercoledì mattina Tom aveva annotato due cose importanti da fare: farsi perdonare dall'unica donna che lo sopportava e andare in palestra. Per ovviare al primo problema si precipitò al fioraio vicino casa alle nove di mattina, in tenuta ginnica e semi passamontagna per cercare di passare innoservato. Fece come gli aveva detto il fratello, d'altronde il caro vecchio Bill era una vera volpe per quelle cose, ne combinava di tutti i colori anche lui ed era un maestro nel farsi perdonare. Gli aveva sempre detto che il loro famoso sguardo da cucciolo abbandonato, che avevano imparato a fare nella pancia della mamma, doveva essere l'ultima spiaggia, ovvero quando proprio la malcapitata era sul punto di prendere tutto ed andarsene. Tom sapeva che non era ancora arrivato a quel punto e non voleva assolutamente arrivarci, per cui, mentre parlava con la fioraia indeciso se mandare quindici o diciasette tulipani decise di mandare tutti quelli che avevano nella serra più altre varie specie di fiori che lui non conosceva; praticamente in un nanosecondo aveva deciso di riempire casa del fratello di fiori e piante. Bill non sarebbe stato molto contento quando sarebbe tornato, ma l'importante era che Hanna lo fosse stata. Felice del suo gesto veramente molto romantico andò compiaciuto in palestra dove trovò un Georg agonizzante sul tapis roulant che tentava contemporaneamente di non far scivolare le cuffiette del suo iPod dalle orecchie, non cadere all'indietro e bere dalla sua bottiglietta d'acqua. Tom si mise sul macchinario vicino al suo e cominciò a correre anche lui, in quel momento Georg lanciò le cuffiette per terra.
- Che giornata del cazzo - berciò il bassista continuando a correre affannato.
- Io non lo so ancora se è una giornata del cazzo oppure no, vedrò stasera -
- Tom una giornata è del cazzo se comincia male, ma tu mi sembri appena uscito dall'Uovo di Pasqua -
- Ah si? - chiese lui contento - Sai, ho comprato dodici varietà di fiori diversi per Hanna -
Georg alzò le sopracciglia reggendosi alla barra di fronte a lui per non precipitare all'indietro - Che cosa hai fatto? -
- Perchè devo per forza aver fatto qualcosa per fare un bel gesto romantico alla mia amata? - chiese Tom stizzito.
- Come se non ti conoscessi -
- Va bene - annuì il ragazzo - Ho fatto solo un piccolissimo sbaglio e devo farmi perdonare -
- Ed immagino che l'idea è stata di Bill -
- No è stata mia - si giusiticò Tom aumentando la velocità sul tapis roulant.
Georg cercò di guardarlo male dalle specchio che avevano di fronte ma non gli riusciva molto bene compiere più di un'azione contemporaneamente su quell'aggeggio infernale.
- Ma perchè non mi può venire un'idea del genere a me? -
- No - disse il bassista categorico - Troppo romantica per te -
- Va bene è un'idea di Bill, ma sono sicuro che funzionerà -
- Io non credo - rispose Georg ancora più categorico - Le donne ormai non ci cascano più con i fiori -
- Che vorresti dire? - chiese Tom preoccupato.
- Dico che anche io una volta ho comprato mezza serra per farmi perdonare una cosuccia da Alexa e lei mi ha rispedito a casa urlandomi contro che era allergica a metà delle specie pregiate con cui gli avevo riempito il salotto... -
- No! - disse Tom scioccato sperando in cuor suo che Hanna non fosse allergica alle Begonie dell'Amazzonia.
- Già - annuì l'amico serio - Una tragedia -
- E poi? -
- Poi le ho dovuto comprare due borse di Louis Vuitton per farmi perdonare! Ormai le donne le riprendi solo con gioielli, borse e scarpe... sono diventate materialiste! Non esiste più l'epoca della serenata sotto casa per fargli fare ciò che vuoi! -
- Oddio Georg che devo fare? Ho speso 800€ in fiori che appassirrano entro una settimana e di cui probabilmente lei è allergica! -
- Aspetta a dirlo, può essere che Hanna sia più ragionevole e che ti perdoni lo stesso -
- E se non dovesse farlo? - chiese il ragazzo impaurito.
Georg fermò la sua corsa verso il nulla e si girò finalmente verso Tom che cominciava ad affannarsi paonazzo in viso.
- Se non dovesse farlo ti consiglio di passare dal gioielliere - annuì serio - Oppure di farti un giro in centro con la Platinum nel portafoglio - gli posò tragicamente una mano sulla spalla e lo fissò in volto - Buona fortuna amico -
Tom deglutì sonoramente e si fissò nello specchio; si rese conto che nei suoi occhi c'era una sottile espressione di terrore.

___



Hanna tornò a casa poco più tardi del solito quel giorno, era stata in palestra e si sentiva uno straccio. Quel distacco forzato da Tom la faceva stare male davvero, lo amava e gli dispiaceva ogni volta che litigavano per cavolate, ma non poteva sempre passarci sopra per non ferirlo. Era quasi un anno che sopportava il caos che regnava nella loro casa e si era stufata di stare sempre a raccogliere calzini sporchi e briciole di pane dal tappeto, era arrivato il momento che il suo ragazzo capisse come comportarsi. Spalancò la porta di casa di Bill e si bloccò sull'uscio osservando la serra che si era costituita nel salotto mentre lei era a lavoro. Con la bocca spalancata e gli occhi sgranati avanzò nel salotto, rendendosi conto da quella prospettiva che anche la cucina ed il corridoio erano invasi di piante e fiori. In effetti il profumo che si librava nell'aria era delizioso, ed anche i colori e le forme dei fiori erano splendidi. Che dolce il suo Tom.
Si bloccò sull'uscio del bagno, quando trovò un Ficus Benjamin nella doccia e delle Viole nel lavandino, non si poteva certo dire che si era trattenuto dal fioraio. Appena uscì dal corridoio lo vide avanzare con difficoltà in salotto con una bottiglia di Champagne in mano ed un sorriso impacciato in volto, appena la vide sorrise ancora di più ed aprì le braccia teatralmente.
- E' solo per te mia dolce metà -
Hanna sorrise e spostò la testa da un lato - Sono bellissimi amore - sussurrò avanzando verso di lui - Davvero belli -
- Non sei mica allergica vero? - chiese Tom preoccupato fissandola negli occhi. Lei scoppiò a ridere mentre gli arrivava davanti bella come il sole, con i capelli che lui adorava spostati su una spalle e le labbra rosse ed invitanti che aspettavano solo le sue.
- No - sorrise abbassando lo sguardo.
- Benissimo - rispose lui aprendo la bottiglia con un gran botto rendendosi conto subito dopo che si era scordato i bicchieri - Allora ehm... - si guardò intorno e alzò le spalle - Vabbè possiamo attaccarci alla bottiglia - bevve qualche sorso dal vetro e poi la passò alla ragazza che continuava a fissarlo, ora interdetta.
- Cosa stiamo festeggiando? - chiese prendendo la bottiglia e posandolo sul pavimento.
- Il tuo ritorno a casa no? - sorrise Tom raggiante.
- Non mi pare di aver detto che ti ho perdonato -
Tom si sgonfiò in un secondo, lasciando cadere le spalle e la bocca - Cosa? -
- Non ho detto che ti perdono - rispose Hanna sicura.
- Che significa? -
- Significa che hai fatto una cosa bellissima, ma sono sicura che non hai capito ancora la lezione. Non basta comprare un fioraio per farti perdonare un anno di tentativi di distruzione di casa nostra -
- Ma amore... - disse lui sconsolato - l'ho fatto per te solo per te, mio dolce cerbiattino cuccioloso -
- Smettila di fare il deficiente - lo imbeccò la mora incrociando le braccia.
- Dai - continuò lui avvicinandosi e cingendole i fianchi - Ho capito la lezione, davvero! Torna a casa... -
Tom stava per sfoderare lo sguardo da cucciolo abbandonato, ma si ricordò dell'insegnamento di Bill: mai prima della quasi catastrofe.
- Allora amore, immagino che se vengo giù la casa sarà uno specchio no? - chiese Hanna pungente.
Il ragazzo sgranò gli occhi e come un flash gli tornarono in mente le immagini di casa sua che aveva appena lasciato prima di arrivare da Hanna. C'erano ancora i giochi della Playstation sul tappeto, con l'aggiunta di mezza collezione di DVD che aveva sparpagliato sul pavimento mentre aspettava che tornasse la ragazza. La cucina era un disastro, il lavello straboccava di bicchieri e piatti, senza contare che sembrava che in camera da letto fosse scoppiata una bomba nel suo armadio.
- Allora? - chiese Hanna alzando un sopracciglio.
- Beh - biascicò lui - Hai ragione amore, per imprimere meglio il concetto forse è meglio che stasera rimani qui, e poi tutti questi fiori te li devi godere no? -
- Già - rispose lei staccandosi e andando verso il corridoio - Come immaginavo Tom, buonanotte -
Il ragazzo rimase in salotto imprecando silenziosamente contro il soffitto. Ritornò al piano di sotto con la coda tra le gambe buttandosi sul divano a peso morto e tirando fuori il cellulare dalla tasca.
Ritrovò in memoria il numero di Georg e lo chiamò immaditamente.
- Era allergica ai fiori! - lo canzonò il bassista appena rispose.
- No - berciò Tom - Però devi dirmi dove vai di solito a comprare cose da donne... e poi sappi che domani vieni con me! -

20.00/fino a quando mi pare: mi deprimo sul divano.


Tentativo N°2

Nel piano di quel giovedì oltre alla famigerata palestra, Tom aveva inserito nelle cose da fare un bel giro in centro con Georg per recuperare qualcosa di vicino ad un regalo per farsi perdonare dalla sua Hanna. L'idea che gli aveva messo in testa l'amico (ovvero che le donne erano diventate materialiste) l'aveva tristemente scioccato; la sua Hanna non lo era, però era anche vero che da donna qual'era un bel regalo l'avrebbe sicuramente fatta diventare più malleabile e sarebbe sicuramente tornata a casa.
- Tom sono due ore che andiamo in giro e non hai ancora trovato nulla - berciò Georg sistemandosi il cappuccio sulla testa mentre controllava che dietro di loro ci fosse ancora Mattias, la guardia del corpo.
- Non so cosa comprarle - si lagnò il chitarrista fermandosi a fissare la vetrina di un negozio di intimo - Carina questa vetrina - disse mellifluo - che ne pensi? -
- Penso che devi fare un regalo a lei, non a te - rispose il bassista prendendogli un braccio e tirandolo via.
- Va bene, allora le compro un anello - disse Tom sicuro.
- Un anello - rispose Georg pensieroso - Potrebbe andare, ma forse è un po' troppo impegnativo no? -
- Si lo so, non ho mai regalato anelli quindi penso che si, sia abbastanza impegnativo, però se serve per farmi perdonare da Hanna, lo faccio! -
- Ok - il bassista fece cenno a Mattias che sarebbero entrati in un negozio poco lontano da lì mentre Tom già era partito in quarta verso la prima gioielleria che aveva notato.
In effetti Georg si chiedeva che fine avesse fatto Tom Kaulitz e chi era quel pazzo furioso che aveva deciso di regalare un anello alla sua ragazza per farsi perdonare il fatto di non mettere a posto i calzini nell'armadio. Forse avrebbero dovuto parlarne un altro po'.
- Fermati un attimo - gli disse raggiungendolo davanti alla vetrina della gioielleria - Sei sicuro Tom? E' una cosa seria questa -
- Ma non le voglio chiedere di sposarmi Georg, stai tranquillo -
- Io sono tranquillo, forse è lei che potrebbe fraintendere -
- Hanna è contraria al matrimonio, come me, quindi nessun problema - disse sicuro - E poi non le devo comprare mica un mega anello da trecento carati, basta un anellino simbolico -
Tom sorrise appiccicandosi al vetro con il naso ed indicando un anello in esposizione - Guarda quello -
Georg strabuzzò gli occhi nel vedere l'articolo che gli indicava l'amico - Quello, è un Bulgari da 30.ooo € - disse con la voce strozzata.
- Poteva anche essere un Olandese da 50.000 €, per il mio amore questo è altro -
L'amico rimase interdetto mentre Tom faceva il giro ed entrava nella gioielleria con nonchalance. Non capitava tutti i giorni di vedere due che sembravano appena usciti da una rapina in banca entrare in una gioielleria del genere. In effetti Georg si rese conto che li stavano guardando tutti male appena seguì l'amico all'interno; per fortuna che Tom ebbe la fantastica idea di scoprirsi il viso e farsi riconoscere, altrimenti li avrebbero cacciati da lì prima che potessero dire qualsiasi cosa.
- Salve - salutò Tom raggiante in direzione della signora dall'altro lato del banco.
- Salve - rispose lei cordiale e leggermente interdetta - In cosa posso esservi utile? -
- Voglio il Bulgaro in vetrina -
- Bulgari - lo corresse Georg dandogli una spallata.
- Bulgari, perchè cosa ho detto scusa? - rispose lui con un'occhiataccia prima che la signora li interrompesse.
- Quale precisamente? -
Tom alzò le spalle e guardò prima lei e poi Georg - Non so, me ne faccia vedere un po' -
Il bassista alzò gli occhi al cielo, mentre la signora annuiva e si allontanava verso una stanza laterale.
- Tom sei pessimo - lo rimbeccò Georg.
- Che c'è? - chiese lui punto nell'orgoglio.
- Sei pessimo e basta -
- Parli tu... -
- Herr Kaulitz - li interruppe la signora facendoli voltare di scatto - Può seguirmi da questa parte? -
Tom annuì sorridente mentre Georg lo seguiva borbottando qualcosa al suo orecchio - Ma io sono per caso invisibile? -
- Non è colpa mia se ha riconosciuto solo me - rispose il ragazzo alzando le spalle. Georg sbuffò mentre arrivavano davanti al lungo ripiano di vetro su cui la signora aveva già poggiato tre anelli d'oro bianco e ne stava poggiando altrettanti al loro fianco.
- Gradite un bicchiere di Champagne? - chiese un cameriere comparso dal nulla al fianco di Tom, con un vassoio in mano.
- Grazie! - rispose Tom raggiante prendendo i due bicchieri e dandone uno a Georg - Che figata sto posto, ci dobbiamo tornare! - disse rivolto verso l'amico che per poco non si strozzava con lo Champagne nel vedere l'espressione sconvolta della signora che li fissava in un misto tra lo schifato e il curioso.
- Ecco Herr Kaulitz, questo credo sia quello che ha visto in vetrina. Ha un diamante da quattro carati, oro bianco platinato, per una mano elegante e raffinata -
- Si è questo - annuì Tom guardando prima l'anello e poi Georg - Ce lo vedi su Hanna? -
- Forse è un po' troppo sofisticato per lei -
- Già - rispose Tom pensieroso rivolto alla signora - Non ha qualcosa di più semplice? -
- C'è questo d'oro bianco con tre diamanti da due carati ciascuno incastonati all'interno -
La signora lo prese da sotto il banco e lo mostrò ai due curiosi individui che aveva davanti. Questi musicisti, esseri davvero strani.
- Ecco - rispose abbozzando un sorrisetto e mettendo l'anello sul panno di velluto rosso posato sul vetro.
- Si - annuì Georg - Questo è da Hanna -
- Vero! - confermò Tom.
- Viene 25.000 € - disse seria la donna non sapendo cosa aspettarsi come risposta.
- Perfetto, lo prendo - rispose il ragazzo raggiante mentre la signora annuiva abbozzando un altro sorrisino.
- La sua ragazza ne sarà entusiasta -
- Già lo credo proprio - Tom sorrise e mise una mano sulla spalla di Georg - Ho rivalutato le gioiellerie amico, sono dei luoghi così divertenti -
Georg alzò gli occhi al cielo mentre Tom si allontanava per andare a pagare e si guardò allo specchio dietro di loro.
- Alla faccia dell'anellino simbolico - disse tra sè e sè prima di raggiungerlo alla cassa. Fare con Tom certe esperienze era quasi scioccante.

___



La donna delle pulizie era venuta quel pomeriggio, ed ora la casa era assolutamente perfetta; Tom controllò passando un dito sul pianoforte del soggiorno che non ci fosse neanche un micro granello di polvere, ed infatti così notò fissandosi il polpastrello. Prese la scatolina dalla tasca dei jeans e salì le scale che portavano a casa del fratello. Aveva pensato tutto il pomeriggio a come darglielo, in fondo si trattava sempre di un anello, non era mica una cosa da niente; era convinto che Hanna l'avrebbe perdonato, sarebbe tornata a casa e avrebbe anche scampato l'ira funesta di suo fratello di ritorno da lì a due giorni.
Sorrise raggiante premendo il campanello con un sospiro, in effetti, era un po' agitato. Si contorse le mani riponendo la scatolina nella tasca dei jeans, forse l'effetto sorpresa sarebbe stato più devastante, così Hanna non avrebbe potuto dirgli di no. Sarebbe tornata a casa quella sera stessa.
La ragazza spalancò la porta, e Tom rimase abbagliato dalla sua bellezza; era sicuramente appena uscita dalla doccia, ed aveva addosso solo un paio di leggins e una maglietta scolorita, forse di Bill; la sensualità con cui si tamponava i capelli con l'asciugamano mentre lo fissava seria gli stava facendo venire un attacco di cuore.
- Ciao - disse lei girandosi ed avanzando verso il salotto dove aveva fatto spazio liberandosi di qualche vaso - Cosa hai organizzato oggi? -
- Oggi amore mio - rispose lui chiudendo la porta ed avanzando dietro di lei - Ho qualcosa di davvero speciale per te -
Lei sorrise sedendosi sul divano e lui le si sedette a fianco prendendo la scatolina dalla tasca - Visto che i fiori non ti sono bastati per farti capire quanto ti amo, oggi ho visto questo, e pensavo che ti sarebbe stato benissimo -
Hanna sorrise impacciata, quella scatolina aveva tutta l'aria di essere un anello - Cos'è ? - chiese perplessa.
- Apri e vedrai - sorrise lui lasciandogliela tra le mani.
La ragazza diventò rossa in viso ed abbassò gli occhi sulla scatolina, era quella una delle cose che Tom amava di lei, il fatto che fosse ancora in grado di imbarazzarsi di fronte a lui, la trovava una cosa molto tenera, oltre che magnificamente sexy.
Hanna tolse delicatamente il fiocchetto azzurro che contornava la scatola blu e la aprì piano, come se avesse paura di vedere cosa ci fosse dentro.
- Oh mio dio Tom - sussurrò appena tolse il coperchio.
- Ti piace? - chiese lui saltellando sul divano impaziente.
- Tom - continuò a dire lei osservando l'interno della scatolina - Sei impazzito... ma come...? -
- Non ti piace? - si preoccupò il ragazzo - Possiamo cambiarlo se non ti piace... -
- Ma... - biascicò lei seria - Come ti è venuto in mente di comprarmi un anello? -
Ora sembrava arrabbiata.
- Pensavo di fare una cosa giusta! -
- Ma ti pare che mi regali un anello per farti perdonare il fatto che sei disordinato! Lo sai cosa vuol dire un gesto del genere?! -
- Cosa? - chiese lui grattandosi la testa.
- Ecco, sei il solito superficiale -
- Ma cazzo non ti va mai bene niente di quello che faccio! - disse nervoso.
- No al contrario, io appoggio tutte le tue scelte, se ci ragioni sopra - rispose lei seria - Ma comprare un anello Tom, un anello, per una cosa così stupida è da sciocchi! L'idea dei fiori mi ha colpito molto, infatti domani mattina avevo intenzione di tornare a casa, ma questo Tom - disse lei mettendogli l'anello sotto al naso - E' una cosa importante! Non si danno anelli del genere in questo modo... -
- Io volevo solo che tu mi perdonassi - rispose lui abbassando lo sguardo.
- Io non ce l'ho con te, volevo solo che tu capissi dove avevi sbagliato e cercassi di non farlo più in futuro, per quanto quasi impossibile da chiederti, ma speravo che togliendoti una delle cose a cui tieni di più avresti capito che bisogna seguire delle regole quando si convive con una persona -
- Pensi davvero che fare l'amore con te sia la sola cosa che mi importi? -
- Non dico questo - si corresse lei chiudendo la scatolina con il coperchio - Ma vedo che da quando non lo facciamo più ti stai dando veramente da fare per recuperare ai tuoi sbagli, e ci tieni talmente tanto che arrivi a comprarmi un anello... per cui mi fai capire che in fondo è solo quello che ti interessa -
- Lo sai che non è così - rispose lui serio.
- Mi stai dimostrando l'opposto - gli posò la scatolina tra le mani e lo guardò, con gli occhi più dolci - Io non ho bisogno di anelli o gesti eclatanti per sapere che tu mi ami, lo so Tom, lo vedo quando mi guardi che mi ami, però dovresti dirmelo di più, e pensarlo di meno... - si sporse in avanti e gli lascio un bacio sulla guancia, poi lo guardò negli occhi, feriti, tristi e sconsolati, i suoi bellissimi occhi nocciola che si sognava ogni notte - Buonanotte -
- Hanna - la chiamò lui facendola voltare - Perchè non torni giù stanotte, mi manchi da morire -
Tom nella sua testa si diceva che era un deficiente, un cretino, perchè seguiva sempre i consigli degli altri e mai quello che gli diceva il suo cuore; in quel momento pensò che forse era il caso di tirar fuori lo sguardo da cucciolo abbandonato, ma si volle convincere che non si trovavano ancora in quella fase tragica del rapporto.
- Anche tu mi manchi - rispose lei girandosi del tutto - Ma non hai ancora capito -
Dettò ciò si voltò andando verso la camera del fratello. Tom rimase qualche istante a fissare il muro del salotto di Bill prima di uscire da quella casa e tornare nella sua. Una volta tornato sul suo di divano, pensò di consolarsi con l'unica cosa che lo faceva stare bene: la musica. Prese la sua Gibson dal sostegno dietro al pianoforte e si sedette tra i cuscini che Hanna aveva sistemato per terra, in un angolo. D'estate si mettevano sempre sul terrazzo a guardare le stelle, bere vino e suonare la chitarra, adorava farlo con lei, che l'aveva capito da subito, dalla prima volta che si erano visti.
In realtà lei non sapeva neanche chi lui fosse, e all'inizio ci era rimasto veramente male, il fatto di non poter usare la sua conclamata dote di seduttore lo faceva partire da zero con lei, non era in vantaggio, ma giocavano ad armi pari. L'aveva conosciuta una sera, in un posto in cui Bill l'aveva trascinato e l'aveva persa di vista quasi subito dopo le presentazioni, ma non sapeva perchè, ogni volta che tornava ad Amburgo continuava ad incontrarla, in qualche locale, o in palestra. Quella ragazza compariva sempre quando meno se l'aspettava e allora aveva capito che la storia del destino che gli raccontava sempre Bill era vera, funzionava. Hanna era davvero l'altra metà della sua mela, sempre allegra, simpatica, e la cosa ancora più importante per lui era che lei amava Tom, e basta, non amava Tom dei Tokio Hotel; era la cosa che più contava per lui, la cosa che lo faceva sentire importante, quando lei lo guardava con quegli occhioni da cerbiatta e gli diceva quanto lo amava... lo sapeva quanto, perchè era lo stesso sentimento che provava lui.
Si sistemò la chitarra sulle gambe e cominciò a suonare.

20.00/fino a quando mi pare: scrivo una canzone.


Ultimo tentativo.

Non aveva dormito molto quella notte, l'aveva trascorsa a trovare gli accordi giusti, ma soprattutto le parole giuste. Era solo una strofa, di poche righe segnate e cancellate con una penna blu sulla sua fidata agenda, ma che esprimevano tutto quello che sentiva. Quel giorno non aveva fatto piani, era deciso ad andare da lei e chiderle scusa per tutte le sciocchezze che aveva fatto promettendole che sarebbe stato più ordinato e soprattutto che quelle due parole così importanti sarebbero venute fuori più spesso dalla sue labbra. Lo sapeva che a volte era insostenibile, ma lei c'era sempre, anche quando era triste, incazzato, frustrato e non aveva voglia di parlare. Lei c'era sempre e lui non le dava forse la stessa importanza che lei dava a lui, o meglio, gliela dava ma non glielo diceva.
Si mise a sedere sui cuscini su cui si era addormentato e si stirò il collo sentendo dei passi provenire dalla cucina, sgranò gli occhi alzandosi piano, pensando subito ad un ladro, fino a quando avanzando guardingo con una un porta foto pesante come un macigno recuperato vicino all'ingresso si rese conto che c'era Hanna, che preparava il caffè di spalle.
Rimase immobile a fissarla, con il braccio alzato per aria ed un espressione idiota in volto, sconvolto per il fatto che lei si trovasse lì, come ogni mattina. Gli era mancato trovarla al suo fianco come sempre.
Lei si girò all'improvviso trovandolo in quella stupida posizone plastica e gli sorrise tranquilla.
- Che stai facendo? - gli chiese incrociando le braccia.
- Un po' di streching - rispose lui iniziando a muovere il braccio sopra e sotto con il porta foto in mano, sentendosi alquanto idiota.
Lei sorrise ancora di più e gli andò incontro, prendendogli dalle mani l'oggetto contundente e posandolo sulla mensola della sala.
- Sei un cretino -
Lui sorrise e alzò le spalle - Lo so - poi la guardò ancora sorridere imbarazzata e si sciolse definitivamente - Come mai sei qui? -
- Stanotte non ho dormito - rispose lei alzando lo sguardo.
- Come mai? - chiese lui preoccupato.
- C'era un deficiente che suonava la chitarra e cantava come un pazzo - disse lei seria - Per tutta la notte, uno strazio davvero -
Tom si avvicinò e la cinse per i fianchi mentre lei ritornava a sorridere nella sua direzione e posava le sue mani sulle spalle di lui.
- Chissà chi era? - chiese Tom facendo finta di essere perplesso.
- Credo che sia stato quel ragazzo bellissimo, alto, con gli occhi più belli che abbia mai visto, il nasino all'insù e una voce da far risvegliare i morti -
- Ma io non sono stonato! - puntualizzò lui aggrottando la fronte.
- Infatti non parlavo di te - scherzò Hanna avvicinandosi ancora di più al suo viso.
- Cretina - le rispose Tom posando la fronte sulla sua.
- Ho sentito tutto - sussurrò lei - Ogni singola parola che hai... cantanto -
- Ti è piaciuta? -
- Beh devo dire che... si - annuì lei - Mi è piaciuta più dei fiori e dell'anello -
- Più dei fiori e dell'anello? - chiese lui scioccato - Potevi dirmelo prima che spendessi mezzo patrimonio dei Kaulitz per farti quei regali -
- Non dovevo dirtelo io, dovevi arrivarci da solo! - puntualizzò lei - Mi sarebbe bastata anche una serenata sotto alla finestra della camera, o se volevi dal divano, per farti davvero perdonare... -
- Sono stato uno scemo - disse lui abbassando lo sguardo.
- Nella norma, non più del solito -
Si guardarono negli occhi e scoppiarono a ridere entrambi prima che lei si avvicinasse al suo viso e gli lasciasse un bacio sulle labbra, un bacio che aspettava da tre giorni e che finalmente era arrivato a coronare quel momento.
- Mi prometti che sarai un po' più ordinato? - chiese la ragazza dolcemente.
- Te lo prometto - disse lui staccando le mani dai fianchi e prendendola in braccio dirigendosi verso la camera da letto.
- Dove vai? - chiese lei perplessa.
- Amore, ora però lo voglio io il regalo, sto letteralmente scoppiando -
Lei si ritrovò a ridere tra le sue braccia prima che i due piccioncini sentissero distintamente un grido provenire dal piano di sopra.
- TOOOOOOM TI GIURO CHE MI RITROVO FIGLIO UNICO PRIMA DI QUESTA SERA! -
- Cazzo - dissero in coro i due - I fiori a casa di Bill! -


9.00/fino a quando non scampo alla morte: sfuggire da mio fratello.


DAS ENDE

  
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