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Autore: Holy Hippolyta    06/01/2017    0 recensioni
One shot post 4x01. Se non avete visto la puntata non leggete... potrebbe contenere spoilers notevoli. Anzi, li contiene.
[...]
: “ Sai, ho spesso pensato che saresti stata la rovina di mio fratello. Lo avresti avvicinato alle emozioni e presto o tardi il suo geniale intelletto sarebbe affogato nel mare dei sentimenti fino a sopraffarlo, rallentando le sue brillanti facoltà mentali, unico suo sostentamento e talento. Lasciarsi coinvolgere per lui significa autodistruggersi. Non sa reggere a un simile peso. Ecco perché per anni ha cercato di distanziarsi. Adesso, nonostante questo, ha deciso di abbandonarsi. Per quale motivo? Una mezza idea ce l’avrei ma, come detto prima, non mi interessano le questioni sentimentali.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: John Watson, Mary Morstan, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Broken vows

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Era da diverso tempo che non veniva invitato a fare una chiacchierata. Dopo la tragedia, i rapporti tra loro si erano raffreddati, distanziati… soprattutto perché tendeva ad isolarsi, come se nascondersi potesse aiutarlo a combattere. Si sbagliava e ne nutriva il dubbio, eppure non voleva ammetterlo perché farlo voleva dire precipitare ancora di più nel vortice oscuro di disperazione in cui si sentiva risucchiare. Mentre era nella limousine nera accanto alla taciturna Anthea ( sapeva che non era il suo nome ma ormai la chiamava in quel modo per comodità ) sorrise tra sé. Aveva detto “chiacchierata”? I cortesi sequestri di Mycroft Holmes lo erano, eppure non c’era nulla di simpatico. Specialmente quando veniva prelevato da casa senza neppure un sms o un biglietto di preavviso.  

: “ Ti vorrei ricordare che ho un cellulare. E anche recente tra l’altro. Davvero, basta telefonare.” Gli rammentò entrando nel suo ufficio. Dirlo non sarebbe servito a niente, a Mycroft piaceva essere plateale e sfoggiare il suo potere come suo fratello, però lo fece ugualmente.

: “ Certo, ma per alcune cose sono alla vecchia maniera. Preferisco il vis-a-vis, che vuoi farci.” Ribatté quello, restando seduto sulla lucida poltrona color testa di moro. Stava osservando minuziosamente il volto e la figura del medico, annotando nella sua mente analitica il pallore, le occhiaie profonde dovute alle notti insonni, lo sguardo tra l’annebbiato e il risentito, la tensione evidente in ogni suo muscolo. Non ne fece parola e con un gesto della mano affusolata gli indicò la sedia di fronte a lui.

: “ Non ho molto tempo.”

Quella frase brusca confermava i sospetti di Mycroft e seguitò a recitare: “ Tanta fretta? Suvvia, accomodati: cercherò di fare un discorso il più mirato possibile.”

: “ Eh, sentiamo.” Sbuffò John, sebbene avesse una vaga idea di dove volesse andare a parare.

: “ Fidati. Volevo farti tornare in mente una tua frase: Non hai mantenuto la promessa, hai detto a Sherlock.  No, lasciami continuare: il tempo è prezioso anche per me. Da quella frase ho potuto dedurre che è stato commesso un grave errore.”

: “ Errore?” Ripeté scocciato.

: “ Mio fratello si è lasciato coinvolgere.  L’avevo avvertito che era pericoloso, che sarebbe stato un errore dalle conseguenze disastrose. Ma lo conosci, è così testardo e mi contraddice sempre appena può.”

: “ Lui non si lascia coinvolgere. È imperturbabile, i sentimenti sono il granello nella lente…”

: “ Ah sì, i suoi aforismi.” – Lo interruppe abbozzando ad una leggera risata quasi beffarda – “ Mantra che ripete soprattutto a sé stesso per convincersi.  Sappiamo bene che da quando ti conosce si è lanciato nell’avventura dei sentimenti. Lui… prova qualcosa.”

: “ Cosa?”

: “ Non approfondisco queste cose, non mi interessano. Ad ogni modo, mi dispiace ma temo che la tua accusa verso Sherlock sia ingiustificata.”

: “ Prego?” Disse a mezza voce, trattenendo il nervosismo che saliva a mille minuto dopo minuto.

: “ Ingiustificata forse no, perché ai tuoi occhi è stato così, diciamo allora incoerente detto da una persona che è la prima a rompere i giuramenti.”

: “ Di cosa stai parlando?”

: “ Ti dice nulla la parola “vampiro”?” Domandò con il suo  consueto tono gelidamente indifferente, estraendo il taccuino dalla tasca interna della giacca.

John sbiancò, si aggrappò con le unghie alla sedia per trattenere il sobbalzo e a stento contenne un balbettio di stupore: “ C-come diavolo…?!”

: “ Oh, un mago non svela mai i suoi trucchi. Comunque, infrangere i voti coniugali… mi è parso strano per il fedele John Watson. Citando Shakespeare: Fragilità, il tuo nome è…”

: “ Non è successo niente!” Lo bloccò con tono frustrato.

: “ Ribadisco  il mio disinteresse verso la questione meramente sentimentale. Ciò che mi preme sottolineare è come tu abbia infranto il patto che avevi… con me.”

: “ Quale?” Chiese, non comprendendo il riferimento. Quale patto?

: “ John, sarebbe meglio che ti faccia visitare: stai cominciando a soffrire di memoria.”

: “ Non ho voglia di scherzare.”

: “ Manco io.” – Proferì rabbuiatosi di colpo Mycroft – “Ti chiesi di dare un occhio a mio fratello. Non pare tu lo stia facendo.”

L’ex soldato alzò lo sguardo al cielo, sempre più infastidito. L’argomento lo rendeva indisponente perché si sentiva vulnerabile e non a suo agio: “ Lo sai bene come mai… Inoltre è adulto, sa cavarsela benissimo da solo. Anzi, adora non avere gente attorno.”

: “ Semplicemente è un ragazzino, ne hai avuto prova tante volte. Se lo vedessi ora scopriresti che sta prendendo  una… brutta china.”

: “ Droga?” Si preoccupò di colpo al solo balenare di quel sospetto.

: “ No, ma potrebbe essere il prossimo passo. Ha fatto una cosa molto grave, segno che il baratro in cui sta cadendo  è profondo. Sta andando da una psicologa.”

John fece un’espressione tipica delle sue, tra  lo stupito e l’incredulo : “ Impossibile.” – Sentenziò dopo un istante di silenzio – “ Sherlock reputa la psicologia a livello delle parole crociate.”

: “ Pare che si stia appassionando all’enigmistica. In questa foto lo si vede uscire da un centro di psicoterapia. Ha tentato di camuffarsi però lo si riconosce facilmente.”

: “ Dio! “– Pensò, in seguito restituì l’immagine che gli era stata allungata e chiese – “ Lui…?! Ma come hai fatto? L’hai spiato?”

: “ Oh, di certo  Sherlock non commetterebbe  mai l’imprudenza di confidarmi i suoi segreti. Di questo tipo specialmente, anche perché  mi diverto a scoprirli da solo. Per cui se lui venisse a conoscenza del fatto che ti ho fornito questa… delicata informazione non me lo perdonerebbe, e il nostro già precario rapporto andrebbe in crisi. Quindi se vuoi dirglielo non c’è problema.”

: “ Allora perché non lo aiuti tu?”

: “ Perché io non sono il suo miglior amico. Io non sono John Watson. Sai che non accetterebbe mai un mio intervento. Dipende da te.”

: “ Beh allora dovrà imparare a fare a meno di me. Se non c’è altro io me ne andrei.”

Mycroft si svelò infuriato, di quel tipo di rabbia ricoperta da uno spesso strato di bifrost che risulta maggiormente tagliente. Con uno scatto improvviso puntò l’estremità del suo ombrello al collo di John, costringendolo a stare seduto. Il dottore si paralizzò: avvertiva distintamente una lama affilata pronta a sgozzarlo al minimo movimento. Non capiva costa stava accedendo: in quel frangente non si sentì la sicuro insieme al maggiore degli Holmes.

: “ Sai, ho spesso pensato che saresti stata la rovina di mio fratello. Lo avresti avvicinato alle emozioni e presto o tardi il suo geniale intelletto sarebbe affogato nel mare dei sentimenti fino a sopraffarlo, rallentando le sue brillanti facoltà mentali, unico suo sostentamento e talento. Lasciarsi coinvolgere per lui significa autodistruggersi. Non sa reggere a un simile peso. Ecco perché per anni ha cercato di distanziarsi. Adesso, nonostante questo, ha deciso di abbandonarsi. Per quale motivo? Una mezza idea ce l’avrei ma, come detto prima, non mi interessano le questioni sentimentali. Potrei sbarazzarmi di te in qualunque momento: un incidente, un rapimento, una sparizione improvvisa. Credi che non potrei ? Non illuderti, John: solo perché ci conosciamo da anni e abbiamo una persona cara in comune, non fa di noi necessariamente… amici. Se la causa fosse giustificata, non esiterei a tagliarti la gola seduta stante. Farei qualsiasi cosa pur di impedirti di assassinare mio fratello.”

: “ Assassinare… io!? Io non…”

: “ Invece sì. E lo sai perfettamente. Tutto quello che fa è dettato da una spinta precisa. A differenza sua io non mi lascio incantare dalla sofferenza altrui. Sarebbe facile fermarti.” – Ingiunse Mycroft, spingendo  pericolosamente la lama fino a sfiorare la gola di John, il quale sudava freddo – “ Però questa sarebbe la fine di Sherlock Holmes. Non posso permetterlo. In sintesi, dottor Watson, ti consiglio di rivalutare la situazione.”

: “ Dovrei fingere che non sia successo nulla?!” Chiese in un sussurro di collera.

: “ Oh no, al contrario. Dovresti pensarci meglio. Io ero presente: Mary si mise in mezzo sapendo che sarebbe morta e questo, nemmeno il grande detective avrebbe potuto impedirlo.” – John  emise un verso tra la stizza e il dolore – “ Persuaditi della disgrazia, John. Questa tua ostinazione porterà solo altre sciagure. Pensa alla bambina.”

Appena le labbra sottili di Mycroft accennarono a Rosie, John drizzò la schiena e la sua titubanza lasciò posto ad un orgoglio protettivo: “ Cosa c’entra mia figlia?" 

: “ Nulla per il momento ma, andando avanti in questa maniera, chi lo sa.” – John chinò il capo: che razza di padre era quello che non sapeva proteggere la propria piccola? Fu come un campanello che risvegliava in lui ragionamenti insabbiati dall’eccesso di dolore – “ Non ti sembrerà, ma riconosco la tua pena e la comprendo bene. Non sono bei momenti eppure dobbiamo ricordarci che siamo uomini, John, che non esiste unicamente il nostro egoistico dolore. Ci sono persone che dipendono da noi ed è in loro che bisogna riversare le nostre energie, non distruggerle per scaricarci la coscienza. Lo stai facendo su Sherlock e lui non è così distaccato da capire questo ragionamento. Riflettici sopra. Ci vediamo presto.”

Concluse, liberandolo dalla minaccia della lama e consentendogli di lasciare la stanza. Watson dapprima lo fissò intensamente in un miscuglio di disprezzo e di considerazione: era raro sentire Holmes parlare in quei termini su questioni squisitamente umane e non tutto quello che aveva profferito era scorretto. Dopo pochi attimi si alzò e si diresse verso la porta, quando la voce dell’uomo lo fermò un’ultima volta con una frase lapidaria: “ Se non aiuterai Sherlock la morte di tua moglie sarà stata vana. Salva Sherlock Holmes, dottor Watson.”

John ascoltò immobile, con lo sguardo a terra, infine abbassò la maniglia e se ne andò, lasciandosi alle spalle un grave silenzio.

 

   
 
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