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Autore: Shainareth    26/05/2009    3 recensioni
[Gundam SEED Destiny] «Athrun!», schiamazzarono i piccoli, lieti di poterlo finalmente chiamare con il suo vero nome e non più Alex. Lui fece loro un cenno di saluto, non stupendosi affatto di sentirsi domandare dove fosse Cagalli: per quei senza famiglia, quando c'era Athrun doveva immancabilmente esserci anche lei nelle vicinanze. Un po' come se fossero stati l'una l'appendice dell'altro.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Athrun Zala, Cagalli Yula Athha
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Promessa




Quando videro da dietro ai vetri della finestra l'automobile di Athrun che attraversava il cortile, i bambini scapparono oltre la soglia di casa. L'Ammiraglio scese dalla vettura e tolse gli occhiali da sole dal viso, appoggiando le braccia intrecciate sulla sommità della portiera, lasciata aperta.
   «Preparati ad un assalto in piena regola», annunciò alla ragazza che era giunta lì con lui e che al momento era impegnata a rovistare in una grossa sacca da viaggio colorata.
   «Athrun!», schiamazzarono i piccoli, lieti di poterlo finalmente chiamare con il suo vero nome e non più Alex. Lui fece loro un cenno di saluto, non stupendosi affatto di sentirsi domandare dove fosse Cagalli: per quei senza famiglia, quando c'era Athrun doveva immancabilmente esserci anche lei nelle vicinanze. Un po' come se fossero stati l'una l'appendice dell'altro. «È di nuovo impegnata con il lavoro?»
   «Non oggi», rispose la diretta interessata, raggiungendoli in tutta calma. E un attimo dopo i bambini le furono addosso, aggrappandosi a lei in tutti i modi. Urlarono e risero di gioia per quell'incontro rimandato da troppo tempo con la loro compagna di giochi preferita: Cagalli Yula Athha poteva anche essere a capo degli Emirati di Orb, ma di sicuro era anche a capo della loro piccola banda di monelli che mai esauriva le energie quando si trattava di divertirsi.
   Per il Delegato quello era il primo pomeriggio libero da che era stato stipulato il nuovo trattato di pace fra PLANT e la Terra, ed il suo pensiero era subito andato agli orfani di cui si prendevano cura sua zia ed il reverendo Malchio.
   La mia famiglia è stata uccisa dagli Athha! Le parole che Shinn le aveva urlato contro poco prima dello scoppio dell'ultima guerra si erano marchiate a fuoco nella sua mente, e ora, dopo i madornali errori da lei commessi perché soggiogata dall'abilità oratoria dei Seiran, aveva promesso a se stessa che mai più delle anime innocenti avrebbero pianto la morte dei propri cari per colpa delle follie e dei capricci dei regnanti: Orb avrebbe tenuto fede ai propri ideali fino alla fine.
   «Per farmi perdonare la prolungata assenza, vi ho portato dei regali.»
   «Davvero? Dove sono?»
   «Sul sedile posteriore dell'auto c'è una borsa, correte a svuotarla.» I bambini travolsero Athrun, colpevole di trovarsi sulla strada fra loro ed i giochi nuovi. «Sono sempre delle pesti», commentò la bionda, le braccia inarcate sui fianchi, mentre si deliziava gli occhi con quella scena.
   «Mi ricordano te», fu la risposta del giovane, uscito quasi indenne da quell'attacco a sorpresa.
   «Che scortese...»
   «Ti assicuro che non eri molto diversa da loro, quando ci conoscemmo.»
   «Davvero? Al riguardo, anche Uzumi-sama, in effetti, disse qualcosa del genere a me e a mio marito.» La voce scherzosa della signora Yamato li raggiunse.
   «Zia!» Un sorriso illuminò il volto di Cagalli, e lei le andò incontro. «Mi spiace di non poter venire spesso...»
   La donna scosse il capo. «So che ti stai impegnando al massimo per tutti noi, e per questo ti ringrazio.» Si portò una mano al petto, preoccupata. «Ti vedo pallida... Stai bene?»
   «Ah, sì, tranquilla. È solo che ieri sono andata a letto molto tardi, e così...»
   «Cerca di riposare appena ti è possibile, per favore.»
   «Lo farò, non temere.»
   «Notizie di Kira?»
   «Lui e Lacus dovrebbero essere di ritorno mercoledì», intervenne Athrun, mentre i piccoli trascinavano di nuovo Cagalli nel loro mondo. «Sembra una di loro», ragionò lui, sinceramente intenerito.
   Caridad sorrise. «Ti conosco da quando eri bambino e so che non dovrei stupirmi della tua gentilezza, ma... Grazie per tutto quello che stai facendo per lei.»
   Sebbene si rendesse conto che quelle parole avrebbero dovuto avere su di lui il potere di farlo imbarazzare, ciò che invece assalì il giovane fu un senso di mancanza. «No... È ancora troppo poco», replicò a voce bassa, lasciando sorpresa l'amica della sua defunta madre. Non aggiunse altro, né la donna si sbilanciò a fare domande, ben conscia di quanto egli fosse introverso.
   Tutto ciò che le riuscì di dirgli in quel momento fu: «Non importa quante lacrime verseranno, perché, in un modo o nell'altro, i miei ragazzi piangono per amore.» L'Ammiraglio Zala si volse a fissarla, e lei gli fece dono di un nuovo sorriso. «Si piange per ciò a cui si tiene, no?»
   Di fronte a quella verità, lui non poté che chinare il capo. «Forse ha ragione.»
   «Athrun!» Cagalli e la sua cricca lo chiamarono dall'interno dell'abitazione in cui erano corsi per mostrare i regali al reverendo, attardatosi ad uscire.
   «Grazie», fu l'ultima cosa che il giovane disse alla signora Yamato prima di lasciarla per seguire il chiasso dei piccoli. Quando entrò in casa, una delle bambine gli andò incontro con una federa di cuscino in testa, pretendendo poi di essere presa in braccio. «Perché quella federa? Non ti piacciono i giochi nuovi?»
   Lei ridacchiò in modo imbarazzato. «Sì, ma adesso sono una sposa, perché quando sarò grande diventerò tua moglie», annunciò fiera.
   «Scema», non mancarono di darle addosso alcuni dei suoi amichetti. «Athrun sposerà Cagalli.» Diverse paia di occhi si fissarono sulla bionda, che subito si fece paonazza. «Vero?»
   Abituata da sempre a non avere peli sulla lingua in nessun'altra situazione, qualunque essa fosse, il Delegato mostrò invece in quel momento uno dei meravigliosi lati contraddittori del proprio carattere: l'improvvisa timidezza che si impadroniva di lei quando si trattava del suo rapporto con Athrun. «Che... Che vi salta in mente?!»
   «È diventata rossa!», la canzonarono i monelli, mentre l'ammiratrice dell'Ufficiale si aggrappava maggiormente a lui, ridendo, e Cagalli dichiarava guerra ai suoi discepoli prima di avventurarsi al loro inseguimento.

«Sono stanca morta...»
   «Sapevi che sarebbe andata a finire così», le fece presente lui, sorreggendo con pazienza la sua testa sulla spalla. «Appena saremo a casa, fila a letto.» In risposta gli arrivò un mugolio incomprensibile. Spostò gli occhi chiari dal semaforo rosso alla ragazza, non riuscendo però a scorgerne i tratti del viso. «Se hai intenzione di addormentarti così, non potrò assicurare la tua incolumità lungo il tragitto.»
   «Athrun?» Quel tono di voce malinconico gli fece immediatamente intuire che stavano per intavolare una discussione seria.
   «Dimmi.»
   «Perché non me lo hai chiesto?»
   «Di sposarti?» Cagalli gli schiaffeggiò una gamba e si rimise in posizione corretta, mentre lui, sorridendo, ingranava la prima e ripartiva. «L'anello che ti ho dato sottintendeva proprio quello, nel caso tu non l'avessi capito.»
   «Lo so, anche se forse avresti dovuto chiedere anche il mio consenso, prima di infilarmelo al dito», gli rispose la fanciulla, il gomito poggiato alla portiera dell'auto, la bocca nascosta nel palmo della mano, lo sguardo al paesaggio che scorreva al di là del finestrino. «Presuntuoso.»
   Athrun rise. «Ti domando scusa.»
   «Mh... Ormai è andata», gli concesse lei.
   «Alla fine, però, non me lo hai ancora restituito.»
   «Già...»
   L'Ammiraglio strinse più forte i pugni attorno al volante, senza tuttavia osare far ancora riferimento a quanto voleva sapere lei: benché non si fosse perso d'animo quando si era accorto che Cagalli aveva smesso di portare il suo anello, perché aveva capito che adesso lei aveva cose ben più urgenti ed importanti a cui pensare, il fatto che tra loro si fosse comunque venuto a creare una sorta di muro invisibile cominciava a fargli avere dei ripensamenti al riguardo, a testimonianza che non sempre egli era in grado di fare affidamento sulla propria congenita determinazione.
   Quando furono alla residenza degli Athha, Myrna si adoperò subito per accompagnare la sua padrona di sopra, lasciando ai giovani appena il tempo di scambiarsi un blando saluto prima di separarsi per la notte. Vane furono le proteste della figlia di Uzumi in merito, perché, come sua zia, anche la donna che si occupava di lei sin da quando era stata accolta in quella casa era preoccupata per la sua salute, e pertanto pretendeva che il Delegato recuperasse in fretta le ore di sonno perdute.
   Una volta riuscita a liberarsi di lei, Cagalli si lasciò andare ad un lungo sospiro tornando con la mente al discorso lasciato in sospeso con Athrun in auto. Avvertendo una gran voglia di piangere, nascose la faccia contro il cuscino e si maledisse più volte. Infine, non resistendo alla tentazione che quella notte, più che nella precedente in cui pure aveva faticato ad addormentarsi per il medesimo motivo, scattò in piedi e, nel buio della grande stanza da letto, avanzò indomita verso la specchiera. Ad un passo dal traguardo, però, inciampò sul pouf e finì con il piombare sulla toilette, battendo la fronte contro il ripiano di legno e regalando al silenzio attorno a sé, oltre al baccano appena prodotto, anche una deliziosa imprecazione. Quindi, decisasi ad accendere una delle luci disseminate per l'ambiente, aprì il piccolo cassetto sulla destra, quello che ormai da diverse settimane custodiva il suo tesoro più prezioso.
   Athrun spalancò la porta di colpo, chiamandola a gran voce perché allarmato dal terribile rumore che aveva udito dalla propria stanza. La sorprese accanto alla specchiera, l’anello sul palmo della mano, il viso pallido. Aggrottò un sopracciglio. «Che diavolo hai fatto alla fronte?», le domandò, notando il rossore che preannunciava il prossimo spuntare di un bernoccolo.
   Imbarazzata, la principessa si scompigliò la frangia nel tentativo di nascondere la botta ricevuta. «N-Nulla, nulla...»
   Il moro tornò ad inquadrare ciò che lei reggeva. «Quello...»
   «Athrun…», la sentì mormorare con voce tremula. Vide i suoi occhi velarsi di lacrime e subito si preparò al peggio. Cagalli abbassò lo sguardo. «Mi dispiace…»
   «… No… non ce n’è bisogno…», gli riuscì di boccheggiare dopo qualche vano tentativo. Imperò alle sue gambe di muoversi e, dalla soglia, la raggiunse all’interno della camera da letto. Le iridi di lei lo cercarono ancora, timide, impaurite. Il giovane si sforzò di sorridere, ma tutto quel che riuscì a regalarle fu una smorfia indecifrabile: sentiva che il nodo che gli bloccava la gola e la morsa che gli stava stritolando il cuore erano sul punto di ucciderlo.
   «Athrun?» Lui non rispose, non ne fu in grado. Si limitò a levare un braccio verso l’alto e cercare con dita tremanti la mano tesa di lei, sfiorando il freddo acciaio del gioiello senza però toccare la pelle che tanto amava. «Athrun?», ripeté Cagalli, questa volta con tono più sicuro, quando egli prese l’anello per portarlo via. «Che diavolo stai facendo?»
   Spaesato, il soldato farfugliò: «Non… volevi restituirmelo?»
   «Sei matto?!», fu il rimprovero che lo investì, scuotendolo. La ragazza si sporse immediatamente nella sua direzione per farsi rendere il simbolo della loro promessa futura o, in alternativa, per recuperarlo con la forza. Confuso, l'altro indietreggiò, quasi spaventato all’idea di doverla toccare ancora, il braccio in alto oltre la testa. «Athrun, ridammelo o giuro che ti stacco la mano a morsi!», minacciò il Delegato, aggrappandosi alla manica della sua maglia ed alzandosi sulla punta dei piedi per afferrargli il pugno dentro il quale l'Ammiraglio Zala teneva l’anello.
   «Cagalli… non… Che stai facendo?»
   «Cosa sto facendo io?! Cosa stai facendo tu, piuttosto?!», insistette la bionda, a metà fra furia e disperazione. «Perché vuoi portarmelo via?!»
   «Io non voglio portartelo via!», si precipitò a negare lui. «Non sei tu a volermelo restituire?»
   «No!», urlò Cagalli, crollando di nuovo con le piante nude in terra, mentre quasi scoppiava in singhiozzi. «Per quale dannato motivo dovrei farlo?!»
   Di nuovo Athrun annaspò a vuoto per qualche istante prima di arrabattarsi a rispondere: «Non lo so… Me lo hai porto dicendo che ti dispiaceva… Credevo volessi…»
   «No!», gridò di nuovo l’altra, picchiando dei piccoli colpi contro il suo petto.
   Sentendo un insolito, preoccupante formicolio al braccio sinistro, l’ufficiale di Orb ebbe un leggero capogiro che lo portò a stringere la fanciulla a sé per tante buone ragioni; in primis, quella di assicurarsi che, se anche fosse caduto privo di sensi, lei gli sarebbe rimasta accanto almeno fino a che non avesse riaperto gli occhi. Cagalli non ricambiò il gesto, ma le sue unghie rimanevano saldamente affondate nella stoffa degli abiti dell’amante, mentre il primo singulto le scuoteva le spalle.
   «A meno che tu non lo voglia indietro…», pigolò con estrema fiacchezza, come se il solo pronunciare quella frase avesse potuto mettere fine a quel sentimento che, nonostante tutto, era rimasto immutato, senza mai vacillare per un solo istante.
   «Non lo voglio indietro», prese allora a spiegarle il giovane, cercando di recuperare lentamente ogni capacità motoria. E cerebrale. «Non esiste ch’io te lo chieda indietro.» Ad ogni parola, Cagalli avvertiva il suo respiro fra i capelli. Chiuse le palpebre e poggiò la fronte contro la sua spalla, allentando anche la presa su di lui e cercando di ignorare il pulsare del bernoccolo che minacciava la gravità di quel momento aulico. «Perché mi hai chiesto scusa?»
   «Perché l’ho tolto senza dirti nulla…», spiegò, lasciandosi quasi cullare.
   «Guarda che non ce n’è bisogno… Ho capito perché lo hai fatto», tentò di rassicurarla lui, affondando la bocca contro la sua nuca. «Dio, mi hai fatto prendere un colpo…»
   «Stupido…»
   «Sì, lo sono», rise Athrun, sentendo di adorarla ogni istante di più.
   «Posso… Posso riaverlo?», si sentì domandare con fare timido.
   «Solo se mi darai il tuo consenso, questa volta», le rispose, rammentando quel che lei gli aveva detto meno di un'ora prima.
   «Stupido», tornò ad insultarlo Cagalli, le dita che giocavano con uno dei bottoni decorativi della sua maglia. «Sono io che te lo sto chiedendo.»
   «Guarda che non dovrebbe funzionare così», la prese in giro l'altro, sfiorandole uno zigomo con la punta del naso e cercando per la prima volta la sua mano.
   Assalita dall'ansia per quello che lui stava per fare, la bionda tentò di ritrarsi. «Athrun, no!»
   Lui la trattenne. «Perché no?»
   «Perché non... non posso prometterti nulla... Non a breve termine.»
   «Non ho mai detto che voglio sposarti subito, né lo feci all'epoca.»
   Lo sguardo basso, la ragazza lasciò che l'innamorato facesse scivolare l'anello all'anulare sinistro. «È egoistico... da parte mia.»
   «Pensavo la stessa cosa di me, perché ti costringo ad accettare i miei sentimenti.»
   Questa volta gli occhi dorati di lei si affrettarono a cercare quelli verdi di lui con evidente stizza. «Sei veramente stupido.»
   «Non ti stanchi mai di ripeterlo?»
   «Il giorno in cui lo farò, preoccupati, perché sarà lo stesso in cui mi seppellirai», dichiarò il Delegato, facendo sì che sul volto di lui comparisse un altro sorriso sincero.
   L'Ammiraglio le sollevò la mano per portarla all'altezza del viso. «Temo che per allora mi avrai già mandato all'altro mondo, a furia di farmi preoccupare per te.»
   «O a furia di prenderti a pugni», ci tenne a precisare la principessa, piccata.
   Athrun sospirò, facendole l'ennesimo, pacifico rimprovero. «È mai possibile che non si possa fare una dichiarazione d'amore in modo serio, con te?»
   «Scusa», piegò il capo lei, ammutolendosi, mentre le sue gote prendevano colorito.
   Soddisfatto, finalmente il giovane riuscì a parlare senza altre interruzioni. «Cagalli Yula Athha... vuoi diventare mia moglie?»
   La risposta che ricevette fu appena udibile, eppure bastò affinché il giovane si portasse l'anello alle labbra per suggellare quella loro nuova promessa futura.













Ara, ara... Scusate per la melensità, ma ogni tanto ho bisogno di zuccheri. XD
Ringrazio come sempre coloro che leggono e soprattutto le fedelissime NicoDevil e Rinoa87heart, che pure mi lasciano fortemente perplessa circa i loro gusti, visto che sembrano apprezzare la mia imbecillità. XP
Shainareth





  
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