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Autore: PrincessintheNorth    07/01/2017    2 recensioni
La storia di Morzan e Selena, per come me la sono immaginata.
Dal testo:
"Signore, padrone!" esclamò Gedric.
"Che succede?"
"Lady Selena! Sta male!"
Il terrore si impossessò di me. Oddio. Cosa poteva avere?
"Cos'ha?"
"Senso di nausea, signore!"
"Portami da lei ..."
Corsi da Selena, e la trovai distesa sul nostro letto.
Accanto a lei, una guaritrice.
Selena dormiva, sembrava tranquilla: e la donna accanto a lei sorrideva.
"Cos'è successo a mia moglie?!" gridai terrorizzato.
La donna mi guardò, sorridente. "Congratulazioni, signore. Presto Lady Selena metterà al mondo un erede."
Prequel di "Family"! Se non l'avete letta, andate a darle un'occhiata!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Brom, Morzan, Murtagh, Selena | Coppie: Selena/Morzan
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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MORZAN
 
 
 
-     Sssh, sta zitta! – sussurrai a Mavis, la mia sorellina di tre anni.
Io ne avevo undici, ed era l’ultima persona che mi rimanesse della mia famiglia, a parte il mostro che era nostro padre.
C’era stato un periodo della mia vita in cui eravamo ben cinque fratelli: io, Mavis, Murtagh, Eleanor e Shay.
Quell’uomo era sempre stato un violento.
Ci aveva sempre malmenati. June, la secondogenita, l’aveva uccisa a suon di calci.
E così mia madre, e tutti gli altri figli che era stata costretta a dargli.
Ormai eravamo rimasti io e Mavis.
La piccola si strinse di più a me, mentre ci nascondevamo in un angolino.
-     Cosa succedelà? – mormorò, gli occhi gonfi di pianto.
-     Andrà tutto bene, non preoccuparti.
-     MORZAN!
La voce di mio padre, come ogni volta storpiata dall’alcol che gli scorreva nelle vene più del sangue, mi raggelò sul posto.
-     Dove sei, piccolo bastardo? Eh?
-     Sta giù. – sussurrai a Mavis. – Esci dalla finestra e va a chiamare aiuto.
Lei annuì e sgusciò fuori da un buco nel muro che avevo creato pochi giorni prima, con un martello.
Non potei trattenere un piccolo sorriso.
Almeno, lei sarebbe stata salva.
Uscii allo scoperto.
-     Eccomi, padre …
-     DOVE TI ERI CACCIATO?
-     Ero … ero qui …
-     E perché non hai risposto, idiota?
-     Non … non vi avevo sentito rientrare, padre, scusatemi.
-     Oltre che idiota, anche sordo! – urlò, e con un calcio mi mandò a terra.
Sentii il sangue scivolarmi lungo la tempia, sulla guancia, gocciolare a terra.
Come in un’orrenda visione, vidi davanti a me il corpo senza vita di Murtagh, coperto di sangue ed ematomi, al quale quel bastardo non aveva nemmeno pensato di dare una sepoltura.
L’onere era gravato su di me, e avevo dovuto seppellire il suo corpo di bambino di cinque anni.
Ucciso senza pietà, come tutti gli altri.
“Ci rivedremo presto, mi sa”, pensai.
-     Lurido, pezzente, inutile! – urlò, mentre ormai non mi opponevo nemmeno più dal dolore che provavo. – L’avevo detto io! Quegli occhi. – sibilò. – Non sei mio figlio! Tu sei il figlio del demonio! Quegli occhi sono il simbolo del demonio!
Mi sollevò fin oltre la sua testa, lanciandomi contro il muro, ma per fortuna non lo raggiunsi, atterrando sul pagliericcio che era il mio letto.
Mi corse incontro, con una mazza in mano, e feci per pararmi.
-     LETTA!
Il colpo non arrivò, e aprii lentamente gli occhi.
Sulla soglia di casa c’era un uomo, ma non sembrava un uomo.
Lunghi capelli argentei gli incorniciavano il viso senza età, sul quale risplendevano due occhi azzurri: sembrava brillasse di luce propria e indossava un’armatura dorata e finemente decorata.
E infine, come non notarlo.
Due grandi orecchie a punta sporgevano dai capelli lisci, e li capii.
Era un elfo …
Aveva ancora la mano destra sollevata, sulla quale un marchio argenteo risplendeva ancora di una luce dorata: era un Cavaliere dei Draghi.
Mio padre era immobile, un’espressione confusa, arrabbiata e sconvolta sul viso largo e sporco.
L’elfo si avvicinò a me lentamente.
-     Non avere paura. – sorrise dolcemente, e capii di potermi fidare. – Non ti verrà fatto alcun male. Mi chiamo Oromis, e sono un Cavaliere dei Draghi: vieni con me, tu e tua sorella sarete al sicuro.
Mi porse la mano, e l’afferrai.
Mi aiutò a rialzarmi e mi sostenne, portandomi fuori da quella casa in cui avevo conosciuto solo dolore e soprusi.
-     MOLZY!
Mavis mi corse incontro, abbracciandomi.
-     Ehi. Non preoccuparti. Adesso andrà tutto bene, okay? Non vedremo più quello stronzo. Staremo bene, te lo giuro.
Il suo sorriso bastò a migliorarmi ancora di più la giornata.
Oromis ci prese per mano, abbassandosi al nostro livello.
-     Adesso andremo alla fortezza dei Cavalieri, qui a Dras-Leona. – ci disse. – E vivrete lì. Vi verranno dati abiti puliti e cibo.
-     Vi ringrazio. – mormorai e fece un sorriso, scompigliandomi i capelli.
-     Non devi. È il mio lavoro. Su, forza. Andiamo.
Prese in braccio Mavis e ci avviammo verso la fortezza.
 
 
Mangiammo con Oromis, quella sera.
Al termine della cena, che divorammo dall’antipasto al dolce, l’elfo prese un forziere dorato, mettendolo sul tavolo.
-     Quanti anni hai, Morzan?
-     Undici, signore.
-     Capisco. – i suoi occhi brillarono. – Ti piacerebbe fare la prova dell’uovo di drago?
-     Ma … sono povero!
-     E allora?
-     I poveri non vengono scelti.
-     Vorresti provare?
Volevo?
Diventare Cavaliere era il mio sogno.
Volare libero nei cieli, difendere le persone e aiutare i buoni: sì, volevo.
-     Sì.
Oromis sorrise e aprì il forziere.
-     Avvicinati, ragazzo, avvicinati.
Dentro, appoggiato su del velluto, c’era un uovo di drago rosso, dalle sfumature dorate.
Un po’ spaventato, allungai la mano per toccarlo.
Non successe niente, e tutte le mie speranze s’infransero.
-     Lo sapevo … i poveri non diventano Caval …
Non potei terminare la frase, perché l’uovo iniziò a creparsi. All’inizio fu una minuscola crepa, che si allargò e si ramificò, finché l’uovo non esplose in mille pezzi, rivelando un cucciolo di drago.
Oromis sorrise soddisfatto.
-     Lode a te, Morzan, Cavaliere dei Draghi.
-     Molzy! – batté le mani Mavis, tutta contenta.
Allungai la mano a sfiorare il piccolo, e una scarica di energia dolorosissima mi trafisse, mandandomi per terra.
La mano bruciava come non mai, e quando la guardai vidi che ora vi era impresso un ovale argenteo.
Il marchio dei Cavalieri.
 
 
 
 
Passarono dieci anni, nei quali terminai il mio apprendistato a Vroengard, e potei ritornare a casa con tutti gli onori che la mia nuova carica mi conferiva.
Ci andai insieme ai miei migliori amici, Derek, principe del Nord, e Brom.
La folla ci acclamava come se fossimo divinità scese in terra, urlando a squarciagola i nostri nomi.
Le donne e le ragazze ci lanciavano dei fiori, e alcune svenivano.
-     Bel posto. – commentò Derek. – Molto meglio di Winterhaal.
-     Sarà … - feci. Avevo visto Winterhaal, e onestamente la preferivo.
-     Piantatela. – sbuffò Brom. – Voi avete vissuto in città grandi. E io in quel buco di Narda. Non so nemmeno come abbia fatto Oromis a scovarmi.
-     E voi avete avuto famiglie decenti. – li rimbeccai.
-     Oh, certo. Mia madre ci tirava dietro gli zoccoli di legno … - disse Brom.
-     Mio pare ha ucciso mia madre e tutti i miei fratelli, a parte me e Mavis.
-     Okay. – sbuffarono. – Hai vinto tu, contento?
Scrollai le spalle, e alzai una mano verso la folla, che urlò ancora più forte.
In essa scorsi l’uomo che mi aveva generato, che mi fissava con odio e invidia.
Lo guardai, dritto negli occhi, e gli feci un sorriso di scherno.
Avvampò di rabbia, ma non si mosse o fece gesti osceni. Sapeva che mettersi contro un Cavaliere non era buona cosa, soprattutto contro il migliore. Ero l’unico ad aver ricevuto il massimo dei punti nella prova finale.
Dracarys si pavoneggiava, sbuffando del fumo dalle narici e conquistando la folla.
I draghi erano la razza più vanitosa della terra, in effetti.
Arrivammo fino alla fortezza dei Cavalieri, lasciando che i draghi andassero a riposarsi nelle torri a loro dedicate.
Entrai, ed eccola lì.
Ormai aveva tredici anni, era una ragazza.
Bellissima, alta e ben proporzionata, dai lunghi capelli color cioccolato e gli occhi violetti.
-     Mavis? – la chiamai cercando di trattenere le lacrime.
Il piatto che teneva in mano cadde, frantumandosi in mille pezzi.
Mi fissò stupita qualche secondo, poi me la ritrovai tra le braccia.
 
 
Mi risvegliai da quel sogno particolarmente dolce, rendendomi conto che era la prima volta che non avevo incubi da almeno cent’anni.
L’attimo dopo, il ricordo di Mavis mi lacerò il cuore in mille pezzi.
Sfiorai il fairth che tenevo sul comodino: ritraeva me, Mavis, Brom, Derek e Oromis, con i rispettivi draghi. Era stato lo stesso Vrael a farcelo, e infatti sul retro aveva scritto il proprio nome e i nostri con la magia, aggiungendo la data.
“I Cavalieri dei Draghi Morzan, Mavis, Brom e Derek con il loro Maestro, Oromis, e i loro draghi Dracarys, Myra, Saphira, Eridor e Glaedr. Realizzato da Vrael, il 31 Luglio del quarto anno del regno di Robert, re degli Uomini.”
Brutti sogni?
A dire il vero no. Ho sognato Mavis …
Ma anche di quando eri piccolo.
Sì, anche di quello.
Ti è passata?
Mmh. Da quanto è partito Enduriel?
Dovrebbero essersi già fermati per la notte. Credo nei pressi di Gil’Ead, se i conti non m’ingannano, precisò.
Annuii e, incapace di riprendere sonno, andai verso la grande finestra, ammirando il nascere del sole.
 
 
   
 
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