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Autore: Saphira96    07/01/2017    0 recensioni
Violet Harmon ha ormai accettato la sua morte e la sua prigionia presso 'The Murder House', ma non ha ancora trovato il coraggio di cacciare via l'orgoglio e chiamare Tate. Ma riuscirà mai a perdonare Tate? O sarà Tate a perdonare lei?
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Tate, Langdon, Violet, Harmon, Violet, Harmon
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
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2016

Erano passati cinque anni dalla sua morte e dalla sua permanenza forzata in quella maledetta casa. Violet Harmon continuava ad essere la stessa ragazzina adolescente di diversi anni prima, stessi capelli, vestiti diversi, solo più stanca. Quella mattina aveva deciso di sedersi sulle scale d’ingresso di quella che ormai era conosciuta come “Murder House” cullando il suo fratellino. Che triste era stato il destino per lui, costretto ad essere per sempre un infante vissuto due soli minuti nella terra. Violet aveva preso l’abitudine di passare del tempo con lui, aveva le mani così calde nonostante le loro condizioni.

In quei cinque lunghi anni Violet aveva avuto la possiblità di conoscere la maggior parte dei fantasmi con cui condivideva l’eternità. Boe era il suo preferito, spesso le chiedeva di raccontare una storia e Violet accettava. Inizialmente sentiva repulsione per quell’essere informe, ma poi, conoscendolo, riuscì a scorgere un animo buono e puro. Come sua sorella Adelaide e come Tate si era mostrato a lei.

Jeffrey prese a lamentarsi e la ragazza dedicò a lui le sue attenzioni. I suoi genitori erano rintanati in qualche angolo della casa, la morte aveva giovato a trovare la pace che non avevano mai potuto trovare in vita.

< Sssh piccolo > sussurrò Violet, iniziando a dondolare il fratello che le sorrise.
Violet ricambiò il sorriso. Jeffrey era l’unica cosa bella che le era rimasto in quella realtà.
< Saresti stata una bravissima mamma > disse una voce accanto a lei.
Violet sussultò. Nora Montgomery era seduta alla sua destra e prese ad accarezzare la testa del bambino.
< Posso tenerlo? > domandò con le lacrime agli occhi.
La ragazza annuì.
Nora afferrò con dolcezza il bimbo e iniziò a cullarlo dolcemente.
< L’ultima volta che l’ho visto si chiamava ‘piccolo demone isterico’ > ricordò < ha un nome adesso? >
Violet annuì e le rivelò che sua madre aveva deciso di chiamarlo ‘Jeffrey’, la signora Montgomery le rivolse un cenno di approvazione.
< E’ da un po’ che non ti si vede in giro > iniziò la perenne adolescente.
Anche qui Nora annuì.
< Fare la mamma è un grandissimo impegno, sai? > domandò senza aspettarsi realmente una risposta.
Violet continuò a fissarla in attesa di chiarimenti che forse non sarebbero mai arrivati e, invece, oltre ogni aspettativa la donna parlò.
< Io sono la mamma di Tate, cercavo il mio bambino quando in realtà lo avevo già trovato da anni > sospirò e cacciò l’infante tra le braccia della ragazza < conosco Tate da quando era solamente un bambino, mi ha consolata ed io sono stata la madre che lui voleva > proseguì con leggerezza.
Violet non le staccò gli occhi di dosso e ripescò dalla memoria tutti i momenti passati con Tate. Non lo aveva più visto da quando lo aveva scorto spiarla dalla finestra mentre lei era intenta a decorare il primo albero di Natale da morta. Gli aveva detto di andare via e lui l’aveva accontenta.

“Non si fanno soffrire le persone che si amano” le aveva detto il giorno del loro primo incontro e Violet sapeva che Tate stava mantenendo il suo impegno.

Pensò al male che Tate aveva fatto a tutte quelle persone innocenti e pensò alla sua infanzia. Si immaginò un piccolo Tate consolato da un fantasma isterico che continuava a ‘vivere’ la sua morte nell’ossessione di un bambino perso. Forse la sua infanzia lo aveva portato ad essere il mostro che aveva commesso tutti quei omicidi? Compreso l’omicidio di sua madre. Era stato lui ad ucciderla, violentandola e impiantando in lei il suo seme. Il seme di un demonio.

< Tate soffre molto, sai? > aggiunse poi il fantasma della donna < per colpa tua > proseguì senza rabbia, solo con ovvietà.
< Non è più il bambino di sempre, non gioisce più all’idea di spaventare i nuovi inquilini della casa che vengono di tanto in tanto > disse.
Violet le credette. Si immaginò quel bellissimo angelo demoniaco nelle stesse condizioni in qui l’aveva cacciato: come se gli stesse squarciando l’anima.

“Vai via Tate” si rivide urlargli contro, lui la pregava di non farlo “vai via” e quando riaprì gli occhi si sentì mancare l’aria, Tate non c’era più. Si sentì morire per la prima volta, perchè la sua morte non la ricordava.

Così come era apparsa Nora sparì lasciando Violet avvolta dai suoi pensieri.
 
  
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