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Autore: Strega1981    08/01/2017    0 recensioni
Salve!
In diretta dal mondo Marvel & Co., ecco una nuova storia di Strega1981!
Prima di tutto, una domandina veloce...
Cosa sappiamo, veramente, della storia di Tarabas?
E cosa accadrebbe se il nostro mago preferito dovesse andare in cerca del proprio passato, iniziando un'incredibile avventura con amici vecchi e nuovi?
E magari, lungo il cammino, scoprire qualcosa che Xellesia gli ha tenuto sempre nascosto?
Se vi ho incuriosito, questa è la mia versione della storia...entrate...leggete...e fatemi sapere!!
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fantaghirò, Nuovo personaggio, Romualdo, Tarabas, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 7_Nelle Terre di Nord Ovest.

Il sole bruciava impietoso sulle loro teste, mentre Fantaghirò provvedeva a distribuire delle forme di pane alla folla che si assiepava attorno al carro dei rifornimenti.
Ogni mattina, prima del sorgere del sole, lei ed alcuni cavalieri dell’esercito del castello uscivano con i carri colmi di gerle di pane, per andarlo a distribuire ai contadini delle campagne circostanti.
Con la scarsità di acqua che c’era, nessuno riusciva più ad impastare nulla…nemmeno una misera focaccia dura come il ferro.
Il castello però poteva contare su una piccola sorgente sita entro le sue mura, che al momento non sembrava patire la siccità devastante, forse perché la sua origine era molto in profondità, dove la terra non era corrosa dal sole e dal calore.
Fino a che la sorgente avesse tenuto, all’interno del maniero – dotato di un piccolo mulino nei sotterranei – si poteva impastare e cuocere il pane…anche se non era dato di sapere per quanto tempo sarebbe bastata la farina.
I campi erano arsi dal sole…non c’erano quasi più né grano né avena…e sebbene il castello avesse delle buone scorte, accumulate con oculatezza negli anni di abbondanza, dopo tutti quei mesi di caldo spietato, la speranza di un raccolto che potesse risollevare le sorti del regno si faceva sempre più sbiadita e lontana…incenerita dal sole cocente.
Oramai, per centellinare le provviste e farle durare, avevano fatto la farina con qualsiasi cosa si potesse macinare.
La crusca…l’avena selvatica…le castagne secche…la segale…le ghiande…le faggiole…persino la corteccia degli alberi giovani…erano state usate per la panificazione…
I boschi ed i prati erano stati spremuti fino al limite delle forze, nell’attesa della pioggia…ma il sole continuava a brillare crudele sulle Terre del Nord…e non c’era segno dal cielo che consentisse di sperare in un miracolo.
Ogni sera, al tramonto, quando la temperatura si faceva più tollerabile, lunghe file di sudditi si mettevano in coda con otri ed anfore per centinaia di metri oltre il ponte levatoio.
La sorgente del castello era a disposizione di chiunque, a causa dei pozzi ormai secchi e dei corsi d’acqua ridotti al lumicino, avesse bisogno di attingere il prezioso liquido…l’unico vincolo, posto più sulla fiducia che sul controllo, era di non sprecarla…ma ciò innescava un nuovo circolo vizioso.
Non si potevano innaffiare nemmeno gli orti più piccoli…riducendo così anche quelle poche scorte di cibo sulle quali i contadini contavano nei periodi di disgrazia…non ci si poteva pulire adeguatamente, moltiplicando il rischio di epidemie…l’acqua doveva essere impiegata solo per le necessità indispensabili…il bere, degli uomini e degli animali, ed il mangiare.
Fantaghirò alzò gli occhi al cielo, sudando copiosamente sotto la lunga frangia castana.
Il loro regno era allo stremo…e le terre confinanti se possibile stavano anche peggio…assai più di quanto fosse accaduto con Darken…con la Strega Nera…e con tutti i nemici con i quali negli anni si era scontrata.
Se gli Dei non mandavano loro un aiuto, non era sicura che stavolta sarebbero sopravvissuti a lungo.
Proprio in quel momento, una voce familiare la riscosse dai suoi cupi pensieri.
“Vostra Altezza! Vostra Altezza…!”
La donna si voltò in direzione di Sir Piqquot, che cavalcava spedito verso di lei attraverso il campo giallo di stoppie acuminate come punte di spada, osservandolo mentre le si avvicinava, schermandosi gli occhi scuri con la mano.
“Cosa sta succedendo…?! Avevo detto che non sarei rientrata prima di qualche ora…è accaduto qualcosa al castello?”
Il cavaliere si fermò a poca distanza da lei, facendo impennare il destriero lanciato al galoppo…Fantaghirò fece un leggero sorriso…malgrado l’età ormai vicina alle sessanta primavere, Sir Piqquot rimaneva uno dei migliori cavalieri del regno.
“Altezza…abbiamo già avvisato Re Romualdo…è stato lui a mandarmi da voi per farvi tornare a palazzo… E’ giunto un messaggero…stanno arrivando al castello le vostre sorelle, la Regina Caterina e la Regina Carolina…assieme a Re Ivaldo ed a Re Cataldo…ed ai vostri nipoti. Pare che si tratti di cosa molto urgente…”
Non appena Fantaghirò udì i nomi, si mise due dita tra le labbra, emettendo un fischio secco ed acuto e facendo accorrere Chiomadoro, il suo fedelissimo cavallo, nascosto sotto alcuni cespugli spinosi fitti e scuri, nel vano tentativo di proteggersi dalla calura.
Il bellissimo animale dal manto dorato si affiancò al carro, e lei lo montò con agilità, lasciando le ultime direttive agli scudieri.
“Continuate la distribuzione fino all’ultima pagnotta, ed assicuratevi che basti per tutti… Ci rivediamo al castello… Sir Piqquot, restate qui a sostituirmi, e fate rapporto al vostro ritorno…io conosco la strada.”
E senza lasciare all’uomo il tempo di ribattere alcunché, spronò il cavallo in direzione del castello.
La faccenda era preoccupante, a dir poco…in genere, le sue sorelle si muovevano da sole…oppure ognuna con il rispettivo consorte, per le visite al regno paterno…
Che stessero arrivando tutti assieme, lasciando incustodito il castello che era stato del padre di Romualdo, era perlomeno strano…e di certo, la cosa non prometteva niente di buono…
 
Tarabas guardò fuori dalla finestra della carrozza, osservando i profili brulli delle montagne in lontananza.
I boschi non erano quelli che ricordava…erano radi e spogli…e gli alberi parevano scheletrici, così diversi dalla selva rigogliosa e selvaggia che lo aveva accolto quando era partito dal Regno Sotterraneo alla ricerca della voce della donna che aveva osato sfidarlo…
Negromante era legato dietro la piccola vettura, mentre Cataldo ed Ivaldo le cavalcavano ai due fianchi…lui divideva l’abitacolo con le regine, assieme ai loro bambini, poiché i quattro sovrani, dietro la sua insistenza di partire il prima possibile, erano stati concordi nell’affermare che non fosse ancora in grado di viaggiare a cavallo.
L’uomo sbirciò attraverso le tendine di velluto color vino, e la Regina Caterina parve leggergli nel pensiero…forse semplicemente perché i loro pensieri erano simili.
“Si…un tempo questi boschi erano molto diversi…”
Tarabas si volse a guardarla, osservando con malinconia il principino Gerard, che si era addormentato tra le braccia di sua madre.
Caterina cominciò a cullarlo, accarezzandogli piano i corti capelli scuri.
Annuì, malinconica.
“La siccità ha bruciato tutto…ma mio marito ha sempre pensato che non fosse un semplice fenomeno naturale, quello che sta imperversando nei nostri regni. Fin dai tempi del regno di nostro padre, ci sono stati periodi sfortunati con la pioggia…o con la mancanza di essa. Abbiamo avuto una lunga guerra…così lunga che pensavamo fosse eterna… Ma mai, qualcosa ha messo così in ginocchio le nostre terre, in così poco tempo…e per così tanto tempo. Il vostro arrivo dimostra che ciò che pensava mio marito è vero…”
La donna seguì il suo sguardo, e sorrise dolcemente quando lo vide posarsi sul bambino addormentato.
“Vedrete…salveremo la vostra regina…ed anche vostro figlio…”
Carolina intervenne, pettinando la lunga chioma bionda di Gisele con una spazzola d’argento…la bambina iniziava a diventare irrequieta, dopo il lungo viaggio…e quell’operazione pareva calmarla.
“Fantaghirò saprà cosa fare…lei non si arrende mai…e vi aiuterà nella vostra ricerca… E forse, veramente questo riporterà la pace nei nostri regni…dobbiamo sperarlo tutti…”
Tarabas annuì, il volto bellissimo da cui sentiva trasparire tutta la propria tristezza…e tutto il rimorso che provava nel guardare quei due bambini.
Sospirò, schiacciato da una pena troppo pesante da portare, dopo così tanto dolore.
“Potrete…mai perdonarmi?”
Le due donne si fissarono, perplesse…e subito dopo la comprensione si fece strada nei loro cuori, quando capirono a cosa fossero riferite le sue parole.
Caterina sorrise, comprensiva.
“Re Tarabas…voi godete della fiducia di nostra sorella, ed anche se avete dei torti, sappiamo che avete fatto molto per ripararli… Ciò che è accaduto in passato, appartiene al passato…e nulla all’epoca è stato così irreparabile da farvi meritare il nostro perpetuo disprezzo. Se riusciremo a risolvere il mistero di questa…piaga…che affligge le nostre terre, tutti avremo delle buone ragioni per gioire… Guardare indietro non serve a nulla…quel che è fatto, è fatto…” 
Anche Carolina lo guardò con gentilezza,  riponendo la spazzola e prendendo la figlioletta tra le braccia…Gisele si rannicchiò sul suo seno, mettendosi il pollice in bocca.
“Andrà tutto bene…nostra sorella saprà come risolvere tutti questi misteri. Lei trova sempre una soluzione…”
Tarabas stava per rispondere ancora, ma la velocità della carrozza che andava rapidamente diminuendo lo indusse a guardare di nuovo fuori…e tra gli alberi scheletrici, vide finalmente spuntare il profilo del castello di Fantaghirò.
 
“Re Ivaldo e Re Cataldo…la Regina Carolina e la Regina Caterina…la principessina Gisele…il principino Gerard…e sua altezza reale Re Tarabas, dal Regno della Pagoda d’Oro…”
Il ciambellano, il cui volto era segnato da un’evidente prostrazione dovuta certo al caldo impietoso che riusciva a penetrare persino gli spessi muri del castello, terminò comunque con mirabile impegno l’annuncio…ed i sette reali avanzarono lungo la passatoia di velluto rosso, che dall’enorme portone di quercia nera portava allo scranno del trono.
Tarabas osservò costernato l’alta figura che lo attendeva sulla grande seduta laminata d’oro, circondato malgrado la calura da pelli di animali che, anziché apparire fuori luogo in quell’ambiente afoso, parevano accentuarne l’autorità e la regalità del suo sguardo.
Era la prima volta, pensò improvvisamente l’uomo con stupore, che lui e Romualdo si trovavano faccia a faccia…ai tempi dell’incantesimo infatti, il Re di fronte a lui si era mutato in pietra, a causa sua…ed al loro ultimo incontro, Romualdo aveva le sembianze dell’infelice Fyodor, per colpa di suo padre.
Ora, per la primissima volta, Tarabas poteva osservare l’uomo amato da Fantaghirò in tutta la sua bellezza e maestosità.
Romualdo aveva i capelli biondi chiari, mollemente ricciuti, di una bellezza quasi femminile, che gli ricadevano sul collo, incorniciando però un volto i cui lineamenti in apparenza delicati facevano trasparire una profonda forza di volontà ed un carattere che doveva essere determinato e risoluto, espressi entrambi dallo scintillio dei suoi occhi di un azzurro quasi stupefacente.
Il giovane monarca lo fissava con tranquillità, le gambe accavallate l’una sull’altra, e pareva studiarlo…
Anche per Romualdo, l’annuncio di Sir Gawain, che gli comunicava l’imprevista visita delle cognate e di un ospite che mai avrebbe pensato di ricevere al loro castello, era stato motivo di stupore e di curiosità.
In silenzio, fissò a lungo i bei tratti eleganti dell’uomo che era stato il mago più temuto di ogni tempo, rammentando quando lo aveva visto, dopo aver riacquistato la memoria per uno scherzo crudele di Darken, nei giardini del vulcano Nekrad.
Ora, per la prima volta, stava davanti a lui nelle proprie sembianze originarie…e per un solo istante, fu contento che Fantaghirò non fosse ancora giunta a palazzo, sebbene avesse mandato Sir Piqquot a chiamarla con la massima sollecitudine.
Così, quello era l’uomo che tanto aveva amato la sua Fantaghirò…il suo grande amore…la sola donna che, dal pomeriggio in cui aveva scorto tra i cespugli i suoi bellissimi occhi castani, avesse mai amato nella vita.
L’aveva amata credendola ninfa…l’aveva amata quando sospettava che fosse un uomo…l’aveva amata sapendola figlia del re nemico…e l’aveva amata nella morte apparente della pietrificazione…nelle nebbie della sua memoria perduta…e nella sofferenza in cui aveva temuto di non poter più essere l’uomo che lei amava.
Era certo del proprio amore per lei, quanto del suo per lui…ma un’improvvisa quanto dolorosa stilettata di gelosia gli trafisse il cuore, alla vista del volto bellissimo che una sorta di malinconia rendeva quasi arcano…e non poté fare a meno di chiedersi se, almeno una volta da quando lo aveva conosciuto, Fantaghirò davvero non avesse mai amato quell’uomo che ora, per qualche misterioso motivo, era giunto fino al loro regno.
Sul serio non aveva mai provato niente per lui, se non affetto ed amicizia…?
Amava Fantaghirò…l’amava da sempre…l’amava più di quanto amasse sé stesso…il loro regno…i loro sudditi…eppure, c’erano di quelle volte in cui la sua regina rimaneva per lui un mistero insondabile.
Ed il mago di fronte a lui, era il più incomprensibile ed intricato tassello di quel mistero…
Tarabas si sentiva trafiggere dallo sguardo color cielo di Re Romualdo che, nella sua lunga osservazione, non aveva ancora profferito parola.
I due sovrani, le loro consorti ed i principini, si erano fermati all’ingresso del salone, nell’evidente intento di lasciare che il Re delle Terre di Nord Ovest, ed il Re del Regno della Pagoda d’Oro, si spiegassero senza interferenze, né interruzioni.
Ma quello sguardo…quello sguardo che trasudava regalità…lui lo aveva mai avuto, nei tempi in cui si riteneva potente ed invincibile?
In un'altra epoca forse avrebbe risposto di si…ma ora, nel segreto più profondo del proprio cuore, era certo che non fosse mai accaduto.
Quello era lo sguardo di un uomo che era andato e tornato dagli inferi…lo sguardo di un uomo che non una, ma tante volte aveva lottato per difendere il proprio amore per la donna che amava…che troppe volte aveva rischiato di perderla…e che ogni volta era riuscito a risalire dalle tenebre…in nome di un amore che non temeva nulla…se non la perdita della persona amata.
Il suo amore per Angelica sarebbe stato altrettanto forte?
E sarebbe bastato, a fargli salvare la sua sposa ed il loro bambino non ancora nato?
Lui aveva già lottato abbastanza, da poter credere che il suo amore avrebbe trionfato?
Non lo sapeva…e temeva la risposta…e fu quel timore, a fargli piegare il ginocchio sotto il peso di una paura che non sarebbe riuscito a sradicare dal proprio cuore, fino a che non avesse visto la sua dolce Angelica riaprire gli occhi e sorridergli…
“Re Romualdo…sono qui a chiedere l’aiuto della vostra regina, Fantaghirò…”
Deglutì, fissando il velluto impolverato che copriva il pavimento…Romualdo taceva, osservandolo.
“Un grave fato ha colpito la mia sposa…incinta del nostro erede…ed ho solamente due lune per salvarli entrambi… Ma mi aspetta una ricerca che non posso intraprendere da solo…e qualcuno di molto potente mi ha…rivelato…che solo una persona in cui io riponga la mia completa fiducia potrebbe aiutarmi in questa missione che all’apparenza è senza speranza. Fantaghirò…è l’unica persona di cui mi fidi abbastanza.”
Fu lui a tacere, adesso, nel silenzio assordante che si dilatava tra di loro…fino a che, il morbido rumore di due stivali che percorrevano il tessuto della passatoia non lo fece trasalire…e nello stesso istante, sentì due mani forti che lo prendevano per le spalle, aiutandolo ad alzarsi.
Tirò su il volto, incerto…Romualdo era sopra di lui, e gli sorrideva con immensa compassione.
“Alzatevi, Re Tarabas…non siete nato per inginocchiarvi dinnanzi a me…”
Attese che fossero l’uno di fronte all’altro, anche se Romualdo era un poco più basso di lui, ed annuì, pacato.
“Molti sono state le vostre colpe…ma altrettanti, se non di più, sono stati i vostri meriti nei confronti del nostro regno. La mia regina ha grande amicizia per voi…ed io non sono così ingrato da non ricordare quanto vi dobbiamo, nella sconfitta del mago Darken, vostro padre. Quindi rimanete in piedi, e chiamatemi amico…perché questo voi vi siete dimostrato, in passato.”
Gli batté una mano sulla spalla, sorridendo al suo sguardo sorpreso.
“Fantaghirò sarà qui a momenti…l’ho mandata a chiamare…era nei campi, a distribuire pane ai contadini. Purtroppo, avrete notato che il nostro regno è stato duramente provato dalla carestia e dalla siccità…”
In quell’istante, le porte del salone si aprirono di nuovo…ed una figura dai lunghi capelli castani si stagliò nella luce accecante del pomeriggio.
Fantaghirò sorrise, incredula, riconoscendo l’uomo che stava accanto a Romualdo.
“Tarabas…tu qui….!”
Tarabas sentì un sorriso piegargli le labbra…il primo, vero sorriso dopo giorni di angoscia.
Le corse incontro, abbracciandola con trasporto e staccandosi da lei subito dopo per guardarla negli occhi…il suo aspetto non gli era familiare, perché era la prima volta da quando la conosceva, che la vedeva con i capelli lunghi.
Ma c’era una luce nel suo sguardo…una luce che nessun altro possedeva…e che gli fece capire che, al di là del tempo che era trascorso dal loro ultimo incontro, lei era Fantaghirò…la sua amica, la sola persona alla quale avrebbe affidato la vita…la sua…e quella della donna che amava…e del loro bambino non ancora nato.
Le strinse le spalle, tentando di controllare la voce.
“Fantaghirò…ho bisogno del tuo aiuto…ne ho bisogno ora più che mai…”




Nota Autrice:
Ciao a tutti amichini!
Allora, so che mi avevate data per morta, e so che alcuni di voi mi hanno lasciato delle recensioni di recente...grazie a tutti voi, perché malgrado la mia lunga assenza, le visite sono aumentate e quindi ancora c'è chi segue la mia storia.
Non l'ho abbandonata, state tranquilli...semplicemente, il 2016 si è concluso come è iniziato - un cesso - ed ho dovuto semplicemente prendere atto del fatto che l'unica soluzione era buttarselo alle spalle e cominciare il 2017 con tanti buoni propositi, primo tra tutti postare con maggiore puntualità!
Quindi, eccomi ancora tra voi con due nuovi capitoli a cui presto ne seguiranno altri.
Passate bene le feste? Spero di si...io le ho passate ed archiviate.
Perciò, eccoci qui.
Tarabas ha il suo primo incontro con Romualdo, ed era una scena a cui tenevo perché se ci pensate i nostri baldi amici non si sono mai trovati faccia a faccia...diciamolo pure, Romualdo in questo ha avuto sfiga.
Comunque, qui il tempo è tiranno, e bisogna darsi da fare...ci sono tre regni in gioco!
Che faranno i nostri amici?
Intanto, godetevi questi capitoli...ve lo rivelerò quanto prima!!!
Un abbraccio a tutti!!

Strega1981
  
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