Film > Fantaghirò
Segui la storia  |       
Autore: Strega1981    08/01/2017    1 recensioni
Salve!
In diretta dal mondo Marvel & Co., ecco una nuova storia di Strega1981!
Prima di tutto, una domandina veloce...
Cosa sappiamo, veramente, della storia di Tarabas?
E cosa accadrebbe se il nostro mago preferito dovesse andare in cerca del proprio passato, iniziando un'incredibile avventura con amici vecchi e nuovi?
E magari, lungo il cammino, scoprire qualcosa che Xellesia gli ha tenuto sempre nascosto?
Se vi ho incuriosito, questa è la mia versione della storia...entrate...leggete...e fatemi sapere!!
Genere: Fantasy, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Fantaghirò, Nuovo personaggio, Romualdo, Tarabas, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 8_Un Aiuto dal Cielo.

Tarabas sospirò, concludendo il proprio racconto per la seconda volta in due giorni, e si sedette di fronte alle sei persone che lo osservavano, guardandosi ogni tanto tra di loro.
Fantaghirò fu la prima a riaversi dalla sorpresa, sedendosi accanto a lui e prendendogli la mano.
Gli sorrise, annuendo.
“Tarabas…il nostro regno ti deve tutto… Senza di te, il mio castello sarebbe rimasto sotto una campana di vetro…e senza il tuo aiuto, Romualdo non avrebbe mai recuperato la memoria…e non avrebbe potuto uccidere Darken. Io ti aiuterò, non dubitarne…e se è un viaggio che dobbiamo fare, lo affronteremo insieme. Da dove intendi cominciare…?”
Tarabas trasalì, costernato…aveva affrontato la prima parte del viaggio pensando di dover raggiungere il prima possibile il regno di Fantaghirò…ma non aveva mai ragionato su quale sarebbe stato l’effettivo…inizio…di quel cammino che già si prospettava impervio e colmo di incertezza…
Romualdo, osservandolo in silenzio, comprese il motivo del suo mutismo, e gli si avvicinò, scambiandosi uno sguardo con i suoi compagni d’arme.
“Fantaghirò…penso che Tarabas…non abbia ancor bene ragionato…sulla prima meta…del viaggio che la Melusina gli ha imposto…”
A quelle parole, l’antico mago chinò il capo, sentendo la disperazione attanagliargli nuovamente il petto…troppo poco, era durato il sollievo del vedere lo sguardo colmo d’affetto della sua alleata…e del ritrovarsi tra amici che volevano aiutarlo…al di là dei suoi errori passati.
Scosse la testa, sconfitto.
“E’ vero…non ho mai pensato…in questi giorni…ad un luogo dal quale…cominciare…le ricerche…”
Di nuovo un ostacolo…di nuovo l’oscurità…che lo inghiottiva a dispetto della poca luce che quella speranza gli aveva fatto intravvedere…per un tempo troppo breve perché potesse recargli sollievo.
Un lungo silenzio cadde nella sala ove si erano radunati i sette sovrani…interrotto però poco dopo dallo scalpiccio di passi affrettati che percorrevano il corridoio fuori la porta…e che annunciarono l’arrivo di una figuretta vestita di broccato color pesca, che piombò nella stanza spalancando la pesante porta di quercia.
“Tarabas…allora era vero!!!”
Il giovane sovrano alzò lo sguardo verso l’esile apparizione che lo fissava, gli occhi verdi traboccanti di gioia ed entusiasmo…era una ragazzina di circa quattordici anni, con lunghi capelli biondi che le scendevano in morbidi boccoli lungo le spalle e la schiena, e le cui delicate vesti non bastavano a contenerne l’esuberanza e la gioia di vivere…
Per un attimo rimase interdetto, di fronte alla leggiadra sconosciuta…ma poi, alla sua figura aggraziata si sovrappose quella imbronciata e scarmigliata di una bambina di dieci primavere…che protestava vivamente ad ogni ordine, e che lo seguiva con lo sguardo nella sua partenza dai Regni del Nord…
Fu allora che la riconobbe…ed un sorriso più ampio si disegnò sul suo volto affaticato.
“Esmeralda…sei veramente tu…?”
La giovinetta annuì, correndogli incontro ed abbracciandolo di slancio…poi si ritrasse, scrutandolo ansiosamente da sotto in su.
“Ho sentito Sir Gawain che raccontava cosa ti è successo…mi dispiace così tanto…”
Lui le accarezzò i capelli, sorridendo ancora e ricordando con nostalgia la bambina che si era lasciato alle spalle quattro anni prima.
“Grazie…mia dolce Esmeralda… E’ meraviglioso ritrovarti qui…”
Interrompendo il loro colloquio con l’ingenuità dei bambini, la principessina Gisele le si avvicinò e le tirò la gonna, inducendola ad abbassare gli occhi per guardarla.
“Esmeralda…andiamo a giocare?”
La fanciulla sorrise dolcemente, prendendo in braccio la cuginetta…quindi si volse verso Fantaghirò, accennando con la testa bionda al cortile del castello.
“Fantaghirò, posso andare fuori con Gisele?”
La donna assentì, guardandola con un misto di affetto, apprensione ed orgoglio.
“Certo Esmeralda…ma rientrate non appena fa troppo caldo…Gisele è ancora molto piccola…”
Esmeralda fece un lieve inchino, lanciando un ultimo sorriso un po’ dispiaciuto a Tarabas…
Evidentemente, sarebbe voluta rimanere con loro…ma doveva aver capito che la situazione era assai delicata, ed anche terribilmente tediosa per i piccoli principi che, con il passare delle ore, sarebbero potuti diventare irrequieti.
Tese quindi la mano verso Gerard, che stropicciandosi gli occhi la raggiunse, trotterellando sulle gambette ancora incerte…la ragazzina lo prese saldamente per le dita paffute, indicando il portone principale.
“Staremo nel patio esterno, all’ombra…almeno fino a che il sole non sarà alto… Rientreremo per il desinare…ci vediamo dopo…?”
Romualdo le sorrise, palesemente fiero della sua gentilezza nei confronti dei due bambini che pure non erano legati a lei da vincoli di sangue.
“Certamente Esmeralda, troverai Tarabas ancora qui, almeno fino al tramonto…anche qualora si debba partire, lo faremo non prima di domani…”
Lei annuì con dolcezza, poi si avviò con grazia verso i giardini reali…Tarabas la seguì con gli occhi, incantato.
“E’…cresciuta molto…in questi anni…”
Romualdo assentì, scambiandosi uno sguardo affettuoso con Fantaghirò, e lei si spostò una ciocca di capelli dietro l’orecchio, andando indietro con la memoria.
“E’ vero…ormai assai poco rimane della bambina testarda che portai via dalle rovine del castello dei suoi genitori… Non fraintendermi, la sua fierezza e la sua caparbietà sono ancora le stesse…ma la crescita ha modellato gli spigoli, e la sua età molto ha fatto nell’accentuare la sua bellezza e la sua nobiltà. E’ una fanciulla splendida, ormai…non è più una bambina. Anche se a volte, quando tira su la testa, rivedo in lei il fantasma della bimba di un tempo…e non smetto di ringraziare gli Dei, per avermi permesso di salvarla…”
Tarabas ripensò a quali…circostanze…avevano reso orfana la piccola Esmeralda…ed un nuovo stile di dolore gli penetrò il petto, facendogli abbassare la testa, prima di cercare lo sguardo non di Fantaghirò, ma di Romualdo.
“Che ne è stato…del suo regno?”
Romualdo si avvicinò a Fantaghirò, ponendole una mano sulla spalla…la regina gliela accarezzò in un gesto inconsapevole, che però trasmetteva tutto l’immenso amore che li legava…il re sorrise, pacato.
“Pochi mesi dopo il suo arrivo nel nostro regno, forse due lune, abbiamo messo un reggente. Si tratta di Sir Baldiow…un uomo retto, onesto e fedele. Era uno dei consiglieri del mio defunto padre, uno dei più giovani all’epoca…ma già allora, aveva cercato di dissuadere mio padre dall’idea della guerra. Purtroppo non venne ascoltato, troppe voci un tempo si levavano nel fomentare il conflitto tra i nostri regni…e molte altre si sarebbero levate prima che arrivasse la pace. Ora è anziano, ovviamente…ma è e rimane un uomo di pace, profondamente votato ai propri doveri, fedele a me in tutto ciò in cui non ha potuto essere fedele al mio colpevole genitore. Ci manda ogni mese un resoconto sulle terre del regno di Esmeralda, il Regno della Valle del Drago…e comunque, noi la portiamo almeno ogni tre lune a visitare la sua terra natia. Possiamo quindi vigilare sulle condizioni dei suoi abitanti, e verificare che non vi siano disordini. Un domani, quando avrà l’età giusta, Esmeralda potrà rivendicare la corona che le spetta di diritto… Ovviamente, al momento, anche queste visite sono state sospese…la situazione è identica ovunque, non avrebbe senso metterla in pericolo.”
Tarabas aggrottò la fronte, perplesso…Cataldo, seduto su un triclino di legno scuro, dovette comprendere il suo stupore, perché sorrise, scambiandosi un’occhiata con Ivaldo.
“Il regno di Romualdo…e quello delle nostre regine, sono stati in guerra per molti anni… Non so come iniziò la guerra…posso solo dirvi che quella guerra durò tanto che la gente non ricordava nemmeno…cosa fosse la pace.”
“Durò tanto…che nemmeno io, pensavo sarebbe mai finita…”
Una voce profonda si intromise nella conversazione, e le teste dei sette sovrani si volsero all’unisono in direzione di un pesante tendaggio blu notte, sotto il quale, la figura ancora imponente di un uomo molto anziano, si stagliava contro il buio del corridoio alle sue spalle.
Fantaghirò sorrise, alzandosi…e le sue sorelle la imitarono, sorprese.
“Padre! Che bello vedervi!! Non eravate in viaggio?!”
L’uomo scosse il capo, accogliendo nel proprio abbraccio le due figlie maggiori…Fantaghirò si fece loro vicina, porgendo il braccio al Re Padre…lui vi si appoggiò, ma il suo gesto pareva dettato più dall’affetto che dalla necessità.
“Sono tornato, figlie mie, per stare vicino ai nostri sudditi in questo momento di difficoltà…e per non imporre la mia presenza ed il dovere dell’ospitalità ai regni nostri vicini, che versano in identica se non maggiore disgrazia. In questi giorni così drammatici, dobbiamo rimanere uniti…il mio posto è qui.”
Fantaghirò annuì, e Romualdo fece cenno a due paggi di avvicinare una sedia imbottita, affinché il vecchio Re potesse sedersi comodamente.
“Era mia intenzione scrivervi, Carolina…non è nemmeno da un quarto di luna che nostro padre è arrivato. Ma sono stata trattenuta…bè…da questioni più urgenti. Sono quasi sempre nei campi, in questi giorni…cerchiamo di mantenere tranquilla la situazione tra i contadini.”
Romualdo fece un cenno di assenso, cupo.
“Fino a che durano la sorgente del castello e le scorte di grano, possiamo contare sul fatto che non vi siano disordini…tuttavia, per chi abita distante dal palazzo è più dura, e sono già stati diversi gli scontri dovuti alle privazioni cui sono sottoposti gli abitanti delle campagne circostanti. Ringraziando gli Dei, si tratta di litigi di poco conto…ma temiamo che la situazione possa degenerare. Così cerchiamo di portare sollievo tramite distribuzioni continue di pane, è tutto ciò che possiamo fare, per adesso. Ma anche per noi è necessario giungere alla risoluzione di questo mistero…o i nostri regni sono condannati.”
Il Re Padre prese posto tra loro, sorridendo saggiamente al genero.
“Romualdo…nessun regno è condannato, fino a che i suoi sovrani non perdono la speranza. Se ai tempi della guerra avessimo perduto la speranza, non avremmo mai riportato la pace…”
Tarabas fissò l’anziano monarca, stupito.
“Mio Signore…”
Il Re Padre spostò gli occhi su di lui, annuendo piano.
“Ditemi pure, Re Tarabas…”
Il giovane sovrano aggrottò la fronte, stupito.
“Mi…mi parlerebbe…di questa guerra…?”
Il Re parve sorpreso, ma poi annuì ancora, raccogliendo le mani in grembo…Romualdo si sedette accanto a Fantaghirò, ed anche gli altri si disposero ad ascoltare.
“La guerra tra i nostri regni, fu iniziata da mio padre, e dal padre del padre di Romualdo… Se dovessi dirvi come cominciò, non ne sarei in grado… Forse per motivi di territorio…forse per smania di ricchezze…non so. Ma io ed il padre di Romualdo ereditammo il loro odio, assieme al trono…e proseguimmo quella guerra insensata, senza chiederci quanta sofferenza sarebbe costata al popolo. Fu Romualdo, in realtà, il primo a cercare la pace…anche se, dapprima, la sua ricerca fu per me motivo di grande costernazione…poiché non ero in grado di rispondere adeguatamente alla sua domanda…e ciò parve, inizialmente, condannarci tutti…”
Fece una pausa, e Tarabas girò lo sguardo attorno a sé, fino a che non incontrò gli occhi chiari di Romualdo, che assentì a propria volta, stringendo la mano a Fantaghirò.
“Mio padre…io non ricordo molto di lui, in realtà. Sin da bambino, mi mandò a studiare l’arte della guerra nei paesi dell’estremo Nord…nelle terre dei ghiacci eterni. Mi tenne distante dagli scontri…mi fece crescere lontano dal clangore delle spade. Lì, incontrai Ivaldo e Cataldo, che divennero i miei fidati compagni d’arme. Quando rientrai in patria, alla morte di mio padre, diedi loro i titoli nobiliari necessari per starmi accanto come consiglieri…e loro mi dimostrarono una volta di più la loro amicizia e fedeltà, non accettando alcun possedimento terriero…loro desideravano soltanto rimanere al mio fianco, e così fecero…ma per ciò che avevo in mente, non mi serviva il consiglio di nessuno. Non era la mia guerra…ed il popolo stava soffrendo. Non volevo continuare la follia di mio padre e di mio nonno…ed anche se tutti i dignitari di corte di mio padre, salvo pochi, furono sconvolti dalla mia scelta, Ivaldo e Cataldo furono concordi con me, quando presi la mia decisione.”
Il giovane Re si scambiò un’occhiata colma di significato con gli altri due sovrani, ed il Re Padre riprese la parola, guardando le sue figlie una ad una.
“Romualdo non voleva proseguire la guerra, e mandò un messaggero con una proposta che avrebbe posto fine a tutti i conflitti… Un duello, tra lui ed il nostro campione…un unico scontro che aveva il valore della guerra stessa, ed il cui esito avrebbe sancito la definitiva vittoria o sconfitta dei nostri regni. Era una proposta giusta e leale…ma io non avevo un campione. Anche se l’avessi avuto, non lo avrei mandato, comunque… Molte voci, in particolare quella del malvagio generale del mio esercito di allora, mi traevano in inganno, spingendo me a continuare a combattere, ed i miei indovini a dirmi che nel mio regno non c’era un campione all’altezza del duello. Io ero già vecchio, allora…non potevo pensare di tenere testa ad un re giovane e valoroso. Sembrava una dilemma senza soluzione…e la soluzione, in verità, fu l’unica che io non avrei mai potuto nemmeno vagheggiare.”
Fantaghirò guardò le sue sorelle, e Carolina rise al ricordo, precedendola prima che parlasse.
“Fummo proprio noi, a proporci come campioni del regno… Mia sorella Caterina prese il titolo di Marchese di Sorian…io quello di Barone di Levrieri…e Fantaghirò quello di Conte di Val d’Oca. Nostro padre sparse la voce che eravamo tre stranieri, e che ci eravamo offerti di difendere la bandiera del Reame, in nome di un’antica gratitudine delle nostre contee… Una storia assurda, per certi versi…ma funzionò. Il popolo era stremato, tutti anelavano la fine della guerra…”
Cataldo intervenne, sporgendosi verso la moglie.
“In tanti anni non ho mai capito una cosa però…anche noi, ricevemmo il messaggio che sarebbero giunti nel nostro territorio tre cavalieri…ed eravamo entusiasti all’idea di averne uno a testa. Poi però, fu solo Fantaghirò, ad arrivare a destinazione…perché?”
Caterina pose gli occhi scuri su Fantaghirò, sospirando.
“Fantaghirò era l’unica in grado di affrontare il duello…noi eravamo del tutto inadatte a pensare anche solo di brandire una spada. Nostro padre aveva posto la condizione che partissimo tutte e tre…ma Fantaghirò sapeva bene che noi le saremmo state soltanto di peso.”
La sorella intervenne, scuotendo le lunghe ciocche castane scure e parlando con voce accorata.
“Caterina…voi non eravate un peso, per me…”
Carolina le sorrise, posandole una mano candida sul ginocchio, dove Fantaghirò aveva la propria…Tarabas notò la differenza, chiedendosi come avesse fatto a non accorgersene prima.
Le mani di Caterina e Carolina erano lisce, delicate…quelle di Fantaghirò erano altrettanto chiare, ma più dure, callose…con i segni che tradivano l’uso costante delle briglie e della spada.
“Fantaghirò…tu non ci vedevi come un peso, ma lo saremmo state. Nella nostra incapacità, ci saremmo rivelate subito, facendo scoprire la nostra identità di donne. E nessuno avrebbe accettato una donna in duello, o non avremmo mai dovuto dire che eravamo tre stranieri, naturalmente uomini. Tu eri la sola che sapeva combattere…ed anche se fosti molto dura con noi, per costringerci a tornare indietro, capimmo subito che lo facevi per il nostro bene…per proteggerci.”
Fantaghirò spostò lo sguardo da Carolina a Caterina, poi si girò verso Romualdo.
“Bè, anche a me le cose non furono rese facili…dato che Romualdo sospettò da subito la mia vera identità.”
L’uomo le sfiorò una guancia con il dorso delle dita, muovendo il collo in un gesto indulgente.
“Furono i tuoi occhi a tradirti, amore mio… Li avevo intravisti nella foresta…ma anche se così non fosse stato, i tuoi erano gli occhi di una fanciulla…nessuno avrebbe potuto convincermi che tu fossi un uomo.”
Scoppiò a ridere, accarezzandole i capelli.
“Comunque, pare che io sia stato l’unico a dubitare di te…nessun altro nemico ha mai messo in dubbio la tua identità maschile…per fortuna.”
Anche Fantaghirò rise, guardandolo con amore.
“Forse perché noi eravamo destinati ad amarci…in fondo, se tu non avessi…temporeggiato, con tutte quelle prove stupide…io non mi sarei mai accorta di amarti. E’ stato il tempo che mi hai dato, a farmi accorgere che ti amavo…ed anche se io avessi vinto il duello, e con esso la guerra, ora non saremmo così felici…”
Un silenzio carico di emozione calò su di loro…ma poco dopo, Fantaghirò riprese a parlare, guardando sia Romualdo, che le sue sorelle, che i cognati…ed infine il Re Padre…e poi Tarabas.
“Dalle vostre parole sembra quasi che sia stato merito mio, la fine della guerra…ma non è così. Qualcuno molto prima di me, aveva capito come si sarebbero dovute svolgere le cose.” 
Si rivolse al padre, pacata.
“Non fui io Padre, a comprendere quale sarebbe stato il modo giusto, per affrontare la sfida di Romualdo…fu la Strega Bianca. Poi io lo interpretai come il segno che, avendo studiato in segreto l’arte della spada, avrei potuto sfidarlo alla pari. Solo tempo dopo, quando voi eravate lontano, e quando la Strega Nera ci attaccò, capii che la Strega Bianca sapeva già allora che sarebbe stato l’amore, e non la spada, a portare la pace ai nostri regni.”
Cataldo tossicchiò, richiamando la sua attenzione.
“E’ vero…ma se tu non ti fossi spacciata per il Conte di Val d’Oca, non è detto che le cose sarebbero andate allo stesso modo. Sarebbe stato troppo semplice pensare che i nostri matrimoni avrebbero portato la pace…erano solo la naturale conclusione di un disegno assai più grande, amica mia. E la tua abilità con la spada troppe volte ha salvato i nostri Regni, per essere stata un semplice espediente. No Fantaghirò, la Strega Bianca sapeva anche questo…e cioè che tu dovevi essere la principessa guerriera, colei che avrebbe preso sulle sue spalle il nostro destino, quando i guerrieri non avrebbero potuto farlo.”
Tarabas trasalì a quel nome misterioso che veniva ripetuto più volte.
“Chi è la Strega Bianca?”
Il Re Padre sospirò, lo sguardo velato dall’età che si faceva lontano.
“Una creatura magica, custode della nostra foresta, che ha vegliato su Fantaghirò fin dalla sua nascita. Molte volte ho sfidato la sua clemenza…ed altrettante lei ha perdonato la mia arroganza. Il mio rimpianto è di non averla mai potuta ringraziare come merita…”
Fantaghirò scrutò suo padre con un sorriso malinconico, emettendo a propria volta un lieve sospiro.
“In varie forme, ha guidato i miei passi in mezzo a mille difficoltà…è stata lei, alla fine, la vera artefice della pace…”
Tarabas osservò in silenzio il trono dal quale Romualdo l’aveva accolto solo poche ore prima, poi tornò a guardare i sette sovrani, incluso il Re Padre.
“E così…una storia di guerra…è diventata una storia d’amore…?”
Fantaghirò annuì lentamente, stringendo con dolcezza la mano di Romualdo.
“Si…è così…”
Nello stesso momento però, Caterina si alzò in piedi, gli occhi sgranati, fissando sua sorella.
“Ma certo!! Come abbiamo fatto a non pensarci prima!?!?”
Cataldo fissò la moglie come se fosse impazzita.
“Caterina, ma cosa stai…?”
Lei scosse vigorosamente la testa, sempre guardando Fantaghirò.
“La Strega Bianca!! Lei saprà di certo come fare…da dove cominciare la ricerca!!!”
Fantaghirò trasalì, osservando Romualdo…poi agitò il capo in un gesto di diniego, abbattuta, parlando alla sorella maggiore.
“Non è possibile Caterina…sai che la Strega Bianca, aiutandoci nella guerra contro la Strega Nera, ha perduto i suoi poteri. Non vedo come…”
Romualdo la interruppe, riprendendole la mano con vigore.
“Si…ma anche se ha rinunciato ai suoi poteri magici, non può aver perso tutta la sua conoscenza magica… Tarabas, ripetete quello che vi ha detto la Melusina…”
Tarabas si concentrò, stringendo il pugno nel ricordare le parole della pitonessa.
“Ha detto…che il mio viaggio sarebbe iniziato dove ci sono…le cose non dette…”
Deglutì, raccogliendo le idee sotto gli occhi di Fantaghirò, di Romualdo e degli altri sovrani.
“Io…inizialmente avevo pensato che…dovevo cominciare dal Regno Sotterraneo…dove vivevo con mia madre Xellesia…prima di incontrare Fantaghirò ed Esmeralda. Ma più ci penso…più mi sembra impossibile che laggiù ci sia qualcosa di non detto. Ciò che mia madre mi nascondeva, era nei suoi ricordi…nella sua memoria…come la profezia dove si diceva che un figlio di re mi avrebbe sconfitto entro il suo decimo compleanno. Nulla in quel luogo aveva segreti per me…poiché avrei potuto trovarli, e mia madre di certo non voleva correre rischi…quindi dubito che, tornandoci dopo tanti anni, troverei qualcosa che possa svelare il segreto che lei ha portato con sé nella tomba.”
Romualdo si alzò in piedi, tenendosi il mento con aria pensosa.
Dove ci sono le cose non dette…non so perché, ma dubito che più di un luogo possa corrispondere ad una descrizione così…particolare. Io penso che la Melusina si riferisse ad un luogo molto preciso…un luogo del quale solo una creatura magica può essere a conoscenza. Anche se la Strega Bianca ha perso i poteri, quel luogo lei lo potrebbe conoscere. Caterina ha ragione Fantaghirò…forse la Strega Bianca potrebbe indicarci la strada giusta…non possiamo perdere tempo a cercare a caso. Tarabas non può farlo…e nemmeno noi.”
Fantaghirò si mise in piedi, cominciando a camminare avanti ed indietro.
“Questo è vero…ma io non saprei dove cercarla. Quando tentai di invocare il suo aiuto, Fulmine e Saetta mi dissero che si era trasferita in campagna…non so dove, né a che distanza da qui. Come potremmo cercarla…? Lo hai appena detto tu stesso, amore mio…non possiamo perdere tempo prezioso.”
“Ma forse dal cielo si potrebbe vedere meglio, dove vive la Strega Bianca…”
Un’altra voce si intrufolò nella loro conversazione…e voltandosi in direzione del portone principale, tutti videro di nuovo Esmeralda, che affidati i bambini ad una balia, ora camminava rapidamente nella loro direzione.
Quando le fu davanti, tese una mano a Fantaghirò…e lei vide sul suo palmo un oggettino marrone.
Sgranò gli occhi, stupita.
“Ma questo…è il fischietto di Saetta…pensavo di averlo perduto…”
Esmeralda sorrise, scuotendo la bellissima testa bionda.
“No…ti cadde quando uscimmo dal pozzo, dopo che Saetta riuscì a far piovere. L’ho raccolto e conservato…senza mai usarlo…ma sapevo che prima o poi sarebbe servito. Tieni…te lo restituisco.”
Fantaghirò la fissò per un lungo istante, poi la abbracciò di slancio, stringendola forte a sé.
“Grazie tesoro mio…sei stata meravigliosa.”
Prese il fischietto, indicando agli altri il portone ancora aperto.
“Venite…dobbiamo essere all’esterno.”
Tarabas si alzò per primo, seguendola assieme a Romualdo che gli si affiancò immediatamente…Caterina, Carolina, Ivaldo e Cataldo andarono loro dietro…solo il Re Padre ed Esmeralda rimasero nel salone.
Fuori il sole era già alto, e la temperatura era ormai torrida…Fantaghirò scrutò ansiosamente il cielo privo di nubi, poi soffiò nel fischietto, ed un lieve suono musicale si sprigionò dal suo interno.
Per qualche istante non accadde nulla…poi un tuono echeggiò nel cielo limpido, e due lampi attraversarono l’aria…un momento dopo, due figure comparvero sul selciato antistante il castello.
Fulmine e Saetta erano identici a come Fantaghirò se li ricordava…i due ragazzini si lanciarono tra le sue braccia, palesemente felici di ritrovarla.
“Fantaghirò! Finalmente ci rivediamo!!”
Si scostarono, osservandola da sotto in su con gioia mista ad apprensione…e fu Saetta a parlare per prima.
“Hai bisogno di noi? Cosa possiamo fare per te? Non possiamo far piovere…ci dispiace…nemmeno noi siamo in grado di fare nulla contro questa siccità…”
Cataldo si fece avanti, rivolgendosi a Saetta…lei la conosceva già, anche se non aveva mai incontrato suo fratello.
“Quindi…non si tratta di una normale siccità, vero?”
Fulmine annuì, il sorriso che spariva dal suo volto eternamente infantile.
“No…non lo è…ma non sappiamo cosa l’abbia provocata. Abbiamo corso settimane, in mezzo ai cieli…e non abbiamo scoperto nulla. Qualcosa impedisce alle nuvole di formarsi…neppure noi riusciamo a generarle. E’ una forza magica, potente…però non riusciamo a capirne l’origine, né la natura. Ci dispiace molto…ma se possiamo fare qualcos’altro, siamo a vostra disposizione.”
Fantaghirò li fissò entrambi, decisa.
“Ragazzi…voi sapete dove possiamo trovare la Strega Bianca?”
Fulmine e Saetta si guardarono, perplessi…e Saetta parlò con voce incerta.
“Bè…si…direi di si…ma lo sai che lei…insomma…”
Romualdo si avvicinò, teso.
“Si…sappiamo che ha perso i suoi poteri. Ma non vogliamo chiederle di aiutarci con la siccità…dobbiamo trovare un luogo particolare…e lei è l’unica che potrebbe saperne l’ubicazione. Potete portarci da lei?”
Fulmine fissò la sorella, poi sbuffò, annuendo.
“Certo…”
Fece un’espressione strana, quasi…arrabbiata.
“…ma non vi piacerà, quello che troverete…”




Nota Autrice:
Ciao a tutti!
Come promesso, avevo detto due capitoli e due ne ho messi!
Un breve riassunto della storia di Fantaghirò, giusto per introdurre l'intervento di una figura che non potevo proprio evitare di far intervenire...
E che storia di Fantaghirò sarebbe, senza la Strega Bianca?!
Ovviamente, la nostra cara Madrina non ha più molto a che vedere con il mondo magico, il tempo dei miracoli è finito da un pò...ma come tutte le Streghe e Fate che si rispettino ha ancora qualche carta da scoprire...e quindi saprà fare la sua parte per mettere i nostri eroi nella giusta direzione.
Ed assieme a lei, anche Esmeralda, Fulmine e Saetta danno una mano alla risoluzione dei misteri!
Ma cosa avrà inteso dire Fulmine, con quelle strane parole?
Bé, lo saprete al prossimo post...ma vi prometto risate fin da ora!!!
Nel frattempo, posso sperare nei vostri commenti, anche solo uno piccino picciò?
Ciao, alla prossima!

Strega1981
  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Fantaghirò / Vai alla pagina dell'autore: Strega1981