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Autore: queenjane    09/01/2017    2 recensioni
Riprendendo spunto da una mia vecchia storia, Beloved Immortal, ecco il ritorno di due amati personaggi, due sorelle, la loro storia, nella storia, sotto altre angolazioni. Le vicende sullo sfondo tormentato e sontuoso del regime zarista.. Dedicato alle assenze.. Dal prologo .." Il 15 novembre del 1895, la popolazione aspettava i 300 festosi scampanii previsti per la nascita dell’erede al trono, invece ve ne furono solo 101.. "
Era nata solo una bambina, ovvero te..
Chiamata Olga come una delle sorelle del poema di Puskin, Onegin ..
La prima figlia dello zar.
Io discendeva da un audace bastardo, il figlio illegittimo di un marchese, Felipe de Moguer, nato in Spagna, che alla corte di Caterina II acquistò titoli e fama, diventando principe Rostov e Raulov. Io come lui combattei contro la sorte, diventando baro e spia, una principessa rovesciata. Sono Catherine e questa è la mia storia." Catherine dalle iridi cangianti, le sue guerre, l'appassionata storia con Andres dei Fuentes, principe, baro e spia, picador senza timore, gli eroi di un mondo al crepuscolo" .... non avevamo idea,,, Il plotone di esecuzione...
Occhi di onice.
Occhi di zaffiro."
"Let those who remember me, know that I love them" Grand Duchess Olga Nikolaevna.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Periodo Zarista
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Dragon, the Phoenix and the Rose'
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Nel mese di maggio 1896 si svolse la solenne incoronazione a Mosca, la cerimonia dentro il Cremlino fu di superba bellezza e lusso.
Era la completa assunzione al trono, l’investitura di sostanza, dopo quella di forma al momento della morte di Alessandro III.
La cattedrale dell’Assunzione rutilava di ori e icone, di una folla abbigliata in modo splendido, che resistette circa cinque ore, il tempo dell’elaborata celebrazione, tra salmi e prediche, le fiammelle delle candele vorticavano sospinte dai palpiti d’aria come l’incenso che saliva dai turiboli.
Ella aveva assistito, era di nuovo agile e snella, bellissima al braccio del marito, felice e senza nessun pensiero apparente, avvolta in pallido broccato color blu scuro che esaltava i suoi grandi occhi e la sua avvenenza, sorrideva osservando la corona che veniva posata sulla testa dello zar e di sua moglie, notando la commozione di entrambi.

Erano  i signori della Russia, incoronati, gli unti del Signore, solo Dio e gli angeli erano loro superiori, avvolti da porpora e ermellino parevano divinità, ieratiche e perfetti nei volti e le espressioni. Tale sensazione si era avuta la sera prima, quando Alix, affacciatisi al balcone per salutare la folla, ricevette un mazzo di fiori dai notabili. Quando lo aveva preso in mano, un congegno nascosto aveva inviato un messaggio alla centrale elettrica di Mosca, che rispose inviando la corrente a tutte le lampadine, rosse, verdi, viola e blu, poste su ogni albero, cupola e cornicione, così che tutte le luci si accesero, stelle palpitanti, la città a festa illuminata solo per LEI
( Una principessa si sposa per dovere e obbedienza, mai per amore, tu, Ella, avevi un alto rango ma non potevi sposare un erede al trono, ti sei accontentata dei pezzi e dei margini, lo hai amato per come era possibile, per come vi era possibile.. E lui ti ha amato. È stato il padre dei tuoi figli)
Tuttavia trasalì quando la catena dell’Ordine di Sant’Andrea scivolò dalla spalla di Nicola e cadde con fragore per terra, era un cattivo auspicio.
 
Si tenne un imponente banchetto per i nobili e i dignitari, mentre quello per il popolo era stato organizzato nei pressi della spianata di Chodynka, usata come luogo di esercitazioni militari, quindi ricco di buche e fossati.

Erano stati allestiti teatri, grandi buffet per recare i cibi e i doni dell’incoronazione, 20 spacci pubblici per le bevande, insomma una grande fiera,  ma la sera che precedeva il banchetto per il pubblico era circolata nel popolo la voce che i doni commemorativi non sarebbero bastati per tutti, quindi la folla cominciò a radunarsi per essere in prima fila fin dai primi bagliori dell’alba.
Da una cronaca di quei giorni "Una forza di polizia composta da circa 1800 persone non riuscì a mantenere l'ordine pubblico e sfollare quanti si erano radunati. L'ondata di panico che si verificò non durò più di quindici minuti nei quali 1 389 persone furono calpestate a morte e all'incirca 1 300 furono ferite.”

Lo  zar dichiarò che non si sarebbe presentato al ballo organizzato per quella sera presso l’ambasciata francese, ma gli zii paterni , lo convinsero a parteciparvi ugualmente per non offendere il diplomatico di Parigi. Alla fine,Nicola II si arrese.

Il commento di Witte, ministro di lungo corso: «Noi ci aspettavamo che la festa venisse annullata. Invece essa ebbe luogo come se nulla fosse accaduto e le danze vennero aperte dalle Loro Maestà ballando una quadriglia. Fu una serata infausta: l'imperatrice appariva sofferente e l'ambasciatore britannico ne informò la regina Vittoria.”

Molti russi ritennero che il disastro del campo di Chodynka fosse un presagio del fatto che il regno sarebbe stato infelice; altri, usarono la tragedia per rimarcare la spietatezza dell'autocrazia e  la superficialità del giovane zar e della sua "consorte tedesca".
Principiarono a chiamare l’imperatore "Nicholas the Bloody", ovvero Nicola il Sanguinario.
Un regno cominciato nel sangue si sarebbe concluso nel martirio e nella tragedia.
 


Era una circostanza che la giovane zarina fosse ossessionata dal tenere con cura i propri effetti personali.
Con il grande mazzo di chiavi, che teneva costantemente con sé, apriva in ogni momento mobili, bauli, armadi e credenze, facendo piangere più di una volta le cameriere, colpevoli di non rispettare i suoi ordini circa la corretta disposizione degli oggetti ivi contenuti.
Almeno una volta al mese, passava in rassegna cassetti e armadi per appurare l’esatta collocazione di vestiti, guanti e cappelli.
Aveva redatto di suo pugno un preciso inventario dei suoi pizzi e dei suoi gioielli personali.
Per non tacere dei controlli a sorpresa, la ritenevano pignola, ossessiva, pedante.


Lo stesso criterio era applicato alla tenuta dei libri di casa, per non parlare dei continui colloqui con gli economi, di cui controllava gli elenchi, lagnandosi delle spese eccessive, ammettendo peraltro di non conoscere il prezzo di un uovo o di un frutto nei mercati cittadini.

Gli economi si lamentavano, la zarina madre e i suoi amici rimarcavano che era una Hausfrau tedesca che si lagnava  per il prezzo delle patate, invece di prendere parte alla vita di società.
Allo stesso modo pretendeva di gestire il tempo, ogni cosa doveva essere fatta all’ora giusta o rimandata al giorno dopo.


Tali manie di Alessandra si erano acuite dopo la nascita della sua seconda figlia, nel 1897, che lo zar aveva definito “il secondo allegro e luminoso giorno della nostra vita familiare”.
L’appellarono Tatiana, il solo a rallegrarsi fu suo padre, che Alix aveva pianto fino al pomeriggio inoltrato quando aveva saputo il sesso del nascituro.
In quell’anno  peggiorarono i rapporti con la suocera.

Alessandra sosteneva che l’imperatrice madre la faceva sentire inadeguata e provinciale, ma ometteva di riferire che la stuzzicava a ogni occasione.
Un esempio riguardava la squisita e splendida raccolta dei gioielli della corona, perle, diamanti, zaffiri e rubini,  che valeva un patrimonio, la zarina vedova Marie avrebbe voluto tenerli, ma per tradizione passavano alla moglie del nuovo sovrano, così che la richiesta di restituzione aveva provocato scene comiche e incresciose, come il palese fastidio che mostrava  Alessandra ogni volta che li indossa.
La zarina trovava quei monili antiquati e non di suo gusto, riteneva ridicolo il cerimoniale  per avere l’accesso ai preziosi, ogni volta dovevano essere prelevati e riportati nella camera blindata da un distaccamento di soldati, previa la redazione di moduli ad hoc, procedura che la zarina madre invece seguirebbe cento volte per portarli.


Nel 1898, durante l’estate Olga si ammalò di scarlattina e Alessandra la vegliò giorno dopo giorno. 
Ella le fece una visita, erano caute, formali e guardinghe, Alix l’aveva sempre trattata con distacco, senza darle alcuna confidenza. Tuttavia, con la scusa di portare un dono di Catherine alla sua piccola amica e  i suoi saluti,si era affacciata nella stanza ove era ricoverata la granduchessa. 
Vide che Alessandra indossava una vestaglia candida ed era assorta nei suoi pensieri, la bambina era magrissima, quasi irriconoscibile che dormiva dentro la culla.
“Maestà”.
Qualcosa di simile alla compassione si mosse dentro Ella ma fu Alessandra a stupirla, rovesciandole addosso i suoi pensieri, stremata dalla veglia.
“.. Principessa, io ..”Una pausa e aveva gli occhi luccicanti di lacrime”.. Sapete, mi criticano di certo per come assisto la mia bambina, potrei ammalarmi e ..”
Il contagio era molto alto e poteva essere incinta, in fondo il discorso era sempre quello, la zarina di Russia aveva un solo compito, dare uno o più eredi al trono e lei ancora non vi era riuscita.
“Tengono alla vostra salute..”Non era tanto ipocrita e Alessandra sapeva che, pur essendo molto affezionata alla zarina Maria, sua terribile suocera, non le era ciecamente devota.
“Come se contasse .. Se morissi, l’imperatore potrebbe trovare una nuova moglie che potrebbe dargli un erede, la mia mancanza la sentirebbero le mie figlie e basta”
Ruppe in lacrime e Ella le strinse le mani, contravvenendo alla regola di non toccare un membro della famiglia imperiale se non richieta.
“Maestà, vi contraddico, scusatemi, vostro marito vi ama come nessuna donna è stata mai amata..” Era vero e le costava ammetterlo, tuttavia Alessandra replicò che non serviva, visto che tutto il mondo era contro di lei.
Tuttavia si calmò e si misero a parlare di ricamo.

Che tra gli imperatori esistesse un tenero legame era vero, quando Nicola, guarita Olga, andò in Danimarca in una visita di Stato, Alessandra gli scrisse pagine su pagine di lettere appassionate.  Era il suo adorato tesoro, si separavano per la prima volta dal matrimonio e aveva timore.
Lui era il suo tutto, la sua vita intera.
 
   
 
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