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Autore: ClosingEyes_    09/01/2017    3 recensioni
Arrivi ad un punto che il tuo cuore ormai è stanco, ti abitui a vivere nell'umiltà e non ti interessa più essere una persona migliore, butti alle spalle anni e anni di sacrifici perché sai che ci sarà sempre qualcosa a bloccarti.
Ma una magia bastò per cambiare la mia vita, in un ristorante, con un Ferrari di troppo e un freddo pungente.
Quest'aria di Natale in anticipo fa miracoli.
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Inuyasha, Kagome, Rin, Sesshoumaru, Un po' tutti | Coppie: Inuyasha/Kagome, Rin/Sesshoumaru
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Faceva tremendamente freddo quella mattina, così tanto da farmi mettere appena la punta del naso fuori dalle coperte per ritirarla subito al caldo.
Non avevo nessuna intenzione di congelarmi, nonostante sapevo che Sesshomaru sicuro aveva acceso i riscaldamenti, ma nulla era più caldo delle svariate coperte messe sul letto.
-Non metto neanche un dito fuori, preferisco passare la giornata nel letto-.
-Suvvia Rin, alzati-.
Poi c'è Sesshomaru che sta a petto nudo e solo con il pantalone del  pigiama, ma che temperatura corporea hanno i demoni?!.
-Sesshomaru copriti che fa freddo!-.
-Rin non fa per niente freddo-.
-Ho detto che fa freddo-.
Lo vidi avvicinarsi verso di me, con quel sorriso che non portava a nulla di buono, aveva brutte intenzioni, più che altro cattive.
-Rin, non fa freddo-.
In un colpo secco mi tolse le coperte, facendo così tanta aria che sentì più il gelo per il vento che per lo sbalzo termico.
-GELO !! Ridammi le coperte!-.
Ma il tentativo vano di riprendermi le coperte, fu sostituito da un suo abbraccio, stranamente bollente, che mi fece dimenticare per un attimo quanto potesse fare freddo in quella stanza.
-Buongiorno piccola-.
-Buongiorno amore, come fai ad essere così caldo?-.
Perché ogni cosa che dico è un buon pretesto per fare l'amore? Ho detto solo che è caldo, dove sta il doppio senso in questa frase!.
Mi spinse all'indietro, guardandomi, mentre con una mano saliva la mia gamba, inoltrandosi nella vestaglia strettamente chiusa , fino ad arrivare al reggiseno, pronto a sbottonarlo.
-Se vuoi, ti scaldo io-.
Mi sussurrò così delicatamente che mi sarei fatta riscaldare per tutta la giornata da lui, ma , come ogni santa volta, c'è chi interrompe questo bellissimo momento.
-Aspettiamo qualcuno?-.
-Dalla bussata del campanello, suppongo che sia tua sorella-.
Cosa ci faceva Kagome alle dieci di mattina a casa mia?!.
Sesshomaru si scostò da me, andando ad aprire la porta, mentre io cercavo di ricomporre le coperte nella speranza di riprendere calore.
-Sesshomaru come fai a non avere freddo?- la stessa domanda che ho fatto io .
-Buongiorno anche a te, Kagome-.
-Non mi dire che Rin sta ancora dormendo-.
Questa voce non era Kagome, questa voce era quella pazza, irrefrenabile, terremoto di Ayame.
-No ti prego risparmiami Sesshomaru-.
-A dir la verità è sveglia ma non ha nessuna intenzione di uscire fuori dal letto- brutto bastardo.
Si spalancò la porta, altro vento addosso ovviamente, Ayame pronta a saltarmi sul letto e Kagome "armata" di mano gelida.
-Non ti permettere- macché , figuriamoci se mi stanno a sentire.
Ayame mi tolse di nuovo le coperte, notando che ero in intimo e cominciando a fare domande assurde.
-Stanotte hai fatto scintille eh? Pervertita!-.
-Ayame ma cosa dici! Parla per te-.
-Suvvia Rin noi lo sappiamo che il mio completino ha fatto il suo effetto-.
-Kagome non ti ci mettere anche tu! Hey, no eh, cosa state facendo? Ferme tutte e due!-.
Mi tirarono, con quelle loro mani gelide, giù dal letto, trascinandomi fino in salotto, in intimo per giunta, davanti a tutti.
-Ehm, buongiorno-.
Kagome, grandissima infame che non è altro, mi mise una mano gelida sotto la vestaglia, facendomi saltare come un grillo per il freddo.
-Ma sei impazzita! Innanzitutto cosa ci fate qui!-.
-Rin non sei contenta di vederci?-.
-Lo sarei se non avessi messo la tua mano gelida sulla mia schiena!-.
-Sesshomaru non ti ha detto che mangiamo qui a pranzo?-.
Mangiare, qui, a casa mia a pranzo, no questa cosa gli era sicuramente sfuggita, considerato che ieri Kagome aveva detto che saremo stati a casa sua.
-No ecco io non so niente-.
-Proprio per questo siamo venute noi, così cuciniamo e rendiamo questa casa un po' più natalizia!-.
Effettivamente a parte l'albero di Natale, non c'era poi granché di natalizio, non mi sarebbe dispiaciuto vedere una casa con l'oro e il rosso.
-Fate quello che volete, adesso mi fate rivestire? Sono praticamente " nuda" davanti a cinque uomini, non so se mi spiego-.
Prima che venisse mezza famiglia, Sesshomaru poteva avvisarmi.
Mi girai per andarmene in camera da letto, ma sentì dei commentino di sottofondo alquanto gradevoli per me, ma sgradevoli per Sesshomaru.
-Certo che, Sesshomaru, hai proprio una bella ragazza!-.
-Effettivamente di Kagome non ha preso nulla, sembra una modella-.
-Miroku, Koga, fate silenzio o vi ammazzo-.
Il solito gelosone.

La camera da letto era stranamente calda, forse i riscaldamenti incominciavano a fare effetto, tanto da farmi attaccare al termosifone del bagno.
Già, il termosifone del bagno, dove mi sono dovuta mantenere dopo che quel grandissimo idiota mi aveva fatto avere un gemito così bello che lo ha sentito anche il tizio dall'altra parte del telefono.
-Ma tu guarda che cosa mi deve succedere-.
-Cosa deve succedere?-.
Mi irrigidì improvvisamente, voltandomi di lato e vedendo Sesshomaru con le braccia conserte, scrutandomi da capo a piede.
-Niente, pensavo-.
-A cosa?-.
Ma perché devo dirgli sempre tutto.
-Quando, pur di non cadere a terra, mi sono dovuta mantenere al termosifone-.
-Se vuoi lo rifaccio-.
-No stai buono, ci sono anche gli altri di la-.
Non avevo nessuna intenzione di fare un'altra figuraccia per colpa sua.
Alzò le mani in alto, segno di resa, ma nonostante ciò , si avvicinò a me, mettendomi fra il termosifone e il suo bellissimo fisico da demone super figo.
-C..che vuoi fare?-.
Mi sorrise beffardo e mi sciolsi lo stesso, ma approfittò di questa mia "confusione" per prendermi i polsi e metterli sopra alla testa, bloccandoli saldamente.
-Sesshomaru ti prego, non voglio fare un'altra figuraccia, non con loro-.
-Abbiamo un'ora a disposizione, come vuoi utilizzarla?-.
I suoi baci sul collo erano una tortura, non riuscivo neanche a restare ferma e mantenere il controllo.
-Vorrei prepararmi , me lo concedi?-.
-Ti credo poco-.
Infatti ero poco credibile con la voce rotta da gemiti di piacere, se solo si fosse stato fermo.
Ma se ne fregò altamente della mia tentata resistenza, tanto da togliermi tutto da dosso, non che avessi tanto, prendendomi in braccio e mettendomi contro la porta.
-No Sesshomaru per favore-.
-Di cosa ti vergogni Rin? Dovresti essere fiera che il tuo fidanzato ti faccia .. godere-.
Marcò così tanto bene l'ultima parola che andò a farsi benedire ogni speranza di non fare altre brutte figure.
Ancora una volta, sotto quella doccia, ma non gliela diedi così vinta: nonostante il mio piacere chiaramente visibile in faccia, non volevo per nessuna ragione che qualcuno mi sentisse, dunque tentai in tutti i modi di stare zitta, anche se i gemiti di goduria mi uscivano lo stesso dalla bocca, anche se flebilmente.
-Non ti piace, Rin?- infame.
Spinse lentamente ma allo stesso tempo forte, da farmi piegare quasi in avanti, stringendo la sua testa nell'incavo del mio seno.
-Non posso dartela vinta- tremava la mia voce quando usciva dalle labbra.
Non dovevo cedere, non stavolta, dovevo essere più forte di lui.
-Bene, lo hai voluto tu-.
Mi passò delicatamente un dito sulle labbra, stringendo , con la mano impegnata a sorreggermi, la mia gamba, senza smettere di fissarmi.
Le nostre labbra erano ormai vicine , a tal punto da sfiorarsi, finché un urlo non si propagò nella cucina, una voce però rotta dal pianto, furibonda.
Ci guardammo ancora negli occhi per un secondo, poi uscì di fretta, coprendomi con l'asciugamano e l'accappatoio come meglio potevo e spalancai la porta del bagno, trovando una Kagome piangente sul letto, con le mani sul viso e la voce tremante.
-Kagome cosa è successo, ti sei fatta male?-.
-Tu lo sapevi, non è così?-.
Cosa intendeva , io non sapevo nulla, cosa era appena successo di cui non ero a conoscenza.
-Cosa Kagome? Ti giuro che non so nulla-.
Alzò il viso da quelle mani ormai piene di trucco, sotto ai suoi occhi aveva un alone nero, le labbra martoriate dai suoi denti.
-Tu non lo sapevi allora, Sesshomaru non te lo ha detto-.
-Kagome ma cosa?!-.
Mi sedetti accanto a lei, stringendola, nonostante avessi freddo perché ero appena uscita dalla doccia bollente.
-Inuyasha e Sesshomaru partiranno per un mese , per lavoro, andranno in Scozia, lo sapevi questo?-.
Se prima avevo fatto una doccia bollente, adesso l'acqua era completamente gelida.
Mi sembrò mancare il terreno sotto ai piedi e ringrazio il fatto che fossi seduta, ma non perso la calma, non era il momento di perderla, non con Kagome in quello stato pessimo.
-Non lo sapevo-.
Furono le uniche parole che mi uscirono dalle labbra, non riuscivo a dire altro , ero troppo concentrata a mandare giù le migliaia di lacrime che avrei voluto versare.
Sesshomaru uscì dal bagno ormai vestito, ma non lo degnai di uno sguardo, tanto da non volerlo vedere forse per un po'.
-Vieni, dovrei asciugarmi i capelli-.
Ci chiudemmo nel bagno e più mi guardavo allo specchio , più vedevo l'evidente sforzo di non piangere.
Non era facile per me affrontare un altro "abbandono", ne avevo subiti abbastanza e la cosa iniziava a non piacermi.
-Come fai a non piangere?-.
Kagome e me lo chiedi anche, cerco di essere forte per te, per non farti vedere ancora quanto io soffra dopo questa orribile notizia.
-Perché se piango anche io , allaghiamo tutta casa-.
Era facile farla ridere, ma stavolta nessuna delle due voleva, scappò ad entrambe solo una leggera incurvatura delle labbra, ma la voglia di sorridere lasciava a desiderare.
-Perché non dirmelo prima-.
-Forse aspettava il momento giusto-.
-Sesshomaru non te lo aveva detto-.
-Forse non voleva affatto-.
Ma prima o poi era destinato a dirmelo, non poteva scappare dalla evidente realtà che presto la casa sarebbe tornata vuota.
Dopo svariati tentativi di calma e rinfresco del make-up , uscimmo dal bagno, raggiungendo gli altri in sala da pranzo.
Nessuno aveva a dir la verità molta voglia di sorridere, erano tutti ancora molto sconvolti dalla notizia appena avuta.
-Kagome mi dispiace, dovevo dirtelo prima-.
Inuyasha tentò di avvicinarsi, ma Kagome era ancora molto scettica, tanto da non staccarsi dal mio braccio.
-La Scozia eh, Sesshomaru-.
Lo vidi irrigidirsi, ma ciò nonostante non si fece nessun problema a rispondermi, anzi sembrò quasi una cosa naturale quella di andarsene via per un mese.
-Rin te lo avrei detto-.
-Il giorno prima della partenza?-.
Restò in silenzio, quel silenzio che ti uccide perché ferisce, non c'erano più parole da dire, se non un sottofondo di singhiozzi di Kagome, che tentava vanamente di calmarsi, ma , più di me, lei era ferita.
Da uno come Sesshomaru te lo aspetti che non ti dica sempre tutto, c'è sempre qualcosa che nasconde e poi, diciamola tutta, siamo fidanzati da poco, pensa che le cose bisogna dirle senza fretta, anche quando siano così serie.
Kagome aveva piena fiducia in Inuyasha, lui l'aveva plasmata e poi distrutta per riformarla, e lei nonostante ciò si è stata, perché lo ama così tanto che i suoi occhi brillano quando si incrociano nei suoi.
Più di me, le mancarono le parole, si sentì morire, quasi come se stesse sul punto di affogare.
-Perché non dirmelo prima, Inuyasha?Perché aspettare proprio il Natale per dirmelo!-.
-Perché anche se te lo avessi detto prima, avresti reagito nello stesso modo-.
Probabilmente Inuyasha era inconsapevole della guerra che aveva Kagome dentro di se: lo amava, lo amava così tanto che forse non voleva neanche comportarsi da strega con lui, ma Inuyasha l'aveva ferita e mia sorella ha la tendenza a legarsi le cose al dito.
-Hai ragione, non so neanche perché sto piangendo, una vera donna non piange per queste stupidaggini, c'è di peggio-.
Si è chiusa di nuovo in se stessa, ancora una volta, ha messo da parte la vera Kagome per farsi coraggio con una corazza che non è sua, nonostante se la fosse costruita con il tempo e, forse, non le sarebbe mai appartenuta.
-Vedi Rin, non fa queste tragedie-.
Sai perché Inuyasha? Perché se crollo io, crolla anche lei e con lei tutte le sue sicurezze e convinzioni, non sarò certo io la sua rovina e neanche tu.
-Se non mantengo la calma divento come lei, anzi peggio e a buon intenditore poche parole-.
Mi limitai, nel tentativo di interrompere una voce rotte da probabili singhiozzi, a guardarlo dritta negli occhi, lanciandogli forse una specie di sfida, intendendo di non mettere troppo il dito nella piaga perché forse presto sarei scoppiata anche io.
-Bene, vedo che già è tutto pronto, che dite ci accomodiamo?-.
Ayame tentò di smorzare quel filo teso che si era creato fra noi quattro, ma la fame era l'ultimo dei miei problemi.
Ci accomodammo a tavola con poca voglia di stare insieme realmente e, nonostante il cibo fosse ottimo, sulle mie papille sentivo solo l'amaro lasciato da quella notizia: c'era chi, a differenza mia, riusciva ancora a sorridere, perché non era realmente affar suo.
Forse mi salvò il cellulare, che squillava imperterrito sul tavolo.
-È la mamma, rispondi tu?-.
Mi rivolsi a Kagome con uno sguardo inespressivo, come se la chiamata non fosse una cosa indispensabile per me.
-Si dai qui, vorrà sicuramente parlare con me-.
In realtà lei voleva solo andarsene.

-Inuyasha hai mai avuto la sensazione di essere , alcune volte, troppo diretto con le persone?-.
Era il momento giusto per cercare di calmare le acque a tavola, Kagome avrebbe tirato per le lunghe.
-Non credo Rin, è lei che non sa affrontare il discorso-.
-Come quella volta che l'hai tradita?-.
Calò un silenzio di ghiaccio, tanto che Inuyasha sbarrò gli occhi sorpreso, non pensava che Kagome avesse raccontato anche questo a sua sorella.
Non sapeva cosa rispondere, era decisamente in difficoltà e, questa cosa, non faceva altro che piacermi.
-Non sono affari tuoi-.
-Classica risposta di famiglia-.
Ormai il coltello nella piaga era messo, tanto vale continuare con la tortura, come lui ha fatto con lei.
-Cosa si prova ad essere messo con le spalle al muro, Inuyasha?-.
-Questa storia sta andando oltre, a te non ha scosso l'idea che Sesshomaru va via per un mese?-.
-Mi pare di averti già detto che io non posso cedere a tali notizie, sono io che mantengo in piedi Kagome-.
-Tieni più a tua sorella che al tuo ragazzo?-.
É difficile rispondere a questa domanda, perché entrambi per me hanno un valore diverso.
Non esiste chi prevale sull'altro, perché a Sesshomaru lo amo e a Kagome le voglio bene, sono due metri di misura completamente diversi.
Non si può fare un paragone su due persone che nella mia vita hanno influito in modo differente.
-Sono due persone diverse per cui provo due sentimenti diversi, non ti devo altre spiegazioni, in realtà non le devo a nessuno-.
-Devo dire che sai essere vipera come tua sorella-.
-E tu stronzo come tuo fratello-.
-Ragazzi adesso calmatevi, cerchiamo di non creare questioni-.
Il padre di quelle due "teste calde" si era imposto, almeno ha fermato in parte quella guerra di parole.
Sesshomaru mi guardava sorpreso, non tanto per le parole dette, quanto per la mia faccia sofferente che cercava in tutti i modi di non dare a vedere gli occhi lucidi, dovevo resistere ancora un po'.
-Rin-.
La sua voce mi arrivò percettibilmente alle orecchie come un sussurro, nonostante lo avessi di fronte.
-Sesshomaru-.
-Dopo abbiamo da parlare-.
-Anche troppo forse-.
Kagome tornò dalla telefonata di una buona mezz'oretta con mia madre, dicendole che la salutavo anche io perché stavamo pranzando.
Aveva uno sguardo diverso, molto più fiero e strafottente, era tornata di nuovo come prima, la Kagome che non si fa passare niente sotto al naso, che non tollera e non capisce nessuno.
-Allora, mentre voi due state in Scozia, io e Rin andiamo a trovare mammina e papino, magari ritroviamo anche i nostri vecchi amici di scuola e qualche vecchia fiamma-.
Parlava con una voce così acida che quasi sputò con disprezzo quelle parole.
-Ora non credi di esagerare, Kagome?-.
-Inuyasha, caro, io non esagero mai-.
Fu uno dei pranzi peggiori a cui potessi mai partecipare, c'era così tanto astio che quasi ci dimenticammo che era Natale.
Pulito e messo a posto tutto, io e Sesshomaru ci andammo a chiudere in camera, dovevamo assolutamente parlare di questa situazione, prima che andassi sotto sopra con il cervello.
-Sesshomaru, dimmi perché-.
-Cosa vuoi che ti dica? È lavoro-.
-Non mi basta, voglio sapere da quanto lo sai e perché non lo hai detto prima-.
-Sarà più o meno una settimana che lo so, il perché è per motivi di lavoro, c'è una conferenza in Scozia e in più una casa discografica che vuole lavorare con noi-.
-Ci vuole un mese?-.
-In realtà ci vorrebbe un anno ma noi abbiamo rifiutato-.
Appena ho sentito un anno, ho perso un battito: l'idea di non vederlo per un mese mi uccide, figuriamoci un anno.
-Bene, quando devi partire?-.
-Dopo domani-.
Il battito l'ho perso comunque.
-Quindi a Capodanno saremo soli-.
-Troverai che fare-.
Ma che risposta è?! Troverai che fare?! No Sesshomaru non troverò cosa fare perché niente ha più senso se non è fatta con te, cosa c'è di più brutto che passare un capodanno senza il proprio fidanzato che ti ha cambiato la vita in meno di un mese, cosa c'è di più brutto nel dover dire agli altri che tu sei un Scozia per lavoro e per questo sono da sola.
Cosa c'è di più brutto nel ricordarmi che sono sola!.
-Sei un vero idiota-.
Quando pensavo di essere io la più forte a poter sorreggere un tale peso di una notizia così brutta, mi stavo solo illudendo di una possibilità inesistente.
Mi stesi sul letto, osservando il soffitto, bianco come la mia pelle, come la sua, tutto mi avrebbe ricordato lui, anche il semplice colore viola del sapone, che mi riaffiorava nella mente la sua mezza luna su quella fronte perfetta, semi nascosta da una frangetta argentea.
Proprio li, in quel momento, quando pensavo che non avrei pianto, mi sono sbagliata.
-Tu non capisci Sesshomaru-.
Chiusi gli occhi, cercando di fermare quel fiume pronto a scoppiare, ma le lacrime scesero comunque ribelli, bagnando il cuscino del mio mascara sciolto in quelle gocce salate.
Sentì il movimento del letto non appena lui ci di poggiò sopra, si stava avvicinando a me, tentando di starmi vicino anche se lui mi stava ferendo.
-Permettimi almeno di starti vicino-.
Come potevo mai rifiutarlo, in realtà io volevo che lui stesse con me, giorno e notte, per tutta la vita.
Ci addormentammo così , io fra le sue braccia, poggiata sul suo petto,  triste ma felice di averlo ancora per qualche giorno con me.
Dormì per almeno un'oretta, perché quando mi svegliai, lui non era più nel letto con me.
Dovevo abituarmi a non averlo vicino, per un mese avrei dormito da sola, senza più il suo buongiorno o senza più fare la doccia insieme.
Andai in cucina, notando che Kagome era alle prese con il the, ma sembrava che con Inuyasha di fosse sciolta: stavano abbracciati, con un sorriso fra le labbra, non più come prima che quasi sembrava si odiassero.
-Vedo che va meglio-.
-Rin ti sei svegliata, pigrona-.
-Si Kagome, ho fatto una bella dormita, ma Sesshomaru dov'è ?-.
Mi guardavo intorno ma di lui nessuna traccia, probabilmente era nello studio.
-È nello studio con papà- mi rispose Inuyasha , ma con me era ancora arrabbiato e io non avevo nessuna intenzione di chiarirmi fin lui.
Mi misi vicino alla porta, intenta ad origliare la loro conversazione, cercando di non fare alcun rumore strano da poter suscitare la curiosità di Sesshomaru.
-Padre non è facile neanche per me starle lontano-.
-Lo so ma dobbiamo figliolo, per il bene della nostra famiglia.Naraku è pericoloso e anche Jakotsu non scherza-.
Aspetta, mi sono persa io qualcosa oppure non mi è stato detto nulla.
Cosa significa sono pericolosi? E chi è questa gente? Cosa c'entrano con la Scozia.
-Dobbiamo fermarli il prima possibile lo so, ma rischiamo di brutto-.
-Da quando ti fai problemi nelle guerre fra clan, Sesshomaru? Le hai sempre affrontate-.
-Lo so, ma non ne posso parlare con Rin, anzi dovrò sapere che è al sicuro qui con Kagome, quel bastardo è capace di tutto-.
Non avevo neanche più la forza di respirare, presto sarei svenuta a causa di una crisi di panico oppure per un calo pressorio.
Vorrei sapere cosa c'entra tutto questo con il lavoro, se davvero lui va lì per questioni di affari o questioni di famiglia, sta di fatto che nel secondo caso rischia di non tornare più a casa e io non posso permetterlo.
-Rischio anche di non vederla più-.
E per me, fu tutto un buio.


-Rin, svegliati, Rin!-.
Sentì delle voci lontane arrivarmi all'orecchio come un sospiro, ero ancora in stato di inconscio e non riuscivo a tenere gli occhi aperti per la troppa luce che c'era nel salotto.
-Cosa mi è successo?-.
Non ricordavo molto, se non di essere svenuta sapendo che Sesshomaru poteva lasciarmi da sola per sempre.
-Sei svenuta vicino alla porta dello studio, ti ho portata io qui-.
Sesshomaru mi teneva la testa alzata sulle sue gambe, accarezzandomi di tanto in tanto sulle guance, ancora umide dalle lacrime precedenti.
Se penso che queste carezze forse saranno le ultime mi sento di nuovo male, non posso permettergli di andarsene via così, non dopo che l'avrò convinto a portare anche me.
-Non mi porterai con te, vero?-.
Mi guardò cosciente che avevo sentito tutto e che ormai c'era ben poco da nascondere.
-Non posso-.
Non mi sorpresi, lo sapevo già.
Mi ripresi dopo una mezz'oretta, mentre gli altri avevano già deciso di uscire, ma per me faceva troppo freddo e sicuramente se avessi messo un piede fuori alla porta avrei iniziato ad urlare come una pazza per colpa del gelo.
-Allora ci vediamo stasera Rin! Alle nove a casa mia!-.
-Va bene- mi stritolò così bene Kagome da quasi non farmi respirare, ma ero felice di quel abbraccio, l'unica sicurezza.
Uscirono tutti da casa, lasciando un quella cucina solo me e Sesshomaru che, per la centesima volta in quella giornata, dovevamo parlare.
-Quindi stai andando ad ammazzarti in Scozia eh?-.
-Rin non dire assurdità-.
-No Sesshomaru, non dirmele tu!!-.
Alzai il tono della mia voce di troppo, facendomi tossire per lo sforzo; ero già raffreddata, ci mancava solo la tosse forte.
-Abbiamo ricevuto una lettera di minacce da parte di un clan opposto al nostro, è mio dovere partecipare alla "guerra"-.
-Tu ti senti in dovere di troppe cose, ma io non rientro tra queste-.
-Voglio che quando me ne vado tu stia attenta, non fate idiozie tali da farmi venire a riprenderti-.
-Non ti preoccupare, so cavarmela da sola!-.
-Non essere stupida!-.
Mi prese in braccio e mi baciò con foga, desiderio, voglia di avermi per se ancora una volta, su quella penisola della cucina, senza fregarsene del fatto che probabilmente potesse essere scomodo.
-Non accetto per nessuna ragione l'idea di perderti-.
Dopo queste parole mi strinse diversamente, sembrò essersi sciolto in un abbraccio dolce, timoroso quasi, lui grande demone, temeva di perdermi in sua assenza.
-Non ti preoccupare Sesshomaru, io ti aspetterò qui-.
Per me era una promessa, per lui un motivo per sorridere.
-Stamattina sbaglio o stavamo facendo qualcosa?-.
-Si Sesshomaru, stavamo nella doccia-.
Non se lo fece ripetere due volte: mi alzò dal piano e mi portò in doccia, ancora vestiti, impazienti di spogliarci, mentre l'acqua bagnava la sua camicia e il mio vestitino di lana, ma poco importava, era bellissimo anche così.
Ancora una volta, senza essere interrotti, quella doccia fu il nostro nido d'amore, racchiudeva ciò che forse non avremmo più avuto se fosse successo qualcosa di brutto ad entrambi.
Ma io sono fiduciosa in te, Sesshomaru, so che tornerai a casa.
-Sesshomaru, ancora..-.
Le mie richieste continuavano ad eccitarlo, tanto da chiedermi ancora di parlare, di dire qualunque cosa, purché fosse adatta alla situazione.
-Tu mi farai impazzire, Sesshomaru-.
-Voglio questo, Rin-.
Mi baciava il collo mentre le sue spinte mi inebriavano i sensi, ero ormai completamente fuori controllo e affidavo a lui tutta la mia vita, l'orgasmo con lui era la cosa più bella che potessi mai avere, era capace di farmi godere così tanto che anche dopo l'orgasmo non mi dava pace, continuava imperterrito nei suoi movimenti lenti e decisi, facendomi perdere ogni briciolo di integrità mentale.
-Continua, oh si , continua..-.
Lui era la mia droga, una droga che non si vuol smettere di prendere, perché ti rende il mondo migliore senza neanche tu te ne accorga.
Le mie unghie erano ormai conficcate nella sua schiena, è stato lui stesso a chiedermi di non tagliarle perché gli piaceva, quindi feci abbastanza pressione da lasciargli il segno, ciò che è mio non si tocca.
Anche lui non si disturbò a lasciarmi un morso evidente sul collo, i suoi canini erano così affilati che se avesse premuto un alto po mi avrebbe ucciso forse.
-Continua Rin-.
Mi chiedi di continuare in questa bellissima danza che vorrei non smettesse mai, avrò avuto almeno due orgasmi e ancora non mi basta, tu non mi basti, ti voglio ancora.
-Non smettere, Sesshomaru-.
Stavolta presi il suo viso con una mano, guardandolo con occhi di fuoco, forse anche un po' di rabbia, il giusto che bastava a far partire l'ultimo neurone sano nel suo cervello e farlo impazzire.
Le sue spinte erano estasi, erano ciò che ho sempre voluto, come quella prima volta a Boston, che tutto è successo per caso, perché lui sapeva di me, sapeva che forse sarei stata tutto per lui, sbattendomi su quel tavolo e poi sul ripiano della cucina, per poi passare al letto e al divano.
-Voglio che resti qualcosa di noi adesso-.
Era una richiesta chiara e precisa, era abbastanza chiaro quello che volevo, tanto che lui mi guardò profondamente , baciandomi per interrompere la sua voce presa dall'orgasmo.
Era un suono così bello che avrei voluto sentirlo per sempre, le sue labbra nonostante fossero strette fra le mie, emettevano suoni di goduria e piacere, che ancora non avevo sentito perché lui tendeva a contenersi.
All'ultima spinta, alzai gli occhi al cielo, restando ad osservare ancora quel soffitto bianco, che mi avrebbe ricordato lui ancora una volta.
Sentì la sua fronte stanca poggiarsi nell'incavo del mio seno, ormai esausto e privo quasi di forze, mi poggiò con i piedi per terra, abbracciandomi come se fossi la sua ancora.
-Ti amo-.
-Anch'io Sesshomaru-.
Io vivo di questi momenti insieme a te, amore mio. 






 
 
   
 
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