Ti chiudi la porta alle spalle,
sperando che quel pannello di legno massello riesca ad isolare, o
almeno ad attenuare, il suono del suo pianto disperato, intollerabile
alle tue orecchie colpevoli.
Ma, in questo momento, non c'è
distanza tanto grande che possa metterti al riparo dal tormento che
tu stesso hai evocato su di lei, su di voi.
Sì, perché, ad ogni suo singhiozzo,
la morsa che ti stritola il cuore si fa più pressante, la lama
velenosa che ti dilania si imprime sempre più a fondo, straziando la
tua carne e la tua anima dissoluta e corrotta.
Curioso. Tu, che hai sempre giocato
abilmente con i cuori altrui, traendone un perverso piacere e un
sadico divertimento dato dall'esaltazione e dal gusto dell'intrigo,
per poi gettarli via nel momento in cui sopraggiungevano il tedio e
la noia, ora ti ritrovi a soffrire dello stesso male che così spesso
hai arrecato ad altri con irriverente leggerezza e senza curartene
affatto. E ora quanto è grande il tuo dolore!
Ti sei sempre fatto beffe di Amore; ne
hai emulato i gesti, ti sei indebitamente appropriato delle sue
parole e ne hai fatto degli strumenti asserviti ai tuoi vili scopi,
volti esclusivamente a nutrire la tua vanità.
Ma ora sei tu, caro Valmont, a provare
l'implacabile e impietosa frusta di quel sentimento di cui hai sempre
conosciuto solo la superficie e le carezze, mai il vero sembiante,
che è, allo stesso tempo, dolce e terribile. Luce del Paradiso e
fiamme dell'Inferno.
Le gambe tremano, minacciano di cedere
da un momento all'altro sotto il peso delle tue colpe e del rimorso.
Sei costretto ad abbandonarti, sgomento, contro la parete.
Respiri profondamente nel tentativo,
vano, di acquietare la tempesta che infuria nel tuo petto. Chiudi gli
occhi, sperando di richiamare alla mente immagini rassicuranti a cui
tu possa ancorarti per riprendere il controllo, ma sullo schermo nero
delle tue palpebre serrate non vedi altro che lei.
Vedi lei che, con ostinata caparbietà,
ti respinge più volte in nome di una virtù che pure stride
dolorosamente con quanto le suggeriscono la volontà e il desiderio.
Vedi l'orrore impossessarsi del suo viso celestiale nell'istante in
cui pronunci quella dura e fatale sentenza: Voi o Morte.
E poi ecco sopraggiungere l'immagine
che ti è più cara; quella che vorresti tenere stretta a te ma che
non puoi fare a meno di allontanare bruscamente per compiacere colei
che, ammettilo Visconte, gode nel distruggere la felicità altrui,
perfino la tua, solo per accrescere la propria soddisfazione. Perché
è proprio vero che, quando una donna mira a colpire il cuore di
un'altra, non manca mai il bersaglio, e sei stato proprio tu la
chiave di questa vendetta . Tu hai scagliato quella freccia
avvelenata dalla gelosia e maledetta dal rancore, ma la tua arma si è
rovinosamente ritorta contro di te.
E quell'immagine, quella in cui i
vostri corpi si uniscono per diventare un tutt'uno, l'avresti un
tempo contemplata con supremo autocompiacimento. L'avresti
considerata null'altro che una resa da parte sua e una vittoria per
te. L'ennesima da aggiungere alla tua lista di conquiste.
Ma inganni te stesso, Valmont, se provi
a negare che l'amore con lei non abbia avuto eguali in tutta
la tua vita di libertino. T'inganni se poni lei al livello
delle altre donne che ti hanno donato i loro favori, la loro virtù,
qualcuna perfino il proprio amore. Questo pensiero finisce
addirittura per disgustarti e indignarti, perché lei è
diversa da ogni essere umano tu abbia conosciuto, sebbene il
campionario cui puoi riferirti sia eccezionalmente ricco.
In uno spasimo incontrollabile, la tua
mano corre alla maniglia della porta.
Basterebbe una frazione di secondo per
rientrare in quella stanza, prenderla tra le braccia, asciugare le
sue lacrime con i tuoi baci e sussurrarle dolci parole di conforto. I
terribili minuti appena trascorsi sfumerebbero come lo spettro di un
brutto sogno e le cose, tra voi, rimarrebbero immutate, così come la
vostra reciproca felicità.
La tentazione è forte e tu non sei mai
stato uomo da farvi fronte, anzi, vi hai sempre ceduto con estremo
piacere. Ma non questa volta.
Il volto di Madame de Merteuil ti
appare all'improvviso, infiltrandosi tra i tuoi esagitati pensieri e
sostituendosi con malagrazia alla tua bella.
Ride di scherno. Ride di te, soggiogato
da quel sentimento che hai sempre manipolato con calcolata sapienza e
maestria, così come il giardiniere esperto maneggia la rosa senza
che le sue infide spine mai lo feriscano.
Ma il dardo di Amore si è abbattuto,
infine, anche su di te. E la sua ferita è più lacerante di quanto
tu abbia mai potuto concepire.
Eri un Re di Cuori, e ora sei schiavo
del tuo.