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Autore: hemwings    09/01/2017    2 recensioni
SOLANGELO AU
Dopo aver prestato servizio allo Stato, Will torna a casa. Il mondo è cambiato e Will insieme a lui, si sente un estraneo, un giovane uomo in un grande mondo diverso.
Nico è una persona diversa in una società tutta uguale, un macchia colorata in un film in bianco e nero. Vuole scappare dai demoni del suo passato e dal dolore della perdita della famiglia –soprattutto della sorella.
Il treno di mezzanotte è l’ultimo treno che parte dalla stazione di New York, è il treno di quelli diversi e di quelli che non hanno un posto a cui appartenere. Nessuno sa dove va, ma tutti sanno che nessuno fa mai ritorno.
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«Benvenuti sul treno di mezzanotte, il treno che va dappertutto e da nessuna parte. Vi auguriamo un felice viaggio e che troviate il vostro posto nel mondo. Buonanotte»
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Nico di Angelo, Nico/Will, Will Solace
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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midnight train

 

I capelli biondi erano già cresciuti, constatò Will lanciando uno sguardo distratto allo specchio. Si toccò i capelli mossi con una mano, scompigliandoli ad arte. Gli erano mancati, così come in quel momento gli mancavano i suoi famigliari ed i suoi amici. Sarebbe dovuto tornare a casa, lo sapeva, ma si sentiva così estraneo al resto del mondo che non sapeva cosa fare o cosa dire.
Quanto tempo era passato era passato da quando era partito? Tre, quattro anni? Non sapeva neanche se sua madre lo avrebbe riconosciuto. Come diceva sempre il generale ai suoi soldati, e soprattutto a Will, “la guerra ti cambia, e mai in meglio”. Will era cambiato eccome, non si sentiva quasi più il cuore nel petto ma lì, dove il cuore dovrebbe battere, sentiva il peso della pietra che schiacciava ogni sentimento che era in procinto di provare.
Will non era più una persona, era un mostro, una macchina assassina, e a lui non piaceva per niente.

Quei jeans erano così stretti che sembrava glieli avessero cuciti addosso, ma non gli importava. Non avrebbe mai indossato gli abiti che lo Stato cercava di imporre ormai da anni, continuava a fare quello che voleva senza che qualcuno gli dicesse qualcosa.
Nico diceva sempre alla sua famiglia che non avrebbe mai potuto immaginarsi una vita diversa da quella. La guerra, le persecuzioni, la dittatura, le autorità che scuotevano il mondo con le loro continue leggi erano diventati qualcosa di estremamente permanente, come se ci fossero sempre state. Erano anni che diceva che lo scopo delle persone era diventato uno solo: vivere per la guerra, morire per la guerra. In più, da quando Bianca era partita, aveva cominciato ad essere pessimista, cinico e freddo. Per l’amore non c’era più posto e chi diceva il contrario avrebbe dovuto farsi un giro per il mondo, perché tanto la situazione era la stessa dappertutto.
Sapeva che c’era una soluzione a tutto quello.
La leggenda del treno di mezzanotte lo tormentava sin da quando era piccolo, tutti dicevano che ovunque il treno ti avesse portato saresti stato felice, nel luogo in cui appartenevi.
Lui non ci aveva mai creduto, a quella stupida storia, era solo una favola che si erano inventati i genitori per tenere buoni i bambini, sapeva che non esistevano treni capaci di fare una cosa del genere. Sua sorella Bianca, al contrario, era sempre stata entusiasta ed un giorno, dopo aver provato a convincerlo inutilmente, se n’era andata.
«Vado a prendere il treno di mezzanotte, Nico! E Zoe verrà insieme a me» gli aveva detto, sventolando il capello di lana verde che non aveva intenzione di mettere, nonostante il freddo.
Bianca non era mai tornata a casa, da lui, e neanche Zoe. E lui non credeva che sua sorella e la sua amica fossero riuscite a prendere il treno che alimentava le loro fantasie, sapeva cosa era successo veramente, solo che non voleva ammetterlo. Come dicevano tutte le persone che lo conoscevano, Bianca e Zoe avevano probabilmente incontrato un gruppo di nemici dello Stato al confine della città ed erano stati uccisi brutalmente. Dopotutto, era la fine che facevano tutti quelli che cercavano di allontanarsi.
Ma le cose, a New York, erano sempre le stesse e lui era stufo. Quella senza Bianca, senza i suoi genitori, tutti uccisi dal dolore e dalla sofferenza della guerra, non poteva essere chiamata vita.
E quindi decise, decise che ci avrebbe provato. Tanto non aveva nulla da perdere.


Will sospirò nuovamente, chiedendosi se avesse dovuto avvicinarsi alla ragazza che lo guardava con interesse da quando era arrivato. Forse nessuna ragazza avrebbe voluto un fidanzato con una pietra fredda al posto del cuore, ma lei lo guardava ammirata. Si disse che era sicuramente per via del suo bell’aspetto.
Sbuffò. Quella festa era una vera noia e lui non vedeva l’ora di tornarsene a casa. E forse parla della sua vera casa, quella con sua madre, suo fratello e Cecil, che ormai poteva dire di vivere lì o forse parlava di quella stanzetta che aveva affittato non appena era tornato in America. Forse non faceva molta differenza.
Non capiva perché ci fosse bisogno di una festa in quel periodo. Quelle intorno a lui sembravano tutte persone ricche e menefreghiste, di quelle a cui non importava della guerra lì fuori, e neanche della gente che rischiava la vita tutti i giorni. Gente come lui, insomma. Si chiese quanti di quegli uomini ben vestiti erano stati a combattere; quanti di loro portavano le cicatrici indelebili inflitte dal mondo crudele.
Fu in quel momento che lo vide.
Vide i suoi occhi freddi, la pelle chiara, i capelli scompigliati. Vide la bellezza e la trascuratezza insieme in un solo corpo. E, infine, poté giurare di aver sentito la pietra che gli appesantiva il petto spezzarsi in mille pezzi.


Si guardò furtivamente intorno, stringendosi nel vecchio giaccone nero di suo padre. Sospirò, specchiandosi nella vetrina di un negozio. Aveva i capelli neri spettinati (forse non si pettinava veramente da secoli), gli occhi incolore spenti e freddi (era sicuro di averli così da quando Bianca e Zoe erano scomparse), le labbra screpolate e secche (era ovvio, non parlava mai con nessuno) ed il naso arrossato dal freddo.
Si domandò quanto fosse cambiato negli ultimi mesi. Probabilmente molto o forse per niente.

Erano le undici e trenta quando riuscì ad arrivare alla stazione sano e salvo.
Ad un certo punto aveva addirittura pensato che un ragazzo avesse cominciato a seguirlo, ma era di sicuro la sua immaginazione. Guardò le altre poche persone presenti alla stazione, nessuna di loro sembrava corrispondere alle caratteristiche del ragazzo. Da quel poco che era riuscita a vedere, Nico ricordò che il giovane uomo –sicuramente più grande di lui- aveva i capelli biondi e mossi; era vestito piuttosto elegantemente, quindi doveva essere un riccone oppure un soldato appena tornato a casa. Nico sapeva che quella sera ci sarebbe stata una festa a casa Parker, e di solito quelle si facevano quando un soldato che si era distinto particolarmente durante la guerra tornava finalmente a casa.
«Perché ti guardi intorno così nervosamente?»
Nico sobbalzò quando sentì la voce maschile sussurrargli nell’orecchio. Si voltò di scatto, specchiandosi negli occhi chiari di quello che doveva essere un soldato.
«N-non sono nervoso» ribatté lui, distogliendo lo sguardo.
«Hai appena balbettato» disse il ragazzo con l’accenno di una risata. «Sei nervoso»
«Non sono nervoso» ripeté più convinto.
Si sfregò le braccia con le mani. Non sapeva se stesse rabbrividendo per il freddo o per quella punta di crudeltà che aveva visto negli occhi dell’altro.
«Io mi chiamo Will Solace» si presentò poi, porgendogli la mano.
Nico gli lanciò una breve occhiata. «Buon per te»
«Tu chi sei?» chiese Will, lasciando cadere il braccio lungo il fianco.
«Personne» rispose.
«Cosa vuol dire?» domandò il ragazzo, incuriosito.
«Significa nessuno. È francese»
Will sospirò ma rimase in silenzio, mentre un sorriso divertito si faceva spazio sulle labbra screpolate. «Dove vai, Personne? Boston? Philadelphia?»
«Non sono affari tuoi»
Will rise, stupendosi; erano anni che non rideva veramente.
«Perché mi hai seguito?»
Al suo fianco, Will scrollò le spalle, mentre la solita voce metallica di una donna annunciava che il treno da New York per Philadelphia sarebbe stato in ritardo di qualche minuto. «Mi stavo annoiando a quella festa. Mi sono affacciato alla finestra, ti ho visto e allora ho deciso di seguirti. In effetti penso di aver fatto bene, non avevo mai conosciuto una persona di nome Personne prima d’ora»
Allora aveva ragione, pensò Nico, quello era veramente un soldato. Un soldato carino, anche se troppo ficcanaso e con un luccichio malvagio negli occhi. Un soldato che si chiamava Will.
«Mi chiamo Nico Di Angelo» borbottò.
Will sorrise e Nico notò che era un sorriso affettuoso e gentile, non cattivo.
«Allora dove vai Nico?»
Nico non rispose. Era appena scoccata la mezzanotte e al binario sette si era fermato il treno più piccolo che avesse mai visto.
«E quello cos’è?» esclamò Will accigliato, guardandolo.
«Quello» rispose. «è il passaggio per il mio posto felice»
Will lo seguì silenziosamente mentre lui si avvicinava.
Aveva quasi paura di sbagliarsi, che quello fosse un normale treno, ma si disse che non poteva essere. Voleva credere che quella leggenda fosse vera, che Bianca e Zoe lo aspettassero dall’altra parte.
Il capotreno li guardò sorridendo. «Benvenuti sul treno di mezzanotte, il treno che va dappertutto e da nessuna parte. Vi auguriamo un felice viaggio e che troviate il vostro posto nel mondo. Buonanotte»
Will spezzò il silenzio. «Treno di mezzanotte?» chiese. «Cos’è, uno scherzo?»
L’uomo rise. «Forse anche tu hai bisogno di questo treno» disse. «Vedo che c’è ancora la crudeltà della guerra nel tuo cuore. Lì dove ti porterà il treno sarai felice»
Will inarcò le sopracciglia, perplesso. «Vuole dirmi che questo treno ci porterà in un posto dove non c’è la guerra?»
Il capotreno scrollò le spalle. «Forse si, forse no. Non si può mai sapere, data l’imprevedibilità di questo treno» disse con tono saggio. «Ma posso assicurarti che sarai felice»
La felicità aveva un prezzo alto, Will lo sapeva. Cos’avrebbe rubato loro quello strano treno pur di donargliela? Ma la felicità era un dono così allettante che non pensò alle conseguenze mentre saliva sul treno di mezzanotte e non pensò neanche quando scelse uno degli scompartimenti vuoti e si sedette di fronte a Nico. Gli sorrise (quella notte aveva sorriso così tanto che quasi gli facevano male le guance) e mentre lui sistemava la valigia, si accorse di essere partito senza neanche un’altra camicia. Era completamente a mani vuote.
Il viaggio per il “posto felice” gli era sembrato molto breve, ma forse lo era stato perché lui e Nico avevano passato il tempo a parlare e lui anche a perdersi nei suoi occhi. Non si stupì di trovarsi alla stazione di Philadelphia, una volta sceso.
«Questa è Philadelphia» esclamò Nico, poggiando la valigia a terra. «Philadelphia!»
Cominciò a ridere istericamente. «Sapevo che era tutto un imbroglio, sono uno stup…»
«No» lo interruppe Will. «Forse il capotreno non intendeva dire che avremmo trovato un posto senza guerra o che so io, forse parlava del fatto che probabilmente in questa città troveremo una persona da amare»
Nico lo guardò negli occhi chiari per la prima, vera, volta. Era molto cambiato dalla prima volta che lo aveva visto –cioè poche ore prima. I suoi occhi erano più caldi e allegri, sorrideva molto di più e lo guardava dritto negli occhi.
«Hai ragione» disse. «ma avrei voluto rivedere mia sorella e la mia amica vive»
Will avvertì un groviglio di emozioni quando le sue labbra incontrarono quelle di Nico. Forse era stato un po’ affrettato ma era certo di aver finalmente trovato la sua felicità. Non si sentiva più il mostro che sapeva di essere fino a poche ore prima e Nico sapeva che tutte le sue certezze erano andate distrutte, ma poteva ricostruirsene di nuove, cominciando da Will.
Il treno di mezzanotte è il treno delle meraviglie, il treno delle persone sole e senza amore. Qualcuno vi sale, nessuno ritorna, tutti trovano la felicità più completa.

 

HELLOOO
Ieri stavo vagando tra i miei vecchi documenti e ritrovato questa os che avevo scritto tremila anni fa e che nessuno si era cagato, quindi ho deciso di cambiare tutti i nomi e ripostarla qui.
La mia prima Solangelo.
Che emozione.
Sono secoli che cerco di scrivere qualcosa su loro due ma non ci sono mai riuscita -testimoni i quattro documenti denominati “Solangelo” e mai terminati.
AH, che dura la vita.
Sono contenta di essere tornata su questo fandom con loro due. Mi fa piacere. Molto.
Anyway, spero davvero che vi sia piaciuta, (e di ricevere qualche recensione magari??) perché nonostante l'abbia scritta tre anni fa mi sono impegnata (ci credevo molto in questa storia -inutile dire quanto ci sono rimasta male quando nessuno se l'è cagata)
Se volete parlare o altro potete trovarmi su twitter con il nick @hemwjngs , se invece siete grandi fan di The Maze Runner e dei Newtmas come me, vi invito a leggere le mie storie Sing Me To Sleep, If you talk bla bla bla, 5 steps, You make me feel alive e Kiss me if you love me
Vbb, un bacio ♥
-h

 

 

  
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