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Autore: Giuls_BluRose    09/01/2017    2 recensioni
Ormai aveva perdonato Blaine per il tradimento, non faceva più così male e la giornata di San Valentino era stata molto utile per superarla, ma non voleva ancora dargliela vinta e quindi si limitava a trattenere la voglia irrefrenabile di abbracciarlo nuovamente e sentire le sue braccia calde e protettive.
Arrivò a casa del ragazzo verso le otto, scese dall'auto e con prudenza aprì la porta di casa, notando il più completo silenzio dentro.
Blaine doveva ancora dormire, così Kurt decise di recarsi al piano di sopra per controllare se avesse ragione: salì silenziosamente le scale e aprì la porta della stanza del ragazzo, sorrise vedendolo.
Blaine stava beatamente dormendo nel suo letto, con le coperte che lo coprivano del tutto, poteva vedere solo i ricci indomabili uscire fuori.
Il castano si avvicinò a lui e si sedette piano sul letto: unica cosa positiva? Blaine aveva veramente il sonno pesante, quindi si svegliava molto difficilmente.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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A Francesco.
Per i nostri primi due anni.
Per tutte le volte che mi hai sopportata, anche quando non avresti dovuto.
Per tutte le altre volte che invece mi hai consolata nei momenti più bui.
Per il coraggio che hai, che continui a mostrare, rendendomi orgogliosa di te ogni giorno di più.
Auguri, ti amo.

 




15 Marzo 2011 – 15 Marzo 2013

 

Sabato pomeriggio, finalmente una giornata di sole dopo una intera settimana di pioggia. Sarebbe dovuto essere un segno quello? Forse.
Non era ancora arrivato il momento per il caldo, l'aria a New York era ancora fredda, ma molto più sopportabile di un mese prima neanche.
L'aeroporto, come al solito, era affollato e ormai Kurt ci era talmente abituato che non ci faceva più caso.
“Kurt, mi raccomando!”
Il ragazzo, ormai vicino al passare i controlli, si voltò verso Rachel e le diede uno dei suoi sorrisi più caldi: sapeva bene quanto si preoccupasse per lui la sua amica, ma ormai non era più un ragazzino e sapeva benissimo badare a se stesso.
“Rach, calmati, non sono tuo figlio.”
La ragazza si morse le labbra, imbarazzata, voleva talmente tanto bene al castano che avrebbe fatto letteralmente qualsiasi cosa per lui.
“Sicuro che sia una buona idea?”
Kurt sospirò: sinceramente non lo sapeva neanche lui se fosse davvero una buona idea o meno, aveva fatto tutto in modo molto istintivo. In quel momento, però, era troppo tardi per potersi pentire di qualcosa e tornare indietro, doveva solo sperare che andasse tutto bene.
“Rachel davvero, è solo questione di tre giorni e poi sono di nuovo da te; resisti senza di me?”
Si sorrisero a vicenda, stringendosi in un abbraccio.
“Non combinare guai Kurt, davvero.”
Il castano baciò la sua guancia, per poi afferrare la valigia e sospirare piano: ce l'avrebbe fatta, non ci sarebbero stati problemi.
“Kurt?”
Il ragazzo la guardò, aspettando la sua domanda.
“Lui non sa nulla, vero?”
Kurt sorrise e, senza risponderle, la salutò con la mano, per poi girarsi e dirigersi verso i controlli.
Rachel sospirò pesantemente, sapeva bene la testardaggine del suo amico a che punto potesse arrivare e si, se Kurt Hummel si metteva in testa una cosa quella era, niente e nessuno sarebbe mai riuscito a fargli cambiare idea.
Guardò il ragazzo camminare nel corridoio dell'aeroporto, fino a quando la vista glielo permise, prima che sparisse tra la folla, poi tornò alla sua auto per fare ritorno al Loft. Sarebbe stato strano stare sola per tre giorni, ma avrebbe avuto modo di rilassarsi un po' senza nessuno in casa.
Prima di mettere in modo sentì il suo cellulare squillare, lo prese e lesse il nome del mittente del messaggio: Kurt. Inizialmente aveva paura che ci avesse ripensato e che le chiedesse di andare a prenderlo, ma si calmò appena lo lesse, sorridendo istintivamente.
-Rach porterò ai tuoi papà i tuoi saluti, ricorda che ti voglio bene! A presto.-
Rispose veloce e si mise al volante: amava il modo di fare di Kurt, spontaneo e naturale, sapeva sempre come farle tornare il sorriso sulle labbra e non lo avrebbe mai ringraziato abbastanza per quello.


“Ricordiamo ai gentili passeggeri di allacciare le cinture di sicurezze e sistemare i sedili, il volo per Columbus partirà tra pochi minuti.”
Kurt allacciò le cinture di sicurezza, mentre tra le mani girava e rigirava i biglietti aerei e i documenti: improvvisamente non si sentiva più sicuro di quello che stava facendo, ma ormai era salito in aereo e non c'era modo di fare marcia indietro. Poggiò la testa allo schienale, cercando di rilassarsi e non pensare a tutto quello che sarebbe potuto andare storto, doveva pensare positivo in tutti i modi.
Improvvisamente, però, la paura e l'ansia si erano impossessati di lui e non aveva la minima idea di come farli passare.
Davanti a lui c'era un'ora e un quarto di volo, relativamente breve, ma abbastanza per fargli avere ogni minimo ripensamento su quello che stava facendo.
Come gli fosse venuto in mente? Non ne aveva ancora la più pallida idea: aveva fatto tutto d'istinto, forse troppo. Aveva agito senza pensarci, aveva preso i biglietti di andata e ritorno senza stare troppo a rimuginare sulle conseguenze e adesso si ritrovava a pochissimi minuti dalla partenza, con il padre che lo avrebbe aspettato al suo arrivo e lo avrebbe portato a Lima.
Blaine: ecco la causa della sua pazzia di quella volta.
Il giorno seguente sarebbero stati due anni da quando si erano messi insieme e, per qualche strana ragione, a Kurt era venuta la voglia irrefrenabile di tornare a casa solo per poter passare quella giornata con lui.
Non stavano più insieme, quello era vero, ma finalmente erano tornati amici e non voleva assolutamente perdere quella occasione per stare con lui; era un mese che non si vedevano, da quella giornata di San Valentino, e Kurt aveva deciso di andare a Lima a fargli una sorpresa la mattina seguente.
Aveva semplicemente avvertito i genitori di Blaine che sarebbe passato a trovare il figlio la domenica mattina, ma di non dirgli nulla dato che voleva che fosse tutta una sorpresa. Era stato felice di riscontrare che i signori Anderson avevano preso bene che il giovane andasse a casa loro, gli avevano detto che loro sarebbero usciti la mattina presto, ma che poteva benissimo usare le chiavi di scorta per entrare, gliele avrebbero fatte trovare nell'officina del padre.
Kurt guardava sovrappensiero le nuvole accanto a lui, pensando a quanto fosse bello poter fluttuare in cielo senza alcun pensiero. Avrebbe tanto voluto volare, era uno dei suoi sogni più segreti, potersi alzare in aria e volteggiare leggero nel cielo cristallino di primavera. Spesso si fermava a guardare gli uccelli o le farfalle e invidiava le loro ali, avrebbe tanto voluto sentirsi così libero anche lui.
Stringeva forte i documenti, guardandosi le mani di tanto in tanto per evitare di tremare: l'ansia lo stava consumando, non vedeva l'ora di arrivare finalmente a Lima e poter passare in tranquillità una serata con suo padre e poi fare una bella dormita nel proprio letto, quello che in quel mese gli era mancato da morire.
Quasi non si accorse che l'ora e un quarto di volo era già passata, sentì solo la voce meccanica dell'altoparlante ricordare di sistemare i sedili, perchè l'aereo si stava preparando all'atterraggio.
Kurt chiuse gli occhi per qualche minuto, cercando di recuperare un'espressione felice sul suo volto, non voleva che Burt lo vedesse preoccupato, non voleva far trasparire alcuna emozione negativa.
Scese veloce dall'aereo, tenendo stretta a sé la sua valigia e si avviò verso il gate, dove il padre lo stava aspettando a braccia aperte.


Driiin.
Il suono della sveglia, il maledettissimo suono della sveglia.
Kurt aprì gli occhi di malavoglia, allungando la mano verso il comodino per spegnarla.
Sbadigliò rumorosamente e si voltò dall'altro lato, tenendo ancora gli occhi chiusi: era mattina presto, aveva puntato la sveglia per le sette precise.
Sapeva bene che Blaine non si sarebbe svegliato prima almeno delle dieci, ma voleva essere sicuro di riuscire ad essere a casa sua mentre ancora dormiva, per potergli preparare la sorpresa perfetta.
Era ancora un po' restio all'idea di alzarsi e prepararsi a causa dell'orario, ma sapeva che se non si fosse alzato in quel momento, molto probabilmente, non lo avrebbe più fatto fino a tarda ora e quello voleva dire dover dire addio alla sorpresa.
Sgusciò fuori dal letto e si diresse verso il bagno, per guardarsi qualche secondo allo specchio: il viso era stanco, ma nulla di irreparabile, ma i capelli erano un completo disastro e quello voleva dire doverli sistemare bene per non sembrare un reduce di una guerra.
Si diede una sistemata il prima che poteva, cercando di sistemare i capelli ribelli con la massima cura possibile, si ringraziò mentalmente per la saggia decisione di scegliere la sera prima che cosa mettere quella domenica, altrimenti si sarebbe trovato veramente in alto mare.
Amava i suoi completi, ma quel giorno aveva optato per qualcosa di più tranquillo e comodo: un paio di pantaloni neri e una camicia blu sarebbero andati bene, alla fine non doveva andare a nessun pranzo formale, solo stare una giornata con il suo amico.
Amico: ancora gli faceva strano sentire quella parola riferita a Blaine, ma ci avrebbe dovuto fare l'abitudine, almeno quello credeva.
“Kurt, muoviti o farai tardi, le chiavi te le ho lasciate sul tavolo!”
Burt quella mattina doveva fare un turno speciale all'officina, così si era alzato presto pure lui, era molto premuroso con il figlio ed era felice che fosse tornato a casa per andare a trovare Blaine, era bello che avessero finalmente fatto pace. Certo, si era chiesto se ci fosse ancora qualcosa di più di una semplice amicizia tra di loro, ma aveva preferito non fare domande al figlio, per non sembrare inopportuno.
A Natale gli aveva fatto molto piacere portare Blaine a New York ed era certo di aver visto ancora qualcosa nei loro occhi mentre pattinavano, sapeva che anche se avevano litigato il sentimento che li legava era molto forte e che sarebbe stato praticamente impossibile romperlo del tutto.
“Grazie papà, pochi minuti e scendo!”
Kurt si guardò ancora nello specchio, questa volta si piacque molto di più e sorrise, tornando in camera per rifare il letto e sistemare alcune cose: sperava davvero di poter vedere un sorriso sulla faccia di Blaine quando lo avrebbe visto lì e sperava anche di non spaventarlo, dato che aveva in mente di entrare in casa con le chiavi date dai genitori e preparargli una bella colazione per farlo svegliare nel migliore dei modi.
Non ci volle molto al ragazzo a scendere le scale, afferrare al volo le chiavi dal tavolo e dirigersi verso l'auto del padre: la casa di Blaine non era molto lontana, ma era molto più comodo usare l'auto che non farsi quasi mezz'ora di camminata.
Durante il breve viaggio le mani del ragazzo stringevano forte il volante, impaziente di arrivare a destinazione: il cuore aveva iniziato a battere più forte del normale, sapeva che doveva darsi una regolata ad ogni costo.
Si dava mentalmente dello stupido perchè non aveva alcuna ragione di sentirsi in quel modo, ma ogni volta che si trattava di Blaine non poteva non agitarsi. Avevano parlato molto negli ultimi tempi e i rapporti erano migliorati, si scrivevano e parlavano al telefono come vecchi amici, ma Kurt sentiva che gli mancava qualcosa sentiva che le cose avrebbero potuto migliorare ulteriormente.
Ormai aveva perdonato Blaine per il tradimento, non faceva più così male e la giornata di San Valentino era stata molto utile per superarlo, ma non voleva ancora dargliela vinta e quindi si limitava a trattenere la voglia irrefrenabile di abbracciarlo nuovamente e sentire le sue braccia calde e protettive.
Arrivò a casa del ragazzo verso le otto, scese dall'auto e con prudenza aprì la porta di casa, notando il più completo silenzio dentro.
Blaine doveva ancora dormire, così Kurt decise di recarsi al piano di sopra per controllare se avesse ragione: salì silenziosamente le scale e aprì la porta della stanza del ragazzo, sorrise vedendolo.
Blaine stava beatamente dormendo nel suo letto, con le coperte che lo coprivano del tutto, poteva vedere solo i ricci indomabili uscire fuori.
Il castano si avvicinò a lui e si sedette piano sul letto: unica cosa positiva? Blaine aveva veramente il sonno pesante, quindi si svegliava molto difficilmente.
Vide che aveva ancora dello spazio e decise di sdraiarsi accanto a lui, facendo attenzione a non fare troppo casino: sorrise sentendo Blaine stringersi istintivamente a lui, posando la testa alla sua spalla. Non credeva che il ragazzo sapesse che fosse lì, ma Blaine era sempre stato un “koala” e alla prima occasione, anche istintivamente, si stringeva a chiunque gli fosse accanto.
Kurt si sentì stringere la mano e, istintivamente, indietreggiò appena, spaventato di averlo svegliato: Blaine però sembrava ancora dormire beato, si era solo messo “più comodo”, abbracciando il corpo accanto al suo.
Lo vide sorridere nel sonno, ispirando più profondamente un paio di volte si accoccolò bene a lui; Kurt sorrise: sapeva che anche nel sonno Blaine lo aveva riconosciuto, sapeva che era lì con lui in quel momento.
Prese coraggio e gli scostò dal viso i capelli che gli ricadevano sopra e si soffermò, forse più del dovuto, ad accarezzare il suo viso pulito e morbido.
Okay, forse in quel momento stava esagerando, ma gli era mancato quel contatto con Blaine e non riusciva a fermarsi.
Baciò delicatamente la fronte tiepida e sorrise, sorrise tanto vedendo quel piccolo batuffolo rannicchiarsi ulteriormente a lui, come a chiedergli di non fermarsi.
Improvvisamente Kurt rise, rise perchè ormai conosceva bene il suo ex ragazzo e capiva molto dai suoi comportamenti.
“Blaine?”
Nessuna risposta, solo il ragazzo che si stringeva ulteriormente a lui, come un cucciolo in cerca di coccole.
“Blaine so che sei sveglio, ti conosco!”
Kurt continuava a ridere e lo abbracciò forte, strofinando il naso al suo collo.
Blaine ridacchiò a propria volta e aprì gli occhi, sorridendo al ragazzo.
“Mi conosci, non vale.”
Il castano sospirò e lo guardò.
“Buongiorno, comunque.”
“Buongiorno, cosa ci fai tu in casa mia di domenica mattina così presto? Sei venuto qua per rubare qualcosa?”
Risero insieme e Blaine strinse più forte il ragazzo al petto: non ci stava veramente capendo niente, ma sapeva di essere felice della presenza del giovane, amava quella piccola sorpresa.
“Sai che giorno è oggi, Blaine?”
Il moro ci pensò un attimo, improvvisamente sentì una forte gioia dentro il suo cuore, ma dovette ricorrere a tutta la sua forza interiore per non scoppiare.
Fece finta di nulla, come se non avesse capito quello che stava succedendo.
“Sono ancora un po' assonnato, ma direi che è il 15 Marzo oggi. Giusto?”
Kurt sembrò rattristarsi immediatamente: quello era ancora un giorno molto importante per lui e credeva che lo fosse anche per Blaine; il solo pensiero che se ne fosse dimenticato lo fece rabbuiare.
Il moro se ne accorse e, tentando di non ridere, baciò delicatamente la tempia del castano, carezzando la sua spalla.
“Kurt?”
Lui alzò appena lo sguardo e si trovò immerso negli occhi di Blaine, caldi e amorevoli, che lo guardavano dolcemente, mentre la sua mano continuava ad accarezzare la spalla e il braccio.
“Dimmi...”
La sua voce era bassa, molto più del dovuto, con una chiarissima nota di tristezza in essa: ci sperava davvero, Blaine non poteva aver davvero dimenticato tutto così velocemente.
Il più piccolo poggiò delicatamente la testa sul petto di Kurt, baciando piano la porzione di pelle scoperta e sorrise, ricevendo un'occhiata scettica da parte dell'altro ragazzo.
“Ripeto, oggi è il 15 Marzo 2013, due anni fa ci siamo messi insieme.”
Il più grande si morse le labbra: allora non se ne era dimenticato; portò senza pensarci le mani ad accarezzare i capelli provi di gel di Blaine, sentendolo stringersi maggiormente sotto di lui.
“Non avrei mai potuto dimenticarlo. Grazie Kurt, mi hai fatto davvero una bellissima sorpresa.”
Lasciò un ulteriore bacio sul petto del castano e tornò con la testa sul cuscino, per ricambiare il suo sorriso, trovandolo stupendo proprio come ricordava.
Il mezzo soprano avvicinò la testa alla sua, sentendo che non c'era più la minima vergogna tra loro, baciando la guancia e carezzando il collo: okay, forse in quel momento stava veramente esagerando, ma era talmente bello stare con lui che i suoi gesti non avrebbero potuto rovinare nulla in quel momento.
Chiuse gli occhi, sentendo il suo cuore battere più forte, e si lasciò cullare dalle braccia di Blaine, che lo avevano stretto a sé mentre carezzava la sua schiena con le punte delle dita.
Sentì il fiato del giovane farsi più vicino, segno che aveva avvicinato il volto al suo, e una mano poggiarsi all'altezza del suo cuore, massaggiandolo piano.
“Ti batte forte il cuore, lo posso chiaramente sentire anche da sopra la camicia.”
Glielo aveva sussurrato nelle orecchie, con voce calda e delicata, mentre posava leggermente le labbra al suo collo, il punto che sapeva essere il più sensibile per Kurt, che infatti rise appena per il solletico, aprendo gli occhi.
“Sai perchè batte.”
Quella non era una domanda, quella era una affermazione. Si, Blaine lo sapeva, lo aveva sempre saputo, ma sentirlo dire direttamente dalle labbra del ragazzo sarebbe stato del tutto diverso.
Sapeva anche come farlo crollare, in mesi di relazione aveva imparato a scoprire i suoi punti deboli e non aveva paura a giocare sporco per avere quello che desiderava.
“Kurt?”
Il giovane, sentendosi chiamare, alzò il viso, non rendendosi conto di trovarsi a pochi millimetri dalle labbra di Blaine che, prontamente, eliminò la stupida distanza tra loro, posando le labbra a quelle del mezzo soprano, il quale restò immobile per qualche istante, cercando di realizzare. Non ci volle molto, però, affinchè Blaine gli facesse capire che non c'era nulla da doversi preoccupare, così cedette, rilassando i muscoli e ricambiando il bacio, sentendo nascere sulle labbra di Blaine un sorriso.
Restò un bacio casto e delicato, un semplice tocco di labbra, nulla di più: quello però basto per far scoppiare il cuore di tutti e due i ragazzi di gioia. Quanto tempo dall'ultimo bacio? Un mese, poco più, ma era sembrata una eternità a tutti e due.
Quando si staccarono dal bacio Blaine continuava a tenere stretto Kurt tra le braccia, mentre il mezzo soprano aveva posato la testa sulla sua spalla. Il primo a parlare fu il più piccolo.
"Perchè batte?"
Kurt rise piano, non stupendosi affatto di quella domanda.
"Perchè tu sei qua con me oggi."
“Sai, spero che il prossimo anno potremmo festeggiarlo a New York, a casa nostra.”
Era una frase uscita dalle sue labbra quasi senza pensarci, ma rese Kurt stranamente leggero e sollevato: infondo sapevano entrambi che mancava poco a che si rimettessero insieme ufficialmente, anche se non ne avevano ancora parlato realmente.
Non si possono tenere lontani due cuori che cercano disperatamente di tornare uniti, è impossibile e loro due erano due anime destinate ad appartenersi l'uno all'altro, sempre.
“Sai, credo proprio che manderò un messaggio a Tina dicendole di non venire oggi per provare.”
Kurt sorrise, quella volta fu lui a eliminare ogni distanza tra loro, baciandolo nuovamente.

“Grazie di essere qua oggi, Kurt.”
“Grazie di essere rimasto nella mia vita, Blaine.”

 


Note dell'autrice:
Ciao a tutti ragazzi, buonasera (?)
Bhe, rieccomi qua con questa piccola OS troppo fluffosa per i miei standard, ma mi andava di cambiare un po'.
Principalmente nasce da notti insonni per trovare un regalo adatto per i due anni, quindi alla fine mi è uscita fuori questa cosuccia che, sinceramente, trovo molto accettabile.
Spero che piaccia anche a voi, gradirei molto qualche altro parere.
Non mi prolungo molto, almeno non vi annoio.
Bhe, quindi direi che ci sentiamo alla prossima! Un bacione a tutti!

Giulia Pierucci
 




 

   
 
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