Vampire kiss
Forse
vi avranno raccontato chi sono i vampiri… O meglio, cosa sono i vampiri.
Forse,
a questo proposito, vi avranno detto che succhiano il sangue degli esseri
umani, che temono la luce del sole e l’aglio. E che hanno un fascino irresistibile.
Ma
forse non vi hanno detto che, quando ne incontri uno, ci sono due cose che puoi
fare, se lo riconosci come tale: fuggire, sperando che non t’insegua, o
rimanere lì, incantato, e sperare che sia sazio.
Probabilmente
chiunque sceglierebbe la prima possibilità. Certo, è ovvio… Rimanere sarebbe
così stupido…
Allora chiamatemi stupida, perché, quando ho incontrato
il vampiro, no, non sono affatto scappata, anzi: l’ho guardato negli occhi e me
ne sono innamorata…
Sarà perché mi ha guardata come nessuno aveva mai fatto
prima, come un essere umano e non un’inutile ragazzina sognatrice;
Oppure perché il suo sorriso, o meglio, ghigno malvagio
mi ha ricordato quello di mio fratello, prima che morisse per la guerra, e mi
ha fatto sentire a casa;
Oppure, semplicemente perché non ne ho avuto paura.
-Sei un vampiro?- gli chiesi in un sussurro. Lui
continuò a ghignare.
-Può darsi… Ma, in fondo, posso anche dirti la verità,
tanto poi morirai… Perché l’odore del tuo sangue è molto intenso e io ho una
fame tremenda…-
Nemmeno queste parole mi spaventarono.
-Ok, fa’ come vuoi…- dissi, alzando le spalle con
noncuranza. Lui arcuò un sopracciglio.
-Non hai ancora paura di me?-
-Perché dovrei averne?- domandai con semplicità.
Fiutò l’aria della stanza e storse il naso.
-Impossibile… non sento la tua paura…- sibilò.
-Perché non ne provo, te l’ho detto…-
Si avvicinò a me di qualche passo e il mio cuore
aumentò i battiti. Perché, poi?
-E ora? Ancora nulla?-
-No. Perché cerchi di farmi paura, non ne ho di te…-
-Tu sai cos’è un vampiro?-
Scossi la testa. In realtà lo sapevo benissimo, ma
volevo che fosse lui a dirmelo. Sogghignò soddisfatto.
-Bene… Un vampiro è, semplicemente, un non morto…-
-Uh… una spiegazione laconica, oltre che lacunosa…-
sghignazzai, del tutto priva, oramai, del poco senno rimastomi dopo averlo
visto.
-Ti prendi gioco
di me, sciocca umana mortale?- mi sibilò.
Poi si avvicinò ancora di più, finché i nostri visi non
furono a pochi centimetri l’uno dall’altro. Poi mi guardò negli occhi con un
ghigno.
-Allora?- domandò, non avendo ottenuto risposta alla
domanda. I suoi occhi erano di un colore incredibilmente indescrivibile e,
sebbene avrei dovuto chinare il capo dinnanzi al suo sguardo gelido, e avrei
voluto, non lo feci: i suoi occhi erano la cosa più bella che avessi mai visto…
-No…- sussurrai, ma lui sentì benissimo. Si chinò su di
me e mi morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare; poi si staccò e
fissò la mia espressione: non era come, probabilmente, l’avrebbe immaginata.
Una ragazza spaventata che si è resa conto di aver
giocato con la morte. No, vide sul mio viso una maschera di pura eccitazione e morboso desiderio.
-Sei sicura?-
-Assolutamente…-
Tornò sulla mia bocca e, con la scusa di succhiare il
sangue che colava copioso dal labbro ferito, mi baciò con fremente passione. Si
sorprese quando ricambiai il bacio, ma non si fermò.
Fu il bacio più bello della mia vita.
Mi pose le mani sui fianchi e mi fece stendere
dolcemente sul pavimento di legno, umido e marcio.
Ciò che seguì fu confuso e doloroso: morsi dolci eppure
tremendi, baci al sangue e un’inarrestabile furia, quella di chi non ha
un’occasione simile da chissà quanto tempo.
Durò parecchio, incredibile quanta resistenza abbia un
vampiro.
Mi fece sua per una notte quasi intera, senza lasciarmi
il tempo di rimuginare su quanto, in realtà, fosse pericoloso ciò che stavo
facendo. E quanto fosse stupido.
Quando mi lasciò stremata e nuda sul pavimento, trovai
chissà dove la forza per chiedergli di finire ciò che aveva iniziato.
Mi fissò sbigottito.
-Cosa vuoi dire?-
-Non avevi fame?-
Ghignò.
-Stanotte l’ho saziata in modo diverso, la mia fame…-
-Non vuoi il mio sangue?-
Mi lasciò rivestire, poi mi fece distendere nuovamente
e mi si mise sopra.
-No, non per adesso…-
Mi morse il labbro, appena cicatrizzatosi, e mi baciò
succhiandomi altro sangue. Averi dovuto urlare per il dolore, invece riuscivo
solo a gemere per l’emozione. Che stupida...
-Devo andare, si sta facendo l’alba…- mi disse,
staccandosi da me, dopo avermi inconsciamente slacciato alcuni bottoni della
camicia.
-Ti rivedrò, stanotte?- sussurrai. Lui sospirò.
-Forse… mi piace giocare con te…-
Poi sparì nell’ombra, lasciandomi lì.
Folle. Innamorata. Follemente innamorata.
Passai la giornata a domandarmi le cose più assurde.
Mi schiaffeggiai da sola, passando per pazza, ma ne
avevo bisogno: non solo stavo pensando a complete indecenze, ma continuavo a
fantasticare sui prossimi incontri col vampiro di quella notte. Perché, ne ero
sicura, ce ne sarebbero stati altri. E non mi sbagliavo…
La notte seguente, la luna ormai alta nel cielo. E io,
come un’idiota, tornai in quella stanza. E, come un’idiota, aspettavo lui.
Arrivò e il mio
cuore mancò un battito: che stupida, era solo un gioco, no? Era solo un gioco
un po’ troppo divertente, ma meglio così. Finché non si fosse annoiato non mi
avrebbe ucciso. E io avrei avuto una ragione per aspettare le notte…
Quella volta non fu come la notte prima, fu molto
diverso: se l’ultima volta era stato selvaggio e irruento, stavolta fu dolce e
passionale. Come se nemmeno fosse la stessa persona, lo stesso vampiro.
Eppure era lui, lo avevo riconosciuto. Ma solo il Cielo
sa quanto avrei fatto meglio a non riconoscerlo e a fuggire via…
Fu dopo un mese che tutto cambiò.
Ogni notte ci incontravamo e ci lasciavamo andare ad
una passione proibita. Quella passione, però, forse un po’ troppo irruenta,
aveva generato qualcosa che non avrebbe mai dovuto esistere.
Quella notte, dopo l’ennesimo rapporto, mentre mi
rivestivo, osservandolo seduto a terra davanti a me, intento a fissare la luna,
decisi che avrebbe dovuto sapere.
Lo chiamai. Si voltò verso me con aria stanca.
-Che succede?-
Una domanda che, chiaramente, non mostrava alcun
interesse per qualsiasi cosa avrei detto.
-Sono incinta…-
-E allora?-
-Non fare l’ingenuo, sai che è tuo il bambino…-
-I vampiri non hanno eredi…- sibilò.
-Be’, i vampiri no, ma gli umani… gli umani sì… E, nel
caso non l’avessi notato, IO sono umana…-
-È un problema tuo…-
-No, direi che è anche tuo, visto che non sono certo
rimasta incinta da sola…-
Sbuffò.
-Non posso avere un figlio… tantomeno posso averlo da
te…-
-E allora uccidimi, perché non intendo abortire…-
Sospirò e si alzò, per poi sedersi accanto a me.
-No, non intendo ucciderti. Ma potrebbe farlo il
bambino quando crescerà…-
-Non ho avuto paura di te, non ne avrò di certo di mio
figlio…- sibilai. Lui sbuffò.
-Non sarà necessariamente come me, il bambino, capisci?
Senza contare che avrebbe una vita d’inferno. Vivrebbe nell’eterna dannazione…
È davvero questo che vuoi per tuo figlio?-
No, non lo era. Avrei voluto che fosse una persona
felice e viva. Invece sarebbe stata solo infelice e dannata. Per sempre. Come
suo padre.
-Sì…- mentii, ma lui era sveglio. Se ne accorse.
-No, non è vero…-
-E allora? Ti ho già detto che non rinuncerò al bambino…
né a te…- aggiunsi, in un sussurro, che lui naturalmente udì.
E sospirò.
-Non essere stupida…-
E perché? Perché non dovevo? Cosa c’era di sbagliato?
Effettivamente tante cose, e allora? Un amore proibito non ha forse diritto di
nascere e avere la sua possibilità di svilupparsi come crede?
-No, non posso…-
Che buffo, ci “frequentavamo” da un mese, eppure non
sapevo neppure il suo nome. Né, presumibilmente, lui era a conoscenza del mio.
Mi prese per le spalle e mi baciò, esattamente come
ogni volta. Ogni volta quel bacio era stato il preludio di una notte di
passione; ora, invece, era solo un bacio. Solo
un bacio… come se un bacio fosse poca cosa…
Averi voluto piangere, ma perché, poi? Non ero felice?
Che domanda stupida, certo che no… Come si potrebbe
essere felici quando si è innamorati di qualcuno con cui non ci sarà mai un
futuro? Che stupida… Forse, per una volta nella vita, dovrei fare come mi
dicono… Ma no, io sono troppo testarda per chinare il capo. E, forse, troppo
innamorata.
Nonostante tutto, anche quella volta, al bacio, seguì
la solita volgare ed irruenta orda di sensazioni erotiche: feroci, folli. E
inarrestabili.
Passava il tempo, ero già al settimo mese di
gravidanza. Sarebbe stato un maschio, mio figlio, e l’avrei allevato, che il
padre l’avesse voluto o meno.
Passava il tempo, e non c’era notte in cui con ci
scambiassimo effusioni oltremodo esagerate, quasi come due adolescenti in preda
agli ormoni.
Passava il tempo… e non cambiava mai nulla.
Ogni notte era la solita storia: baci, sangue, poi solo
follia cieca e voglie assatanate. Stavo diventando un mostro anch’io? Anch’io
iniziavo a sentire il bisogno di far del male alle vite degli altri?
-Sono gli ormoni del bambino…- mi spiegò una volta,
durante uno dei nostri colloqui preliminari. Perché ognuno ha i propri, di
preliminari. Per noi erano questi.
Forse avrei dovuto farmi trasformare in vampiro
anch’io? Era un’idea…
-No… se ti trasformassi in vampiro ora, morirebbe il
bambino…- mi disse. E compresi che aveva ragione, sebbene sapessi con totale
certezza che, se avesse potuto scegliere, avrebbe scelto me, non il bambino.
Forse iniziava ad amarmi? O forse ero io che iniziavo
ad amarlo? Oppure era una cosa reciproca?
Una notte, una notte come tante altre, una notte di
plenilunio, mi sentivo strana, forse perché mancavano solo un paio di settimane
al termine di quella gravidanza. Mi sentivo strana, inquieta. E non avevo
assolutamente voglia di una delle nostre “sedute”.
-Stasera no…-
Mi guardò di storto, quando lo dissi, ma non protestò.
Mi sedette accanto e mi strinse a sé. Poggiai, per la prima
volta, la testa contro il suo petto gelido e non sentii battere alcun
cuore.
-Il tuo cuore…- sussurrai.
-È freddo, come il mio corpo…- sorrise tristemente.
–Dimmi, neppure ora hai un po’ di paura?-
-No…-
Sospirò.
-Be’, invece dovresti… Comunque, hai deciso come fare
col bambino? Non potrai tenerlo a casa tua…-
-Ci ho pensato bene… Quando sarà nato mi trasformerai
in vampiro e fuggiremo insieme. Tutti e tre…-
Ebbe un tremito e s’irrigidì.
-No…-
-No?-
Scosse la testa.
-Non si può, e lo sai…-
Chinai il capo: sì, lo sapevo, ma non volevo che
finisse così; non avrei mai allevato mio figlio, nostro figlio, il figlio di un vampiro, da sola. E, tantomeno,
avrei rinunciato a lui, l’oscuro amante di cui nemmeno conoscevo il nome. Ma,
in fondo, aveva davvero importanza?
-Sì che si può… Se tu mi ami…-
Come mi era venuto in mente di dire una simile
sciocchezza?!?! Avevo del tutto perso il mio già scarso senno a causa sua?!?!
-Scusa, io non…-
Non ci fu il tempo di dire alcunché: semplicemente mi
morse il collo, iniziando a succhiarmi via il sangue.
Certo, già l’aveva fatto altre volte, e non aveva fatto
altro che eccitarmi, ma stavolta era diverso.
Non c’era la dolcezza o la sensualità solita;
Non c’era l’eros delle prime volte.
Ora c’era solo fame, sete. Sete di sangue. Del mio sangue.
Già altre volte l’aveva fatto, mi aveva succhiato il
sangue dal collo con sensualità. Per il semplice desiderio di farmi provare la
sensazione di essere completamente in suo potere. Perché, in quei momenti, lui
aveva la mia vita nelle sue mani gelide. E io mi fidavo ciecamente di lui.
Ma stavolta no, c’era qualcosa di molto, molto diverso
dal solito…
Stavolta non si fermò dopo un po’, tanto che iniziai a
sentirmi sempre più debole, sempre meno… viva.
-Co…cosa stai… ?- tentai di domandare, ma lui si staccò
dal mio collo, passandomi poi un dito sulla ferita sanguinolenta.
-Shhh… Sta’ tranquilla, tra poco sarà finita…- disse.
Pensai che avrebbe ripreso il morso, invece fu tutto come al solito: mi spogliò
e fece lo stesso con se stesso, poi mi stese sul legno marcio e mi si mise
sopra.
-Shhh…- ripeté -…vedrai, andrà tutto bene…-
E con gesti fluidi mi fece sua, riprendendo al contempo
a succhiarmi il sangue dalla ferita sul collo.
Il dolore era inimmaginabile: non solo perché mi stava
succhiando tutto il sangue, o perché stava entrando in me con violenza…
No, c’era di peggio che questo: sapere che per lui, che
avevo sempre amato, era solo un gioco; e che per me, che avrei potuto
fingere che non m’importasse nulla di essere ricambiata, sarebbe
stata l’ultima volta
con lui…
La morte…
Sapete, forse non è poi così brutta, in fondo.
Perché, quando muori, non senti più nulla.
Né il dolore fisico, né quello morale.
Sei libero, libero da ogni catena. Da ogni sensazione
terrena. Da ogni sensazione brutta, ma anche da ogni sensazione bella.
Semplicemente, non sei più…
Niente, nessuno…
Tutto svanisce lentamente, ti sembra quasi
d’addormentarti…
Poi, scopri di essere morto quando gli occhi non si
riaprono, il corpo smette di avere peso e il dolore svanisce…
Scopri di essere morto quando, camminando sotto la
pioggia, tutto quello che senti è il ricordo della sensazione di umidità sulle
pelle…
Scopri di essere morto quando, nei tuoi occhi, che
scrutano le persone amate abbandonate sulla Terra, non ci sono più lacrime da
piangere…
E quando, osservando una macchia di sangue scuro colare
dal collo di una giovane donna, da due minuscoli fori circolari, tutto ci che
riesci a pensare è che anche lei, come te, è stata solo ingannata.
O forse no, forse per te è stato usato un trattamento
di favore.
Forse…
Oppure, colui per cui ti sei sentita così, sporca
eppure felice come non mai, in fondo, è solo un bastardo…
Il
suo corpo si gelò sotto le sue carni già di ghiaccio, il sangue colò dalla
ferita che lui le aveva inferto.
Che
bellezza, aveva ucciso l’unica donna che avesse mai amato mentre era incinta di
suo figlio.
Era
solo un assassino. E non solo aveva ucciso lei, ma anche il suo bambino. Era un
mostro…
-No,
non è possibile…-
E
poi perché l’aveva fatto? Solo perché lei aveva detto “Se tu mi ami…”
Lei
lo amava, lo aveva sempre saputo, eppure che aveva fatto? L’aveva resa schiava
di un incantesimo senza fine, il fragile inizio di un circolo vizioso fatto di
voglie sfrenate, sangue ed eterna dannazione.
L’aveva
resa schiava di una passione proibita, l’aveva condannata. E con lei il suo
bambino, quella creatura nata dal peccato dell’ingenuità umana, nata dal
desiderio di un assassino di essere, per una volta, solo un’amante.
L’aveva
condannata ad essere una reietta, come lui, e lei, ben consapevole di ciò, non
si era mai tirata indietro. Non aveva mai avuto dubbi, paure. Mai. Nemmeno
quando le succhiava il sangue dal corpo, per toglierle quella vita che
l’avrebbe costretta nel dolore, lei aveva avuto paura.
E
per questo lui l’aveva sempre amata. Dal primo istante.
Per
questo, quando il cuore di lei, e del piccolo che aveva in grembo, smise di
battere, senza nemmeno rivestirsi o spostarsi da sopra il suo corpo gravido,
iniziò a piangere.
Piangere,
perché era stato uno stupido a credere che avrebbe funzionato;
Piangere,
perché era stato un illuso a credere che quell’amore potesse crescere;
Piangere,
perché era stato un cieco per non capire che lei non si sarebbe arresa;
Piangere,
perché era stato uno stupido, cieco illuso…
Piangere,
semplicemente perché aveva rinunciato alla cosa che più aveva al suo gelido
cuore per… per cosa?
Per
proteggerla… Già, quello cercava di ripetersi per auto convincersi che fosse
così.
No,
la verità era un’altra: l’aveva uccisa perché aveva avuto paura.
Paura
che potesse finire come lui, immersa per sempre nell’orrore della vita,
costantemente nella brama di una morte lenta e dolorosa per ripagare, seppur
solo in minima parte, i peccati commessi.
Paura
che, quando avrebbe capito la verità, non l’avrebbe amato più. E non l’avrebbe
mai potuto sopportare.
Paura…
semplicemente, paura che nemmeno quello gli avrebbe dato la felicità che non
provava se non nelle notti passate con lei per quei nove mesi…
Avreste mai pensato
che si potesse uccidere per amore? Sinceramente, io no…
Non sarei mai, nella
mia eterna dannazione e sete di sangue, riuscito a capire cosa sia quel
sentimento che fa impazzire gli umani a quel modo…
Tanto, che non
riescono a controllarlo più…
Gli uomini si fanno
folli, le donne si illudono…
Eppure, lei mi ha
insegnato che non sono tutti così… Lei, per esempio, mi amava e io amavo lei…
Eppure, ha saputo mettere da parte i sentimenti, per farmi credere che a lei,
in realtà, non importasse cosa c’era tra noi, ma che fossimo noi…
Ed è stato bello…
È buffo, sono
basatati nove mesi a cambiarmi così, dopo troppi anni per poterli contare
passati alla ricerca di qualcosa che lei ha saputo darmi dopo il primo bacio.
Credevo che sarei
impazzito, quando tardava ad arrivare. Credevo che sarei morto, per quanto
impossibile, se non l’avessi vista. E averla non misarebbe importato se lei
fosse venuta… Era solo un modo per auto convincerci che era tutto quello di cui
avevamo bisogno per essere felici…
Che stupidi…
Ora, però, è
irrimediabilmente tardi…
E la colpa, come
sempre, è mia…
Me lo dicevano, anni
fa, i miei primi compagni d’avventura:
“Sta’ attento, quel
che tocchi distruggi…”
Mai come ora quella
frase m’è parsa vera.
I vampiri non
piangono.
Forse solo una, due,
volte in tutta l’eternità della loro vita.
E sprecare le
proprie lacrime di un’eternità per... LEI… Be’, a voi parrà stupido, a me solo
superfluo…
Perché le mie
lacrime non la riporteranno da me… né lei né il bambino…
Il suo bambino, il mio bambino… Il nostro bambino…
Quel bambino che,
grazie a me, non vedrà mai la luce. Né, poiché vampiro, le tenebre.
Buffo, l’ho avuta
con me per nove mesi e mai ho saputo il suo nome. Ne, presumibilmente, lei ha
mai saputo il mio.
Buffo…
Il destino gioca con
le nostre vite come un gatto gioca col topolino prima di ucciderlo.
Sì, perché sapete? Il
destino, in fondo, è solo un bastardo…
Salve a tutti, è il mio primo sctitto di questo tipo, spero vi piaccia...
E' la follia di una sera ed la mia prima erotica. Non era affatto mia
intenzione "parodiare" Il libro di Mrs Mayer (non riesco a pronunciarne
il nome...), ma l'idea è uscita così. Per questo la
dedico a ladyme o meglio a Rebecca, che invece quella storia la adora.
Tutta per te, cara, con affetto infinito! Spero ti piaccia! Bacioni!
Commentate, se vi va...
Vostra, Lady_Firiel