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Autore: Lady_Firiel    27/05/2009    3 recensioni
Una ragazza. Un vampiro. Nove mesi per una passione proibita, nove mesi per creare qualcosa che non dovreebbe esistere.
E pochi, terribili istanti... per distruggerlo...
Dedicata a ladyme, o meglio, a Rebecca, con infinito affetto!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Erotico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti
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Vampire kiss

Vampire kiss

Forse vi avranno raccontato chi sono i vampiri… O meglio, cosa sono i vampiri.
Forse, a questo proposito, vi avranno detto che succhiano il sangue degli esseri umani, che temono la luce del sole e l’aglio. E che hanno un fascino irresistibile.
Ma forse non vi hanno detto che, quando ne incontri uno, ci sono due cose che puoi fare, se lo riconosci come tale: fuggire, sperando che non t’insegua, o rimanere lì, incantato, e sperare che sia sazio.
Probabilmente chiunque sceglierebbe la prima possibilità. Certo, è ovvio… Rimanere sarebbe così stupido…
Allora chiamatemi stupida, perché, quando ho incontrato il vampiro, no, non sono affatto scappata, anzi: l’ho guardato negli occhi e me ne sono innamorata…
Sarà perché mi ha guardata come nessuno aveva mai fatto prima, come un essere umano e non un’inutile ragazzina sognatrice;
Oppure perché il suo sorriso, o meglio, ghigno malvagio mi ha ricordato quello di mio fratello, prima che morisse per la guerra, e mi ha fatto sentire a casa;
Oppure, semplicemente perché non ne ho avuto paura.
-Sei un vampiro?- gli chiesi in un sussurro. Lui continuò a ghignare.
-Può darsi… Ma, in fondo, posso anche dirti la verità, tanto poi morirai… Perché l’odore del tuo sangue è molto intenso e io ho una fame tremenda…-
Nemmeno queste parole mi spaventarono.
-Ok, fa’ come vuoi…- dissi, alzando le spalle con noncuranza. Lui arcuò un sopracciglio.
-Non hai ancora paura di me?-
-Perché dovrei averne?- domandai con semplicità.
Fiutò l’aria della stanza e storse il naso.
-Impossibile… non sento la tua paura…- sibilò.
-Perché non ne provo, te l’ho detto…-
Si avvicinò a me di qualche passo e il mio cuore aumentò i battiti. Perché, poi?
-E ora? Ancora nulla?-
-No. Perché cerchi di farmi paura, non ne ho di te…-
-Tu sai cos’è un vampiro?-
Scossi la testa. In realtà lo sapevo benissimo, ma volevo che fosse lui a dirmelo. Sogghignò soddisfatto.
-Bene… Un vampiro è, semplicemente, un non morto…-
-Uh… una spiegazione laconica, oltre che lacunosa…- sghignazzai, del tutto priva, oramai, del poco senno rimastomi dopo averlo visto.
-Ti prendi gioco di me, sciocca umana mortale?- mi sibilò.
Poi si avvicinò ancora di più, finché i nostri visi non furono a pochi centimetri l’uno dall’altro. Poi mi guardò negli occhi con un ghigno.
-Allora?- domandò, non avendo ottenuto risposta alla domanda. I suoi occhi erano di un colore incredibilmente indescrivibile e, sebbene avrei dovuto chinare il capo dinnanzi al suo sguardo gelido, e avrei voluto, non lo feci: i suoi occhi erano la cosa più bella che avessi mai visto…
-No…- sussurrai, ma lui sentì benissimo. Si chinò su di me e mi morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare; poi si staccò e fissò la mia espressione: non era come, probabilmente, l’avrebbe immaginata.
Una ragazza spaventata che si è resa conto di aver giocato con la morte. No, vide sul mio viso una maschera di pura eccitazione e morboso desiderio.
-Sei sicura?-
-Assolutamente…-
Tornò sulla mia bocca e, con la scusa di succhiare il sangue che colava copioso dal labbro ferito, mi baciò con fremente passione. Si sorprese quando ricambiai il bacio, ma non si fermò.
Fu il bacio più bello della mia vita.
Mi pose le mani sui fianchi e mi fece stendere dolcemente sul pavimento di legno, umido e marcio.
Ciò che seguì fu confuso e doloroso: morsi dolci eppure tremendi, baci al sangue e un’inarrestabile furia, quella di chi non ha un’occasione simile da chissà quanto tempo.
Durò parecchio, incredibile quanta resistenza abbia un vampiro.
Mi fece sua per una notte quasi intera, senza lasciarmi il tempo di rimuginare su quanto, in realtà, fosse pericoloso ciò che stavo facendo. E quanto fosse stupido.
Quando mi lasciò stremata e nuda sul pavimento, trovai chissà dove la forza per chiedergli di finire ciò che aveva iniziato.
Mi fissò sbigottito.
-Cosa vuoi dire?-
-Non avevi fame?-
Ghignò.
-Stanotte l’ho saziata in modo diverso, la mia fame…-
-Non vuoi il mio sangue?-
Mi lasciò rivestire, poi mi fece distendere nuovamente e mi si mise sopra.
-No, non per adesso…-
Mi morse il labbro, appena cicatrizzatosi, e mi baciò succhiandomi altro sangue. Averi dovuto urlare per il dolore, invece riuscivo solo a gemere per l’emozione. Che stupida...  
-Devo andare, si sta facendo l’alba…- mi disse, staccandosi da me, dopo avermi inconsciamente slacciato alcuni bottoni della camicia.
-Ti rivedrò, stanotte?- sussurrai. Lui sospirò.
-Forse… mi piace giocare con te…-
Poi sparì nell’ombra, lasciandomi lì.
Folle. Innamorata. Follemente innamorata.

 
Passai la giornata a domandarmi le cose più assurde.
Mi schiaffeggiai da sola, passando per pazza, ma ne avevo bisogno: non solo stavo pensando a complete indecenze, ma continuavo a fantasticare sui prossimi incontri col vampiro di quella notte. Perché, ne ero sicura, ce ne sarebbero stati altri. E non mi sbagliavo…

 
La notte seguente, la luna ormai alta nel cielo. E io, come un’idiota, tornai in quella stanza. E, come un’idiota, aspettavo lui.
Arrivò e il  mio cuore mancò un battito: che stupida, era solo un gioco, no? Era solo un gioco un po’ troppo divertente, ma meglio così. Finché non si fosse annoiato non mi avrebbe ucciso. E io avrei avuto una ragione per aspettare le notte…
Quella volta non fu come la notte prima, fu molto diverso: se l’ultima volta era stato selvaggio e irruento, stavolta fu dolce e passionale. Come se nemmeno fosse la stessa persona, lo stesso vampiro.
Eppure era lui, lo avevo riconosciuto. Ma solo il Cielo sa quanto avrei fatto meglio a non riconoscerlo e a fuggire via…

 

Fu dopo un mese che tutto cambiò.
Ogni notte ci incontravamo e ci lasciavamo andare ad una passione proibita. Quella passione, però, forse un po’ troppo irruenta, aveva generato qualcosa che non avrebbe mai dovuto esistere.
Quella notte, dopo l’ennesimo rapporto, mentre mi rivestivo, osservandolo seduto a terra davanti a me, intento a fissare la luna, decisi che avrebbe dovuto sapere.
Lo chiamai. Si voltò verso me con aria stanca.
-Che succede?-
Una domanda che, chiaramente, non mostrava alcun interesse per qualsiasi cosa avrei detto.
-Sono incinta…-
-E allora?-
-Non fare l’ingenuo, sai che è tuo il bambino…-
-I vampiri non hanno eredi…- sibilò.
-Be’, i vampiri no, ma gli umani… gli umani sì… E, nel caso non l’avessi notato, IO sono umana…-
-È un problema tuo…-
-No, direi che è anche tuo, visto che non sono certo rimasta incinta da sola…-
Sbuffò.
-Non posso avere un figlio… tantomeno posso averlo da te…-
-E allora uccidimi, perché non intendo abortire…-
Sospirò e si alzò, per poi sedersi accanto a me.
-No, non intendo ucciderti. Ma potrebbe farlo il bambino quando crescerà…-
-Non ho avuto paura di te, non ne avrò di certo di mio figlio…- sibilai. Lui sbuffò.
-Non sarà necessariamente come me, il bambino, capisci? Senza contare che avrebbe una vita d’inferno. Vivrebbe nell’eterna dannazione… È davvero questo che vuoi per tuo figlio?-
No, non lo era. Avrei voluto che fosse una persona felice e viva. Invece sarebbe stata solo infelice e dannata. Per sempre. Come suo padre.
-Sì…- mentii, ma lui era sveglio. Se ne accorse.
-No, non è vero…-
-E allora? Ti ho già detto che non rinuncerò al bambino… né a te…- aggiunsi, in un sussurro, che lui naturalmente udì.
E sospirò.
-Non essere stupida…-
E perché? Perché non dovevo? Cosa c’era di sbagliato? Effettivamente tante cose, e allora? Un amore proibito non ha forse diritto di nascere e avere la sua possibilità di svilupparsi come crede?
-No, non posso…-
Che buffo, ci “frequentavamo” da un mese, eppure non sapevo neppure il suo nome. Né, presumibilmente, lui era a conoscenza del mio.
Mi prese per le spalle e mi baciò, esattamente come ogni volta. Ogni volta quel bacio era stato il preludio di una notte di passione; ora, invece, era solo un bacio. Solo un bacio… come se un bacio fosse poca cosa…
Averi voluto piangere, ma perché, poi? Non ero felice?
Che domanda stupida, certo che no… Come si potrebbe essere felici quando si è innamorati di qualcuno con cui non ci sarà mai un futuro? Che stupida… Forse, per una volta nella vita, dovrei fare come mi dicono… Ma no, io sono troppo testarda per chinare il capo. E, forse, troppo innamorata.
Nonostante tutto, anche quella volta, al bacio, seguì la solita volgare ed irruenta orda di sensazioni erotiche: feroci, folli. E inarrestabili.

 
Passava il tempo, ero già al settimo mese di gravidanza. Sarebbe stato un maschio, mio figlio, e l’avrei allevato, che il padre l’avesse voluto o meno.
Passava il tempo, e non c’era notte in cui con ci scambiassimo effusioni oltremodo esagerate, quasi come due adolescenti in preda agli ormoni.
Passava il tempo… e non cambiava mai nulla.
Ogni notte era la solita storia: baci, sangue, poi solo follia cieca e voglie assatanate. Stavo diventando un mostro anch’io? Anch’io iniziavo a sentire il bisogno di far del male alle vite degli altri?
-Sono gli ormoni del bambino…- mi spiegò una volta, durante uno dei nostri colloqui preliminari. Perché ognuno ha i propri, di preliminari. Per noi erano questi.
Forse avrei dovuto farmi trasformare in vampiro anch’io? Era un’idea…
-No… se ti trasformassi in vampiro ora, morirebbe il bambino…- mi disse. E compresi che aveva ragione, sebbene sapessi con totale certezza che, se avesse potuto scegliere, avrebbe scelto me, non il bambino.
Forse iniziava ad amarmi? O forse ero io che iniziavo ad amarlo? Oppure era una cosa reciproca?

 
Una notte, una notte come tante altre, una notte di plenilunio, mi sentivo strana, forse perché mancavano solo un paio di settimane al termine di quella gravidanza. Mi sentivo strana, inquieta. E non avevo assolutamente voglia di una delle nostre “sedute”.
-Stasera no…-
Mi guardò di storto, quando lo dissi, ma non protestò. Mi sedette accanto e mi strinse a sé. Poggiai, per la prima volta, la testa contro il suo petto gelido e non sentii battere alcun cuore.
-Il tuo cuore…- sussurrai.
-È freddo, come il mio corpo…- sorrise tristemente. –Dimmi, neppure ora hai un po’ di paura?-
-No…-
Sospirò.
-Be’, invece dovresti… Comunque, hai deciso come fare col bambino? Non potrai tenerlo a casa tua…-
-Ci ho pensato bene… Quando sarà nato mi trasformerai in vampiro e fuggiremo insieme. Tutti e tre…-
Ebbe un tremito e s’irrigidì.
-No…-
-No?-
Scosse la testa.
-Non si può, e lo sai…-
Chinai il capo: sì, lo sapevo, ma non volevo che finisse così; non avrei mai allevato mio figlio, nostro figlio, il figlio di un vampiro, da sola. E, tantomeno, avrei rinunciato a lui, l’oscuro amante di cui nemmeno conoscevo il nome. Ma, in fondo, aveva davvero importanza?
-Sì che si può… Se tu mi ami…-
Come mi era venuto in mente di dire una simile sciocchezza?!?! Avevo del tutto perso il mio già scarso senno a causa sua?!?!
-Scusa, io non…-
Non ci fu il tempo di dire alcunché: semplicemente mi morse il collo, iniziando a succhiarmi via il sangue.
Certo, già l’aveva fatto altre volte, e non aveva fatto altro che eccitarmi, ma stavolta era diverso.
Non c’era la dolcezza o la sensualità solita;
Non c’era l’eros delle prime volte.
Ora c’era solo fame, sete. Sete di sangue. Del mio sangue.
Già altre volte l’aveva fatto, mi aveva succhiato il sangue dal collo con sensualità. Per il semplice desiderio di farmi provare la sensazione di essere completamente in suo potere. Perché, in quei momenti, lui aveva la mia vita nelle sue mani gelide. E io mi fidavo ciecamente di lui.
Ma stavolta no, c’era qualcosa di molto, molto diverso dal solito…
Stavolta non si fermò dopo un po’, tanto che iniziai a sentirmi sempre più debole, sempre meno… viva.
-Co…cosa stai… ?- tentai di domandare, ma lui si staccò dal mio collo, passandomi poi un dito sulla ferita sanguinolenta.
-Shhh… Sta’ tranquilla, tra poco sarà finita…- disse. Pensai che avrebbe ripreso il morso, invece fu tutto come al solito: mi spogliò e fece lo stesso con se stesso, poi mi stese sul legno marcio e mi si mise sopra.
-Shhh…- ripeté -…vedrai, andrà tutto bene…-
E con gesti fluidi mi fece sua, riprendendo al contempo a succhiarmi il sangue dalla ferita sul collo.
Il dolore era inimmaginabile: non solo perché mi stava succhiando tutto il sangue, o perché stava entrando in me con violenza…
No, c’era di peggio che questo: sapere che per lui, che avevo sempre amato, era solo un gioco; e che per me, che avrei potuto fingere che non m’importasse nulla di essere ricambiata, sarebbe stata l’ultima volta con lui…


La morte…
Sapete, forse non è poi così brutta, in fondo.
Perché, quando muori, non senti più nulla.
Né il dolore fisico, né quello morale.
Sei libero, libero da ogni catena. Da ogni sensazione terrena. Da ogni sensazione brutta, ma anche da ogni sensazione bella.
Semplicemente, non sei più…
Niente, nessuno…
Tutto svanisce lentamente, ti sembra quasi d’addormentarti…
Poi, scopri di essere morto quando gli occhi non si riaprono, il corpo smette di avere peso e il dolore svanisce…
Scopri di essere morto quando, camminando sotto la pioggia, tutto quello che senti è il ricordo della sensazione di umidità sulle pelle…
Scopri di essere morto quando, nei tuoi occhi, che scrutano le persone amate abbandonate sulla Terra, non ci sono più lacrime da piangere…
E quando, osservando una macchia di sangue scuro colare dal collo di una giovane donna, da due minuscoli fori circolari, tutto ci che riesci a pensare è che anche lei, come te, è stata solo ingannata.
O forse no, forse per te è stato usato un trattamento di favore.
Forse…
Oppure, colui per cui ti sei sentita così, sporca eppure felice come non mai, in fondo, è solo un bastardo



Il suo corpo si gelò sotto le sue carni già di ghiaccio, il sangue colò dalla ferita che lui le aveva inferto.
Che bellezza, aveva ucciso l’unica donna che avesse mai amato mentre era incinta di suo figlio.
Era solo un assassino. E non solo aveva ucciso lei, ma anche il suo bambino. Era un mostro…
-No, non è possibile…-
E poi perché l’aveva fatto? Solo perché lei aveva detto “Se tu mi ami…
Lei lo amava, lo aveva sempre saputo, eppure che aveva fatto? L’aveva resa schiava di un incantesimo senza fine, il fragile inizio di un circolo vizioso fatto di voglie sfrenate, sangue ed eterna dannazione.
L’aveva resa schiava di una passione proibita, l’aveva condannata. E con lei il suo bambino, quella creatura nata dal peccato dell’ingenuità umana, nata dal desiderio di un assassino di essere, per una volta, solo un’amante.
L’aveva condannata ad essere una reietta, come lui, e lei, ben consapevole di ciò, non si era mai tirata indietro. Non aveva mai avuto dubbi, paure. Mai. Nemmeno quando le succhiava il sangue dal corpo, per toglierle quella vita che l’avrebbe costretta nel dolore, lei aveva avuto paura.
E per questo lui l’aveva sempre amata. Dal primo istante.
Per questo, quando il cuore di lei, e del piccolo che aveva in grembo, smise di battere, senza nemmeno rivestirsi o spostarsi da sopra il suo corpo gravido, iniziò a piangere.
Piangere, perché era stato uno stupido a credere che avrebbe funzionato;
Piangere, perché era stato un illuso a credere che quell’amore potesse crescere;
Piangere, perché era stato un cieco per non capire che lei non si sarebbe arresa;
Piangere, perché era stato uno stupido, cieco illuso…
Piangere, semplicemente perché aveva rinunciato alla cosa che più aveva al suo gelido cuore per… per cosa?
Per proteggerla… Già, quello cercava di ripetersi per auto convincersi che fosse così.
No, la verità era un’altra: l’aveva uccisa perché aveva avuto paura.
Paura che potesse finire come lui, immersa per sempre nell’orrore della vita, costantemente nella brama di una morte lenta e dolorosa per ripagare, seppur solo in minima parte, i peccati commessi.
Paura che, quando avrebbe capito la verità, non l’avrebbe amato più. E non l’avrebbe mai potuto sopportare.
Paura… semplicemente, paura che nemmeno quello gli avrebbe dato la felicità che non provava se non nelle notti passate con lei per quei nove mesi



Avreste mai pensato che si potesse uccidere per amore? Sinceramente, io no…
Non sarei mai, nella mia eterna dannazione e sete di sangue, riuscito a capire cosa sia quel sentimento che fa impazzire gli umani a quel modo…
Tanto, che non riescono a controllarlo più…
Gli uomini si fanno folli, le donne si illudono…
Eppure, lei mi ha insegnato che non sono tutti così… Lei, per esempio, mi amava e io amavo lei… Eppure, ha saputo mettere da parte i sentimenti, per farmi credere che a lei, in realtà, non importasse cosa c’era tra noi, ma che fossimo noi…

Ed è stato bello…
È buffo, sono basatati nove mesi a cambiarmi così, dopo troppi anni per poterli contare passati alla ricerca di qualcosa che lei ha saputo darmi dopo il primo bacio.
Credevo che sarei impazzito, quando tardava ad arrivare. Credevo che sarei morto, per quanto impossibile, se non l’avessi vista. E averla non misarebbe importato se lei fosse venuta… Era solo un modo per auto convincerci che era tutto quello di cui avevamo bisogno per essere felici…

Che stupidi…
Ora, però, è irrimediabilmente tardi…
E la colpa, come sempre, è mia…
Me lo dicevano, anni fa, i miei primi compagni d’avventura:
“Sta’ attento, quel che tocchi distruggi…”
Mai come ora quella frase m’è parsa vera.
I vampiri non piangono.
Forse solo una, due, volte in tutta l’eternità della loro vita.

E sprecare le proprie lacrime di un’eternità per... LEI… Be’, a voi parrà stupido, a me solo superfluo…
Perché le mie lacrime non la riporteranno da me… né lei né il bambino…

Il
suo bambino, il mio bambino… Il nostro bambino…
Quel bambino che, grazie a me, non vedrà mai la luce. Né, poiché vampiro, le tenebre.
Buffo, l’ho avuta con me per nove mesi e mai ho saputo il suo nome. Ne, presumibilmente, lei ha mai saputo il mio.
Buffo…
Il destino gioca con le nostre vite come un gatto gioca col topolino prima di ucciderlo.
Sì, perché sapete? Il destino, in fondo, è solo un bastardo…


Salve a tutti, è il mio primo sctitto di questo tipo, spero vi piaccia...
E' la follia di una sera ed la mia prima erotica. Non era affatto mia intenzione "parodiare" Il libro di Mrs Mayer (non riesco a pronunciarne il nome...), ma l'idea è uscita così. Per questo la dedico a ladyme o meglio a Rebecca, che invece quella storia la adora.
Tutta per te, cara, con affetto infinito! Spero ti piaccia! Bacioni! 

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Vostra, Lady_Firiel

   
 
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