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Autore: corvonero83    09/01/2017    2 recensioni
-Chissà chi ha vissuto qui dentro? forse…- le balenò un pensiero in mente. Non era la camera di Emeraude ma poteva benissimo essere stata la stanza di Zagato. A quel pensiero poggiò la fronte al vetro freddo, gli occhi le bruciavano e un senso di malessere le pervase lo stomaco. Si sentiva inadeguata, lei non era una principessa! Non sapeva assolutamente come guidare un popolo e sopratutto non poteva più farlo saltuariamente!
Genere: Drammatico, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hikaru Shidou, Lantis
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per l'occasione voglio raccontare

del sacrifico tenero e speciale

tu spirito che appari

fai tremare e puoi avermi dentro ai tuoi occhi, ai tuoi occhi...”

(Estra- Ai tuoi occhi)

 

 

 

Fu Mokona a svegliarla.

La piccola creatura era agitata e non faceva altro che emettere i suoi rumorosi -phuu- che le fecero aprire gli occhi.

-Che c'è piccolo?-

L'animaletto la fissò intensamente, poi scappò via approfittando del fatto che la porta era rimasta socchiusa.

-Mokona!- Hikaru si stupì di quell'atteggiamento strano, decise di seguire l'animaletto tanto non si sarebbe più riaddormentata, anche lei era inquieta e non sapeva capirne il motivo.

Dalla vetrata del corridoio vide che stava ancora diluviando. Un altro temporale ad oscurare il cielo solitamente limpido di Cefiro.

Aveva il terrore che fosse solo colpa sua.

Vide l'ombra del piccolo animaletto bianco saltellare lungo il buio corridoio e alla fine di questo lo vide oltrepassare una porta socchiusa.

Non sapeva in che parte del castello si trovasse. Clef aveva deciso di mettere lei, Umi e Fuu in camere separate ma ora avrebbe voluto avere le sue amiche con se. Decise di entrare comunque in quella stanza per recuperare Mokona e poter tornare a dormire.

La stanza era buia o meglio, un ampia finestra faceva entrare la poca luce emessa ad intermittenza dai lampi che squarciavano il cielo con boati fragorosi. Era una camera da letto molto grande e anche molto spoglia. Mokona era sparito.

Si era abituata presto a quell'oscurità e come una calamita fu attirata da quella ampia vetrata e vi si avvicinò. Poteva vedere gran parte di Cefiro e quasi tutto quel lato del castello, soprattutto poteva vedere il cortile dove di solito si tratteneva la principessa Emeraude, così le aveva raccontato Clef. Si rese conto solo allora di quanto fossero alte le torri del castello.

-Chissà chi ha vissuto qui dentro? forse…- le balenò un pensiero in mente. Non era la camera di Emeraude ma poteva benissimo essere stata la stanza di Zagato. A quel pensiero poggiò la fronte al vetro freddo, gli occhi le bruciavano e un senso di malessere le pervase lo stomaco. Si sentiva inadeguata, lei non era una principessa! Non sapeva assolutamente come guidare un popolo e sopratutto non poteva più farlo saltuariamente!

-Mokona! Cosa ci fai qui?- una voce la ridestò da quel torpore. Quella voce che le gelava il sangue ogni volta che la sentiva e allo stesso tempo le riempiva il cuore di calore.

“Lantis” lo pensò e nel voltarsi sentì una strana sensazione provocarle un brivido di piacere lungo la schiena.

-Principessa?!- la voce del giovane uomo era sorpresa e un po' nervosa. Non si aspettava di trovarsela lì, in camera sua e in veste da notte!

-L, Lantis!- riuscì a dire quel nome che da troppo temo la faceva stare male e che in quel momento la mise in imbarazzo: il ragazzo era infatti appena uscito da quella che doveva essere una camera da bagno, aveva un panno bianco avvolto attorno ai fianchi e i cappelli neri ancora umidi che gocciolavano lentamente sulla sua pelle. Hikaru abbassò gli occhi e benedisse il cielo che ci fosse buio in quella stanza, non sapeva la ragazza che lo stesso pensiero balenò nella testa del giovane guerriero a sua volta arrossito appena capita la situazione.

-Principessa, cosa fate qui?-

-Non chiamarmi così , ti prego! Non quando siamo soli! Chiamami Hikaru, come facevi una volta- era una richiesta molto semplice e lui accettò di eseguirla.

-Certo, Hikaru- sorrise timidamente -Cosa è successo?- si stava preoccupando.

-Mokona è scappato via e inseguendolo mi ha condotta qui- poi aggiunse un flebile -Scusami! Non sapevo fosse la tua stanza. Prendo Mokona e me ne vado subito!- fece per prendere in braccio l'animaletto ma la voce di Lantis la fermò.

-No!- troppo veloce -Volevo dire, puoi restare un po' se vuoi. Io non ho sonno e poi, ultimamente ti vedo strana, triste. Preoccupata. Ti va di parlarne?-

Mokona tentò debolmente di spingere il ragazzo verso Hikaru che nel mentre si era rimessa a guardare fuori dalla finestra. Lantis capì l'intento dell'animale, sorrise e prendendolo in braccio si avvicinò a quell'esile figura che desiderava più di ogni altra cosa. Voleva che Hikaru fosse sua, ma non sapeva come fare.

Il silenzio della ragazza però lo allarmò -Hikaru?-

-A volte mi sento inadeguata o meglio mi sono sempre sentita inadeguata per questo ruolo, anche ora vedi? Piove da giorni con tuoni e vento e io non so se è colpa mia. Ho abolito la colonna ma questo mondo è comunque legato alla sua principessa, a quello che prova e io...io non sono una principessa, Lantis! Non sono nata per essere una principessa!- aveva la voce rotta ma non voleva piangere. Non davanti a lui. Lantis l'aveva vista debole troppe volte e lei non voleva essere debole!

Lantis si avvicinò a lei piano. L'odore della pelle di quella ragazza lo mandava in tilt, un odore dolce e forte allo stesso tempo. Posò Mokona su una sedia li vicino e senza pensarci troppo, prima di realizzare e poi pentirsene, l'abbracciò da dietro, stringendola a se con le sue braccia forti. A quel contatto inaspettato Hikaru si irrigidì. Quel calore improvviso la destabilizzò, quelle braccia forti e protettive l'aggredirono dolcemente. Sospirò e con quel gesto si liberò della tensione cercando di rilassarsi un poco. Le braccia di Lantis erano la sua pace e anche se era da molto che non aveva un suo abbraccio, non aveva mai dimenticato la pace che trovava stando con lui.

-Hikaru, tu sei la colonna, scelta dal destino e oramai la sei da tempo. Ma devi ricordarti che non hai più i doveri della vecchia colonna. Li hai eliminati tu stessa!-

-E se non fosse così?-

Quella domanda lo spiazzò. Si staccò da lei a fatica, lo fece piano ma voleva guardarla in volto -Cosa vuoi dire?-

Hikaru abbassò gli occhi e si morse il labbro -Vedi a volte io, io…- aveva paura di parlare -Io mi sento come se Cefiro fosse un tutt'uno con me. Mi sento sopraffatta da tutto, da ogni sentimento del popolo di questo mondo. Forse non ho eliminato i doveri della colonna perché è impossibile farlo!-

-No! Non è così! Cefiro entra dentro chiunque lo abiti per un periodo lungo. Qui domina la forza di volontà e tu, tu non hai solo abitato Cefiro ma hai combattuto per salvarlo!-

-Lantis…- Hikaru aveva la voce rotta e preoccupata -Ho paura! Sento che presto succederà qualcosa di brutto e io…-

-Non succederà niente. Stai tranquilla. E se davvero dovremmo lottare ancora allora lo faremo assieme, come sempre. Non ti lascerò sola! E vinceremo ancora per il bene di Cefiro e di chi amiamo-

“E per il nostro futuro” aggiunse tra se.

Le tolse una lacrima capricciosa che le era scesa lungo una guancia e la abbracciò di nuovo. Stavolta la ragazza lasciò subito che il suo corpo cedesse a quelle braccia e ricambiò la stretta.

Il viso appoggiato al petto nudo del ragazzo. Erano pelle contro pelle. L'umidità ancora presente sul corpo di Lantis invase la veste già leggera della ragazza. La divisione fra loro fu ancora meno percettibile.

Erano vicini. Stretti.

Lo spadaccino voleva chiarire definitivamente la loro situazione. Erano distanti. Da quando si era ripresentata a Cephiro il loro rapporto si era incrinato di nuovo. Non bastava ricordare quella notte di tre anni prima, al matrimonio di Cardina e Lafarga, notte passata stando abbracciati, sfiorandosi con dolcezza, baciandosi, dopo che lui le aveva detto chiaramente di essere innamorato di lei.

Non la capiva più. E doveva capirla!

-Hikaru, dobbiamo parlare- era serio.

-Lo so!- lo sapeva si. Avevano litigato anche quella mattina, lei voleva stare sola ma lui per proteggerla l'aveva pedinata di nascosto.

-Non sono più una bambina! So difendermi anche da sola!- e in quei momenti Lantis avrebbe voluto stringerla a se e dirglielo che lo sapeva benissimo che non era più una bambina ma che era diventata una splendida ragazza, ormai donna. E che sapeva che era in grado di difendersi da sola.

Troppi silenzi, troppi muri. E stava a lui doverli abbattere questi muri.

Ora, in quella stanza dove suo fratello Zagato aveva sofferto per Emaraude e aveva amato la piccola principessa, in quella stanza lui stava tenendo stretta a se l'amore della sua vita.

L'unico amore della sua vita.

La ragazza teneva il volto basso e si mordeva le labbra nervosamente. Era bellissima quando lo faceva. Lantis le prese il volto tra le mani e la obbligò a guardarlo.

-Devo sapere cosa vuoi Hikaru. Cosa vuole il tuo cuore-

-Cosa?!- era incerta, titubante.

-Si. Cosa vuoi tu! Devo sapere cosa è successo per ritrovarci così, con un muro che ci divide come tre anni fa! Io sono stato sincero e credimi ci ho messo un po' a capire cos'era quella sensazione che mi invadeva il cuore e mi tormentava lo stomaco quando ti vedevo e stavo con te, quello che mi portava a cercare la tua presenza, le tue attenzioni. Non ho mai amato nessuno se non Zagato ed Emeraude di un amore fraterno. Sei tu che mi hai fatto capire cosa vuol dire amare qualcuno sinceramente e io sono ancora innamorato di te, come lo ero tre anni fa e i tre anni prima quando ti ho conosciuta. Ma ora, ora non riesco più a capirti e soprattutto non capisco quello che vuoi da me- si fermò per prendere fiato, gli era costato aprirsi ma allo stesso tempo si era alleggerito il cuore.

Hikaru spalancò gli occhi pieni di lacrime che stava trattenendo a stento. Quelle parole, tutte quelle parole le aprivano il cuore con stilettate dolci che bruciavano e la facevano sentire in colpa.

-Lantis, io…- non sapeva come iniziare il discorso, cosa dirgli o meglio, lo sapeva ma non sapeva come.

-Io so quello che voglio- trovò il coraggio -Io voglio te, ti ho sempre voluto! Scusami, scusa la mia stupidaggine. Ti sentivo lontano e avevo paura e..e..-

-Basta, non dire altro. Dimmi solo che potrò restare con te, amarti. Voglio lottare al tuo fianco se ce ne sarà bisogno, voglio proteggerti anche se tu non lo vuoi…- sorrise dolcemente.

Le lacrime cominciarono a scendere copiose dagli occhi della ragazza.

-Non piangere se no mi sembra di capire che ti sto dando un dispiacere-

-No! Lantis, no! Io sono felice, io voglio stare con te. Ho bisogno di te, tu non sai il peso che mi porto dentro e da sola non so come affrontarlo-

-Io sono qui. Non ti lascerò più!-

Lantis decise di porre fine alle parole. La baciò, all'improvviso, suscitando un lieve rossore sulle gote di Hikaru. Ma lo voleva anche lei quel bacio, quel contatto. Rapidamente permise al ragazzo di farsi più prepotente, permisero alle loro lingue di toccarsi perdendo le sue mani nei capelli neri del giovane.

-Permettimi di amarti- osò chiederlo. Chiedere alla sua principessa di lasciarsi amare da lui, di lasciarsi toccare da lui. La voleva più di ogni altra cosa.

-Si! Non voglio altro!-

Al giovane bastarono quelle parole dette con sicurezza. Si baciarono ancora con passione, Lantis la sollevò tenendola appoggiata alla vetrata, Hikaru intrecciò le gambe attorno alla vita del ragazzo. Si lasciò trasportare sul letto, ampio e morbido. Il volto del giovane era fermo su di lei, ad Hikaru sembrava un angelo bellissimo. Per istinto la ragazza iniziò a passargli un dito sulle labbra, sagomandone i contorni e facendogli un lieve solletico che lo infastidì piacevolmente.

-Scusa- sorrise lei.

-No, adoro le tue mani su di me, non sai quanto le ho desiderate, quanto ti ho desiderato!-

Superarono l'imbarazzo di trovarsi nudi l'uno davanti all'altro perché stare pelle contro pelle li rassicurava entrambe.

-Se ti faccio male dimmelo. Non vorrei mai, mai darti altro dolore. Ne fisico ne emotivo!-

-Lantis non pensare al passato. Siamo qui, io e te. Io lo voglio, voglio fare l'amore con te!-

Non le importava più tutto il dolore passato. Le importava solo avere quelle mani su di lei, le importava perdersi nell'odore della sua pelle, aggrapparsi con le unghie a quell'uomo che la stava facendo affogare nel piacere.

Un piacere intenso che obliò la sensazione di dolore che Hikaru provò all'inizio.

Quando raggiunsero l'amplesso, non contemporaneamente ma quasi, Lantis la prese tra le braccia continuando ad accarezzarle la pelle morbida.

-Lantis?- silenzio, breve ed intenso -Ti amo, almeno credo di amarti…-

-Anche io ti amo, principessa…-

Si addormentarono, Hikaru usò il suo petto come cuscino, era troppo tempo che non si sentiva così serena.

Per quella notte evitò di sognare i suoi incubi neri, pieni di dolore e di sangue.

 

 

 

I personaggi non mi appartengono neanche la canzone che da il titolo alla storia.

I fatti sono inventati dalla mia testolina che aveva bisogno di questo!

  
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