Prompt: A Gabrielle non
piace la neve,
perché odia il feddro. Anche se ha cambiato idea da quando
Xena ha scelto un
modo molto piacevole per riscaldarla...
Pagina facebook:
we are out for
prompt.
Numero parole: 569.
Note: Ciao a tutti,
che gioia approdare su
questo fandom! Ho sempre sognato di scribacchiare qualcosa su Xena e
Gabrielle
(o Olimpia, come mi è sempre piaciuto chiamarla in onore
della me bambina) e
sono più che felice di aver ricevuto questo prompt.
Parto dicendo
che non
sapevo bene con che rating pubblicare la storia, ma alla fine ho optato
per l’arancione
– nonostante l’avvertimenti PWP –
giacché non viene descritto l’atto vero e
proprio, ma è più concentrato sul lime che lo
precede.
Vi confesso di
essere molto
più ferrata con le Originali, per cui perdonatemi qualche
svista: i consigli e
le critiche costruttive sono sempre ben accetti!
p.s.:
è la prima fem!slash spinta che elaboro (e si nota). Spero
di non aver
scritto castronerie.
Gabrielle odiava
la neve.
E ancor di
più odiava il
freddo.
Quando era
bambina,
poteva almeno sedersi davanti al fuoco e scaldarsi i piedi congelati,
al riparo
fra le mura domestiche. Ma adesso che era in viaggio con Xena,
nonostante gli
anni passati, non ancora era riuscita ad abituarsi a quei ripari
improvvisati,
dove gli spifferi di freddo la facevano rabbrividire in ogni istante,
scuotendo
quel misero fuocherello che a malapena riusciva ad accendere.
Mentre era
ancora assorta
nei suoi pensieri, la porticina della piccola capanna venne aperta e da
essa
fece il suo ingresso una Xena avvolta in un pesante mantello e
completamente ricoperta
di neve.
Appunto, la neve.
Gabrielle
sospirò,
affranta. Eh no, proprio non lo sopportava il freddo!
- Beh? Cos’hai? – le chiese ad un tratto
l’amica – come mai sbuffi come un
cavallo imbizzarrito?
- Io non sbuffo come un cavallo imbizzarrito –
rimbeccò, quasi offesa – è solo
che non amo né la neve né il freddo, lo sai bene.
Xena le sorrise
con
malizia e le si inginocchiò di fronte, flessuosa come una
pantera.
- Lo so, che lo detesti – sussurrò – e
se, invece, ti dicessi che conosco un
modo per fartelo amare?
- E quale sarebbe?
Gabrielle
trasalì e
avvampò di rossore non appena la sua compagna le
scostò i lunghi capelli biondi
dal volto e le si accostò all’orecchio.
- Baciami e lo scoprirai.
Era forse una
sfida?
Credeva, forse, che non ne avrebbe avuto il coraggio?
Per un breve
istante
Gabrielle si fermò a riflettere. Xena stava scherzando o
diceva sul serio?
Perché lei, sì, l’avrebbe baciata senza
alcun indugio. Non sognava altro,
forse, dal giorno in cui si erano incontrate? Tante volte aveva
fantasticato
sulla consistenza di quelle labbra carnose e rosse come ciliegie
mature...
- Xena – disse e la guardò fissamente negli occhi
– io ho da confessarti una
cosa.
- Non ti ho chiesto di confessarmelo – la interruppe la
compagna – ma di dimostrarmelo...
Fu a quel punto
che
Gabrielle la baciò e sentì le farfalle nello
stomaco. Xena approfondì quel
bacio e, in poco tempo, le loro lingue si ritrovarono a danzare
insieme,
intrecciate come serpi.
Ricaddero
entrambe sul
manto di foglie che tappezzavano il terreno freddo, l’una
avvinghiata
all’altra.
Il fuoco
scoppiettò,
mentre le mani di Gabrielle esploravano il corpo sodo di Xena, sempre
più
desiderose e audaci. E quando si ritrovò seminuda, a
contatto con la pelle
calda e invitante della compagna, provò un moto di vergogna.
Fece per coprirsi
il seno, ma Xena la bloccò e le baciò il collo,
scendendo sempre più giù.
Appena giunse ai capezzoli turgidi, Gabrielle lanciò un
grido di sorpresa,
imbarazzo ed eccitazione insieme. Prese coraggio e con le mani a coppa,
afferrò
i seni dell’amata, ormai liberi dall’armatura. Con
un colpo di reni si portò su
lei e la sottopose alla stessa piacevole tortura, che Xena
sopportò e trovò
altrettanto piacevole come lo era stato per lei.
La principessa
guerriera
le carezzò le cosce e le risalì fino
all’intimità, che penetrò con le dita,
sempre più a fondo e con più frenesia.
Gabrielle si
morse il
labbro inferiore e si carezzò i seni.
- Xena, io ti amo – trovò la forza di sussurrare,
mentre anche lei
s’intrufolava nella femminilità
dell’amata e le strappava gemiti sempre più
forti.
- Ti amo anch’io, sciocca...!
Da quella
sera Gabrielle
iniziò inaspettatamente ad amare il freddo e la neve. In
fondo, adesso sapeva
come scaldarsi, no?