Dopo la Fine

Il mare si allungava verso i suoi stivali in onde lente - c'era ancora tempo per la pazza fuga della marea  - l'uomo, dai lunghi capelli, pensò che il sorriso di lei, nel passato, era stato come un'onda sul suo cuore, un'onda lenta che lo aveva lambito e poi sommerso per ritrarsi, alla fine, portandosi via tutto.

Era venuto per aiutarla (aiutarli, non era un dettaglio da poco) a passare il mare, fino all'Inghilterra - ci teneva.

Di colpo li vide, camminavano verso l'isolotto sull'istmo di terra. Affrettò il passo per raggiungerli, mentre affondava nella sabbia e nel mare.
Intanto li osservava, schermandosi gli occhi troppo chiari con la mano -  camminavano bilanciandosi uno contro l'altro, le dita intecciate, tutti e due alti, lei con quelle gambe assurdamente lunghe, che si intuivano sotto la gonna a fiori, bagnata dal mare e quei capelli che avrebbe riconosciuto ovunque. Lei aveva i piedi nell'acqua - per fortuna portava gli stivali, pensò, con un moto di stizza: era stata malata, e lui avrebbe dovuto averne più cura, faceva freddo.
Poteva sentire le loro risate portate dal vento - la felicità ha una grammatica facile, decise, e un vocabolario di poche parole.
Poi la vide voltarsi verso l'uomo che la teneva per mano e gli sembrò per un attimo che la gonna venisse gonfiata dal vento come una vela, ma lui la fece girare su se stessa, le spalle di lei rilassate contro il petto di lui, le mani di lui sul ventre di lei. Era tonda.

A quel punto gli parve che il mare stesse mordendo rabbioso la riva.

Rimase fermo un attimo, dubbioso se tornarsene indietro per aspettarli, ma non era venuto per chiedere nulla e, in fondo, che lei non fosse sua lui già lo sapeva. I ricordi sono la parte più dolce del passato, quello che resta di ciò che non ha un presente e non avrà nessun futuro - per lei voleva ce ne fosse uno, anche insieme ad un altro, se questo la rendeva felice.
A lui sarebbe rimasta l'impronta di quel sorriso nel cuore.  
Bastava.