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Autore: Laix    11/01/2017    2 recensioni
"Shu, meglio che ti dia in fretta questa notizia. Stai per diventare padre!"
"Jodie, scusa. In che senso...?"
--- Ipotizzando un Akai e una Starling un po' fuori dagli schemi, come sarebbe la loro vita familiare?
WARNING: fanfiction oltre il livello dell'inciviltà, abbiate pazienza, mi passerà questa cosa XD
Genere: Comico, Commedia, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jodie Starling, Shuichi Akai
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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: You Brat :





- Shuuuuuuuuu! Sono qui! Shu?! -
Una Chevrolet sfrecciava nel quartiere più malfamato della città. Ubriaconi vaganti per le strade, gatti randagi che si azzuffavano prima di immergersi in bidoni della spazzatura. Un uomo serio e autoritario era alla guida, mentre una donna bionda con accento americano sventolava la sua borsa dal bordo di un marciapiede, luogo da cui, evidentemente, lo aspettava. E visto l'ambiente circostante, era ancora più probabile lo aspettasse con ansia. Ma l'uomo non la vide e proseguì dritto.
- Fermati idiota! -
Quando la donna gli urlò questo, l'uomo guardò lo specchietto retrovisore e la notò, spalancò gli occhi e praticò quindi una veloce inversione di marcia in mezzo alla strada schivando un tir e tornando così indietro per farla salire. La bionda, col fiatone causato dalla strizza che le era venuta al pensiero di stare lì tutta la notte a rifiutare vari uomini che sicuramente le avrebbero chiesto di fare un salto a casa loro, salì in macchina e sferrò una borsata in faccia al guidatore.

- A... AHIA! -
- Mi hai fatto venire un colpo! Due ore che ti chiamo e tu non hai mai risposto, già temevo ti fossi dimenticato di venirmi a prendere. E se mi fosse successo qualcosa?! -
- Alla fine però sono venuto, è questo che conta. Ahia, il naso... - disse lui massaggiandosi il nasino.
- E non conta anche il fatto che mi avrebbero potuto uccidere o picchiare?! -
- Coi calci che tiri tu? Direi di no -
- Ooooh, allora ti è rimasto bene impresso il calcione che ti ho mollato laggiù qualche giorno fa... -
- Oh, eccome, mi ha colpito soprattutto la cellulite che intanto ti ballava sotto la coscia -
Una vena irata spuntò sulla tempia di Jodie Starling, mentre fissava lo sguardo impassibile di Shuichi Akai. Però questa donna, in quanto dotata di un forte potere di auto-innalzamento morale, sorrise subito dopo e si appoggiò rilassata allo schienale, sospirando felice. Mentre l'uomo, dotato di un forte potere opposto a quello di Jodie, spense sgarbatamente la sigaretta che stava fumando nel posacenere della macchina bofonchiando insensati versi monisillabici. La bionda poi si raddrizzò sul sedile, girandosi totalmente verso il suo love con cui stava insieme ormai da tre mesi.
- Shu belloooo! Ho tante cose da raccontarti! -
- Oh, per carità. -
- Allora, cominciamo da quello che ho fatto stamattina. Sono andata in una gioielleria e ho comprato... -

- Bello -
Jodie si spense, guardandolo truce e sbuffando sonoramente.
- Fai sempre così, non mi lasci mai finire! -
- Jodie, siamo quasi arrivati a casa tua, preparati a volare fuori da questa macchina -

- Sempre gentile, eh... allora sarà meglio che te lo dica in fretta -
- Che cosa? -
- Ecco, ho una notizia da darti -
- Questo l'ho capito, di cosa si tratta?! -
- Tu... stai per diventare papà! -
Shuichi causò una frenata mozzafiato, facendo sobbalzare in avanti sia se stesso ma soprattutto Jodie che si era dimenticata di allacciarsi le cinture e ruzzolò giù dal sedile. Si rialzò un po' intontita, sistemandosi gli occhiali sbilenchi sul naso. Shuichi scrollò la testa senza ben capire, come se gli avessero dato un'incudinata in testa, e ripartì lentamente per poi accelerare sempre di più, in silenzio. Doveva essersi immaginato tutto. Lo sguardo guardingo, i sensi in allerta.

- Aspetta un secondo, Jodie. In... in che senso? -
- Nel senso che sono incinta? -
- NNNGGGHHHH -

Akai causò un'altra frenata brusca che strattonò entrambi in malomodo, Jodie caprioleggiò nuovamente e Shuichi prese una dentata contro il volante, ma non la sentì nemmeno tanto era atterrito.
- Shuichi, STOP NOW! -
Ma il tenebroso agente parve ricomporsi quasi subito, le mani sul volante e lo sguardo alto.
- Beh, mi fa piacere, Jodie. Fortunato l'uomo con cui inizierai questa bella famiglia. Fagli i miei auguri -
- Santo cielo, non lavartene le mani, sai benissimo che ci sei solo tu! -
- Non so di cosa tu stia parlando -
- Adesso ti arriva un'altra borsata nello stesso punto, Shu, non scherzo -
- Puoi accendermi cinque sigarette e infilarmele in bocca tutte insieme, per cortesia? -
- No, fa male al bambino il fumo passivo -
- Che questo sia un incubo non ci sono dubbi, spero solo finisca molto presto. Suona sveglia, suona -
- Non c'è nessuna sveglia. Ma Shu... questo significa... che non sei contento? - iniziò Jodie abbassando il tono di voce e azionando lo sguardo da cerbiatto smarrito.
- Non è quello. Ma io mi chiedo solo una cosa, donna. Me lo dici così, senza preavviso?! -

- E come devo dirtelo, scusa? Disegnino? -
- Che significa questa storia? Tu, che... ed io, che divento... -
- Guardatelo com'è contento! Ed emozionato! - iniziò a gioire Jodie battendo le mani.
- CONTENTO UN ACCIDENTE. Non esiste che io e te abbiamo un figlio! -
- E invece esiste eccome! Tanto stiamo insieme, che problemi ci sono...? -
Lo guardò con occhioni giganti e luccicanti mentre si avvicinava a lui, sporgendosi sul sedile dell'auto, maliziosa ma anche romantica.
- Stiamo insieme? Ma la nostra non era stata una roba da una notte e via? - chiese Shuichi perplesso.
- Ma... ma poi abbiamo deciso di fare una cosa seria, appena dopo ciò che è successo tra noi... Shu, guarda che son già tre mesi...! -
- Ah... tu dici? -

- Non è che dico! E' così! Non ti ricordi?! Che tu, con quello sguardo, mi hai detto che... ed io ti ho risposto... che... -
Lo guardò circospetta, in silenzio, aspettando magari che lui fosse in grado di completare le frasi romantiche sul loro recente passato. Invano.
- Boh, non mi ricordo – risolse lui facendo spallucce.
- TU... SEI... di una... crudeltà tale... - cominciò Jodie tremando di rabbia e disonore.
- Dai, non fare così. Con tutto il lavoro che Black ci appioppa ogni giorno, pretendi che riesca a tenere a mente così tante cose? Non sono mica un robot, capita anche a me di scordarmi qualcosa -
- Scordarti qualcos...! MA IO... sono la tua fidanzata, dannazione! -
- Ma sì, ora me l'hai ricordato e basta, la faccenda finisce lì, quindi magari taglia corto con queste frignate inutili -
E poi Jodie gli saltò addosso, con un improvviso surplus di eccitazione.

- OH YES, Shu! Tremendo! Uomo spietato! -
- Ma che ca... -
- Colpiscimi col tuo fucile! -
- C-cosa intendi per colpirti col mio fucile...? -
- E COI RAGGI GAMMA! -
- Ma quali raggi gamma?! -
Nell'intanto che lei si era lanciata su di lui, Akai tentava goffamente di ripararsi e di respingerla, sinceramente terrorizzato. L'automobile seguiva un bizzarro percorso a zigzag.
- Mi respingi, eh?! What a fool! -
- Jodie, tu sei pazza! Torna a posto!! -
- E va bene, noioso – disse riposizionandosi sul proprio sedile, continuando a guardarlo allegra. - Però, Shu, sei d'accordo nel dire che con un bambino faremmo bene a mettere su una storia seria? Giusto, no? Eh? Eh? -

- Uhm... sì... ma sì...forse hai ragione, però adesso... -
- OH YEAH! - e Jodie gli fu di nuovo addosso.
- Ti prego, aspe...Jodie! Mi stai sotterrando, mi soffochi...! JODIE!!! -

- SHOOT ME BABY! -
- AIUT...mi violenta! Mi moles...AAAAAAAAAARGH! -

 

10 mesi dopo...

- Certo che è strano, penso che tu sia l'unico uomo sulla Terra che fa in modo che una donna partorisca dopo dieci mesi -
- E perché, quanto ci vorrebbe in realtà? -
- Oddio... oddio, Shu... mi si sono rotte le acque! Diamine, parli del diavolo e... devo partorire! -
- Mh, capito... -
- Oh, hai capito? Che bravo! - sorrise lei, innocente e dolce, prima di sclerare e lanciargli una tazza addosso. - E allora portami in ospedale, cretino! -
- Jodie, al momento sto intercettando una chiamata sospetta, puoi abbassare la voce...? -
- SHUICHI! Il bambino sta nascendo, devi subito accompagnarmi al pronto soccor...! - riuscì a dire lei, iniziando a soffrire di quei dolori.
- Non puoi andarci da sola? Sto lavorando... -
- Razza di... -
Lei cominciò a prendere a calci la sedia sul quale era seduto, costringendolo ad alzarsi di colpo e a togliersi l'auricolare dall'orecchio.
- Ehi, bella, un po' di rispetto per chi si impegna nel lavoro! Io non sono un lavativ... oh, ma stai male? Sei tutta sudata... -
- Ma allora hai dei problemi, Shu... -
- Anche tu, a quanto vedo... E dimmelo, no? 'Sta storia delle acque, sempre a parlare in codice sei! La vita non è mica tutta lavoro -
- ... -
La bionda preferì non parlare, attese solo che Shuichi l'aiutasse a uscire di casa. Lui la prese per un braccio e la trascinò fino fuori dalla porta, arrancando e faticando.
- Ma quanto pesi! -
- Ti sei mai accorto che ho il pancione, tesoro? -
- Una cosa simile mi era giunta all'occhio negli ultimi giorni, anche se non ne ero sicuro -
- E' già qualcosa... ARGH! Sbrigati, sto male! -

- Questo è ancora peggio del raffreddore che hai avuto la settimana scorsa! -


Arrivarono in ospedale in un lampo. E intanto che entravano, Shuichi prese così tanti respiri che non si capiva chi dei due
dovesse partorire.
- Ascolta, Jodie, sono un po' agitato -
- Tranquillo, non sei l'unico... - rispose lei a fatica.
- No. La verità è che non credo di essere pronto a diventare padre... -
- Eh, arrivi un po' tardi a dirmelo... -

- Forse se ti butto giù da una scalinata risolviamo tutto -
- TACI! -
- Dai, durerà un attimo! -
Ma lei non poté rispondere, fu subito portata via dai medici e Shuichi fu mollato da solo in mezzo al corridoio, spaesato. Decise di attendere in sala d'aspetto, ma prima di sedersi si lanciò all'inseguimento di un uomo che aveva sorpreso rubare dalle tasche delle infermiere, e dopo una lunga e adrenalinica corsa lo acciuffò, gli spezzò le gambe, lo picchiò a sangue, lo fece arrestare da un poliziotto che era nei paraggi e tornò vittorioso in sala d'aspetto con aria soddisfatta.
- Sì... avrò splendidi ricordi di questo giorno! -

 


2 anni dopo...

- Non giocare col mio ciuffo ribelle -
Un marmocchietto biondo e con occhi verdi, vagamente somigliante al piccolo lemure di Madagascar, stava seduto sulle ginocchia di Shuichi e giocherellava col ciuffetto che cadeva sulla sua fronte, fuori dalla cuffia, mandandolo prima a destra e poi a sinistra, avanti e indietro, mentre l'uomo guardava fisso davanti a sé con espressione scocciata.
- Papààààà..... PAPAAAAAAAAAAAAAA' -
- TI SENTOOO -
- Vojo 'a mela! -

- Non sai neanche parlare, prenditela da solo! -
- SHUICHI! Tratta bene tuo figlio! - intervenì Jodie, uscendo in giardino.
- Perché mai? -

- Perché è tuo figlio, dannazione! -
- Mio figlio? Non è solo mio figlio, carina, è anche il tuo! Ecco, adesso non cominciare ad addossarmi tutte le responsabilità, sei una madre e come tale devi assumerti anche i tuoi doveri! -
- Ma che... -
- Ma guarda questa! E poi dici a me che sono inaffidabile? Dici a me che non so comportarmi da padre? Ma pensa te, una che neanche riconosce suo figlio! -
- Ma che ho detto?! -
- Zitta va! -
- Deficiente! -

Shuichi lanciò via il bambino e si alzò dalla sdraio in giardino su cui era adagiato per prendere il sole, e infuriato rientrò in casa. Maledizione, stava così bene sotto quel calore abbronzante, a crogiolarsi nel pensiero che finalmente aveva ucciso Gin, fatto avvenuto tra l'altro in concomitanza con la nascita di suo figlio...
- Che esagerato. Mi sa che è entrato anche troppo nel ruolo del padre... Vieni piccino, my honey! Oh... cosa stai mangiando? -
Evidentemente, da dentro casa, anche Shuichi aveva visto cosa stava mangiando il pargoletto. Ragion per cui tornò in giardino correndo come una saetta verso il bambino, urlando a squarciagola.
- .....Aaaaaaaiiiiilll mio distintivo da agente federaleeeeee! -
E il piccolo sgranocchiava, godendoselo.
- Oh!! So cute!! - disse Jodie intenerita all'inverosimile.
- Cute un corno! 'Sto bambino lemure… E tu che fai lì impalata? Togligli il mio distintivo dalla bocca! -
- Slurp slurp slurp -
- Cielo... lo... sta... leccan... do! LO LECCA! Il simbolo della giustizia statunitense, sbavato! -
- Come siamo schizzinosi, Shu! Lui è sangue del tuo sangue, saliva della tua saliva, è come se lo stessi leccando tu! -

- Come potrei leccare il mio distintivo?! E tu, smettila di sgranocchiare! -
Glielo levò dalla bocca con una certa aggressività, il bambino allora fissò il vuoto per qualche secondo e poi, rattristato, cominciò a piangere.
- Zitto, maledizione, guarda che ti accoppo! -
- Bella mossa, agente federale. Su, ora prendilo e cullalo – disse Jodie prendendo in braccio il bimbo piangente.
- Non ci penso neanche -

- Dagli da mangiare allora -
- Non ci penso neanche -
- Cambiargli il pannolino? -
- Ma non ci penso neanche! -
- E allora vedi che sei inaffidabile sul serio! -
- Non dire che io sono inaffidabile!! E va bene, vieni su, infante -
Shuichi lo prese dalle braccia di Jodie e lo mise dritto, in una posizione tale da permettergli di guardarlo bene negli occhi.
- Stammi bene a sentire, io ho un concetto molto severo di educazione. Se ti dico di fare una cosa, la fai. Se ti dico di aggiustarti da solo il triciclo, lo aggiusti. Se ti dico di stare muto, stai muto. Se ti dico di fare gli scherzi cattivi alla mamma, li fai. E quando ti insegnerò a sparare, sarai obbligato a diventare migliore di me. Hai capito? Sono stato chiaro? -
Il bambino lo fissò un po' con i suoi grandi occhioni mentre si ciucciava spensieratamente un dito, rimanendo in silenzio. Dopodiché sorrise emettendo un urletto e si accoccolò addosso al padre, abbracciandolo e ridendo felicemente.
- … - questo ciò che disse l'agente Akai.
- Oh, my sweet love... - sussurrò Jodie quasi con le lacrime agli occhi, fissando la scena emozionata.
- … tu, pidocchio... -
Shuichi arrossì come un peperone spappolato, chiuse gli occhi assumendo l'espressione rigida di un uomo che cerca disperatamente di sembrare cattivo e serio e posò il bambino a terra, che per qualche motivo vomitò sulle sue scarpe.
- … Sì, ma cazzo! -
- Non dire parolacce davanti al bambino! - urlò Jodie scoccandogli un destro, che Shuichi schivò.
- Ma erano nuove! -
- Beh, cosa devo dirti?! Ha mangiato troppi tentacoli fritti di medusa australiana con cipolle russe in salsa piccante messicana, mi sa -
- C... cos'è che gli hai dato da mangiare?! -
- Ma c'era anche il riso bianco insieme, mica è pesante! -
- Jodie, dove hai lasciato il cervello da quando è nato questo bambino? Anzi, da quando ti conosciuto? -
- Fatti gli affari tuoi! Tu hai una cuffia al posto del cervello, cosa dovrei dire io? -
- Tiri in ballo la mia cuffia? Dovresti andarne fiera! Mi arrabbio eh! -
- Non ti scaldare, vatti a prendere una tisana per calmarti! -
- Tisana come, coi broccoli dentro?! -
Il ragazzone se ne tornò arrabbiato come una bestia dentro casa, con passi pesanti e rumorosi, spargendo vomito multietnico qua e là. Il bimbo lo seguì gattonando, ripetendo più volte "papì, papì, papì" e facendolo ulteriormente innervosire.
- Senti, bambino... vai a farti un giro vicino ai cavi elettrici -
Detto questo si sedette sul divano prendendo il telecomando e i popcorn, da bravo sedentario. Solo che proprio non gli andava di accendere la TV. Quindi rimase un po' a fissare lo schermo nero e inanimato, il vuoto, il nulla, sentendo il bambino che passeggiava per casa e che cacciava urletti e risate immotivate. Con lo sguardo ancora vacuo parlò, con una voce svogliata tirata fuori dalla corde vocali con le pinze.
- Che diavolo ridi? -
Il piccolo salì sul divano, di fianco a lui, tenendo in mano due aggeggi di plastica che parevano di forma umana: un Ken e una Barbie. Shuichi sgranò gli occhi, interdetto.

- …Ma che cavolo ti compra quella donna…? Ti ha scambiato per una mocciosa? –
- Guadda! Quetto… saluta quetto… -

Il bimbo mosse la mano del Ken a destra e a sinistra, per farlo salutare. Shuichi sospirò, arrendendosi a guardare.
- Non far durare molto questo show, mi raccomando -
- Poi quetto… si pettina… -
Afferrò la mano della Barbie per immergerla nei capelli biondi della bambola e simulare una pettinata. L’agente espulse dalla bocca una risata breve e atona, giusto per dargli una piccola soddisfazione e convincerlo a finire lì lo spettacolo.
- Bello, bello –

- Pooooi… quetto bacia quetto… -
Avvicinò il Ken alla Barbie fingendo di farli baciare, allora Shuichi cominciò a far saltellare una gamba nervosamente e si portò una mano alla guancia cominciando a graffiarsela, dall’alto verso il basso, come se potesse aiutarlo a sostenere la situazione.
- Ooooh, interessante –
- POOOI… quetto gioca col pallone… -
Shuichi roteò gli occhi e digrignò i denti, arrivando al limite.
- Poi questo sgozza questo –
Spazientito del tutto, afferrò il Ken e gli tolse la testa in un sol colpo secco, dopodiché passò a togliergli gambe e braccia, ripetendo poi il rito con la Barbie, davanti agli occhi esterrefatti del bimbo; scaraventò poi i pezzi vari sul divano, formando un piccolo mucchietto di membra in plastica scomposte, ed emise un pesante sospiro di sfogo e di sollievo. Il bimbo, con le labbra tremanti, lo guardò male e triste.
- Beh? Insomma, che ti offendi? Ci voleva un po’ di vita! Per modo di dire –
A quelle parole il piccolo sembrò risollevarsi e rise, quindi prese i resti delle bambole e li lanciò tutti in faccia al padre, uno dopo l’altro a raffica, costringendolo a ripararsi con le braccia.
- Ahi! Uh! AGH! Piantala! –
- Gniiiihaaaaaahuuuuugoooooo, sgrunf -
- Cosa sei, un cane? Un maiale? Un porcello? Ti diverti? -

- Guga!!! -
- GUGA vuol dire per caso SI', moccioso analfabeta?! -
- SHUICHI! Un po' di rispetto per il piccolo! -
- Riporta via sto lemure di bambino, mi fa infuriare! -
- Sei un bambino anche tu, guarda che broncio che metti -
- Come puoi osare, donna?! -
Il bimbo approfittò del casino per arrampicarsi sul divano, arrivando esattamente alle spalle di Shuichi...
- Oso quanto mi pare, guarda che ti sequestro il caffè per una settimana se vai avanti così! -
- Sento odore di minacce, e di quelle forti -
- E comunque non passare le giornate alla TV e vai a lavorare! Siamo in bolletta e pieni di debiti, dobbiamo pagare le tasse! -

- Che cacchio dici, che siamo sfondati di soldi? -
- Lo so, ma era una di quelle tipiche frasi che dovevo provare a dire almeno una volta -
- Allora anch'io dico qualcosa di tipico, okay? C'è un tanfo insopportabile da queste parti, quindi, a meno che non sia stata tu, pulisci il sedere a tuo figlio! -
- E TU? Tu hai mai provato a pulirglielo, o sei bravo solo a parlare?! Testa di... di... -
Ma Jodie non poté proseguire. Poiché il bimbo, giunto alle spalle del padre, gli sfilò di colpo la cuffia.
- ... -
- ... -

- Gugu. -
L'agente Akai, pietrificato, voltò lentamente la testa di 360° per guardare dritto in faccia il figlioletto. Aveva gli occhi sbarrati e iniettati di sangue, completamente posseduto da entità diaboliche, e pensava a quanto quel cucciolotto scapestrato di suo figlio fosse stato incosciente, sprovveduto, PAZZO.
- Sento... sento forti correnti d'aria attraversarmi i capelli... -
Aveva la voce roca e tanto, tanto freddo. Jodie si avvicinò incuriosita, lenta e cauta, scrutando da vicino i capelli dell'uomo.
Intanto lui tremava, sentendo la febbre che gli saliva vertiginosamente.
- Oooh, ma guarda... Shu, io non ti avevo mai visto senza la cuffia... - mormorò lei, tremando per l'emozione.
- …Questo mio cuoio capelluto era un documento top secret… -
- Ma pensa, hai le mesches bionde! Non l'avrei mai e poi mai pensato... -

- E' perchè tu sei bionda e almeno in questo voglio somigliarti un po', amore... perchè io ti amo -
- Oh Shu, tesoro... davvero? -
- NO! -
- STRONZO! -

Cominciarono a prendersi a botte e a cuscinate, tra le risate del piccino, fecero capriole dietro i divani ed estrassero le pistole da punti impensabili dei loro vestiti innocenti, ma Jodie fu molto più veloce di lui e sparò due colpi che gli passarono vicinissimo ai lati del viso, paralizzandolo. Jodie rimase perplessa da una simile situazione, anche perché lui era lento come una lumaca.
- Smettila... sono debole senza la mia cuffia... -

- Oh dear... l'avessero saputo quelli dell'organizzazione! - lo provocò Jodie, ridendo a più non posso e attirandosi le peggio
occhiate del marito. - Vedrai che un bello shampoo ti rimetterà in sesto, my love! -
- Shampoo? -
- Sì, è una roba che si mette sui capelli, te li lavo io! -
- NO! Non voglio! -
Shuichi riuscì a recuperare la cuffia dalle mani del bambino (che ci stava sputacchiando dentro) e se la rimise, fortunatamente senza accorgersi del contenuto.

- Nooo! Che antipatico tremendo! Toglitela subito! -
- MAI! MAI PIU'! E tu, nanerottolo, mi stai dando tanto filo da torcere quanto me ne dava Gin! -
Shuichi lo indicò tremante e il bimbo rise a crepapelle, talmente tanto che ri-vomitò sui suoi calzoni nuovi.
- Lo ammazzo. Semplicemente, lo ammazzo -
- Oh, questi devono essere i totani fritti con bacon che ha mangiato a colazione -
- Ditemi, io cosa devo fare con voi per riuscire a vivere un altro giorno? COSA? -
- Beh, potresti cominciare con...uhm...potresti insegnare al piccino ad andare in bicicletta! -

- Non se ne parla. -
- Perché? -
- Perché la bicicletta è stupida, ecco tutto. Direi che ormai il pargolo ha l'età per imparare a guidare -
- Ma ha tre anni, rimbambito! -
- E quindi avrà già raggiunto i pedali coi suoi insulsi e puzzolenti piedini, ragion per cui adesso viene con me e lo monto sulla macchina, da solo -
Jodie lo fissò guardinga, con un'aria di sospetto che ben presto si trasformò in certezza.
- Shu... non è che tu... -
- ...cosa vuoi? -
- ...oh no...non mi vorrai dire che... -
- Cosa mi fissi a fare? -
- ...Non sai andare in bicicletta? -

Lui si voltò dalla parte opposta, imperscrutabile come sempre, mentre Jodie scoppiava a ridere sguaiatamente e senza ritegno.
- Eccolo qui, l'uomo fiero e potente! -
- Lasciami stare! -
Ma Jodie si spaccava dal ridere, non lo ascoltava più.
- Perchè non glielo insegni tu, ah?! -

- Perchè sono ancora incinta! -
Shuichi perse i sensi all'istante, cadendo a peso morto per terra e non risvegliandosi più fino a sera tarda. Quando riaprì debolmente gli occhi, provato dai traumi di quella giornata, si ritrovò steso sul divano, fissato da una Jodie preoccupata e invasa dal senso di colpa, che gli sussurrò...
- S...stavo scherzando... -

- ... -
- E poi… neanche io so andare in bicicletta... -
- ... -

- Non...non ce l'hai con me, vero...? -
Da dietro la figura di Jodie apparve il pargoletto, che si rallegrò alla vista del papino di nuovo sveglio, e allora fece un bel balzo alto atterrando prepotentemente sul ventre dell'FBI, che spalancò occhi e bocca emettendo solo un respiro soffocato.
- Papì! PAPI PAPIIIIIIIII! PAPI! -
- Di...dimmi... - bofonchiò Akai, sputando una caramella gommosa che se ben ricordava aveva mangiato una settimana prima.
- Mi hanti 'a cahontina??? (mi canti la canzoncina?) -
- Te lo puoi scordare... -

- Alloha 'i hanconti 'a pabohina??? (allora mi racconti la favolina?) -
- Sai dove te la metto, la favolina? -
- Shu, era da tanto che voleva che tu gli raccontassi una fiaba per farlo addormentare, te la senti? Sì, vero? Bravo! Cosa, addirittura lo metti a letto? Non mi dire! Come dici, gli farai le carezzine della buonanotte? Che papà dolce! -
- Jodie, ti vedo bella tirata e in ghingheri, stai per uscire? -
- Sì, per un lavoro di sorveglianza notturna che mi hanno affidato, perché? -
- Ecco brava, sei tutta bella carina e sexy, fammi il piacere di tradirmi con qualcuno così ho il pretesto per lasciarti, a te e a questo qua -
- Tradirti?! Non lo farei mai! -

- Maledetta. -
- Ed ora andate in cameretta e raccontagli la fiaba! FORZA!!! -
Jodie lo buttò giù dal divano e il povero Shu, dopo essersi rialzato con le ossa doloranti, con una mano sollevò il bimbo prendendolo dal maglioncino, si diresse verso la sua cameretta e lo scaraventò sul letto.
- Che schifo di camera...tutte ste stelline dipinte dappertutto! -
- Non è vero, secondo me è rilassante -

- Ancora qui? Ma non dovevi uscirtene? -
- Adesso vado! Voglio solo assicurarmi che te ne occupi a dovere -
Il bimbo si coprì da solo con le coperte e poi fissò incantato il suo papà, aspettando già col fiato sospeso che cominciasse a raccontare una fiaba. Shuichi si sedette sul lettuccio affianco al bambino, cominciando a pensare a qualche storiella carina.
- Uhm... Uhmmmmmm. Dunque... - ponderò Shuichi, sfregandosi il mento.
Jodie, rimasta sulla soglia della camera con le braccia conserte, lo fissava annoiata e abbastanza impietosita. Il bambino continuava a scodinzolare con gli occhioni curiosi che luccicavano, chissà quale armonia fiabesca si sarebbe inventato il papone!
- Allora, sì... c'era una volta un signore chiamato Mr Fucile, che durante un bel giorno di guerra incontrò Miss Mitraglia, i due fecero amicizia e poi si coalizzarono per sopravvivere alla guerra, quindi come posso dire, praticamente questi due sparavano a tutti quelli che vedevano, passavano le giornate a bucare la gente in più punti del corpo, anche se alla testa era particolarmente divertente... -
Il bimbo spalancava sempre più gli occhi ad ogni frase, un po' impaurito, ma continuava ad ascoltare. Lo stile era diverso rispetto alle fiabe che era abituato ad ascoltare dalla mamma... Jodie invece sbarrò gli occhi e poi si coprì il volto con una mano, sospirando esasperata.
- Mr Fucile però non ne poteva più di sbudellare le persone, perché quando le sbudellava uscivano schizzi di sangue e anche pezzi di interiora, però questo spettacolo piaceva al terzo incomodo: Mr Bazooka, un signore grossissimo che spaccava tutto e schiacciava ogni cosa, quindi era abituato a vedere intestini e stomaci che esplodevano in una brodaglia di sangue e viscere putrefatte, no? Sei d'accordo? -
Il piccolo, con la bocca aperta, annuì molto lentamente tenendo gli occhi fissi su suo padre. Quest’ultimo aumentò la passione nel raccontare.
- Appunto, ragion per cui Miss Mitraglia si suicidò buttandosi tra un gruppo di vedove Signore Granate, si fece esplodere e alcuni dei suoi pezzi si andarono a conficcare nelle cervella di alcuni soldati! Dunque i poveri cervelli uscirono dai loro crani e passeggiarono su di un lago di sangue, tappezzato a sua volta da gambe e braccia staccate e rinsecchite, verso un nuovo tramonto che segnava la fine della guerra... Fine. Ah, e vissero tutti felici e contenti -
Il ragazzino lo fissava immobile con la mascella bloccata, mentre gli si inumidivano gli occhi, e stavolta era proprio terrorizzato. Anche Jodie era ormai stesa a terra, tramortita dallo sgomento, ma quando si ricompose decise di sorvolare la questione.
- Allora? Sono stato bravo? -
- Sì, ehm... ottimo... e spietato. -
- Io sono contro ogni forma di censura -
- S-sì, ma...bah, lasciamo perdere! Vado...e mi raccomando, fagli compagnia finché non dorme! -
- Mah, a me sembra già bello che mummificato... -
- Appunto. Goodnight amorucci! Kiss kiss! -

- Mammaaaaaaaaa! -
Shuichi, colto completamente alla sprovvista, si spaventò e cadde giù dal letto spinto dall'onda sonora proveniente dalla bocca del piccino, che si mise di colpo a sedere respirando pesantemente, come appena svegliatosi da un incubo. Jodie allora corse verso di lui, ma Shuichi la fermò con un braccio pronunciando un freddissimo e affascinantissimo "qui ci penso io, baby", Jodie quindi si sciolse come neve al sole e uscì fuori di casa in stato sognante; a quel punto l'uomo afferrò le spalle del bambino e lo rimise sdraiato a forza, per poi fissarlo negli occhi con uno dei suoi caratteristici sguardi da omicida assetato.
- Non. Hai. Sonno? -

- I-i-io... -
- Un sonno terribile. Vero? -
- S...s...sì...! -
- Bene, allora dormi. Notte. Cacciati il ciuccio in bocca e fai la ninna -
Shuichi fece dietro-front e si avviò verso la porta della camera. Ma qualcosa... qualcosa lo bloccò, impedendogli di uscire.
- Mpf... bella storiella, Akai. -
L'FBI sbarrò gli occhi, rimase nella sua posizione per qualche secondo dopodiché si voltò lentamente. Era stato suo figlio a parlare, ma con una tonalità da mettere i brividi. Quello stesso bambino lo stava guardando con due occhi di sfida, un ghigno malefico sulle labbra.
- ...Che ti prende, figlio? Ti ho detto dormi -
- Chi te l'ha insegnata? Il tuo capo dell’FBI? -
Oh, no. Eh, no. Perché conosceva così bene quel tono? Quel tono odioso ma profondo...assassino, nemico.
- Che...che cosa... - azzardò Shuichi, deglutendo spaesato. - Che cos'hai?! -
- Dai, raccontamene un'altra. Pensavi sul serio di esserti liberato di me? -
- CHI...CHE...CHI... -
- Facciamo due chiacchiere, Akai. Però coi fucili, come quella volta...di due anni fa -
Il bambino rise malignamente mentre i suoi capelli biondi si allungavano velocemente e il suo pigiama si tingeva di nero.
Gin si era reincarnato.
Shuichi osservò la scena sbalordito e immobile, incapace di muoversi. Dopodiché si tolse la cuffia e la morse furiosamente, in preda a una crisi nevrotica.
- ... NNNNNNOOOOOOOOOOOOO -


***
Jodie si svegliò di soprassalto, guardandosi subito attorno confusa. Era nella sala comune della sede dell'FBI, si era addormentata sul divano dopo pranzo. Non appena svegliata in quel modo, i suoi colleghi la guardarono divertiti, compreso Black.
- Ehi, Jodie. Sonno burrascoso? - azzardò Camel, ridacchiando e guardandola allegro.
- Eh... eheh... burrascoso a dir poco... cavolo. - rispose lei a fatica, respirando ancora con una certa angoscia.
Che razza di sogno aveva fatto?
Udì il proprio cellulare squillare. Lo afferrò e lesse il nome di Shuichi sul display. Deglutì, agitata e sorpresa, e rispose al telefono.
- P...pronto? -
- Ciao Jodie. Tutto bene? -
- Sì... ehm... sì. Perché lo chiedi? -
- Hai la voce un po' roca. Stavi dormendo? -
- Mah, un pisolino, niente di che... - mormorò lei, mentre aveva ancora in mente l'immagine di Shuichi che non riusciva a fare il padre, se non raccontando storie tremende e soffrendo per la perdita della sua cuffia.
Santo cielo, che fatica fece Jodie da quel momento per non lasciarsi sfuggire risate assurde e convulse al ricordo di quel sogno.
- Hai bisogno di qualcosa? - gli chiese lei, soffocandosi per non ridere.
- Ci vediamo alla macchinetta del caffè per discutere di quel caso vecchio che volevo riaprire? -
- Ehm... sì. Cioè, no. Magari dopo. Più tardi. - risolse lei, decisa a non vederlo per un bel po'.
- Come mai? Mi sembri un po' strana. -
- E' un po' lunga da spiegare –
- Beh, non ho di meglio da fare se me la vuoi raccontare. Nella sezione B hanno acceso la TV e c'è un programma sui lemuri, non mi interessa molto... -
Jodie scoppiò a ridere, senza più riuscire a fermarsi. Limite superato. Ovviamente Akai non capì che cosa doveva aver detto di così divertente, ma fu soddisfatto di averla fatta ridere in quel modo.




 

 

 

 

 

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Vi prego ditemi che in realtà mi risparmierete, in fondo la colpa è sempre di Shu
Vi prego riponete quell'ascia, non mi piace
Allora, allora: io chiedo già il perdono di tutti i fan seri di questa coppia (quindi me compresa, scusa Laix se ti ho fatto questo) (scusa Place, che bello quando cancellerai tutti i messaggi scambiati XD) ma questa shot è davvero vecchissima! La scrissi un botto di tempo fa e l'ho ritrovata solo recentemente, e ho pensato: ma perché non fare un ingente danno alla società e in particolare al fandom, sistemandola un po' e pubblicandola? Eh, non è un'idea geniale?
E quindi eccoci quaaaa! Jodie e Shu in creazione familiare, con risultati decisamente discutibili XD Entrambi OOC al massimo (forse?) e tutto ciò è terribile, lo so. Così come terribile è il crack che qualcuno di voi mi vende, a quanto pare. E direi che ci sono poche congetture psicologiche da farci sopra, voglio dire, guardateli! Poi è ovvio che se qualcuno ha in mente un quadro simile, o se li è immaginati in altro modo, possiamo parlarne XD
Premetto che su questa coppia ho in serbo una FF molto, molto più seria! Però intanto dovevo tenere il fuoco vivo XD Poverini... mi dispiace... anzi no.
Fatemi sapere, soprattutto se avete insulti da rivolgermi! A presto! ^.^

  
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