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Autore: Sakura Honda    11/01/2017    2 recensioni
Dal testo:
"Ma non ti sto scrivendo questa lettera stupidissima per rimembrare i bei tempi andati.
Sto per raccontarti qualcosa che, spero, capirai.
Stamattina mi sono svegliato, ho preso il mio solito tea nero, senza zucchero, mi sono seduto davanti alla finestra ad ammirare Londra e il suo magnifico temporale e ho realizzato una cosa. Un qualcosa che ho sempre rifiutato e che ho cercato di reprimere. Un qualcosa che mi ero ripromesso di dimenticare, di affogare nel tea e nel whisky. Ma oggi non potevo fare a meno di pensarci.
Mi manchi, Al.
Oggi più che mai, mi manchi."
USUK, perchè il mondo ne ha ancora bisogno.
Ispirata al testo (e perchè no, anche al video) della canzone "1004 (Angel)" dei B.A.P .
(Dedicata a _Chibitalia e Fede_Silver, fedeli compagne di avventure.)
Genere: Fluff, Romantico, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: America/Alfred F. Jones, Inghilterra/Arthur Kirkland
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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NdA: se volete comprendere meglio certi passi della storia, vi invito ad accompagnare la lettura con la canzone da cui è ispirata, ovvero "1004 (Angel)" dei B.A.P . Chi è pratico di Kpop sa di cosa sto parlando, in caso contrario andate ad ascoltare la canzone (perchè è BELLISSIMA) e andate a leggere il testo, ne vale la pena.
Adesso basta con le precisazioni, ci vediamo giù.
Buona lettura!
 




YOU'RE LIKE AN ANGEL


Ciao, Al.
Era da una vita che non ti chiamavo "Al", sai? Ti chiamavo così quando eri piccolo, quando ti addentravi tra i prati, talmente piccino che scomparivi tra l'erba alta. Potevo riconoscerti solo attraverso la tua risata dolce e squillante allo stesso tempo, una melodia che posso sentire ancora oggi nelle orecchie e nel mio cuore.
Già, bei tempi Al. Mi mancano molto.
Ma non ti sto scrivendo questa lettera stupidissima per rimembrare i bei tempi andati. 
Sto per raccontarti qualcosa che, spero, capirai.
Stamattina mi sono svegliato, ho preso il mio solito tea nero, senza zucchero, mi sono seduto davanti alla finestra ad ammirare Londra e il suo magnifico temporale e ho realizzato una cosa. Un qualcosa che ho sempre rifiutato e che ho cercato di reprimere. Un qualcosa che mi ero ripromesso di dimenticare, di affogare nel tea e nel whisky. Ma oggi non potevo fare a meno di pensarci.

Mi manchi, Al.
Oggi più che mai, mi manchi.


Ricordo ancora quel giorno, 4 luglio 1776. Quel giorno sancì la tua indipendenza dal Regno Unito. 
Mi ero ripromesso di odiarti. E l'ho fatto: ti ho odiato a morte, quando te ne sei andato. E ho odiato me stesso per non essere stato il fratello maggiore modello che volevo rappresentare per te. Sono stato meschino, egoista, "stronzo", se vogliamo metterla così. E mi odiavo, mi disprezzavo per quanto sono stato stupido.
Già, stupido. Quello che mi ripetesti quella sera, sotto la pioggia.
"Voglio indipendenza. Non sono più un bambino. Non sono il tuo fratellino."
Quelle parole mi pugnalarono al petto, come mille frammenti di vetro che andarono a piantarsi nel mio cuore, facendolo a pezzi. Ed effettivamente da quel giorno io diventai come di ghiaccio, quasi un automa, senza emozioni e senza capacità di saper amare e volere bene.

Ma la sai una cosa, Al? Mi sbagliavo.
Mi resi conto molto presto che la capacità di provare sentimenti non l'avevo dimenticata, ma solamente repressa. E tutti i giorni non facevo altro che chiedermi "perchè te ne sei andato? Perchè non ho saputo tenerti con me?", ma non trovai mai risposte. Finchè un giorno, un assolato giorno d'estate, inusuale per il clima britannico, mi resi conto di una cosa:

Sei come un angelo che mi ha lasciato per andarsene da qualche altra parte.

Sulle prime non feci molto caso a questo pensiero, cercai di pensare "dai Arthur, è passato molto tempo, ormai sono tempi andati". Ma tutto ciò si faceva strada nella mia mente, giorno dopo giorno si radicava tra i miei pensieri anche se non volevo. E da quel momento, da quell'attimo in cui il mio mondo si fermò, sono passati tre mesi. Tre mesi a cercare di dimenticare. 
Fin quando, oggi, realizzai che mi manchi Alfred, davvero. E stavolta lo ammetto a testa alta, senza ripensamenti e vergogna.

Ed eccomi qui, a scriverti questa insulsa lettera. Mi sento in imbarazzo a scriverti queste parole perchè volevo essere, tra i due, quello forte, che non aveva paura di nulla, imbattibile e inarrestabile. Ma stamattina mi sono reso conto che, tra i due, eri tu quello forte. Mi sento come un mendicante, senza un posto dove andare, senza punti di riferimento, perso. E mi sono messo a guardare le tue foto, ingiallite nel tempo, degli anni dopo l'indipendenza. Eri bellissimo, un raggio di sole, sorridente e fiero di te. Ero anche io fiero di te, Alfred, per quello che sei diventato.
Piano piano, dentro di me, si faceva strada la voglia di riaverti. 
Per questo voglio chiederti una cosa.

Ritorna qui, ti prego. Perchè mi manchi e ho bisono di te.

E non ho mai desiderato nessun altro al mio fianco, voglio solo te, voglio che illumini nuovamente la mia vita, la mia strada, i miei giorni piovosi. Ho passato una parte della mia vita a guardare il cielo e non riuscire a scorgere nulla se non una profonda tristezza. Adesso voglio rivedere te che mi corri incontro e mi abbracci, perchè ne ho un forte bisogno di quegli abbracci che piano piano, mentre crescevi, si facevano sempre più forti e sicuri; voglio venire da te, ovunque tu sia, raggiungerti e vivere di nuovo insieme, verso un futuro più roseo, un giorno migliore.

Non ti lascerò più andare, Alfred, mai più.
E voglio che tu sappia che non ho mai amato qualcuno così tanto come ho amato te.
Sei come un angelo, il mio angelo.


Spero che dopo questa lettera non mi odierai ancora di più. Volevo solo farti presente che, in un posto sperduto dall'altro capo del mondo, c'è qualcuno che ti ama.

Con affetto, 
Arthur Kirkland.


 
*******



Sono passati due mesi e di Alfred nessuna traccia. Ne' una lettera, ne' un messaggio, non avevo nemmeno il suo numero. Neanche un messaggio su Facebook, Twitter o che ne so. Speravo che la tecnologia potesse aiutarmi nel mio intento ma mi sbagliavo miseramente, anche se avevo optato per la più antica forma di scrittura che era la lettera scritta a mano e inviata via posta.
Il cuore mi faceva male, ma non nel senso fisico quanto in senso psicologico. Sentivo come una fitta al petto che rimase per tutto il tempo. E pensare che ero convinto di riuscirci. Quanto mi sentivo stupido lo sa solo Dio. E bevevo litri e litri di tea per cercare di calmarmi, senza successo (che poi, la teina è peggio della caffeina, come poteva calmarmi? Mi sentivo stupido anche in questo caso).
Un giorno stavo bevendo il solito tea sulla stessa sedia da due mesi a questa parte alla stessa ora. Era gennaio, da poco era passato capodanno e ancora Londra era piena di luci natalizie. Earl Grey come solevo fare, era come la sigaretta e tra l'altro era un ottimo metodo per smettere di fumare.
Comunque, ero assorto nei mie pensieri quando suonarono alla porta ma io ero talmente giù che non volevo alzarmi per andare ad aprire la porta. Al terzo squillo del campanello decisi ad alzarmi. Chi è che suona così insistentemente di domenica mattina? E giurai che avrei ucciso qualcuno se fosse stato ancora Antonio che elemosinava aiuto per far tornare vivo Francis dopo una sbronza colossale.
- Si si un attimo non ti agitare Antonio sto venendo ad aprirti - urlai cercando di farmi sentire.
Poi lo vidi.
Alto, fisico statuario, capelli biondi arruffati e bagnati a causa della pioggia, occhi azzurro ghiaccio. Indossava una giacca completamente zuppa, un paio di jeans e degli stivali marroni. Mi guardava con una faccia quasi inespressiva, senza nessun sorriso. Lo scrutai un attimo in silenzio, cercando di analizzare la sua espressione.
- Al..? Sei... - cercai di dire ma il dolore allo stomaco non me lo permetteva.
- Si brutto stupido, non sono un ologramma, sono reale - rispose Alfred senza un filo di intonazione. Poi parve ammorbidirsi e accennare un mezzo sorriso. - Sono... tornato.
Non mi reggevo in piedi, mi girava la testa e il mondo parve precipitare. Letteralmente. Alfred mi prese prontamente prima di cadere svenuto.
- E no brutto stronzo, ora non mi morire. - fu l'unica cosa che disse prima di affondare tra le sue braccia. Fu un abbraccio lungo, caldo (anche se eravamo sul pianerottolo con -17 gradi all'esterno). Non riuscivo ne' a dire ne' a pensare con la mente lucida, mi veniva da piangere ma allo stesso tempo di urlare di felicità, perchè mi sentivo esattamente così: felice ma allo stesso tempo spaventato e impaurito e questa era una sensazione che mi dava il voltastomaco.
Non ci siamo detti nulla per circa due minuti. Poi decisi di rompere il silenzio.
- Allora non era un sogno.
- Beh, prima o poi sarebbe successo, ci ho sempre sperato, sai? Poterti riabbracciare e... - sentii che le parole gli morirono in gola e per Alfred era davvero strano.
- Se per farti rimanere senza parole dovevo scrivere una lettera allora potevo pensarci prima.
- Taci damerino che rovini il momento. - In quel preciso istante mi venne da ridere perchè quello era l'Alfred che conoscevo ed amavo. Mi sembrava di essere tornati ai vecchi tempi, in cui si rideva e si scherzava liberamente.
- Mi sei mancato, Alfred. - fu l'unica cosa che riuscii a dire.
- E tu sei mancato a me, testa di cazzo.
- E la sai una cosa Al? 
- Mh?
Presi un respiro profondo.
- Sei il mio angelo, Alfred.
Rise. - E tu il mio, Arthur.





Angolo della dispersa.
SAKURA HONDA IS BACK BICCIS! (???)
Dopo anni (letteralmente) sono tornata e non mi sembra vero. Mi è mancato scrivere, ma tra maturità ed esami universitari (e chi dice che lingue è facile si merita tante padellate sulle gengive ehehehe) non trovavo ne' il tempo ne' il coraggio di farlo.
Comunque si, rieccomi con qualcosa che non facevo da tanto, una songfic ispirata a queste due cinnamon rolls di Arturo e Alfredo sulle note di una delle mie canzoni preferite ossia "1004 (Angel)" dei B.A.P, che tra l'altro è uno dei miei gruppi preferiti (giusto perchè a Sakura non mancavano fissazioni, adesso ci si è messo anche il kpop, quindi aspettatevi fanfiction su questo fandom o come tema ricorrente eheheheheh).
Comunque, se siete arrivati fino a qui vi ringrazio infinitamente. Ci tenevo molto a scrivere qualcosa dopo tanto tempo e finalmente l'occasione è arrivata. Spero vi sia piaciuta.
Detto questo, spero di poter scrivere qualcos'altro nelle prossime settimane (nei limiti del possibile perchè ora inizia la sessione invernale ç.ç).
Un saluto e grazie mille!

さようなら!
 Sakura Honda
   
 
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