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Autore: Ranessa    09/04/2005    5 recensioni
"Allora mostratemi le prove [...] Mostratemi il Marchio. Se quest'uomo è colpevole lo avrà tatuato indelebilmente sul suo avambraccio sinistro. Mostratemi il Marchio Nero e sarà colpevole."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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[ Guilty ]


Una coscienza diventa colpevole
E io sento diventare colpevole una coscienza
e io sento diventare colpevole una coscienza
Vieni lascia che sia mostrata la verità
nessuno ha mai osato
rompere queste infinite bugie

"Sunburn", Muse


Entro nella Sala a passo svelto, così da mimetizzarmi tra la gente che già affolla questo grande spazio.
Tutt'intorno alle pareti scomode panche in legno sono tutto ciò che ci viene offerto, digradano verso il fondo, verso il centro dove una sedia di ferro, catene legate ai braccioli, attende di essere occupata.
Trovo posto più in alto possibile, siedo accanto ad una vecchia signora rugosa dalla pelle scura, un alto turbante fucsia in testa, i boccoli bianchi che incorniciano un volto da uccello rapace e ad un tipo nervoso, che si mangia le unghie fino a consumarsi le dita.
Non ero mai stato qui prima d'ora, ma da buon figlio di Mangiamorte quale sono ne avevo già sentito parlare.
L'aula numero due del Tribunale.
Il Wizengamot.
La Corte Plenaria al completo.
Percorro con lo sguardo l'intera Sala, è così grande che le persone più in basso sembrano quasi piccole formiche, tutte ancora in piedi ed impegnate a parlare, chiacchierare, urlare e ridere sguaiatamente. Gli uomini che si tirano amichevoli pacche sulle spalle e le donne che sussurrano le une all'orecchio delle altre. Da qualche parte in questo marasma c'è anche mia madre, così com'è uscita di casa stamattina, i capelli raccolti nella solita crocchia severa, anche se questa volta qualche ciuffo ribelle è riuscito a sfuggire, uno stretto abito color panna, morbidi guanti e nemmeno un filo di trucco.
Le occhiaie in bella vista, le labbra con i segni dei suoi denti nervosi ed affilati.
Da qualche altra parte in questo marasma ci sono anche persone che conosco, Potter e la sua combriccola, Lupin e Moody... tutti i testimoni... Caramell ci ha impiegato davvero poco per rimettersi a leccare il culo a Silente, che gli siede poco lontano.
"Pre-prego Signori, vo-vogliate cominciare a pre-prender posto.... Sì, sì, se-sedetevi si-signori...."
E' un ometto buffo, basso e balbettante che cammina tra le panche, sugli scalini, invitando tutti al silenzio poiché il processo ha ora inizio.
Lentamente la Sala ammutolisce, prima che una piccola porticina sul fondo si apra. Ne escono cinque uomini, quattro Auror che scortano colui che è qui per essere giudicato. Uomini al posto dei Dissennatori, i traditori alleati dell'Oscuro, quelli che hanno lasciato Azkaban totalmente scoperta, quelli che hanno aiutato i Mangiamorte ad evadere mesi fa.... anche se evidentemente non è servito a molto.
Mio padre avanza incerto tra le divise bianche degli Auror, diretto verso la sedia al centro del cerchio creato dalle panche dell'ultima fila. Non riesco a vederlo bene da quassù, ma non ha importanza, anzi forse ho scelto di sedermi qui proprio per questo, per non vedere la sua tunica sporca e lacera, per non distinguere i lividi sulla sua pelle.
Per non guardare in faccia lui e scorgere il mio volto.
Si siede e le catene si stringono rapide intorno ai suoi polsi, con un sibilo serpentino mentre si annodano sinuose. Ha la testa bassa mio padre e in tutta la Sala il silenzio regna.
È un uomo importante... mio padre.
"Lucius Dagnarus Malfoy" Caramell, con la sua zuccherosa e smielata vocetta acuta. Anche da qui è evidente che non c'è molta differenza tra quando siede composto e quando parla in piedi, i tacchetti delle scarpe che fanno rumore se cammina troppo velocemente "siedi oggi di fronte al Tribunale della Legge Magica poiché accusato di essere un seguace di Colui-che-non-deve-essere-nominato."
I suoi soldi però ti hanno sempre fatto comodo vero?
"Abbiamo già ascoltato le testimonianze contro di te e siamo qui riuniti per giudicarti, ma non prima che tu abbia sfruttato il tuo diritto ad una legittima difesa. C'è dunque qualcuno che possa parlare in tuo favore, Lucius Dagnarus Malfoy?"
Eccolo il mio momento.
Mio padre certamente non se lo aspetta, forse non si accorge nemmeno della mia figura nerovestita che si alza lentamente, al suono della voce di colui che qui dentro è tutto, Caramell che è Primo Ministro e Giudice, Legge e Giustizia, la mano destra di Dio e quella sinistra del Diavolo.
"Draco Malfoy per la difesa" pronuncio il mio nome a voce alta, il tono sicuro che si perde tra gli echi tremolanti di quest'ambiente troppo grande.
E allora tutti si girano a guardarmi stupiti, increduli, Caramell spalanca la bocca come per parlare, gli occhi sgranati, posso quasi immaginare mia madre che si porta una mano alla bocca e l'altra al petto, come una damina del '700 particolarmente sensibile.
Tutti tranne Silente, che fissa il suo sguardo azzurrino sul mio volto attraverso le lenti a mezzaluna dei suoi occhiali e... sorride.
Non voglio sapere invece cosa abbia fatto o stia facendo mio padre.
"Draco Malfoy?" domanda allarmato Caramell "Ma tu non, non puoi, tu sei suo figlio!"
"C'è dunque una legge particolare che mi impedisca di prendere le sue difese?" non guardo il Giudice, ma Potter, che mi osserva irato qualche fila più in basso della mia, Lupin che gli sussurra piano qualcosa all'orecchio.
Comincerò a divertirmi.
Presto comincerò davvero a divertirmi.
"Direi proprio che non c'è Cornelius, il ragazzo è libero di parlare" brutto vecchio rimbambito! Ti odio...
"E-ebbene Albus, se le co-cose stanno così, parla, Dra-Draco Malfoy per la di-difesa"
Sembra che il Primo Ministro stia facendo il verso all'ometto buffo di prima mentre parla rivolto verso di me, tanto che per un breve attimo mi vien quasi da sorridere.
"Sono qui per sostenere e dimostrare... che il qui presente Lucius Malfoy è innocente" cori sorpresi si alzano dal pubblico, perchè in altro modo non saprei definirlo, mentre lascio che la mia voce vibri possente tra le mura del Tribunale, in una piccola pausa studiata... il potere dell'oratoria, tutte quelle piccole lame affilate che sono le parole così come mio padre mi ha sempre insegnato ad usarle, sfruttarle e rigirarle, ammalianti e incantatrici.
"E sentiamo, come avresti intenzione di dimostrarlo fanciullo, le prove parlano chiaro sai?"
Mi volto verso Madama Bones che ha parlato, un meraviglioso sorriso condiscendente sulla mia bocca pallida.
"O ma invece è proprio questo il punto, Signora, le prove... quali prove? Cosa può indurci a pensare che mio padre sia un Mangiamorte? Mio padre che da anni serve lo Stato come e più di tutti" allargo le braccia, rivolgendomi ora ad ogni singola persona in questa Sala, la gente ama sentirsi coinvolta "Mio padre che da anni è il primo a promuovere la beneficenza, a lavorare per tutti voi, noi, con assoluta devozione. Un uomo onesto che tutti conoscono e rispettano e che conosce e rispetta tutti..."
"Testimoni lo hanno visto partecipare alle attività del gruppo di Mangiamorte evaso da Azkaban dopo Natale..."
"Ne sono convinto, Signor Primo Ministro" la sua pelle assume strane tonalità mai viste prime, passa dal verdognolo al violetto, dal giallo al blu, non se lo aspettava, proprio non se lo aspettava "sono convinto che mio padre sia stato visto qui al Ministero, il giorno in cui sono avvenuti i fatti di cui tutti sappiamo, un giorno in cui un ottimo dipendente di questa Istituzione trascorreva le sue ore libere e non retribuite facendo straordinari, oberandosi di lavoro in più in un periodo in cui era perfettamente consapevole del fatto che le cose non stessero andando per il meglio. Desideroso di aiutare come suo solito e attirato all'Ufficio Misteri dalle grida di chi realmente si era recato lì per combattere una sporca guerra..."
"Non è vero! Non puoi pensare che possano crederti Malfoy!" è Potter, così ammirevole nel suo scatto d'ira, in piedi, dello stesso colore dell'orrendo maglione che reca le sue iniziali... lui che in questo modo e inconsapevolmente mi sta aiutando così tanto...
Lupin e Moody lo fanno risedere in fretta, ne approfitto per schiarirmi la gola ed intrecciare le dita dietro alla schiena, osservare tutte quelle decine e decine di persone che pendono dalle mie sole labbra.
"Per non parlare poi dei testimoni Madama Bones" torno a sorriderle affabile "Quali testimoni? Un gruppo di ragazzini che infrangendo più regole e leggi di quanto si possa immaginare si reca in un luogo proibito spinto dalla... visione di colui che se non sbaglio in questi mesi il Profeta, nonché lei stesso Caramell" lo fisso con aria dura, penetrante, evitando volontariamente di chiamarlo utilizzando una delle sue tante cariche "ha definito pazzo? La figlia del direttore del Cavillo? Luna "Lunatica" Lovegood che trascorre le sue giornate discutendo con se stessa di strani ed inesistenti esseri che nella sua mente è convinta siano reali? Ronald Weasley? Che al suo ritorno dal Ministero ancora rideva incapace di comprendere qualunque cosa gli accadesse intorno? Sono questi i testimoni che condannerebbero un uomo retto com'è Lucius Malfoy a trascorrere il resto della sua vita in una misera cella ad Azkaban?" vario abilmente il tono della mia voce, basso e melodioso, ruggente e forte quando serve.
Weasley mi osserva disgustato, scommetto che tutti loro si stanno chiedendo disperati "ma come diavolo ha fatto a sapere?" con una svenevole vocina preoccupata che gli ronza nella testa...
Cominciate a comprendere che vincerò io?
Li vedete, quegli stolti nelle cui menti le mie parole stanno già insinuando il germe del dubbio?
"Altri hanno testimoniato, Draco Malfoy, Alastor Moody, Remus Lupin..."
"O mio Signore, Signor Primo Ministro nonché Giudice, e voi realmente vi fidate della loro parola? Alastor "Malocchio" Moody, altro elemento da voi stesso etichettato come folle, l'uomo che ha lasciato gli Auror anni fa e tenta oggi in ogni modo di far parlare ancora di sé? L'uomo che denuncia attacchi e cospirazioni contro la sua persona una sera sì e l'altra pure?" lo vedo Moody, dal volto infuriato, le rughe e le cicatrici contratte in orrende smorfie che lo rendono ancora più abominevole del normale, l'occhio magico che ruota incontrollato nell'orbita altrimenti vuota "L'uomo che solo un anno fa è stato allontanato da Hogwarts poiché eseguiva Maledizioni Senza Perdono contro i suoi stessi alunni?" perchè non hanno mai fatto sapere che era Crouch jr. in realtà, ad aver preso il suo posto, come avrebbero potuto in fondo? Cosa avrebbe pensato la gente? Dovevi salvare la faccia Caramell? Hai sempre gradito i capri espiatori non è così? "Remus Lupin, un lupo mannaro?" scorgo il mio ex insegnate che sotto di me chiude gli occhi, con aria sofferente, poverino, vorrei tanto potergli ghignare in faccia "Altra persona allontanata in fretta dalla scuola che tutti i vostri figli frequentano poiché in una notte di luna piena si è dimenticato, dimenticato, di assumere la sua pozione mensile? L'unica cosa che gli impediva di divorare vivi i vostri figli o peggio! Renderli come lui....?" strascico le ultime parole, in modo che si insinuino meglio tra i pensieri dei presenti, che vi rimangano a strisciare il più a lungo possibile, che rimbombino e diventino sempre più credibili ogni secondo che passa.
"E di me? Cosa ne dici di me Draco?"
"Lei è arrivato quando ormai mio padre era già stato tirato in mezzo ingiustamente Professor Silente. Temo che la parola di una persona presente soltanto negli ultimi minuti e per di più totalmente impegnata a combattere contro Lei-sa-chi non conti, Signore..."
"Ora basta! Stupido moccioso! Sei una carogna, come tuo padre!! Menti spudoratamente per salvare l'uomo che ti ha generato serpe! Lurido Mangiamorte come lui!"
Moody si ferma, ansante e in piedi di fronte alla sua panca, guardandomi.
Io mi risiedo, lentamente, ma non prima che gli occhi del pubblico abbiano lasciato i suoi mostruosi lineamenti per tornare a fissarsi sul mio volto angelico.
Mi risiedo senza appoggiarmi allo schienale, curvo e rivolto verso il basso, appoggio delicatamente il gomito destro sul ginocchio e prendo il mento nel palmo della mano, il tutto sorridendo.
"Allora mostratemi le prove Moody" parlo lentamente, misurando bene le parole, scegliendole accuratamente così come ho sempre fatto.. ormai li ho in pugno, tutti quanti e la cosa più divertente è che sono loro ad avermi messo in mano tutte le armi che ho sapientemente sfruttato... tutte tranne una "Mostratemi il Marchio. Se quest'uomo è colpevole lo avrà tatuato indelebilmente sul suo avambraccio sinistro. Mostratemi il Marchio Nero e sarà colpevole"
Sulla Sala scende un silenzio ancor più profondo di quello che ha regnato sino ad adesso. Moody mi guarda incredulo e sorride, credi pure di aver vinto vecchio pazzo, credici.
Si volta verso Caramell che annuisce impercettibilmente e allora si volta ancora, dandomi le spalle e cominciando a scendere i gradini bianchi verso il cerchio in fondo alla Sala. Era seduto all'incirca a metà di quello che sembra quasi essere un teatro circolare e la sua discesa sembra infinita, lunghissima ed insostenibile. Intorno a me ancora seduto la gente trattiene il respiro, io reprimo un ghigno e per la prima volta incontro gli occhi di mio padre. Sono spaventati, non sa cosa pensare ed aspettarsi, in fondo è così dannatamente ovvio che il Marchio deturpa da anni la sua pelle candida...
Moody raggiunge finalmente la piattaforma al cui centro siede mio padre, si reca alle sue spalle e gli prende malamente il braccio, torcendolo fino a liberarne almeno una parte dalla morsa delle catene.
Sapevo che non gliele avrebbe levate il bastardo.
Afferra la manica sgualcita di quella che non può essere definita una "veste" e la tira verso di sé e mi guarda trionfante.
Io alzo un sopracciglio.
Ai rantoli strozzati che provengono dalle panchine intorno Moody abbassa lo sguardo.
Sull'avambraccio di mio padre non c'è il Marchio.

La gente si guarda incredula, volta al testa da un parte all'altra per essere sicura di non essere la sola a trovarsi davanti il biancore accecante della pelle di mio padre. Moody è impallidito, l'occhio magico che si è fermato a fissare con dolorosa intensità la carne di Lucius Dagnarus Malfoy, giustamente accusato e ingiustamente assolto.
Io attendo ancora per qualche istante e poi mi rialzo, molto, molto lentamente, allargo le braccia e parlo. Parlo di nuovo.
"Non ha il Marchio Nero." lo grido, lo grido con tutta la voce che ho in gola "Quest'uomo non ha il Marchio Nero e allora come potete accusarlo? Un uomo innocente! Come potete condannarlo. Non ha il Marchio e non è colpevole" indico il suo braccio, poi faccio un mezzo giro su me stesso, prima a sinistra e poi a destra. Allargo nuovamente le braccia.
Caramell è bianco anche lui, pronuncia le parole di rito con voce incerta e flebile, difficilmente udibile da queste nostre alte file.
"Chi di voi è convinto che l'imputato sia colpevole e meriti una condanna da scontarsi nel carcere per maghi di Azkaban alzi la mano"
Potter e la sua combriccola, Moody, Lupin, anche se il loro voto non conta e Silente, Caramell osserva la Sala e poi non osa. Ormai è palese che questo è un voto di assoluzione totale, che se anche lui alzasse la mano mio padre, ormai libero, non ne sarebbe poi tanto conteno una volta tornato nel suo ricco, ricchissimo maniero di campagna...
Allora la Sala esplode di grida, la gente si alza, Potter e i suoi amici tentano di raggiungermi frenati dalla folla e da Lupin, con la coda dell'occhio scorgo mia madre e sento mio padre che ordina che gli vengano tolte le catene e mi alzo anch'io.
Mi alzo anch'io dalla mia panca nelle file alte.

"E credi che il tuo piano funzionerebbe, giovane Draco?"
Chiama sempre tutti per nome e cognome, ma non noi Malfoy.
"Solo se tu mi aiuti Signore"
"Ciò che mi chiedi di fare è molto semplice"
"E mio padre è sempre stato il tuo più abile servitore"
"E sia allora, giovane Draco, niente Marchio sul braccio di tuo padre ma avrai poco tempo..."


Supero le ultime panche con calma, la gente intorno a me è troppo impegnata a parlare affannosamente, a domandare agli altri per accorgersi di chi io sia.
Per riuscire ad incastrarmi ed asfissiarmi.
Così arrivato in prossimità delle porte mi fermo, la voce di mia madre che da dietro le mie spalle mi chiama ma non me ne curo.
Mi volto verso il centro della Sala circolare, a guardare mio padre che si alza dalla sedia e si stringe il braccio.
I nostri occhi si incontrano per la seconda volta e poi me ne vado ignorato, io che ho scatenato tutto questo.
Con il mantello nero che svolazza alle mie spalle.

   
 
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