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Autore: MimiMoonCosplay    11/01/2017    0 recensioni
In questa fanfiction ho deciso di utilizzare i nomi dell’adattamento anime italiano degli anni ’90 per un motivo preciso.
Mentre nel manga la storia d'amore fra Usagi e Mamoru appare molto vera, appassionata e paritaria nell'anime storico i due passano la maggior parte del tempo a bisticciare, a fantasticare su terze persone senza quasi mai lasciarsi andare al romanticismo. Inutile sottolineare quanto Bunny sia stereotipata come il "sesso debole" che deve sempre essere salvata e spronata da Milord. E' da queste incongruenze che è nata la mia idea. Mi son chiesta cosa sarebbe successo se Bunny, rapita da Diamond, avesse subito un lavaggio del cervello simile a quello subito da Chibiusa. In sostanza: cosa succederebbe se a Bunny venisse la sindrome di Stoccolma?
Da questa fan fiction è nato il mio nuovo cosplay e spiega come sono arrivata a creare questo nuovo personaggio mai visto nell'opera originale.
Spero possa piacere la ad altri la mia idea e non mi resta che augurarvi buona lettura!
Genere: Dark, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Chibiusa, Demando/Diamond, Inner Senshi, Mamoru/Marzio, Usagi/Bunny
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Incompiuta, Tematiche delicate | Contesto: Seconda serie
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Nemesis - Rapimento

Lo sguardo magnetico di Diamond mi stava ipnotizzando.
Ero paralizzata, inerme di fronte a lui.
La voce di Marta sembrava così distante eppure era li, accanto a me. Allungando una mano avrei potuto benissimo toccarla.
Si, se solo avessi potuto.
<< Non guardarlo negli occhi Sailor Moon >>
Troppo tardi.
Anche la voce di Marzio sembrava lontana, come un’eco che andava sbiadendosi.
“Sailor Moon”, “Sailor Moon”, tutti gridavano “Sailor Moon”, tutti chiamavano il mio nome con tono urgente ma a me importava solo di quei due occhi vitrei e freddi color ametista.
Le mani del principe Diamond si strinsero intorno alla mia vita, cingendomi i fianchi. Sentii le sue dita premere con fare possessivo sulle mie cosce mentre mi prendeva in braccio e le mie forze venivano meno.
Sognai.
Per un po’ non pensai a Diamond, a quello che era appena successo, a Chibiusa, a Luna, alle mie amiche, ad Artemis, a Sailor Pluto, al Re Endymion … a Milord.
La mia mente fu sopraffatta da un incubo. Marzio stava sorridendo fra le braccia di un’altra. Lei aveva uno sguardo stranamente familiare, sembrava quasi di guardarsi in uno specchio distorto, come se … come se quella fosse mia figlia. Chibiusa? No, non aveva senso, quella seducente donna non poteva essere Chibiusa.
Il sogno zoommò sui loro volti, sullo sguardo di quella donna. Non c’era alcun dubbio. Era Chibiusa.
Mi guardò bruscamente, come se volesse sfidarmi e al tempo stesso dirmi che aveva già vinto. Un sorriso malizioso, quasi contorto, si dipinse sulle sue labbra mentre lei e Marzio correvano via da me. Lasciandomi sola nel buio più totale, nel rimbombante silenzio.
Quando mi svegliai, di soprassalto, non ebbi il tempo di cercare un senso a quel sogno perché dovevo fare i conti con la realtà che mi circondava: Diamond mi aveva rapita.
La testa mi faceva così male da sentirmi intontita ma, almeno, riuscivo di nuovo a muovermi. Mi misi a sedere e mi guardai attorno. Non capito dove mi trovassi.
Le lenzuola di seta bianca scivolavano piacevolmente a contatto con la medesima stoffa che andava a comporre il mio vestito … vestito? Chi mi aveva messo addosso quell’abito?
Raggelai.
La trasformazione si era ovviamente sciolta quando avevo perso i sensi ma prima di trasformarmi avevo addosso il vestitino a pois che mi aveva regalato la mamma, non di certo quello sfarzoso e regale abito di seta bianca. Voleva forse dire che era stato Diamond a mettermelo? Un altro uomo mi aveva spogliata, toccata e guardata mentre giacevo nuda sul suo letto?
Mi sentii sporca.
Violata.
Arrabbiata.
Spaventata.
Sola. Sola come non lo ero mai stata prima.
Scesi dal letto davanti al quale si stagliava un pilastro con in cima un ologramma che raffigurava … me. O meglio la Neo Regina Serenity che altri non era che la me stessa del futuro. Quella situazione si stava facendo via via sempre più inquietante e opprimente. Volevo andarmene << dove sei Marzio? >> dov’era il mio prode Milord? Eppure era sempre venuto a salvarmi, perché non stava venendo da me? Mi aveva già dimenticata, ammaliato dallo charme di Chibiusa?
<< Questo ologramma è di tuo gradimento? Ti do il benvenuto nel castello della Luna Nera, sul pianeta Nemesis, cara Sailor Moon anzi … Regina Serenity, ti si addice di più >>
Diamond mi guardava da dietro una colonna, in quella penombra non mi ero accorta che fosse li.
Non riuscii a parlare. Le parole mi morivano in gola e faticavo a deglutire, non c’entravano paralisi e ipnosi stavolta. Ero totalmente in preda all’ansia e al panico. Quell’uomo si avvicinava a me, mi avrebbe toccata di nuovo e io non avrei potuto fare niente per impedirglielo. Nessuno sarebbe arrivato a salvarmi, e come avrebbero potuto? Mi aveva portata su un altro pianeta.
<< Accomodati, parliamo un po’ >> mi disse senza darmi troppe opzioni. I suoi poteri tornarono a far presa sul mio corpo e, senza che avessi il tempo di reagire, mi ritrovai seduta sulla poltrona che divideva il letto dall’altarino dedicato alla Regina.
Lo guardai con astio, ero schifata da quell’uomo, dalla sua malata perversione di cui ero la protagonista. Ma lui continuava a fissarmi sognante, perdendosi e beandosi nel mio sguardo, a detta sua forte e deciso che sembrava ottenere unicamente il risultato di farlo eccitare ancora di più.
Mi parlò di come erano entrati in possesso dei loro poteri grazie al Vecchio Saggio e al Cristallo Corvino, di come avevano distrutto prima Crystal Tokyo e poi l’intero pianeta ma non erano soddisfatti. Lui e il suo clan di psicopatici assassini volevano creare una nuova linea temporale in cui loro avrebbero comandato e non io ed Endymion o meglio … non io con Endymion.
L’idea gliel’aveva data Chibiusa. Perché rubare il Cristallo D’argento e ottenere come conseguenza la distruzione del mondo non era sufficiente per quella piccola peste. I viaggi nel tempo non erano di certo alla portata di tutti prima ma, con Chibiusa che aveva dato il via libera, non erano più un problema ma quello che più mi spaventò fu il modo in cui parlò della futura me.
Quella malsana ammirazione che provava nei confronti di Serenity mi fece temere il peggio: << guardami ancora con quegli occhi, gli occhi della Regina Serenity, splendida come il suo pianeta >>
Mi sentii sollevare dalla poltrona dal potere nero mentre il suo braccio scivolava viscidamente dietro la mia schiena.
Strinse la presa. Sentivo i suoi fianchi premere contro i miei. Non riuscivo a guardare altrove, i suoi due ametisti mi stavano sopraffacendo nuovamente mentre le sue labbra si facevano sempre più vicine alle mie.
Le sue dita s’infilarono tra i miei capelli. Ogni suo tocco era così delicato e lento, in perfetto contrasto con quella situazione. Stava assaporando quel momento, non c’era dubbio, doveva desiderarlo da così tanto tempo.
Il cuore sembrava volermi esplodere nel petto e credo che non sarei riuscita a muovermi in ogni caso, anche senza l’ausilio dell’ipnosi.
Ero pietrificata e non riuscivo a pensare ad altro che a Marzio. Le mie labbra stavano per essere baciate da un altro che non era lui, lo avrei tradito. Come mi avrebbe guardata dopo? Era quello il senso del mio sogno? Era forse un sogno premonitore che mi avvisava che Marzio sarebbe rimasto disgustato da me a tal punto da abbandonarmi e scegliere di stare con Chibiusa?
Ogni pensiero svanì nel momento in cui le labbra di Diamond si schiusero sulle mie.
La mia mente si svuotò e sentii il mio cuore infrangersi come vetro al suolo.
La mia bocca era appena stata violata da quella di un uomo che non era Marzio e io, nonostante i miei poteri, non ero riuscita a oppormi in alcun modo. Che razza di Regina sarei potuta essere? Che razza di moglie sarei potuta essere per il mio Marzio? Con il cuore colmo di disperazione trovai finalmente la forza di ribellarmi a quel potere ( o forse era stato semplicemente lui ad annullare quell’incantesimo perché ormai aveva ottenuto ciò che voleva ).
<< Potere del Cristallo di Luna, Vieni a me >>
Provai a trasformarmi ma fu inutile.
<< Questo pianeta è impregnato del potere del Cristallo Corvino, e ogni altro potere viene assorbito e annullato >> Un altro uomo si era addentrato in quella stanza. Portava lo stesso simbolo di Diamond, una luna nera calante, sulla fronte e abiti regali, seppur meno sfarzosi di quelli del Principe. Dietro di lui un terzo uomo dai capelli rossi e con il medesimo marchio ridacchiava compiaciuto: << Ti conviene adattarti a questo palazzo >>.
Uscirono dalla stanza ridendo, tutti e tre e io rimasi nuovamente sola con la mia disperazione.
Mi accasciai sul letto, le lacrime mi rigavano copiosamente il viso e i miei singhiozzi riecheggiavano in un’eco assordante in quell’enorme stanza vuota: << Marzio, amiche mie … dove siete? Ho paura >> come avrei fatto a guardarli negli occhi dopo quello che mi era successo? Le mie amiche contavano su di me e io invece non riuscivo a proteggere neppure me stessa e … Marzio … mi avrebbe rimproverata bruscamente come al solito: << sei sempre la solita, capace solo di piagnucolare >> non mi avrebbe nemmeno rivolto lo sguardo dopo quello che mi era successo. Perché avrebbe dovuto poi, visto che ormai aveva una donna stupenda come Chibiusa al suo fianco. Avrei fatto meglio a morire li, in quel palazzo. Sarebbero stati tutti meglio senza di me. Era sempre colpa mia se finivano nei guai, giusto? Era sempre per salvare me che correvano mille pericoli perciò … era meglio per tutti che io sparissi. Iniziavo a convincermene.
Stanca e distrutta dal pianto finii per addormentarmi e ripresi a sognare.
Sognai mia madre, la Regina Selene, stavolta: << il potere del Cristallo d’Argento deriva dal tuo cuore piccola mia >> mi parlava dolcemente, con quel calore che solo una madre può trasmetterti. Ero felice che qualcuno si preoccupasse per me ma: << il mio cuore è in pezzi ormai >> la Regina mi guardò, nei suoi occhi vidi un alone di tristezza e delusione poco prima di svanire.
Il sogno finì e, una volta sveglia, provai ad alzarmi.
   
 
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