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Autore: EffeI    12/01/2017    0 recensioni
Una sensazione, una jeep, ciò che la porta a qualcuno che apparentemente non esiste, eppure per Lydia c'è, deve esserci.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Lydia Martin, Scott McCall, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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“Lydia..si tratta ancora di Stiles?

“Tesoro, non pensi che sia il caso di smetterla? Non so cosa ti stia succedendo ultimamente, ma forse è il caso che ne parli con tua madre” 

Le parole di Claudia le risuonavano nella mente fin dal momento in cui si era vista sbattere in faccia, per l’ennesima volta, la loro porta di casa.

Cosa le stava succedendo? Bella domanda, non lo sapeva nemmeno lei. 

Non riusciva a definire quella cosa, qualunque fosse, che si era imposta nella sua vita negli ultimi mesi. Ovviamente era legata al suo essere una banshee, era pronta a metterci la mano sul fuoco, ma non sapeva dargli una definizione. Era un’impressione, una sensazione che le partiva dal petto per poi diffondersi in tutto il corpo, qualcosa che la spingeva con ogni fibra del suo essere ad andare avanti, a continuare a cercare, cosa o chi, non lo sapeva. 

Forse Stiles? Ma chi era? Cos’era? Visto il nome poteva trattarsi di una persona così come di una cosa, non era certa di nulla, non sapeva nulla, solo che quella sensazione la svegliava nel pieno della notte e le imponeva di fare qualcosa. Ecco perché non si fermava, ecco perché continuava a cercare anche quando Scott e Malia sembravano essere rassegnati che non ci fosse nulla o nessuno da cercare, c’era quella sensazione a guidarla, quella e una sorta di…connessione, inspiegabile anche questa, con il presunto Stiles. Era propensa a credere che provasse dei sentimenti forti per lui, sempre se fosse stata una persona, non sapeva…non sapeva niente. 

Era possibile amare qualcuno che non si conosceva? Si poteva amare, qualcuno che forse non esisteva nemmeno? 

Rise tra se e se. 

Non aveva certezze in questo periodo della sua vita, forse solo sua madre che non la prendeva per pazza, la maggior parte delle volte  e poi beh, quella persistente e costante sensazione che la accompagnava. Questi erano i suoi punti fermi, le uniche cose vere, in qualche modo, o comunque le uniche cose che riusciva a percepire come tali. Il problema si poneva quando quella sensazione la guidava e le faceva fare cose che agli occhi degli altri sembravano piuttosto discutibili, come nel caso degli Stilinski.

Si era presentata in casa loro fin troppe volte, aveva addirittura staccato la carta da parati, e Dio sapeva solo come le avevano permesso di rimettere piedi lì dentro quel pomeriggio. 

E poi c’era la jeep. Cosa se na faceva di una jeep? Non le era nemmeno mai piaciuta una macchina come quella, non era masi stata una tipa sportiva mentre adesso era la “proprietaria” di una vecchia jeep blu fieramente acquistata all’esemplare prezzo di 150$, temporaneamente almeno. Ecco la jeep era stata l’ennesima conseguenza di quella sensazione, a ripensarci si aggiungeva alla lista delle cose di cui era certa. Con Scott e Malia la avevano perquisita, avevano cercato qualunque cosa, senza sapere cosa e senza ovviamente trovare nulla, solo che era appartenuta a Claudia.

 Ma perché quella cosa le aveva fatto acquistare la vecchia jeep di Claudia Stilinski? 

Quella mattina a lezione quando aveva notato il carroattrezzi nel parcheggio che la stava portando via, all’inizio si era detta che la cosa non la riguardava, molti ragazzi lasciavano la macchina nel parcheggio magari perché si era fermata e per punizione i genitori la facevano sequestrare, poi però lo sguardo le era di nuovo caduto su di lei e puntuale quella cosa si era intensificata e in meno di due minuti si era vista abbandonare la lezione e comprarla, senza un’apparente motivo. Anche se a ripensarci era stato un buon affare, era pur sempre una macchina no? Se non sarebbe riuscita a capirne il senso, se era in qualche modo legata a Stiles, com’era convinta che fosse, almeno la avrebbe usata come seconda auto. Era ben diversa dalla Lexus che aveva, ma in fondo una macchina sportiva poteva rivelarsi utile chissà, anche se i sedili erano un pò scomodi. Cercò di trovare una posizione più adatta mentre aspettava Scott e Malia. Avevano sentito un ululato e erano andati a cercarne la fonte mentre lei se ne stava seduta in quella jeep, al posto del guidatore a guardarsi intorno, come aveva fatto per tutto il pomeriggio. C’era qualcosa in quella macchina che non sapeva definire, come al solito. Le sembrava familiare, come se in qualche modo fosse parte della sua vita anche se  era certa di non aver mai posseduto una macchina del genere. Per questo aveva cercato ogni cosa, delle sensazioni, delle illuminazioni che le provassero l’esistenza di Stiles, o che comunque la conducessero a lui, qualunque cosa. Aveva stretto forte il volante, sentito la pelle nera e ruvida a contatto con la propria, sfiorato il cambio sperando in un segno, frugato di nuovo nel cruscotto credendo che magari le fosse sfuggito qualcosa, cercato sui sedili e soprattutto aveva notato che non c’erano le chiavi. Pensava che, per qualche assurdo motivo potessero essere lì dentro e invece non c’era nulla. Nulla a parte quella stupida, rumorosa e pesante radio che Scott aveva lasciato lì in mezzo tra i sedili. Stava per spostarla dietro quando sentì qualcuno bussare al finestrino: Scott. 

Gli rivolse uno sguardo interrogativo e lui in tutta risposta alzò la mano rivelando qualcosa che penzolava: Chiavi. 

Un mazzo di chiavi. 

Che fossero…? In preda all’euforia lo incitò ad entrare dal lato del passeggero.

Dove le hai trovate?” 

“Chi me le ha date, vorrai dire? È successo tutto troppo in fretta e non so nemmeno se la cosa abbia davvero senso e…”

“Scott!”

“Si, scusa. Non so se tu lo ricordi ma, è stato Peter Hale a darmele.”

Peter Hale? Di nuovo quella sensazione, ebbe l’impressione che non sarebbe riuscita a liberarsene per un po’.

“Riesci a ricordarlo? È stato lui a mordermi, lui mi ha trasformato in un lupo mannaro”

“Non lo so, non…”

Un’ improvvisa ondata di gelo la avvolse e una rapida sequenza di immagini le tornò in mente. 

Peter Hale. 

Era lui.

Come poteva non ricordare l’uomo che aveva innescato i suoi poteri da banshee e che era stato il suo peggior incubo?

“Che c’è?Ti sei ricordata di lui? le chiese Scott

“Si, si mi sono ricordata.  Dammi le chiavi.” 

Dal tono inequivocabile Scott capì che era meglio non fare domande sull’argomento e in silenzio le porse le chiavi.

Lydia le prese in mano e percepì immediatamente il freddo del metallo a contatto con la sua mano, paradossalmente calda. Per un secondo trattenne il respiro, non seppe perché, fu un riflesso involontario, poteva sentire il silenzio annullare tutto intorno a lei, le sembrò che persino Scott avesse smesso di respirare pur di non rompere il silenzio. Lentamente la avvicinò al quadro, con cautela la inserì nel blocchetto e la girò premendo sull’acceleratore.

Nulla.

 Si girò verso Scott che la incitò a riprovare, ma al secondo tentativo a vuoto le disse:

“Non allagare il motore” Gli rivolse uno sguardo interrogativo:

“Almeno sai che significa?” 

“No, non proprio” disse con un’espressione interrogativa quanto la propria.

Si disse che avrebbe provato una terza volta, l’ultima. Trattenne di nuovo il respiro e questa volta  girò con decisione la chiave premendo con forza il piede sull’acceleratore. Si sentì un rumore basso e gracchiante sfociare poi in un ronzio fermo e costante: era accesa.

Si sentì pervadere da quella sensazione, come se volesse dimostrarle che aveva sempre avuto ragione nell’insistere e non smettere di spingerla a cercare. Sorrise e vide la stessa espressione di incredulità e soddisfazione sul viso di Scott, per un momento si guardarono soddisfatti per essere riusciti ad accenderla. 

E adesso? I fari proiettavano due lunghi e opachi fasci di luce sull’asfalto del parcheggio, avevano avuto la conferma che la jeep non era un rottame come la avevano definita gli Stilinski. 

Ma ora? Quale sarebbe stato il prossimo passo? 

Avevano acceso una macchina, non c’era niente di straordinario, eppure il fatto che avessero trovato le chiavi, il solo fatto che quell’oggetto, qualunque fosse il suo reale significato, stesse lentamente acquisendo un senso gli era sembrato qualcosa di straordinario. Entrambe non sapevano cosa fare, il silenzio era di nuovo caduto nell’abitacolo questa volta illuminato dai fari esterni.

All’improvviso un forte gracchiare ruppe il silenzio. 

Lydia non riuscì a capire subito da dove veniva mentre Scott allungò la mano verso la vecchia radio tra i due sedili e abbassò il volume. 

Una delle tipiche interferenze che si verificavano lungo le varie stazioni radio.

“Pronto?” 

Lydia riuscì a distinguere una voce sopra all’assordante rumore iniziale, una voce che non sembrava registrata, sembrava..in diretta:

“Pronto? C’è nessuno? Qualcuno mi sente?” Le mancò il respiro per una frazione di secondo, quella sensazione era tornata, più forte, più prepotente che mai: era lui. 

Doveva essere lui.

Prese in mano la radio e la avvicinò al viso, sapeva cosa doveva dire ma era come se non ci riuscisse, come se dirlo davvero, pronunciarlo, per poi sentire silenzio dall’altro capo o peggio ottenere una smentita, sarebbe stato troppo. Nonostante la paura però si disse che non erano mai arrivati così vicino a scoprire qualcosa su di lui come avevano fatto oggi, cosa aveva da perdere? Tutta la speranza che aveva la ripose nei momenti che sarebbero seguiti, sperò con tutto il cuore che fosse la sua voce, quella che aveva chiesto aiuto, quella che stava parlando dall’altro capo della radio, dovunque essa fosse. Deglutì e azzardò, in modo incerto il suo nome, ancora spaventata: 

-“S…stiles? 

Silenzio. Si aggrappò a quella speranza, era l’unica cosa. Scott si avvicinò  a sua volta:

-“Stiles? Sei tu?” 

Pochi, brevissimi istanti di silenzio ed eccola di nuovo:

-“Scott? Lydia? Siete voi?” 

Il modo in cui pronunciò il suo nome fece scattare qualcosa, non seppe bene cosa, ma una sensazione di sollievo, di gioia le invase il cuore e per un istante si sentì più leggera. Buttò fuori tutto il fiato che aveva trattenuto:

Oh Mio Dio, Stiles! Ti sentiamo!”  Si era quasi dimenticata cosa significasse provare la sensazione di sollievo. Era bellissimo, come tornare a respirare davvero.

Mi conoscete? Vi ricordate di me?” Sorpresa. Incredulità. Forse anche lui si era domandato se tutti quelli che si era lasciato dietro si fossero ricordati di lui o no, in quella voce poteva sentire la stessa speranza che lei aveva riposto nelle risposte di lui. Non riusciva a crederci:

Stiles…sei tu? Sei davvero tu?” 

La speranza era sempre lì, quella piccola vocina che le diceva che tutto era vero, quella vocina che le diceva che quello era davvero lui. Ma cosa sarebbe successo se non era vero? Se si erano sbagliati, se quella non era una voce in diretta ma una registrazione, se quello non era lui? Poi eccola, all’improvviso una scossa, un impulso, le sembrò di essere sollevata da terra e d’istinto si aggrappò con tutta la forza che possedeva all’unica cosa che teneva in mano: la radio. La strinse forte mentre sentì un’altra forte scossa percorrerle il corpo, la certezza che quello era lui, era davvero lui, lo sapeva.

“ Sì, sono io. Ricordi l’ultima cosa che ti ho detto?

Sì. 

Certo che se lo ricordava. Come aveva fatto a non ricordarlo? L’aveva sempre saputo, aveva sempre saputo che lui glielo aveva detto ma era come se qualcuno vi avesse messo sopra un velo leggero che le aveva impedito di leggerla.

Hai detto….”

 Oddio l’ha detto davvero? Non ci credeva che l’aveva detto! Eppure se lo ricordava, e se  lo ricordava significava che lui lo aveva davvero detto. Perché glielo aveva detto così, non avrebbe dovuto, lei non avrebbe voluto che fosse stato costretto a dirglielo così. Guardò Scott intimorita, le sembrava quasi di confessare un segreto inviolabile, qualcosa che condividevano solo loro due, pronunciarlo ad alta voce non significava solo renderlo più reale, ma con la presenza di Scott sembrava perdere la sua magia. Era frutto di qualcosa di unico, qualcosa che era solo loro. 

Nonostante tutto percepì la necessità di Stiles di sentirglielo dire, di avere la conferma che lei si ricordava di lui e che non era stato dimenticato: 

“Hai detto…ricordati che ti amo” 

Silenzio, di nuovo. Sapeva che anche lui, dovunque fosse, era sollevato, non riusciva a credere che loro si ricordassero di lui. Scott ruppe di nuovo il silenzio:

“Stai bene?”

“Dove sei?” Non riuscì a trattenersi, doveva sapere.

“Veniamo a prenderti!” rimarcò Scott.

“No, no, non potete. Non riuscireste a trovarmi!”  Lo abbiamo fatto invece! Ti abbiamo trovato, pensò lei. 

Scott d’impulso afferrò la radio e la strinse con tutta la sua forza:

 “Stiles..che stai dicendo? Dicci dove sei  veniamo…”

 Fu interrotto dalla sua voce:

Ricordatevi solo questo, Canaan, ok?  Dovete trovare Canaan! Trovatela!” 

Poi più nulla. Di nuovo quel maledetto e assordante silenzio. La sensazione di sollievo che prima aveva accolto con gioia adesso era sparita, la speranza alla quale si era aggrappata stava andando via, sparendo lentamente con la voce di Stiles, dissolta nel silenzio e nel vuoto. 

Rimasero fermi e in silenzio con lo sguardo fisso sulla radio con la speranza che da un momento all’altro, come aveva fatto prima, la sua voce potesse comparire di nuovo, potesse dire loro più e permettergli  di salvarlo dovunque fosse. Passarono alcuni minuti ma l’unica cosa che proveniva dalla radio era un fruscio, leggero e basso, nient’altro. 

Niente Stiles, niente sorpresa nella sua voce, niente incredulità, così come non era esistito poco prima di sentire la sua voce, non esisteva più adesso. 

Era sparito. 

Era come se non fosse mai esistito. 

Eppure non era così, lui era vivo tanto quanto lo erano loro e si ricordava così come loro si erano ricordati di lui mentre gli parlavano.

Sorrise amaramente mentre una lacrima le stava scendendo sulla guancia, sorrise perché aveva sempre avuto ragione. Sorrise perché aveva fatto bene a non combattere quella sensazione che si era imposta su di lei, nonostante lo avessero perso avevano scoperto che lui era vivo, avevano scoperto che esisteva.

Sorrise perché lui era reale, era reale e lo era sempre stato sopratutto per lei.

Lui era reale. 



Angolo autrice:
Salve! Guardando questa scena della puntata 6x05 mi sono emozionata e ho immaginato cosa stesse provando Lydia in quel momento. Spero vi possa piacere, lasciate pure una recensione se vi va :D 
Alla prossima, 
EffeI 

  
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