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Autore: Fabb5000    12/01/2017    2 recensioni
Sono passati parecchi anni da quando Lyon, Stefano, Anna e Mario giocavano a Minecraft e, insieme a quei tempi, si è conclusa anche la FailCraft. Ora Lyon, ormai ultracentenario, conscio che ormai non gli resta molto tempo, decide di rivelare alla sua nipote sedicenne la sua vera storia, ovvero quella che successe dopo gli avvenimenti di "A caccia di Herobrine"; la storia che lo rese un eroe non solo in Minecraft, ma in tutti i mondi, e che va tramandata alle generazione future prima della fine. La storia di come lui, Stefano, Anna e Mario salvarono tutti gli universi da una terribile piaga. [[Consigliabile, ma non indispensabile, legge il prologo]]
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Herobrine, Notch, Nuovo personaggio, Steve, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'FailCraft in real life'
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Ormai le tenebre erano calate da un pezzo e l'intero accampamento era piombato nel torpore più totale. Tutti, persino Shadow, erano caduti nel mondo dei sogni.

Ecco perché nessuno di accorse di tre paia di occhi che li osservavano maliziosi dall'alto di un albero. -Uccidiamolo!- mormorò Elendin. -Attacchiamoli mentre dormono! Eliminiamo l'umano!-

-No!- esclamò Gavin zittendola. -Quello era il mio piano, ma ora mi rendo conto che non avremmo possibilità. Certo, potremmo riuscire ad uccidere l'umano nostra nemesi, ma ciò sveglierebbe gli altri, che sono armati e pericolosi più di quanto immaginassi-

-Concordo- mormorò Gulliver con voce tremante. -Qui qualcuno ci rimane secco-

-Se sarai tu, non sarà una gran perdita- ringhiò Gavin. -L'unica tua utilità e quella di fornirci da scudo vivente. Sei fortunato a poterlo fare, altrimenti saresti inutile-

Il rapace poi si rivolse a entrambi i figli : -Ora lasciatemi solo. Devo pensare a un piano ... evitate di fare sciocchezze e tu, Gulliver, vedi di non combinare disastri come al solito, mi sei già abbastanza d'intralcio così-

I due figli non se lo fecero ripetere due volte e volarono via dirigendosi il più lontano possibile dal bosco, posandosi poi su un albero solitario nella pianura. Gulliver era addirittura più mogio del solito, e Elendin, dispiaciuta per come il padre lo aveva trattato (anche se era usanza di famiglia da quando si ricordava), si affiancò a lui riscaldandolo con le grandi ali : -Andiamo, Gulliver! Sai che papà fa così solo perché spera che tu ti faccia prendere dall'orgoglio e gli dimostri quanto vali. Faceva il sergente Hartman anche con me. Non pensa veramente quelle cose-

Gulliver si scosse, riprendendo il sorriso : -Già ... hai ragione. Non le pensa veramente- ma era più che evidente che non era per nulla convinto di ciò che diceva.

Elendin guardò furente il punto su cui era appollaiato il padre. -Vorrei che mamma fosse qui. Gli avrebbe dato una bella ripassata- disse, rivolta più a sé stessa che a Gulliver.

Alla parola "mamma", però, Gulliver emise un sussulto, come se lo avessero appena colpito con un pugno, e i suoi occhi si riempirono di lacrime.

Elendin se ne accorse e cercò di confortarlo : -Coraggio ... manca anche a me. Almeno tu hai avuto la fortuna di essere troppo piccolo per ricordarla ... io avevo già un anno quando ha lasciato questo mondo-

-Già ...- mormoròa Gulliver con voce tremante. Elendin notò che aveva gli occhi fuori dalle orbite, come se stesse vivendo un incubo. Velocemente Gulliver si scosse dalle ali della sorella e si mise in disparità sulla cima dell'albero.

Elendin guardò tristemente il fratello. Reagiva così ogni volta che lei nominava la loro madre. Solo lei, certo : il padre non aveva più fatto menzione da quattordici anni. Probabilmente nessuno dei due aveva superato il trauma, ma Elendin non aveva mai compreso come mai il fratellino alla parola "mamma" pareva vedesse il demonio.

Ogni volta, i suoi occhi si riempivano di terrore, Gulliver iniziava a tremare come una foglia e andava il più possibile lontano da tutti per piangere in santa pace.

Improvvisamente udì un tonfo accanto a sé e vide che il padre era tornato da loro. -Ho un'idea- disse. -Forse non possiamo attaccarli frontalmente, ma possiamo concentrarvi sull'umano che odiamo durante una battaglia-

-Ma non abbiamo guerrieri!- esclamò Elendin.

-Non ho detto che dobbiamo fare una guerra- disse Gavin. -Il mio intento è rapire uno di loro e usarlo come esca per attirare gli altri nella foresta. Li porteremo nel centro del bosco e lasceremo che siano gli ... animali da compagnia degli Haranduin a occuparsi di loro. Noi faremo in modo di isolare l'umano e a quel punto lo uccideremo-

Elendin deglutì; il piano di per sé era buono, ma addentrarsi nei boschi del Nord era un'impresa che non avrebbe augurato nemmeno al suo peggior nemico. Tuttavia non poteva contestare l'idea del padre, che era tutto sommato buona.

-La parte più difficile sarà rapire uno di loro senza che nessuno se ne accorga, così da darci un po' di vantaggio- disse Gavin. -Io e te siamo troppo grossi, voleremmo rumorosamente e attireremmo l'attenzione. Pertanto, per quanto mi rammarichi e ci privi delle speranze, tocca a Gulliver andare a fare il lavoro sporco. A proposito, dov'è?-

-Sono qui- disse Gulliver scendendo dalla cima dell'albero.

-Bene, questo è il tuo momento. Vediamo se non riesci a deludermi almeno una volta- disse Gavin, per poi notare gli occhi lucidi del figlio e, sospettoso, chiedere : -Di cosa stavate parlando?-

-Parlavamo di mamma ...- mormorò Gulliver mogio, per poi strabuzzare gli occhi rendendosi conto di ciò che aveva appena detto.

Lo sguardo di Gavin divenne di fuoco e il rapace guardò il figlio come un sopravvissuto di Auschwitz avrebbe guardato un gerarca nazista; dopodiché digrignò gli affilattissimi denti e spalancò il becco urlando a pieni polmoni : -CHE COSA TI AVEVO DETTO?!- urlò furente, e Elendin si benedisse per aver scelto un posto tanto lontano dall'accampamento, dato che da lì gli sbraiti non si sentivano. -DAL TUO BECCO QUELLA PAROLA NON LA VOGLIO SENTIRE USCIRE! BISOGNA ESSERE DEGNI PER PRONUNCIARLA, E TU NON LO SEI NEANCHE UN PO'! ADESSO VEDI DI ANDARE LÀ E FARE IL TUO DOVERE, RAZZA DI FALLITO, O TI TRASCINO IO PER IL COLLO E TI ABBANDONO LÌ! SO CHE FACCIO UN DISOIACERE AI MORTI INVIANDOTI TRA LORO, MA MAGARI IN MEZZO ALLE PIETRE IL TUO CADAVERE TROVERÀ QUALCUNO CON UN QUOZIENTE INTELLETTIVO PARI AL TUO!-

Gulliver spiccò immediatamente il volo, più che altro desideroso a mettere più distanza possibile tra lui e il padre che a completare la missione. Elendin guardò Gavin con disprezzo : -Come pupi parlargli così? Mica lo ha fatto apposta ...-

-STA ZITTA!- urlò Gavin con gli occhi che mandavano scintille. -VORREI VEDERE TE COME TE LA CAVERESTI CON UN FIGLIO CHE È GIÀ TANTO CHE SAPPIA VOLARE! VORREI SAPERE QUANDO SI DECIDERÀ A CRESCERE E A PRENDERSI LE SUE RESPONSABILITÀ!-

Elendin avrebbe voluto ribattere che Gulliver tentava sempre di prendersi le sue responsabilità e dimostrare al padre quanto valesse, ma lasciò perdere, conscia del fatto che Gavin non avrebbe sentito ragioni. Elendin provò un monito di pietà per il fratellino : certo, anche lei spesso lo ore deva in giro, ma da lì a dirgli quelle cose ce ne passava!

La cosa strana era che, quando era lei a pronunciare la parola "mamma", il padre non reagiva mai così ...


************************************


Gulliver volò spedito fino all'accampamento di Lyon, poi velocemente atterrò e camminò silenziosamente verso il sacco a pelo più vicino che trovò, lo afferrò tappando con una zampa la bocca del malcapitato e tornò subito all'albero.

Elendin gli venne incontro : -Visto che anche tu, se ti applichi, le cose le fai bene?- gli disse dandogli una pacca sulla schiena.

Gavin si avvicinò in fretta e afferrò il fagotto, senza dire una parola. Tuttavia il suo sguardo arrabbiato parlava per lui.

-Bene!- mormorò a un certo punto, mentre la sua furia svaniva sostituita da un grande compiacimento. -Abbiamo la ragazza! Fantastico, so per certo che gli uomini umani non resistono a salvare una donzella in pericolo!-

In fretta, i tre rapaci volarono verso la foresta. Gulliver fece cadere alcune piume, così che il gruppo cadesse nella loro trappola seguendo la falsa pista.

Elendin guardò il padre con rimprovero, dato che si aspettava almeno un "non sei in fondo un completo fallimento" per il fratellino, ma questi rimase di ghiaccio come una statua.
   
 
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