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Autore: Caroline94    12/01/2017    0 recensioni
Manami Okuda si ritrova a frequentare il suo ultimo anno nella Scuola di Magia e Stregoneria del Kunugigaoka ma con qualche complicazione: a causa di alcuni eventi verificatisi alla fine dell’anno precedente si è allontana da quelli che una volta erano i suoi più cari amici, i cosiddetti “ragazzi della E”.
Tra gite, esami, nuove conoscenze e promesse che rischiano di non essere mantenute, i ragazzi dovranno sopravvivere ad un anno all’insegna del mistero nella scuola più magica e famosa del Giappone…
[Coppie: Karma/Okuda, Nagisa/Kayano, Kataoka/Isogai, Nakamura/Sugaya, Karasuma/Irina, Korosensei/Yukimura, altre coppie che ora non ho in mente – Presenze OC – Okuda potrebbe essere OOC – Angst, Sentimentale, Fantasy]
{Ispirato all’opera di J. K. Rowling: Harry Potter}
Genere: Angst, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Karma Akabane, Koro Sensei, Manami Okuda, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Dire che c’era ansia nell’aria era dire poco.
Okuda ricordava perfettamente il giorno del suo smistamento, come se fosse stato ieri e non sei anni prima. Sicuramente aveva la stessa faccia spaventata di quei bambini radunati di fronte al tavolo degli insegnanti, se non peggio.
Sospirò. Erano davvero passati sei anni da quel giorno.
Okuda era nata Mezzosangue, sua madre era una strega ma suo padre Babbano, quindi non era del tutto preparata alla vita al Kunugigaoka; era stato quasi tutto una novità.
Lo Smistamento fu veloce e presto tutti i ragazzi presero posto ai quattro tavoli delle Case. Il Preside, Gakuho Asano, diede immediatamente il via al banchetto: lasciava sempre il discorso alla fine.
Okuda prese le bacchette ed iniziò subito a mangiare: stava morendo di fame!
Le chiacchiere allegre degli studenti che si raccontavano gli aneddoti delle vacanze risuonavano come tanti scoppiettii per la Sala Grande e il cielo sopra di loro rifletteva le stelle di marzo, a Okuda tutto quello rilassava dopo lo stressante viaggio in treno. Strinse le bacchette ma continuò tranquillamente a mangiare, ignorando la stretta alla bocca dello stomaco: non aveva ricevuto nemmeno una lettera durante le vacanze e in risposta, lei, non ne aveva mandate. Yada e Kataoka, qualche posto più in là, stavano chiacchierando tranquillamente con Hayami. Ritsu ed Itona erano seduti quasi di fronte a lei ma, come al solito, erano chiusi nel loro silenzio. Chiba era seduto vicino ad Hayami, non intervenendo nemmeno una volta nella conversazione concentrato com’era sul suo riso.
Il resto del tavolo di Corvonero era più in fermento del solito.
Di fronte aveva proprio il tavolo di Grifondoro e alle spalle quello di Tassorosso, seguito dai Serpeverde. Per un attimo, alzando lo sguardo, aveva incontrato lo sguardo di Karma dall’altro lato del tavolo dei Grifondoro, ma lo aveva ignorato tornando alle sue patate.
Si chiedeva ancora come fossero arrivati a quel punto: dopo gli avvenimenti dell’anno precedente il loro rapporto si era incrinato, rompendosi del tutto durante il silenzio delle vacanze. Non aveva nemmeno provato a chiarire durante il viaggio di andata, sfilando davanti le carrozze del treno senza guardarle sentendo lo sguardo dei compagni addosso, fino a prendere posto nell’ultima occupata solo da un paio di ragazzi del suo anno che non conosceva. Aveva passato tutto il viaggio a leggere, con le cuffie nelle orecchie.
Il resto della cena la passò chiusa nel suo solito silenzio, finché il cibo non disparve dal tavolo lasciando piatti e calici vuoti e scintillanti; solo allora Asano si alzò e gli bastò alzare le mani perché il silenzio calasse su tutta la Sala.
“Sicuramente molti di voi non vedono l’ora di andare a letto, quindi sarò breve” sorrise “Innanzitutto, vorrei ricordare che l’accesso alla Foresta della Scuola è severamente vietato a tutti gli studenti, per la vostra sicurezza” iniziò, facendo vagare lo sguardo specialmente al tavolo di Grifondoro e Serpeverde “Inoltre, quest’anno verranno tenuti gli esami di Smaterializzazione quindi tutti color che compiono, o compiranno, diciassette anni entro il 31 marzo potranno sostenere i corsi e l’esame stesso. E poi, un annuncio che gioverà particolarmente le ragazze dal sesto anno in su, quest’anno si terrà un ballo di fine anno” annunciò, causando uno scoppiettio di bisbigli eccitati che vennero estinti dopo pochi istanti da un cenno dell’uomo “Avrete tempo di parlarne con calma durante l’intero anno” sorrise, candidamente “Mi auguro che quest’anno, nuove e vecchie conoscenze, si impegnino nello studio, specialmente coloro che sono in vista degli Esami Finali.
E ora: a letto!” invitò, battendo le mani.
Le panche e le sedie grattarono sul pavimento quando i ragazzi si alzarono e sciamarono fuori le porte, diretti ai propri dormitori.
Okuda si ritrovò in testa al gruppo ma, diversamente dal solito in cui avrebbe cercato di ritirarsi nella folla, in quel frangente non gliene fregò granché e guidò il proprio Dormitorio fino alla Torre di Corvonero. Bussò alla porta e il corvo affissovi sopra si animò.
Come si chiama quel sentimento che ti rode quando fai qualcosa di sbagliato?” chiese. Okuda guardò il becco sorridente dello Stemma della sua Casa, impassibile. Delle parole gli salirono alle labbra “Mi prendi in giro?” ma non le pronunciò.
“Il senso di colpa” rispose, piatta.
Esatto” commentò il corvo e aprì la porta.
Okuda ci sgusciò dentro e si guardò intorno: la stanza era perfettamente circolare, con poltrone di velluto e pouf, stendardi della Casa erano appesi sulle pareti e il busto di Priscilla Corvonero se ne stava eretto in un angolo. Tutto era sui toni del blu e del nero.
Stanca, salì nel proprio dormitorio, individuando subito il proprio letto; mise il pigiama e s’infilò sotto le coperte, chiudendo le tende tutte intorno: non voleva essere disturbata. Accese la propria bacchetta (Faggio e Crine di Unicorno, 11 pollici e mezzo) e aprì il libro che aveva iniziato sul treno.
Dopo una decina di minuti la porta si aprì e le voci di Yada, Kataoka, Hayami e Ritsu vi fecero capolino, zittendosi all’istante: non poteva vedere oltre le pesanti tende di velluto blu, e non ci tenne a farlo, ma sapeva che loro vedevano la luce della bacchetta anche se affievolito dallo spessore del drappo che fungeva da baldacchino ai loro letti.
Ci furono parole sparse qua e là, quasi sussurrate, per una ventina di minuti poi le lampade vennero spente e scese il silenzio. Okuda lesse un altro paio di capitoli poi sussurrò “Nox” e mise bacchetta e libro sotto il cuscino, prima di addormentarsi.
 
“Non dimenticate il movimento della bacchetta” esclamò Irina, agitando la propria: di ebano, semplice, con una conchiglia di madreperla a fare da manico “Non voglio vedere nemmeno una piuma in quest’aula, alla fine dell’ora” raccomandò.
Okuda sbadigliò prima di abbassare lo sguardo sul pappagallo che doveva far Evanescere: era andata a dormire tardi e non era molto connessa quella mattina. Le lezioni erano ormai cominciate e la prima ora prevedeva Incantesimi, tenuta dalla professoressa Irina Jelavic… sebbene, nel corso dei sei anni che avevano passato insieme, i ragazzi del suo anno l’avevano soprannominata Bitch-sensei.
“Oh, andiamo, metteteci un po’ di impegno” sbottò Irina, passando tra i banchi “E mi raccomando: non voglio sentire un suono uscire dalle vostre bocche. Al test finale chiederanno incantesimi non-verbali!” raccomandò.
Okano agitò la bacchetta ma il pappagallo si limitò a stridere, perdendo qualche piuma che cadde sul banco. La ragazza gonfiò le guance e poggiò la testa alla mano, con un sospiro, mentre il pappagallo la guardava offeso.
Okuda sfiorò pigramente il proprio pappagallo, pensando intensamente alle parole. Quello scomparve nel nulla e non se ne stupì: non aveva mai avuto problemi negli Incantesimi non-verbali, data la sua natura silenziosa. Meno si parlava, meglio era.
Poco dopo toccò a Kataoka, Yada e Ritsu, seguite da Isogai, Hinano, Kimura e altri ragazzi di Tassorosso e Corvonero.
“Oh, finalmente!” esclamò Irina “Visto che con un po’ di impegno si…!” ma un’esplosione fece sobbalzare tutti.
Okuda sussultò e saltò dalla sedia quando il suo compagno di banco fece esplodere il proprio pappagallo. Irina rimase allibita a guardare la scena: il ragazzo (di Tassorosso) aveva i capelli castani rizzati sulla testa e una grossa bruciatura nera era impressa nel legno. Sembrava in evidente stato di shock dato che guardava il punto in cui il pappagallo era saltato in aria, con malinconia; una sola piuma era rimasta al centro dello sfacelo.
“Si, beh…” commentò Irina, incerta “Anche questo è un modo per far sparire qualcosa, solo… non ti consiglio di farlo all’esame” consigliò. Il ragazzo mise giù la bacchetta con aria dispiaciuta e passò gli ultimi dieci minuti a rimettersi giù i capelli.
“Come compito voglio 30 centimetri di pergamena sugli Incantesimi Evanescenti” annunciò Irina al suono della campanella, mentre i ragazzi si alzavano “E esercitatevi!” ammonì.
Okuda uscì, desiderando avere un’ora libera per potersi riposare un po’ in Sala Comune, ma aveva Divinazione con i Grifondoro. Così salì fino alla Torre dove la scaletta a chiocciola e la botola li avrebbe portati nell’aula della Professoressa Mamura.
L’aula era abbastanza grande, con le finestre coperte da pesanti tende di velluto rosso. Il caminetto in fondo era sempre acceso e molte lampade erano sparse tra i tavoli e i pouf colorati.
Okuda fu tra le prime a salire e prese posto in una delle prime file, vicino la finestra, su un grande pouf viola, tirando fuori la sua copia di Svelare il Futuro.
Solo una volta che ci furono tutti la professoressa chiuse la botola e si presentò agli studenti: era una donna di mezza età, un po’ strana, con i lunghi capelli castani raccolti in una coda bassa.
“Buongiorno, miei cari” cinguettò soave “E benvenuti al vostro ultimo anno qui al Kunugigaoka. Per quelli di voi che hanno deciso di continuare con Divinazione, sappiate che vi aspettano grandi cose quest’anno” avvertì, guardandoli tutti “Bene! La nostra prima lezione consisterà nel dare uno sguardo al vostro futuro tramite… le carte!” annunciò, con fare teatrale.
Nessuno si mosse. Qualcuno nelle ultime file tossì.
La donna li guardò tutti, speranzosa, poi abbassò il braccio che aveva alzato nell’enfasi e li guardò seccata.
“Cominciate” tagliò corto, sedendosi dietro la propria scrivania.
Okuda aprì il proprio libro al capitolo dedicato alla Cartomanzia e iniziò a leggerlo.
Il principio della cartomanzia, esercitata con ogni mezzo, si basa su un motto dell’alchimia: “Come sopra così sotto”, intendendo il ‘sopra’ come il grande universo metafisico, e il ‘sotto’ come la realtà fisica del mondo intorno a noi.
Oh, beh, lei era un’appassionata di Alchimia così come di Pozioni, se i princìpi erano gli stessi non avrebbe avuto problemi.
Lesse attentamente la storia e il significato di ogni carta (avrebbero usato l’Oracle Belline) poi mise da parte il libro e fece per prendere le carte ma quelle non erano più al centro del tavolo, piuttosto erano nelle mani del suo compagno di lezione: Karma le mescolava con nonchalance, apparentemente incurante del resto.
Okuda rimase impassibile di fronte al suo sorriso sfrontato e lei sapeva esattamente cosa voleva fare, continuando a mescolare il mazzo senza dar segno di voler iniziare il compito assegnatogli.
Dopo un paio di minuti Okuda riprese il libro e sprofondò nel pouf per leggere: se si fosse deciso glielo avrebbe detto.
Sussultò quando una carta venne gettata sul tavolo accanto a lei: era la Stella dell’Uomo.
“Ho sentito che hai fatto nuove conoscenze sul treno” commentò lui, il mazzo di carte posato accanto a sé.
Lei non rispose, limitandosi a scrutare la carta con interesse: la Stella dell’Uomo indicava una presenza di sesso maschile importante nella vita del Consultante.
“Evidentemente ho viaggiato con il mio futuro marito senza saperlo” rispose lei, scrollando le spalle, tornando al libro.
“Tassorosso… miri in basso” commentò lui, d’un tratto freddo, riferendosi ai due ragazzi del treno. Prese un’altra carta e l’aggiunse alla prima: la Chiave, il Destino. E poi la Piramide, il progresso. Accanto alla Chiave, significava che il suo Destino era strettamente legata al successo di un progetto. Gli si contorse lo stomaco.
“Come vanno i tuoi studi di Alchimia?” domandò, con scioltezza. Okuda strinse il libro.
“A meraviglia” replicò, gelida.
Un’altra carta venne aggiunta alla fila: il Giardino, vacanza e riposo. Stavolta non ci furono commenti e un’altra carta venne pescata: il Libro, il sapere e la conoscenza ma anche le capacità di adattamento.
“Oh, questo calza a pennello” commentò lui, pescando ancora: la Cometa, arrivo a sorpresa.
L’Ascia: la pace. A questo, Okuda scoppiò a ridere.
“Il mio futuro si sta facendo interessante” rise. Karma non rispose ma pescò ancora.
I Due Cuori: l’amore e l’affetto. Subito dopo Le Due Spade che, accanto ai Due Cuori, indicava rivalità amorosa. Okuda sbuffò una risata: quale ragazzo avrebbe litigato per lei?
L’Incatenato: Dispotismo. Il consultante è vittima di una forza maggiore. Decisioni arbitrarie, sacrificio mal compreso, giudizio falso e iniquo. Cecità, illusione.
Entrambi guardarono quella carta per un lungo istante, seri, e lo stomaco di Okuda tornò a contorcersi.
“Beh?” domandò, seccata “Hai finto?”
“No” rispose, secco, lui.
Il Chiostro: clausura, ripiegamento su sé stessi, idee malinconiche.
La Stella dei Magi: felicità.
Okuda studiò attentamente le Carte che avevano ‘predetto’ il suo avvenire: non era una che credeva troppo a quelle sciocchezze ma l’Incatenato, così come il Chiostro e la Piramide, la misero un po’ a disagio.
Che idiozia, delle Carte non posso prevedere il futuro.
Si ritirò sul proprio pouf proprio mentre l’insegnante si avvicinava a loro.
“Ne manca una” notò, guardando le Carte disposte sul tavolo “Devono essere dodici, Akabane” ricordò.
Il ragazzo sembrò sorpreso ma pescò l’ultima Carta e l’aggiunse al resto: il Diavolo, il tradimento, la sfortuna.
“Ahi, ahi” commentò lei “Il Diavolo è una Carta Forte, potrebbe annullare quasi tutte quelle buone che sono uscite”
Okuda si limitò ad alzare le spalle: per quello che le importava.
Karma rimise le carte a posto e le posizionò al centro del tavolo mentre la ragazza chiudeva il libro e lo rimetteva nella borsa.
“Non mi leggi il futuro?” domandò, con un sorriso mellifluo. Okuda alzò gli occhi su di lui poi sorrise dolcemente.
“Non mi interessa” rispose, candidamente, prima che la campanella suonasse. Mise la borsa in spalle e uscì dall’aula, lasciando il ragazzo ancora al proprio posto.
 
La ragazza mise l’ultimo punto e guardò la propria opera, soddisfatta: 42 centimetri di pergamena sugli Incantesimi Evanescenti. Mise il foglio ad asciugare su una pila di libri e si portò davanti Storia della Magia: doveva aggiornare i propri appunti sulle Guerre dei Giganti.
Aveva appena trovato il capitolo che un bisbiglio alle sue spalle la fece distrarre: con la coda dell’occhio vide due ragazzi confabulare alle sue spalle, guardandola. Li ignorò e prese il quaderno degli appunti di Storia della Magia.
“Dai, chiediglielo!” sussurrò uno, spingendolo.
“No, chiediglielo tu!” rispose l’altro, a disagio.
“Oh, non fare il fifone!” sbottò il compagno.
Okuda alzò gli occhi al cielo: persino nella biblioteca non trovava pace! Si alzò di scatto e chiuse i libri, i ragazzi ammutolirono all’istante: avrebbe continuato in Sala Comune.
I due ragazzi si scambiarono un’occhiata nervosa, poi uno dei due si fece avanti.
“Ciao” esclamò, tradendo l’ansia nella voce. Lei si fermò con il libro di Pozioni in mano e alzò lo sguardo su di lui: era più alto di dieci centimetri buoni, con i capelli rossicci, gli occhi azzurri e uno spruzzo di lentiggini sul naso.
Aveva un che di familiare…
“Ciao” rispose lei, guardinga.
“Ecco, ci siamo conosciuti sul treno” spiegò lui, in imbarazzo “Ero vicino a te, stamattina, a Incantesimi…”
“Oh!” esclamò Okuda, ricordando “Quello che ha fatto esplodere il pappagallo!”
Il ragazzo arrossì.
“Si, sono io” mormorò “Ecco, io e quel meschino del mio amico... – l’altro ragazzo tossì rumorosamente e lui alzò gli occhi al cielo – giusto, quell’infimo meschino del ragazzo dietro di me – “Ehi!” – e io ci chiedevamo se ti andasse di stare nel nostro gruppo di studio” chiese tutto d’un fiato “Insomma, sappiamo che sei brava e quindi… non pensare male, non è solo per questo” si affrettò ad aggiungere “È solo che…”
“Ok” rispose lei, con calma.
“…pensavo che potevamo aiutarci a vicenda e…”
“Ok” ripeté lei, a voce un po’ più alta e il ragazzo smise di farneticare, guardandola stupito.
“Davvero?” domandò e lei annuì “Oh, è fantastico!” esclamò, sorridendo “Abbiamo un tavolo, di là… se vuoi ti aiuto” si offrì, indicando la montagna di libri che occupavano parte del tavolo. Okuda annuì con un sorriso, mettendo i libri nella borsa e prendendo quelli che restavano, aiutata dai due ragazzi che la condussero al tavolo.
Il posto era già occupato da due ragazze della sua età, entrambe di Grifondoro: una aveva i capelli castani lisci legati in una crocchia alta con delle ciocche davanti al viso, allegro e colorato con incastonati due occhi d’ambra. L’altra aveva i capelli neri, lunghi e mossi e gli occhi verdi.
“Loro sono Sacha Sato” presentò l’altro ragazzo, un po’ più alto del primo con i capelli castano scuro e gli occhi marroni, indicando la prima ragazza che la salutò con un sorriso solare “E Atsuko Endo” la seconda si limitò ad un cenno del capo. “Io sono Jun Maeda e lui è…” a quel punto ghignò e il ragazzo arrossì.
“Mi chiamo Newton” si presentò, senza guardarla “Newton Scamander ma puoi chiamarmi Newt”
Okuda fece per parlare ma s’immobilizzò: “Aspetta, quel Newt Scamander?” chiese, allibita “Il magizoologo che ha scritto Animali Fantastici: dove trovarli?” domandò.
“Si” rispose lui “Cioè, no, non sono io! È il mio bis-bis-bis-bis nonno però… porto il suo nome” spiegò, un po’ in imbarazzo.
“Io… ho le edizioni di Animali Fantastici sia in Inglese che in Giapponese!” esclamò Okuda, lasciando cadere la borsa sul tavolo “Trovo che tuo nonno abbia fatto un lavoro strepitoso, ho letto anche la sua biografia La valigia di Newt Scamander!”
“Cosa? Sul serio?” chiese lui “Hai letto anche la parte della sua amicizia con Jacob Kowalski?” chiese lui, stupito.
“Certo che sì! E trovo che la Modifica della Memoria su di lui sia stata una vera ingiustizia: poteva significare il primo rapporto amichevole tra un mago e un Babbano della storia dell’epoca!” rispose, infervorata.
“Hai perfettamente ragione! Nei suoi appunti, il nonno ne ha fatto menzione spesso!” esclamò lui, altrettanto accaldato “Un Babbano che accetta il mondo magico e ne entra a contatto tramite gli animali è qualcosa di strepitoso, specialmente con la Comunità delle Seconde Streghe di Salem che si formò a quel tempo!”
I due si guardarono con gli occhi scintillanti mentre i tre li guardavano ammutoliti… poi Sacha scoppiò a ridere.
“Oh, mio Dio!” rise, tenendosi la pancia “Abbiamo trovato la ragazza a Newt!” esclamò.
I due si voltarono verso di lei e il ragazzo arrossì vistosamente: “N-non dire idiozie, Sacha!” esclamò. Anche Okuda era arrossita e, per un attimo, si sentì di nuovo sé stessa: quella ragazza timida ed impacciata che arrossiva solo se veniva guardata. Scoprì che non le dispiaceva poi tanto.
“Io sono Okuda. Manami Okuda” si presentò, sorridendo.
“In effetti, ci mancava una Corvonero” commentò Atsuko “Io e Sacha siamo di Grifondoro, Newt di Tassorosso e Jun di Serpeverde” informò “Ci siamo conosciuti al terzo anno durante… sai, la storia del Labirinto”
Okuda s’irrigidì: il Labirinto era una delle tante leggende del Kunugigaoka, un po’ come quella della Camera dei Segreti, ma durante il loro terzo anno alcuni ragazzi avevano iniziato a scomparire. Fino all’anno prima, Okuda faceva parte di un vasto gruppo di ragazzi, soprannominati da tutti la “E” che stava a significare “End”, poiché si erano cacciati in tanti di quei guai da rischiare di essere buttati fuori almeno sei o sette volte all’anno. Erano stati proprio loro ad investigare su queste misteriose sparizioni ed Okuda aveva trovato l’entrata del Labirinto, situato sotto il Lago, nelle segrete del Castello mentre studiava con Hazama nella Sala Comune di Serpeverde. Ce n’era voluto per attraversarlo ma alla fine avevano trovato tutti i ragazzi in una camera nascosta al centro; si scoprì che il colpevole era un ragazzo di Serpeverde del sesto anno ma non volle dire mai le ragioni per cui lo fece, così venne espulso.
“Già, nel tempo che abbiamo trascorso lì abbiamo fatto amicizia” annuì Sacha “Quindi eccoci qui”
“Senti ma tu… non fai parte della E?” domandò Jun, perplesso.
“No” rispose secca lei, aprendo la borsa “Non più” aggiunse, tirando fuori i libri. I quattro ragazzi si guardarono per un attimo, interrogativi. “Allora? Da cosa volete cominciare?” incalzò lei, desiderosa di sviare l’argomento.
“Oh, sì…” si risvegliò Jun “Stavamo facendo Trasfigurazione” disse, prendendo posto insieme agli altri.
 
 
 
Angolino della Cosa:
Adoro Harry Potter e amo Assassination Classroom, quindi perché non fare un magico crossover tra questi due? Forse non tanto magico, ma potete star certi che sarà pieno di misteri e un pizzico di romance che non guasta mai.
Cosa avrà mai fatto Okuda per guadagnarsi l’ostilità degli altri? E perché Karma è così intenzionato a farle dire la verità? Che ci sia di mezzo qualche infausto segreto o… qualcosa di più pericoloso?
Quanti interrogativi, lo so, ma troveranno tutti una risposta… prima o poi. Una cosa è certa: ci sarà da divertirsi.
Passiamo alle carte: non so come mi sia venuta però volevo dare un piccolo incentivo di quello che accadrà e (piccolo indizio) le carte ‘Destino’ e ‘Piramide’ sono la chiave di tutto.
Per quanto riguarda il carattere di Okuda, diciamo che ha subito qualche lieve modifica e la causa ve la spiegherò nel capitolo tre. Per ora pazientate.
Ed ora gli OC. Il fatto è che non volevo far restare Okuda completamente sola e quindi… boh, ho tirato fuori un paio di personaggi: Atsuko Endo, Sacha (che si pronuncia ‘Sasha’ (è tedesco)) Sato e Jun Maeda. Nomi buttati un po’ a caso su dei personaggi che mi ronzavano in testa da un po’, ma anche loro avranno un ruolo fondamentale nella storia.
E poi c’è Newt. Ok, ammetto di non aver mai visto Animali Fantastici (mea culpa) ma un’amica mi ha prestato il libro La Valigia di Newt e… boh, dalle descrizioni (di David Yates, della Rowling e dello stesso Eddie Redmayne) credo di aver in qualche modo compreso il carattere del magizoologo come non avrei mai potuto fare guardando il film… e così, ecco che nasce il suo bis-bis-bis-qualchealtrobis nipote.
E poi volevo scrivere qualcosa su Newt, quindi diciamo che lo uso come sostituto *ride in modo folle* Non linciatemi, vi supplico! *corre a nascondersi*
Caroline94
   
 
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