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Autore: Ciuffettina    13/01/2017    8 recensioni
Essere il Responsabile delle Armi del Paradiso è spesso un lavoro noioso ma a volte possono succedere degli imprevisti...
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Balthazar, Gabriel
Note: Otherverse, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Prima dell'inizio
- Questa storia fa parte della serie 'Il dietro le quinte della Bibbia'
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Balthazar, da qualche anno, era diventato il Responsabile delle Armi del Paradiso, sostituendo Sandalphon che era stato promosso a segretario di Metatron. Il titolo poteva far pensare a chissà che incarico prestigioso o emozionante, invece, in parole povere, era un semplice custode che doveva verificare che gli angeli che venivano a farne richiesta, avessero il regolare permesso, firmato da un loro superiore, di prelevare gli oggetti lì contenuti.
«Che noia!» sbuffò stiracchiando le ali color acquamarina e controllando uno scaffale. «Vediamo se tutto è a posto: Sale di Lot, Bastone Magico, Pugnale di Abramo… ma guarda com’è smussato!» brontolò. «Avrebbe dovuto utilizzarlo soltanto per i sacrifici, invece quello stupido umano l’ha usato anche per tagliare il pane e la frutta, spero solo che non se la piglino con me.»
Sinceramente non ne poteva più di star chiuso lì dentro. Dannazione, lui era un guerriero, non un archivista, avrebbe dovuto essere con gli altri ad allenarsi e invece no!
«Devi imparare la disciplina!» aveva sbraitato Michael, prima di sbatterlo in quel buco a tempo indeterminato. «Almeno quando ti cerco, so dove trovarti!» e questo solo perché, ogni tanto, faceva dei voli sulla Terra per conto suo.
Se gli umani sapessero quant’è noioso il Paradiso, non sarebbero così ansiosi di entrarci. Non sono un arcangelo, perciò non posso andarmene in giro a mio piacimento, non sono un angelo custode perciò nessuno mi prega di scendere e ora non sono più neanche un guerriero e, a meno che il nostro Principe non decida altrimenti, mi tocca star qui a marcire fino al giorno dell’Apocalisse!
Stizzito, diede un calcio allo scaffale, quello che non immaginava era che gli sarebbe caduto addosso, seppellendolo con tutto quello che vi era catalogato sopra, compresi dei lunghi corni che erano lì appoggiati.
Balthazar strisciò fuori da quel groviglio di corni, candelabri e quant’altro, sibilando vocaboli ben poco consoni a un angelo…
«Ehi, Balth! Hai da fare? Ma che cosa è successo?» chiese Gabriel, entrando in quel momento con un corno in mano.
Questa non ci voleva! Era rarissimo che un arcangelo scendesse a cercare qualcosa, di solito mandava un suo subalterno.
A Balthazar non piaceva avere a che fare con loro, era vero che, a differenza degli altri, Gabriel non era dispotico con i propri sottoposti ma era pur sempre un arcangelo, la più potente arma del Paradiso, capacissimo, se si fosse arrabbiato, di farlo esplodere in mille pezzettini con un semplice schiocco delle dita. Come avrebbe reagito davanti a quel disastro?
Era anche vero che suo Padre poteva riportarlo in vita ma Balthazar non ci teneva proprio a scoprire che cosa si provasse a farsi riassemblare, grazie tante!
«Oh, beh… ecco… io…» farfugliò alzandosi in piedi.
«Capisco, sei inciampato…» lo interruppe Gabriel. «Beh è comprensibile, guarda quanta roba c’è qui dentro» disse guardandosi in giro incuriosito, «comunque devi stare più attento, alcune di queste Armi possono essere dannose anche per noi… Girati e spalanca le ali» gli ordinò.
Che cosa aveva in mente? Balthazar non poté fare altro che obbedire.
Sentì che Gabriel gli stava esaminando minuziosamente le piume e dovette mordersi il labbro inferiore per non mettersi a ridere, in quanto l’ispezione gli stava provocando il solletico.
«Sei stato fortunato: il Sale di Lot non ti ha colpito. Non credo che ti piacerebbe scoprire i suoi effetti.» Con un movimento rotatorio delle dita fece rientrare il sale nella sua ampolla e la ritappò.
«Che cosa ti serve?» chiese l’angelo rimettendo lo scaffale in piedi e ridisponendo gli oggetti più o meno al loro posto. Stava cominciando a rilassarsi: gli altri arcangeli potevano anche essere arroganti ma a Gabriel, che continuava a fissarlo con simpatia, era una descrizione che mal si addiceva.
«Ho la tendenza a perdermi le cose in giro, come questo corno, uno dei regalini di Papà che però non ho mai usato, perciò ho pensato: “Quale posto migliore dell’Armeria del Paradiso?”»
«A che cosa serve?» chiese prendendolo con cautela e posandolo sul Mantello Magico.
«A seconda di come viene suonato, costringe a dire la verità incondizionatamente a chiunque sia nei paraggi, raduna gli angeli, annuncia l’Apocalisse… Un po’ seccante come vedi, magari voglio solo radunare i miei subalterni e tutti pensano che sia arrivato l’Armaghedon, poi chi lo sente Michael? E poi mi stavo annoiando a morte così mi è venuta la curiosità di vedere come fosse l’Armeria… Vuoi assaggiare?» gli chiese, allungandogli un fico. «Prima devi togliergli la buccia.»
Balthazar stava per rispondergli con lo stesso mantra che tutti i suoi fratelli ripetevano ormai da secoli: «Gli angeli non mangiano», quando pensò: “Al diavolo! Sono proprio curioso di scoprire che cosa ci trova in quella roba.” Prese il frutto, lo pelò e lo mise in bocca. «Sa di…» Si concentrò mentre lo masticava. «Di atomi!» Come potevano piacergli al punto da farsi ridere dietro le ali da tutta la corte celeste?
«Atomi? Ma no… non capisco» disse Gabriel pensieroso. «Forse perché, come arcangelo, posso sentire i sapori come gli umani? Ti piacerebbe essere come me?»
«Un arcangelo?»
«Oh no!» ridacchiò. «Questo va oltre le mie capacità. Intendevo se ti piacerebbe sentire i sapori come li sento io.»
«Perché no?» rispose scrollando le ali.
Gabriel puntò l’indice verso la sua gola poi gli disse, porgendogli un altro fico: «Prova adesso.»
L’angelo ci riprovò e stavolta sentì un sapore molto, ma molto gradevole.
«Il sapore che avverti, si chiama “dolce”» lo informò l’arcangelo. «Se ti va, ti porterò altri cibi dalla Terra… Posso chiederti un piacere?»
Balthazar assentì. “È proprio diverso dagli altri” pensò leccandosi le labbra. “Loro non chiedono piaceri, sbraitano ordini.
«Ti ricordi di Castiel, vero? È un angelo custode ma il suo protetto nascerà soltanto fra qualche millennio e non sempre posso portarlo in missione con me, perciò ha la tendenza a deprimersi su una nuvoletta. Ti dispiace se viene a deprimersi qui?»
«No, nessun problema!» Gli piaceva Castiel, anche se in Paradiso girava la battuta che, siccome era l’ultimo angelo della nidiata, suo Padre doveva essere stravolto quando l’aveva creato, visto che era venuto fuori difettoso. «Può venire qua quando vuole!»
«Era ciò che speravo di sentirti dire» replicò l’altro, dirigendosi verso l’uscita e lasciando il sacchetto dei fichi sulla scrivania.
Forse aveva sbattuto la testa contro lo scaffale, forse la modifica di Gabriel aveva degli effetti collaterali, fatto sta che Balthazar fu sicurissimo di sentire l’arcangelo dire fra sé: «Bene! Almeno adesso nessuno dei due sarà più solo.»

 
*****

No, non sono morta e non mi hanno rapito gli alieni, o forse sì visto che ho passato le vacanze in una casa dove non esiste neanche un computer. Per fortuna, riuscivo a entrare in EFP grazie a qualche anima pia col cellulare, anche se era pressoché impossibile postare nuove storie. Lo so, aspettavate il seguito di “Tu, la cosa più importante”, ma sono momentaneamente bloccata però vi giuro che non sarà abbandonata (fra l’altro detesto vedere storie in sospeso) Che altro dire? Buon anno a tutte!
   
 
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