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Autore: _stfu_    13/01/2017    0 recensioni
{ Avevo voglia di scrivere qualcosa senza troppe pretese e che non sfociasse nell'angst :') }
Faceva parte dell'élite degli assassini della port mafia, era uno tra i membri più pericolosi e dotati di più potenziale di tutta l'organizzazione, sarebbe dovuto essere da qualche parte a uccidere o torturare colpo che mettevano in discussione la loro forza o che tentavano di mettergli i bastoni tra le ruote, invece che essere seduto su una limousine, vestito in maniera impeccabile, con affianco una Higuchi evidentemente più tesa del solito.
Genere: Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Ichiyou Higuchi, Ryuunosuke Akutagawa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Che tedio le missioni sotto copertura.
Visto che ormai le sue foto avevano fatto il giro della cittá ed era diventato uno dei principali ricercati della polizia, Akutagawa si era dovuto tingere i capelli e li aveva tirati indietro per non rischiare di essere riconosciuto.
Faceva parte dell'élite degli assassini della Port Mafia, era uno tra i membri più pericolosi e dotati di potenziale di tutta l'organizzazione; sarebbe dovuto essere da qualche parte a torturare o uccidere coloro che mettevano in discussione la loro forza o che tentavano di mettere loro i bastoni tra le ruote, invece che essere seduto su di una limousine, vestito in maniera impeccabile, con a fianco una Higuchi evidentemente più tesa del solito.

Mentre il veicolo si muoveva tra le vie fortemente illuminate di Yokohama, Akutagawa ripassava mentalmente il piano.
Non era niente di difficile. Presentarsi sotto falso pseudonimo come il figlio di uno dei funzionari più prestigiosi di quella grande multinazionale, accompagnato dalla fidanzata, cenare insieme agli altri, e al momento più opportuno uccidere il CEO, possibilmente senza farsi notare. In questo modo la Port Mafia avrebbe potuto mettere al suo posto un infiltrato.
Non era un vero e proprio piano, ma in un evento simile c'erano troppe incognite e calcolare ogni variabile sarebbe stato impossibile. Sarebbe bastato attendere il momento opportuno per colpire e poi sparire nel nulla.
L'unica cosa davvero difficile probabilmente sarebbe stato fingere di essere fidanzato con Higuchi.
In fin dei conti si sarebbe dovuto sporcare le mani, fare il suo lavoro, ma il gioco non valeva la candela, almeno per lui.
La limousine si fermò dolcemente davanti all'ingresso di uno dei grattacieli più alti della città e l'autista gli fece cenno che avevano raggiunto la loro meta.
Aprì la portiera ed uscì, tendendo la mano alla ragazza per aiutarla a scendere.

Era vestita davvero bene.
Ormai si era abituato a vederle addosso sempre gli stessi abiti formali, e sempre i capelli legati in quella sorta di chignon alto; i capelli sciolti e leggermente mossi che le ricadevano morbidi sulle spalle le stavano decisamente meglio, così come l'abito elegante che aveva deciso di indossare.

La limousine ripartì, e la guardarono allontanarsi per alcuni metri prima di incamminarsi verso l'entrata.
Chi organizzava quella cena aveva disposto una reception subito all'ingresso, come si aspettavano.
Al momento in cui dettero i nominativi falsi seguirono alcuni istanti di palpabile tensione, ma dal volto di Akutagawa non traspariva nessuna emozione, così come da quello della sua compagna, che almeno all'apparenza non sembrava minimamente preoccupata.

Senza problemi riuscirono a superare il primo ostacolo.
Ora quella missione sarebbe stata tutta in discesa. Fingersi qualcun altro non sarebbe stato poi così complicato, soprattutto perché poche persone si sarebbero avvicinate a loro, vista l'aria con cui Akutagawa si guardava intorno.

Presero l'ascensore. La loro meta era l'attico all'ultimo piano.

-Tesa?

Chiese Akutagawa tutto ad un tratto. Non che gliene importasse qualcosa in particolare, ma era meglio inquadrare la situazione.

-Sì.

Higuchi lo guardò per un paio di secondi prima di abbassare lo sguardo, leggermente a disagio e senza sapere cosa aggiungere.

-Andrà tutto bene. Non preoccuparti.

Annuì per sottolineare il concetto.
Sebbene le avesse detto che non aveva mai bisogno di nessuno, in quell'occasione era necessario fare gioco di squadra per non insospettire i presenti.
La ragazza fece cenno di sì di rimando e non appena le porte dell'ascensore si aprirono accennò un sorriso, afferrandogli la mano ed entrando nella sala già piena di persone dove si sarebbe tenuta quella importante cena.

Higuchi mentre camminava mano nella mano con Akutagawa non poté fare a meno che sorridere tra sé e sé.
Quale occasione migliore per stare vicino al suo superiore se non una festa in cui dovevano fingere di essere fidanzati e stare insieme?
Non aveva neanche mai immaginato di poterlo tenere per mano tanto tranquillamente.
Anche se, a quanto pareva, Akutagawa non era entusiasta quanto lei.

Fecero il giro delle presentazioni, cercando quello che sarebbe stato il loro bersaglio. Gli strinsero entrambi la mano, prima di congedarsi e andare a salutare altre persone.
Si scambiarono uno sguardo di intesa, e dopo altre strette di mano e convenevoli andarono al tavolo che era stato loro assegnato.
Attorno al perimetro della sala erano disposti una serie di tavoli coperti da ampie tovaglie bianche immacolate, sui quali sarebbe stato distribuito il buffet, mentre i posti dei commensali occupavano la parte lungo la vetrata su due file, cosicché tutti potessero godere di quella fantastica vista della città illuminata.
Il centro della sala era stato lasciato vuoto.
Akutagawa ricordava di aver letto qualcosa a riguardo ad un ballo. O forse glielo avevano detto e lui aveva tentato di non pensarci in tutti i modi. Non aveva mai ballato in vita sua.

Si sedettero entrambi. Lui non ne poteva già più. Non si sentiva per niente a proprio agio circondato da così tante persone e costretto a tutte quelle inutili chiacchiere.
Higuchi invece sembrava si stesse divertendo a stargli così vicina e a prendergli la mano di tanto in tanto.
Furono costretti ad alzarsi quando si aggiunsero altre persone. C'erano all'incirca una cinquantina di invitati, tutte coppie di uomini d'affari con le rispettive mogli.
Mori gli aveva consegnato una scheda con le foto e i dati di tutte quelle persone, lui gli aveva dato un'occhiata veloce, aveva imparato a memoria alcuni nomi e poi aveva cestinato il tutto.
Invece la sua compagna di serata aveva memorizzato ogni singolo nome di quell'elenco, e ogniqualvolta qualcuno si avvicinava a loro lei gli sussurrava all'orecchio di chi si trattasse.
Akutagawa poté tirare un sospiro di sollievo solo quando iniziarono a portare i vassoi ai tavoli e tutti andarono a sedersi.
Seguì un lungo e noioso discorso al quale dovette fare finta di essere interessato, e solo dopo questo poterono iniziare a servirsi; non che avesse fame, solo sperava che il tempo passasse più in fretta, così da portare a termine la sua missione e smettere di sentirsi un completo cretino ogni volta che Higuchi tentava di prendergli la mano e lui si irrigidiva, per niente abituato a quel tipo di contatto.
Era sicuro che anche lei si fosse accorta di quel suo modo di reagire.
I due non parlarono molto. Mangiarono in silenzio quello che avevano preso mentre si guardavano intorno per esaminare l'ingresso da cui erano arrivati, due uscite di sicurezza e la grande finestra a vetri. Non avevano molte opzioni. All'entrata dell'edificio aveva notato delle guardie e anche usciti dall'ascensore, lungo il breve corridoio che portava alla sala e in quello che portava ai bagni ce n'erano sicuramente almeno un paio.
Sarebbe stato opportuno fare un giro di ricognizione e magari aspettare fuori dalla sala, sperando che il CEO si allontanasse dagli altri invitati per poterlo colpire indisturbati.

-Vado a fare un giro. Stai qui.

Mormorò Akutagawa, pulendosi le labbra con il tovagliolo e alzandosi dal tavolo.
Higuchi lo guardò sparire e sospirò sconsolata, prendendo a giocare con una delle olive che aveva nel piatto.
Doveva ricordarsi che quella era tutta una messa in scena. Non doveva illudersi che tra loro potesse nascere un qualche tipo di sentimento. Quel genere di cose succedeva solo nei film e lui sembrava essere costantemente indifferente a qualsiasi suo tentativo di approccio, anche se ancora aveva in mente le parole che gli aveva detto quando era corsa a salvarlo in piena notte quando era stato rapito e nessuno aveva voluto muovere un dito per lui.
Come le aveva afferrato la mano, come si era scusato.
Quel momento lo ricordava perfettamente.

Il giro di perlustrazione fu breve.
Quando Akutagawa si risedette parlò a voce abbastanza bassa perché lo sentisse solo la compagna, versandosi dell'acqua nel bicchiere come se niente fosse.

-Verso i bagni ci sono tre  guardie, una vicino agli ascensori, e due che percorrono  il corridoio dell'intero piano facendo il giro inverso.
Da una parte ci sono i bagni, dall'altra le stanze, alloggi vuoti suppongo, ammesso che abbiano davvero affittato l'intero piano.

-Quindi hai un piano?

Gli chiese lei in un soffio, mentre prendeva con uno stuzzicadenti l'oliva con cui stava giocando, infilzandola e portandola alla bocca.

-Ovviamente. Tu flirti con il bersaglio finché non ti porta in bagno, e lì lo uccidi. Esci come se nulla fosse e ce ne andiamo come siamo arrivati.

Higuchi a momenti non si strozzò nel mandare giù quell'oliva.
Deglutì pesantemente e finì il bicchiere per poter mandare giù il boccone.
Aveva appena fatto dell'ironia o era solo terribilmente serio?
Lo guardò spaesata, alzando un sopracciglio.
Akutagawa scrollò le spalle e sospirò, avvicinandosi a lei e posando una mano sulla sua, tanto per fare un minimo di scena, e vedere come avrebbe reagito.
La ragazza si sentì come gelare sul posto e un brivido le percorse la schiena a quel contatto che per una volta non era stato una sua iniziativa.

-Appena si allontana per andare in bagno lo seguiamo, lo uccido e fuggiamo.

Higuchi tirò un sospiro di sollievo nel sapere che non avrebbe dovuto fingere di provarci con nessuno, anche se adesso a conti fatti sarebbe stata inutile per la missione; solo una facciata, e chiunque avrebbe potuto prendere il suo posto.
Si morse il labbro, limitandosi alla fine ad annuire appena.
Non voleva rischiare di rovinare il piano mancando il bersaglio o facendosi scoprire dalle guardie.

-Cercherò di non starti tra i piedi allora.

Akutagawa disse qualcosa, ma il rumore del microfono sovrastò il suo tono di voce.
Avevano appena annunciato l'inizio del ballo.
Le luci si fecero più soffuse e i commensali si alzarono.
Anche loro li imitarono, e si diressero verso il centro della sala.

-Non so ballare.

Ammise Akutagawa avvicinandosi a lei mentre le passava un braccio intorno alla vita, imitando quello che stavano facendo gli altri, con la differenza però che lui era rigido come un tronco.

-Segui quello che faccio io allora.

Lo rimbeccò la ragazza, afferrandogli la mano libera e portando l'altra alla propria spalla.
Senza ogni dubbio fu il momento più bello di tutta la serata, se non di tutta la vita. Furono cinque minuti di pura magia. Le sembrò che il tempo scorresse più lentamente, che fosse quasi fermo addirittura, e nonostante Akutagawa non avesse mai ballato non era così male, non le aveva pestato i piedi neppure una volta e dopo i primi attimi di tensione aveva sentito che almeno le spalle iniziavano a sciogliersi e aveva tentato di avvicinarsi ulteriormente, fino a posare la testa contro la sua spalla.
In quel momento nella sua mente la missione era completamente andata a farsi benedire e non esistevano altri che loro due.
Ma purtroppo quella sorta di sogno ad occhi aperti durò fin troppo poco.

Il risveglio fu brusco quanto una doccia di acqua ghiacciata, un pugno nello stomaco.
Sentì le persone urlare e senza che avesse il tempo di rendersene conto pochi instati più tardi si ritrovò a precipitare nel vuoto assieme ad Akutagawa.
Si strinse a lui durante la caduta, gli occhi sbarrati. Forse aveva urlato anche lei, forse no, in attesa dell'impatto che però non avvenne.
Sparirono nella notte, avvolti da Rashomon.

Higuchi si rifiutò di aprire gli occhi fino a quando non le fece posare i piedi a terra.
Sentì il rumore delle onde e il profumo del mare. Erano su una spiaggia, lontano da tutto e da tutti, e l'unica cosa che li illuminava era una grande luna piena.
Akutagawa era sporco di sangue.
Doveva aver approfittato della penombra della sala per ucciderlo, mentre lei se ne stava nel suo mondo a godersi quel momento.

-Ora ti porto a casa. La prossima volta che ci vedremo mi insegnerai a ballare.

  
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