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Autore: Lady I H V E Byron    13/01/2017    0 recensioni
-Uffa! Quanto lo odio!- sbuffò la principessa, continuando ad osservare male il ragazzo moro –Non sai quanto ti invidio, Mulan! L’unica donna nell’esercito cinese che diventa l’eroina della Cina, mentre io vengo derisa da un damerino che non sa tenere in mano una spada! Come hai fatto a diventare una delle persone più importanti della Cina, subito dopo il tuo imperatore?-
Mulan abbassò lo sguardo, pensierosa.
Già… come?
Non lo sapeva nemmeno lei.
Se solo Merida fosse stata presente nei suoi primi giorni da soldato… forse avrebbe smesso di ammirarla, avrebbe riso di lei, non lo sapeva.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Merida, Mulan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: mashup tra "Once Upon A Time", i due film di "Mulan" e "Descendants" ("Lian" è più o meno la versione cinese di "Lonnie")
Scusate se è scritta male.

 
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-Quando giri cerca di tenere gli occhi chiusi, anche per un solo attimo. Così non ti girerà più la testa.-
Merida era entusiasta delle lezioni di scherma di Mulan, ma era quasi sempre sfinita al loro termine.
-D’accordo, cercherò di tenerlo a mente, Mulan!- disse, riprendendo fiato e scostando una ciocca di capelli che le era finita in bocca.
Sbatteva continuamente gli occhi, come per scacciare la stanchezza. Mulan se ne accorse, infatti decise di rimettere la sua spada nel fodero.
-D’accordo. Per oggi basta. Continueremo domani.- disse, prima di dirigersi verso l’accampamento.
Merida annuì, senza smettere di sorridere, e seguì la sua insegnante.
-Mulan, aspetta!- esclamò, una volta raggiunta –Non mi fraintendere, mi trovo bene con te e imparo in fretta tutte le cose che mi insegni, ma ci sono delle cose… no… tante cose che vorrei chiederti, giusto per conoscerti un po’ di più. Tutto ciò che so di te è che sei l’eroina della Cina, che hai combattuto contro il potente capo degli Unni, sconfiggendolo senza usare la magia... Ma io vorrei conoscere Mulan, quella reale.-
-Oh, giusto!- si intromise con prepotenza il giovane lord McIntosh, che aveva ascoltato il dialogo delle due giovani insieme ai giovani lord McGuffin e Dingwall –Una chiacchierata fra donne è proprio quello che ci mancava in questo accampamento. Volete anche dei dolcetti?-
La principessa di Dunbroch non riusciva a sopportare la prepotenza e la leggerezza del giovane lord. Ogni volta che lo osservava non poteva fare a meno di serrare le labbra, aggrottare le sopracciglia e rispondere con lo stesso tono, oltre ad avvertire l’allettante tentazione di dargli un calcio su uno stinco.
-Parli tu che passi tutto il tempo a pettinarti e fare il pavone con le dame, invece di combattere!- rispose, offesa.
Mulan cercava in tutti i modi di evitare i litigi fra Merida e Lord McIntosh.
Infatti trascinò via la ragazza, di nuovo.
-Vieni, Merida. Non ne vale la pena.-
-Uffa! Quanto lo odio!- sbuffò la principessa, continuando ad osservare male il ragazzo moro –Non sai quanto ti invidio, Mulan! L’unica donna nell’esercito cinese che diventa l’eroina della Cina, mentre io vengo derisa da un damerino che non sa tenere in mano una spada! Come hai fatto a diventare una delle persone più importanti della Cina, subito dopo il tuo imperatore?-
Mulan abbassò lo sguardo, pensierosa.
Già… come?
Non lo sapeva nemmeno lei.
Se solo Merida fosse stata presente nei suoi primi giorni da soldato… forse avrebbe smesso di ammirarla, avrebbe riso di lei, non lo sapeva.
Ma a differenza di lei, Mulan vestiva i panni di un uomo, ma subiva ugualmente derisioni da parte dei suoi compagni.
Tuttavia, non ambiva alla gloria: a lei interessava solo salvare la vita del padre, troppo anziano per tornare al fronte, travestendosi da uomo, pur di realizzare il suo desiderio.
L’ammirazione e l’amore per il proprio padre era una delle tante cose che accomunavano le due giovani.
Ciononostante, la principessa si sbagliava: per Mulan, forse, l’esperienza nell’accampamento militare era stata più dura di quella di Merida.
Merida era la figlia del re, a capo dell’esercito scozzese, e come tale doveva essere trattata con rispetto; Mulan era solo la figlia, o meglio, nei panni di Ping, il figlio di un soldato, ma non godeva di alcun privilegio.
E, soprattutto, se era riuscita a divenire l’eroina della Cina, lo doveva al suo fedele amico Mushu.
Ma nessuna delle storie che parlavano delle imprese della giovane citavano il drago-guardiano, per questo girava la voce che Mulan fosse riuscita a sconfiggere il feroce capo degli Unni senza la magia.
Pensando a Mushu, sorrise: in tutta la sua vita, da quando si era unita all’esercito, era sempre lì per lei, per supportarla, per sollevarle il morale, per farle restituire il buonumore.
Un amico come pochi, insomma.
Se fosse stato presente nell’accampamento scozzese, lui e Merida sarebbero diventati subito amici.
La giovane cinese sentiva spesso la sua mancanza.
Come della sua famiglia.
Dei fedeli Ling, Chien Po e Yao.
Ma mai quanto sentiva la mancanza di Shang.
Del suo amato Shang.
La sua vita non aveva fatto altro che peggiorare dal giorno della sua morte.
Ripensando al suo primo incontro con lui, la giovane sorrise di nuovo, quasi ridendo: ricordava ancora il macello che aveva combinato il primo giorno nell’accampamento e lo sguardo severo del capitano verso di lei, mentre le chiedeva il suo nome.
Merida si sbagliava: i giorni come soldato furono molto duri e complicati per lei.
Gli sforzi che aveva fatto durante l’addestramento erano adatti ad un uomo, non ad una donna, però era riuscita ugualmente a diventare un buon soldato, abbattendo finalmente una barriera che per secoli si pensava fosse infrangibile, ovvero che le donne non potessero fare le attività degli uomini.
Soprattutto quando sconfisse Shan Yu, il temibile capo degli Unni.
Con le sue gesta eroiche, Mulan aveva dimostrato a tutta la Cina che non bastava essere delle brave mogli o madri per essere la donna perfetta.
E Shang era orgoglioso di lei e l’ammirava molto, anche dopo aver scoperto che in realtà Ping era una donna.
Non passò molto tempo prima che Mulan e Shang venissero promossi lei comandante e lui generale dell’esercito cinese.
Sotto il loro comando, ogni invasore della Cina veniva respinto o sconfitto.
Nonostante le numerose battaglie che combatterono, trovarono il momento giusto per sposarsi, proprio lo stesso giorno del matrimonio delle tre figlie dell’imperatore con i tre soldati Ling, Chien Po e Yao.
La giovane ancora ricordava di aver sentito Mushu piangere quel giorno, ma non sapeva se per felicità o per la disperazione di aver perduto il suo posto come guardiano (che poi scoprì di non averlo perduto in quanto Shang aveva deciso di “sovrapporre” gli antenati-guardiani della moglie ai suoi).
Fortunatamente, forse come dono del destino, le guerre cessarono per tutto il periodo della gravidanza di Mulan. Shang ebbe la fortuna di assistere al parto della moglie e vedere almeno una volta la loro primogenita, Lian.
Assomigliava molto alla madre, ma aveva lo sguardo sicuro e fiero del padre.
I suoi primi tre anni di vita furono sereni, come tutti i bambini.
Passava molto tempo a giocare con i genitori, con i nonni, con i principini, oppure con Mushu, spesso trattandolo come peluche, ma al draghetto non sembrava dispiacere.
Ma le guerre, poi, ripresero. Mulan e Shang dovettero dire addio ai giorni di pace con la figlia, lasciandola alle cure dei nonni, con la promessa di tornare.
Una promessa che nessuno dei due era riuscito a mantenere.
Erano in guerra contro i mongoli quando avvenne l’evento che avrebbe cambiato per sempre la sua vita:
Shang, con indosso la sua armatura da generale, in sella al suo cavallo, camminava tra i suoi subalterni con fierezza e decisione, pronto ad ordinare il secondo attacco.
Mulan, anche lei a cavallo e in armatura da comandante, si avvicinò a lui, con altrettanta sicurezza.
-Shang, gli uomini sui fianchi sono pronti all’attacco.- aggiornò –Mushu attende solo il mio segnale per accendere il fuoco di segnalazione per l’offensiva. Dimmi te quando devo procedere.-
L’uomo sospirò e scosse la testa, disperato.
-Io vorrei tanto che non ci fosse stata alcuna guerra…- mormorò, nascondendo il proprio disagio dietro l’elmo –Per un attimo mi ero illuso… Mi ero illuso di poter vivere una vita serena con la donna che amo e con la figlia che ho avuto da lei, senza più guerre.-
Anche Mulan si sentiva dello stesso umore del marito: entrambi volevano una vita in cui la piccola Lian non avesse mai sentito nemmeno il suono della parola “guerra”.
Poi, osservò i soldati: persino i futuri imperatori Ling, Chien Po e Yao erano tornati sul campo di battaglia per dare una mano ai loro amici, lasciando le mogli e i propri figli al sicuro dentro le mura del palazzo.
Erano lì per proteggere il futuro delle persone che amavano.
Lo stesso motivo che aveva spinto Mulan e Shang a tornare al comando dell’esercito cinese.
E Mushu era felice, ma allo stesso tempo infelice di tornare in guerra: felice nel poter di nuovo aiutare la sua Mulan e vivere insieme a lei un po’ di emozioni forti come quelle provate contro gli Unni, e infelice perché anche lui separato da Lian. Avevano stretto subito amicizia.
Toccò amorevolmente un braccio del marito.
-Shang…- mormorò, nonostante i colpi di cannone –Almeno ci siamo goduti tre anni di pace, giocando e ridendo con la nostra bambina. Siamo qui anche per lei, dopotutto, per fare in modo che la sua vita continui ad essere serena, come lo è stata fino ad ora.-
Erano parole che Shang aveva continuamente ripetuto a se stesso; ma sentirle dalla voce della moglie faceva tutto un altro effetto.
Riacquisì forza e sguainò la spada.
-Soldati!- ordinò –Abbiamo ormai distrutto le armi nemiche a distanza. Preparatevi allo scontro diretto. Nel frattempo, il comandante Fa Mulan darà l’ordine di accendere il fuoco di segnalazione per i soldati sistemati ai fianchi. L’imperatore conta su di noi per questa vittoria. Se perdessimo questa battaglia, la Cina sarà…-
Non riuscì a finire il discorso: qualcosa lo aveva colpito al petto, proprio dove era posizionato il cuore, facendolo cadere da cavallo. L’armatura non era bastata a proteggerlo.
Una freccia. Probabilmente di un cecchino nascosto in una zona non visibile agli occhi dei soldati cinesi.
Mulan, allarmata, scese anche lei da cavallo. Era un’esperienza già passata, ma quella volta sentiva che non sarebbe finita come la prima.
-SHANG!-
Deceduto. Proprio come suo padre prima di lui.
I cinesi avevano vinto ugualmente la battaglia, ma a prezzo della vita del proprio generale.
Fu un colpo molto duro e amaro per Mulan.
Prima di unirsi all’esercito, non ambiva ad una normale vita da moglie e madre come le altre ragazze, ma l’incontro con Shang aveva cambiato i suoi pensieri e i suoi piani.
Sperava, si illudeva, di poter vivere una vita felice, di aver raggiunto il suo lieto fine.
Il pensiero peggiore che albergava nella sua mente fu, però, rivolto a Lian: era ancora troppo piccola per rendersi conto che suo padre non sarebbe più tornato.
Infatti, per tutta la durata del funerale, appariva confusa. Diceva spesso alla madre: -Mamma, dove stanno portando papà? Lui deve combattere per la Cina! E’ un generale! Deve combattere contro i cattivi! Digli di smetterla! Digli di svegliarlo!-
Ma Mulan non disse una parola: si limitò a piangere e abbracciare la piccola.
Venne eretta persino una statua in onore di Shang, proprio nel giardino di casa Fa.
Dopo il funerale, la comandante volle restare da sola, camminando solitaria vicino allo stesso laghetto dove quattro anni prima aveva preso la sua decisione di entrare nell’esercito al posto del padre.
E in quello stesso posto avrebbe preso un’altra importante decisione.
Mushu era con lei. Era sempre con lei, quando era triste.
-Non so cosa dire, bambina mia…- mormorò, sedendosi accanto a lei –Ma sappi che sono qui, se vuoi piangere.-
Felice di quella disponibilità e di quell’affetto, la giovane abbracciò Mushu, piangendo a dirotto.
-Povera piccola…- continuò il draghetto, piangendo insieme a Mulan –Il destino è stato crudele con voi: non avete nemmeno avuto modo di vivere una vita felice, da vera famiglia, che le guerre sono ricominciate…-
-Mushu…- singhiozzò Mulan, osservando l’amico in faccia –Non posso vivere così. Non posso continuare a restare qui.- lasciò il draghetto e scattò in piedi -Devo andarmene, lontana dalla Cina. Lavorerò come mercenaria o qualcosa di simile, non lo so!-
Mushu drizzò le orecchie, scioccato.
-Andartene?! Ascolta, parliamone con calma! Parli così perché stai soffrendo e io lo capisco! Mulan, tu sei l’elemento più importante dell’esercito cinese, sei l’eroina della Cina, non puoi abbandonarci tutti così! E che mi dici della piccola Lian?! A lei serve una figura materna, qualcuno che la guidi nelle sue scelte di vita!-
La giovane si fermò.
-Sarai tu a guidarla, come hai fatto con me.-
-IO?! Non mi vuoi con te?-
-Servi più a mia figlia che a me. Non voglio che Lian cresca con una madre costantemente in lutto. Preferisco piuttosto che cresca senza una madre.-
Mushu sapeva che insistere era inutile.
-Proteggerò la piccola come fosse mia figlia.-
Così Mulan fece: senza dire niente a nessuno, sellò il suo fidato cavallo e partì, in un viaggio senza fine.
Aveva solo scritto delle lettere ai genitori e alla figlia, annunciando la sua partenza.
Erano passati anni da allora.
Aveva lavorato più volte come mercenario, per guadagnare qualche soldo.
Il suo bisogno di vedere posti nuovi per dimenticare il suo lutto l’aveva condotta proprio a Dunbroch, ma mai si sarebbe aspettata un’altra guerra. Per sua fortuna, re Fergus l’aveva assoldata solo per allenare Merida e non per partecipare alla battaglia.
Mai si sarebbe aspettata che il fato l’avesse condotta dritta ai fili del fato della Salvatrice.
Soprattutto che si sarebbe infatuata di una giovane principessa ingenua ed indifesa.
Non passava giorno in cui la ex-comandante cinese si pentisse di aver abbandonato la figlia: pensava fosse sufficiente scriverle tutti i giorni, raccontandole dei suoi viaggi, ma così non era.
Prometteva sempre a se stessa di tornare dalla figlia.
Un giorno, un giorno ancora, un altro giorno… e passava un altro anno.
Era cresciuta, sotto la protezione del fedele Mushu.
Il primo giorno in cui le era arrivata la prima lettera scritta dalla figlia, Mulan si mise quasi a piangere dalla commozione.
Temeva che avrebbe intrapreso la sua stessa strada: entrare nell’esercito, ma nel suo caso per cercare la madre.
Si sarebbero scontrate sul campo di battaglia? Si sarebbero incontrate in circostanze particolari?
Mulan non ne era ancora sicura.
-Mulan? Mulan!-
La voce di Merida fece tornare la giovane nella realtà.
-Stai bene?-
-Sì, scusa… ero solo sovrappensiero…- rassicurò, sorridendo lievemente, nascondendo la malinconia –Per rispondere alla tua domanda, ti basti, comunque, sapere che l’importante è sapere per cosa combatti. E se veramente vuoi raggiungere il tuo obiettivo, devi essere pronta a tutto e non mostrare mai alcun segno di debolezza o rassegnazione.-
   
 
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