Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Kira Kinohari    13/01/2017    0 recensioni
L'umanità è in pericolo, offesa e minacciata dalla presenza di creature della notte, mostri con forza sovrumana e capacità incredibili, pronti a mettere fine alla stirpe degli uomini prosciugandoli della loro vita. La Sterminatrice ha un unico compito, girare il mondo e ucciderli uno dopo l'altro, finché tutti saranno al sicuro, per questo il Consiglio l'ha scelta, per questo è stata allenata fin dalla sua nascita ad essere una guerriera, ad essere letale, ma i veri nemici chi sono?
Genere: Azione, Mistero, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alice Cullen, Isabella Swan, Nuovo personaggio | Coppie: Alice/Jacob, Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Si svegliò di soprassalto; dopo tante notti di dormite brevi e superficiali, era riuscita, finalmente, a prendere sonno per davvero. Furono le scosse di terremoto a svegliarla, scosse fortissime che fecero precipitare tutto il quartiere per strada. Tutti, ma non lei.
Atena si riparò sotto all'arco della porta, ma per fortuna prima di quanto si aspettasse tutto fu finito.
In un primo tempo decise di vestirsi con una comoda tuta nera, ordinare le sue cose e posizionarle sotto la scrivania e rimettersi a letto, così da potersi riposare ancora, ma pur essendo pronta per qualsiasi evenienza. Non ci mise molto a cambiare idea: le sembrava impossibile riuscire a riprendere sonno considerati tutti i rumori che la circondavano: bambini urlanti e spaventati per ciò che era successo, ma soprattutto per essere stati strappati dai loro letti ed esser stati portati in strada con quel buio e quel vento; vicini di stanza ubriachi che avevano approfittato del terremoto per tornare a ricordarsi di qualche strano pretesto in modo da poter urlare contro il loro compagno di viaggio; pazzi che avevano deciso di aumentare il panico della gente sparando petardi per la strada. Tutto questo la fece riconsiderare la sua posizione, così prese le sue cose, chiamò un taxi e si fece portare via dal quel luogo oscuro.
Si fece lasciare davanti ad un hotel a quattro stelle che aveva visto nel pomeriggio, appena arrivata, e lì prenotò una stanza con un balcone al sesto piano per tutta la settimana. La accompagnò un gentile valletto che si occupò dei suoi due bagagli fino alla stanza 513, dove lei lasciò qualche dollaro di mancia prima di entrare in un mondo completamente nuovo. Nelle ultime settimane aveva visitato la Romania, la Russia e la Francia e in tutti e tre i paesi non aveva potuto godere di lussi poiché si richiedevano azioni immediate; si era dovuta accontentare di motel od ostelli in cui si doveva ritenere fortunata se trovava un materasso integro, lenzuola pulite e stanze inodori, ma la 513 in confronto poteva essere definita una suite. La stanza era innanzitutto luminosa e ampia, con pareti bianche e pulite, un grande letto matrimoniale, un tavolo e un paio di poltrone, due armadi e un bagno privato con vasca. C'era anche un minibar da cui si servì immediatamente perché si sentiva disidratata e soprattutto un inebriante profumo di pulito.
Per cacciare via la stanchezza e la sporcizia che si sentiva addosso dopo i luoghi che aveva visitato nelle ultime ore si concesse un lungo bagno caldo, talmente lungo che quando ne uscì l'acqua era diventata fredda e il sole stava iniziando ad illuminare la città dormiente.
Mentre sceglieva cosa indossare pensò al piano di azione che avrebbe dovuto seguire per risolvere il problema: innanzitutto bisognava capire quale fosse il vero problema, esistevano queste creature della notte oppure erano umani deviati dalla loro natura? Negli ultimi anni aveva visto cose terribili, ma continuava a pensare che i peggiori crimi erano quelli commessi dalla stessa razza umana, dagli stessi fratelli che avrebbero dovuto aiutare il prossimo, ma che in una strana, appassionate e terribile sensazione di onnipotenza avevano creduto di possedere il diritto e il dovere di decidere della vita di un'altra persona, o meglio della sua fine, spesso anche in modo incredibilmente cruento.
Quindi il suo primo compito era quello di visitare la città e comprendere che cosa pensava la gente e che cosa provocava inutili morti.
«No, Atena.» si disse mentre indossava comodi pantaloni scuri, gli stivali imbottiti, un maglioncino caldo e la sua solita giacca di pelle «Il tuo primo compito è mangiare.».
Dopo essersi concessa un'abbondante colazione continentale composta da uova strapazzate, fettine di pancetta croccanti, salsicce e pane caldo con burro e marmellata d'arance, si diresse verso la hall dell'albergo dove si informò sulla possibilità di prendere un'automobile in affitto.
La gentile signorina che si trovava al posto informazioni le disse che non sarebbe stato necessario per lei cercare un concessionario che affittasse automobili perché l'albergo si occupava dello stesso servizio a prezzi convenienti per i suoi clienti, doveva solo scegliere il modello che più si adattava alle sue esigenze. Considerando che non sarebbe stata una spesa personale, ma dell'associazione, Atena decise di prendere la berlina da centoventi dollari al giorno e, con un gran sorriso sulle labbra, partì per dirigersi verso la piccola cittadina d'interesse.
Da Portland prese l'I-5 fino a Longview e poi optò per la Ocean Beach Highway. Nonostante l'automobile le avrebbe permesso di raggiungere il posto in poco tempo grazie alla sua cilindrata e ai suoi cavalli, Atena decise di prendersela comoda, di godersi quella mattinata di sole e quel viaggio lungo la costa pacifica americana. Ci fu anche un momento in cui decise di fermarsi lungo la U.S. 101, nei pressi di Kalaloch; parcheggiò in una rientranza e scese velocemente verso la piccola spiaggia costellata di alghe e tronchi. Rimase qualche tempo a osservare l'oceano infrangere le sue onde ripetutamente sulla sabbia scura e umida, ipnotizzata dalla semplicità di quella scena.
Semplicità, cos'era?
Lei non lo sapeva, in realtà.
Sei ore dopo essere partita dal suo hotel si ritrovò finalmente nei pressi di Forks, la cittadina di Washington.
Si fermò alla prima tavola calda che riuscì a trovare, i morsi della fame le avevano rovinato la parte finale del viaggio, anche se aveva smangiucchiato un muffin sulla via. Sedette al tavolino più appartato che poté trovare e prese il menù plastificato dal tavolo. Il piatto del giorno sembrava invitante, un buon spezzatino di cervo con patate arrosto. Una donna venne a prendere la sua ordinazione, o meglio una ragazza. Sembrava essersi appena diplomata, probabilmente stava iniziando a mettere da parte i soldi per il college.
«Salve, come posso aiutarla?»
«Prenderò una porzione di piatto del giorno con una coca cola.» disse lei, cercando di mostrare il suo più amabile sorriso.
Purtroppo non era abituata a trattare con le persone, ma solo con le sue vittime. Certo, chiamarle vittime era inappropriato visto che metteva fine a pericolosi soggetti che avrebbero potuto decimare la popolazione mondiale se non fossero state tenute sotto controllo.
«Arriva subito.»
Dopo aver pranzato ed essersi goduta anche un fetta di apple pie decise di mettersi al lavoro, il pomeriggio era ormai iniziato e presto il sole sarebbe tramontato costringendola a tornare al suo albergo a notte fonda.
Si alzò dal tavolo, prese il portafoglio che teneva nella tasca interna della giacca e si avvicinò al bancone per pagare. Una donna decisamente più adulta stava dall'altra parte.
«Buongiorno, signora. Le pago uno spezzatino, una coca, una fetta di torta e un caffè.»
«Sono trentacinque dollari, cara.»
Atena tirò fuori i soldi, li contò e li porse alla proprietaria.
«Siamo di passaggio?» chiese la donna.
«Si e no, mi piacerebbe visitare la zona, soprattutto la locomotiva di Shay perché purtroppo in Europa non ci sono.»
«Europa, che sogno!» commentò la donna. Probabilmente era abituata a chiacchierare amabilmente con tutti i suoi clienti e sembrava provare particolare piacere nel parlare con i volti nuovi, ma Atena non era brava con i rapporti umani e quindi cercò in ogni modo di districarsi da quella trappola fatta di convenevoli, anche a costo di risultare antipatica.
Quando si fu, finalmente liberata, si rese conto che non avrebbe avuto abbastanza tempo per poter effettuare una vera e propria ricerca, così decise di tornare immediatamente a Portland, prendere le sue cose e lasciare l'albergo per avvicinarsi maggiormente, ma il suo istinto le disse di non farlo.
C'era qualcosa di magico e speciale nel suo lavoro, nel suo essere la Sterminatrice. Erano le sue sensazioni, le sue abilità di comprendere il nemico e sentirne la presenza a distanza di molti chilometri.
Probabilmente, non si era accorta del suo allarme interno fino a quel momento perché era troppo concentrata a nutrirsi e non dare nell'occhio, ma ora era impossibile non farci caso. Era impossibile non sentire quella sirena che le urlava "sei vicina, così vicina che potresti toccarli".
Erano molti, un intero clan.
Questo avrebbe reso le cose più difficili, sì, ma anche più interessanti. Era stanca di singole prede che si aggiravano scioccamente in città lasciando segni palesi della loro esistenza; stupidi mostri che non erano neppure capaci di salvaguardare la loro stessa esistenza attraverso la prudenza nelle azioni.
Una forza invisibile le sussurrò di prendere il sentiero che portava nel centro più occulto della foresta; lei seguì il suo volere. Più gli alberi si moltiplicavano la sciando sempre meno spazio alla luce del pomeriggio, più sentiva la sirena intensificarsi, anche se – doveva ammetterlo – c'era qualcosa di diverso, quella volta. Era come una sensazione familiare, ma d'altronde non erano tutte le sue battute di caccia uguali tra loro?
Rimase qualche minuto a pensare, mentre si faceva più cauta, silenziosa e letale.
Se li avesse trovati subito avrebbe potuto farli fuori e tornare alla sua stanza lussuosa e riposarsi qualche giorno, ma se non fosse riuscita a sterminare l'interno gruppo in una volta i sopravvissuti avrebbero potuto scappare e costringerla ad un inseguimento lungo e stressante che l'avrebbe portata chissà dove. Avrebbe dovuto essere scaltra; la forza senza l'uso del cervello era inutile.
Quando i suoi pensieri si zittirono, e rimasero solo lei e la foresta, i suoi sensi si acuirono e le permisero si percepire dei suoni, lievissimi sussurri di passi rapidi e leggeri. Una femmina, suppose Atena.
Ne seguì le orme sonore finché non raggiunse un ruscello in una radura libera da alberi, dove poteva vedere i colori del cielo farsi sempre più scuri.
Non c'era nessun altro oltre a lei.
Atena sbuffò, stizzita. Com'era possibile? Le sue capacità iniziavano a farsi più deboli? La stanchezza stava forse prendendo il sopravvento sulla sua persona?
Se il Consiglio avesse saputo che lei non era più in ottima forma avrebbe potuto provvedere a sostituirla e la sostituzione significava una cosa sola per lei; morte.
No, non avrebbe dovuto lasciarsi andare.
Si sedette sul bordo del ruscello, mise le mani a coppa e le riempì d'acqua che si gettò sul viso per risvegliarsi.
La creatura approfittò della sua distrazione per agire e calarsi dal ramo su cui si era nascosta.
Atena non se ne accorse subito, ci fu una frazione di millesimo di secondo prima che i suoi sensi si risvegliassero e le urlassero di fare attenzione e poi la vide; pallida come la cera, bellissima con i suoi corti capelli corvini e gli occhi pulsanti d'ambra.
«Alice.» sussurrò, incredula.
La vampira le sorrise di rimando, mostrando le sue zanne taglienti.
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Kira Kinohari