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Autore: Ghost Writer TNCS    14/01/2017    2 recensioni
Leona è nata con un potere terribile e straordinario, una forza inarrestabile originata nel cuore più profondo dell’Inferno, capace di sbaragliare qualsiasi avversario. Un mostro.
Alphard non è nemmeno nato: lui è un ibrido, il prototipo di un nuovo tipo di supersoldato. Un esperimento.
Insieme si sono diretti su Shytia, un pianeta devastato dalla guerra civile e ora saldamente nelle mani di criminali senza scrupoli, e lì hanno fondato una gilda: la Brigata delle Bestie Selvagge. Ma hanno bisogno di una grande impresa per riuscire ad emergere, per dimostrare quanto valgono.
Un giorno vengono a sapere che Adolf O’Neill, il fuorilegge che controlla la vicina Traumburg, è entrato in possesso di un antico artefatto dal valore inestimabile. Ucciderlo vorrebbe dire liberare la città, ma anche e soprattutto poter saccheggiare la sua ricchissima collezione.
Prima però dovranno trovare degli alleati: qualcuno abbastanza folle da voler attaccare la roccaforte di O’Neill insieme a loro. Qualcuno che abbia la stoffa di una Bestia Selvaggia.
“Non siamo eroi, ma se avete bisogno di un eroe, chiamateci.”
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Azione, Fantasy, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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11. Il prezzo dell’ambizione

Danray lasciò la stanza dove aveva appena sparato a Gardo’gan e senza emettere un fiato attraversò il lungo corridoio su cui si affacciavano svariate porte. Grazie ai sensori integrati nell’armatura non aveva problemi a localizzare gli altri tre inquilini: uno su quello stesso piano e due al piano inferiore.

Sfruttando lo stesso congegno che aveva usato per superare lo scudo antifurto, decodificò il codice della seconda stanza e la serratura scattò. Aprì la porta, ma non ebbe il tempo di fare un passo che un allarme divampò a tutto volume, svegliando il proprietario della camera e con ogni probabilità anche gli altri due membri della BBS.

“Ma chi cazzo mette un antifurto nella sua stanza?!” imprecò mentalmente il licantropo, che non si aspettava una misura di sicurezza così estrema.

Kael, che in quanto a prudenza non era secondo a nessuno, grazie alla sirena ebbe il tempo di individuare la minaccia e senza pensarci due volte si tuffò dietro il letto. In un attimo attivò la sua armatura energetica e fece comparire il Thareuss 14 per respingere l’intruso.

Danray si riparò dietro la parete per evitare la raffica di proiettili ad energia, mise da parte la pistola e impugnò compatto fucile d’assalto con cui rispose al fuoco. Purtroppo il suo piano era andato in fumo, ma era pronto anche ad affrontare una battaglia: aprì un’altra tasca della sua cintura, afferrò la granata appena comparsa e la gettò nella stanza. L’esplosione fece tremare l’edificio e una raffica di punte metalliche attraversò l’entrata, riempiendo di buchi la porta e il muro di fronte.

Al piano di sotto Leona, svegliata da tutto quel baccano, si precipitò in corridoio. «Che sta succedendo?!»

Alphard, qualche metro più avanti con la Verdict du Chevalier in pugno e la fascia sui capelli, le rivolse uno sguardo solo per ammirarla in top e pantaloncini. «C’è qualcuno al piano di sopra, ma mi sembra una sola persona.» Non era un sensitivo, ma tra i quattro inquilini della base era quello più portato a captare eventuali presenze. «Tu vestiti, intanto me ne occupo io.»

La felidiana tirò leggermente la scollatura del top, sotto cui non portava nulla. In effetti sarebbe stato molto imbarazzante combattere in quelle condizioni. «Ci metto un secondo» gli assicurò prima di chiudersi nella sua stanza.

L’ibrido fece un inutile scatto col capo e sorrise. Di solito la giovane ci metteva una vita per decidere come vestirsi, ma era convinto che in una situazione del genere sarebbe stata pronta in meno di un minuto. Anche se un po’ gli dispiaceva di non vederla lottare solo con un top svolazzante… No! Doveva restare concentrato! Quelli di prima erano indubbiamente degli spari e un’esplosione: non si trattava di un banale topo d’appartamento.

Raggiunse le scale e con cautela cominciò a salire i gradini, concentrato ad ampliare le sue percezioni. Restando al riparo della parete non ancora imbiancata, lanciò uno sguardo nel corridoio e subito individuò l’intruso.

Danray, che lo aveva visto a sua volta, aprì il fuoco, ma Alphard fu rapido a mettersi al riparo.

Senza perdere la calma, analizzò la situazione: quel tipo aveva un fucile d’assalto e un’armatura, lui invece disponeva di un’arma mutaforma e di un pigiama. La tattica migliore era disarmarlo e costringerlo a un corpo a corpo.

Prese un profondo respiro e poi saltò allo scoperto. Con dei precisi movimenti della sua arma intercettò i proiettili fisici dell’avversario e in un attimo lo raggiunse. Con un fendente tagliò a metà il suo fucile grazie al flusso di plasma argenteo, provò a decapitarlo, ma Danray schivò prontamente. Indietreggiò di un passo e fece comparire una coppia di tonfa[23] dotati di lame con cui deviò un affondo.

Alphard capì subito che quelle armi erano più versatili della sua nello spazio ristretto del corridoio, tuttavia non aveva intenzione di arrendersi. «Non ti permetterò di fare del male a Leona!» esclamò sferrando un tondo. Dopo un attimo si corresse: «E per farle del male intendo uccidere me o gli altri!»

Il licantropo non rispose, con un tonfa cercò di aprire la guardia dell’avversario e con l’altro provò un affondo al collo. L’ibrido schivò all’indietro e poi fece qualche altro passo per guadagnare una distanza di relativa sicurezza.

Già da quei pochi colpi aveva capito quanto fosse pericoloso il suo avversario e anche la sua armatura sembrava di buon livello, tuttavia non si fece demoralizzare: ci voleva ben altro per spaventarlo!

Approfittando di quei pochi istanti focalizzò le sue percezioni su Gardo’gan e Kael per cercare di capire le loro condizioni. La forza vitale del coleotteriano era stabile, non sembrava ferito, al contrario il sauriano era molto debole: non poteva resistere ancora per molto.

Stava cercando di elaborare un piano quando Danray lo aggredì, colmando in un istante i pochi metri che li separavano. I due scatenarono una micidiale raffica di colpi e le pareti del corridoio si riempirono di scalfitture. L’ibrido scansò diagonale, indietreggiò di qualche passo e rispose con un tondo rovescio intriso di aura, certo di riuscire a guadagnare qualche istante: la mezzaluna di energia schizzò rapidissima verso il nemico, descrisse dei profondi solchi nei muri, ma non sortì alcun effetto sull’armatura del licantropo, che tornò all’attacco con decisione ancora maggiore.

Alphard si difese con precisione e senza paura, indietreggiando cautamente per attutire la forza dei colpi nemici. Doveva guadagnare tempo per Leona, ma non poteva ignorare le gravi condizioni di Gardo’gan: sapeva quanto la felidiana avesse a cuore i suoi compagni ed era certo che non si sarebbe data pace se gli fosse accaduto qualcosa.

E pensare che all’inizio la detestava proprio. Aveva addirittura pensato di lasciare la squadra di basket pur di starle lontano, eppure la giovane era riuscita, non senza difficoltà, a guadagnarsi la sua fiducia.

Era perfettamente consapevole di chi fosse il più forte tra loro due, ciononostante voleva fare il possibile per proteggerla. Perché sapeva che lei avrebbe fatto altrettanto.

L’ibrido bloccò un poderoso fendente del licantropo e proprio in quel momento percepì Kael che si muoveva verso il corridoio. Doveva fare qualcosa per far allontanare Danray, ma senza fargli capire le sue vere intenzioni. Quasi sicuramente anche il suo avversario si era accorto del coleotteriano grazie alla sua armatura, quindi lui per primo aveva tutti gli interessi ad allontanarsi per non dover fronteggiare due avversari contemporaneamente.

Alphard continuò a difendersi e arretrare, poi, appena ebbe raggiunto la porta di una stanza vuota, si tuffò all’interno. Danray, che pure si era accorto di Kael, non aveva nessuna intenzione di seguirlo, tuttavia l’ibrido sfruttò la sua abilità telecinetica per attirarlo all’interno e gettarlo a terra. Con uno scatto repentino si lanciò sul suo avversario, questi però fece una capriola e schivò il colpo in diagonale.

L’armatura di Danray avvisò il suo proprietario dei movimenti del coleotteriano nel corridoio, ma non aveva il tempo di occuparsene. Quello spadaccino aveva una tecnica notevole: avrebbe dovuto dare fondo a tutta la propria esperienza per riuscire a tenergli testa. In ogni caso aveva già un piano.

Alphard lo attaccò di nuovo, rapido e preciso, riuscendo a far arretrare il suo avversario. Il licantropo rimase sulla difensiva per alcuni colpi, poi all’improvviso scattò in avanti, aprì la sua difesa e lo colpì con un calcio in pancia. L’ibrido indietreggiò, un attimo in difficoltà, ma Danray non ne approfittò per attaccare, anzi corse fuori dalla porta. Lo spadaccino fece per inseguirlo, ma il licantropo lanciò qualcosa nella stanza. In meno di un secondo Alphard capì che si trattava di una granata e provò a rispedirla indietro con la sua abilità telecinetica, ma era già troppo tardi: l’ordigno esplose e una vampata di fiamme lo investì in pieno. Il calore tremendo sciolse la Verdict du Chevalier, la porta venne carbonizzata, le pareti divennero incandescenti e la finestra esplose, gettando schegge di vetro all’esterno dell’edificio.

Leona, che salendo le scale aveva avvertito lo sbuffo di aria rovente, si affrettò a raggiungere il piano superiore. «Alphard! Ehi, Alphard!»

Provò a chiamare ancora, ma non ricevette risposta. Quando raggiunse il corridoio, ciò che vide le fece rizzare la pelliccia della coda.

«Finalmente ci incontriamo, Leona Asterion» esordì Danray. Con il visore zoomò sul seno della felidiana, ora coperto da un gilet antiproiettile, ma non per questo meno attraente. «Wow, devo dire che la tua fama è meri-»

La giovane si avventò su di lui più veloce che mai, il viso deformato da un ringhio rabbioso, e con un pugno lo sparò via. Il colpo fu talmente violento che il licantropo attraversò l’intero corridoio, sfondò la finestra e volò fuori dall’edificio, precipitando a terra fra la polvere e i detriti.

Il subordinato di O’Neill sapeva che Leona era forte, ma non avrebbe mai immaginato che quel corpo sensuale fosse in grado di sprigionare una tale potenza. E meno male che d’istinto aveva attutito l’impatto sfruttando la sua aura, altrimenti nemmeno la sua armatura avrebbe potuto salvarlo. Bastava uno sguardo alle spesse placche metalliche del pettorale, ora completamente deformate, per capire quanto fosse stato violento quel pugno.

Leona sentì l’impulso di inseguirlo e di farlo a pezzi, ma si trattenne e corse nella stanza da cui ancora proveniva il flusso di aria calda. Ciò che trovò le fece accapponare la pelle: sul pavimento annerito era steso uno scheletro scomposto e mezzo carbonizzato, di cui si poteva intuire la struttura solo in parte umanoide.

La felidiana avvertì un tremore diffondersi in tutto il corpo, ma entrò comunque. Si sforzò di guardare con più attenzione e solo allora vide uno strano oggetto: non era un osso, era più simile ad un feto coperto di fuliggine. E proprio in quel momento si mosse.

«Asterion.»

La voce spettrale di Kael le fece prendere un colpo.

Leona non perse un solo istante: raccolse il corpicino e lo diede all’insetto. Non aveva tempo per le spiegazioni, doveva essere sintetica: «Nella stanza di Alphard c’è una capsula incubatrice: accendila e mettilo dentro.»

Kael, che già di suo non amava perdersi in chiacchiere, si limitò ad annuire e corse verso le scale.

Risolto quel problema, la giovane si precipitò verso la fine del corridoio per raggiungere l’intruso. Non le piaceva uccidere, però c’erano delle volte in cui faticava molto a trattenere la sua forza.

Sentiva il sangue che ribolliva dalla rabbia, ma non erano le drammatiche condizioni di Alphard ad alimentare la sua ira – nonostante il gravissimo danno subito, era abbastanza sicura che sarebbe riuscito a riprendersi –, quanto soprattutto il fatto di essere stati attaccati nella loro base, e per giunta mentre dormivano.

Quasi sicuramente era O’Neill il mandante di quell’azione spregevole, e per questo avrebbe pagato a caro prezzo, ma prima c’era qualcun altro che desiderava fare a pezzi.

Saltò fuori dalla finestra e atterrò con decisione tale da far tremare il terreno.

Di solito combatteva per proteggere. Questa volta avrebbe combattuto per uccidere.



Note dell’autore

Ciao a tutti!

Prima della pausa per le vacanze la situazione alla sede della Brigata non era delle più rosee, e finalmente lo scontro è entrato nel vivo.

Alphard ha fatto quello che ha potuto (e ci ha pure rimesso la spada), ora tocca a Leona e, conoscendola, la vera domanda è: fino a che punto si spingerà per vendicare i suoi compagni?

Ne approfitto per farvi notare che ho cambiato la copertina; la vecchia immagine di sfondo mi piaceva, ma ho preferito optare per uno sfondo più astratto che fosse “tutti pixel del mio Gimp” XD

Appuntamento a febbraio per il prossimo capitolo! ^.^


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[23] Un’arma delle arti marziali composta da un corpo a forma di bastone e da un’impugnatura posta in perpendicolare al corpo.

   
 
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