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Autore: Daleko    14/01/2017    0 recensioni
Romantico MOLTO drammatico, siete avvisati.
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Michi fu il primo a distogliere lo sguardo con un sospiro, tornando a concentrarsi sull'asfalto fra le sue scarpe. Un urlo interruppe il silenzio della notte; le pupille dilatate di Lore erano rivolte di nuovo al cielo e i suoi polmoni erano pieni di aria fredda, mentre urlava il suo vuoto entusiasmo alla luna.
Genere: Angst, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Contesto generale/vago
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- Questa storia fa parte della serie 'Amori sanguigni'
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1.

«Michi, credimi, non ne posso più» si sfogò l'adolescente con tono vagamente lagnoso. Dalle sue labbra si formavano lente nubi di fumo e vapore, causate dall'intenso freddo invernale e dalla canna che stringeva fra le dita intirizzite. Gli occhi azzurri erano volti verso il cielo scuro, alla ricerca delle stelle coperte dalle nubi. Il piccolo cilindro di carta biancastra fumava lentamente, confondendosi con la foschia serale; ogni tanto rischiava di spegnersi a causa del leggero vento che soffiava sulla pianura. «Ieri ho beccato un'insufficienza in Sistemi. Scuola di merda» sentenziò seccamente mentre passava da fumare all'amico. Erano in due seduti in quella piazza desolata, su di una panchina arrugginita e circondati da erbacce. Il moro colse la canna dalle dita dell'altro, traendone rapidamente una boccata senza intervenire in quello sfogo. Erano ben coperti contro il gelo, nessuno dei due con un'aria troppo allegra nonostante la droga in circolo. Poco lontano scoppiò un petardo; non ebbero alcuna reazione. Michi fumò ancora. Le sue mani, più scure di quelle dell'amico, erano avvolte in un paio di guanti a mezze dita. Quasi tutto il suo abbigliamento era nero, estremamente contrastante con quello della persona seduta al suo fianco. Giubbotto nero chiuso al di sopra di un jeans scuro, sciarpa nera, cappello di filo nero, scarpe nere, guanti neri. Perfino i capelli che spuntavano disordinati sulla fronte e sulle tempie erano neri, anche le sue occhiaie lo erano. Le iridi, di un marrone scuro diverso però dalla pece delle pupille, davano anch'esse un'idea di oscurità nonostante il colore più chiaro; era come se un'aura di negatività lo circondasse. La barba irregolare da ragazzo non riusciva a proteggere il suo viso dal freddo; si strofinò la mano libera su una guancia, con il dorso coperto a contatto con la pelle insensibile.
L'amico ruppe di nuovo il silenzio quando la canna, accorciatasi ormai di molto per i continui tiri, passò di nuovo tra le sue mani. «Domani sera andiamo in disco a rimediare un limone, è venerdì, non resto in questo posto di merda» sbottò soffiando il fumo dalle narici. «Prendiamo il motorino, famo un posteggio fuori al baretto e andiamo» decise per entrambi. Michi non disse una parola e l'altro si girò verso di lui, squadrandolo divertito. «Oh Mi'? Miche'? Già stai in para?» chiese con tono da presa in giro. Michi emise un grugnito di disapprovazione e come risposta gli arrivò un pugno sul braccio. «'cazzo fai, Lore, mi fai male!» si lamentò con voce rauca, finalmente degnandolo di uno sguardo. I loro occhi si incrociarono e i due ragazzi si guardarono a vicenda per qualche momento, Michi con le labbra sottili all'ingiù e Lore ridacchiando, forse già sotto l'effetto degli stupefacenti. Michi fu il primo a distogliere lo sguardo con un sospiro, tornando a concentrarsi sull'asfalto fra le sue scarpe. Un urlo interruppe il silenzio della notte; le pupille dilatate di Lore erano rivolte di nuovo al cielo e i suoi polmoni erano pieni di aria fredda, mentre urlava il suo vuoto entusiasmo alla luna. Si era alzato di scatto e aveva lanciato il mozzicone di canna lontano, voltandosi poi su se stesso quasi saltellando. Indossava un giubbotto rosso, sgarciante, con una kefiah a quadri e dei jeans chiari molto aderenti. Pestava l'asfalto macchiato con scarpe da ginnastica multicolori, di plastica anche se evidentemente costose e le mani non erano coperte, così come i suoi capelli biondi e ben pettinati in un ciuffo alla moda. Non aveva barba e risultava estremamente affascinante tra le sue coetanee, complice anche la sua disponibilità a offrire droga e alcol a chiunque ne volesse. «Andiamo a bere qualcosa, muovi il culo nonno!» apostrofò Michi, disponibile come un cagnolino e ormai intento ad alzarsi a sua volta. Il moro, alto almeno dodici, tredici centimetri in più dell'amico, infilò le mani nelle tasche della giacca e lo seguì senza dire nulla. La luna cominciava appena a intravedersi tra le nubi.


 
   
 
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