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Autore: Levyan    14/01/2017    0 recensioni
Due anni dopo gli eventi dello speciale Omega Ruby e Alpha Sapphire, molte cose sono cambiate. E molte vecchie conoscenza avranno modo di reincontrarsi ad Holon, un resort per Allenatori in cui tradizioni e leggende sono sostituite da comodità e attrazioni. Sarà necessario far fronte ad un nuovo pericolo. Purtroppo non tutti gli amici che si hanno accanto sono sempre quello che crediamo siano.
Ma la follia è come la gravità, basta solo una piccola spinta.
Genere: Avventura, Introspettivo, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Levyanbräu (Pokémon Adventures)'
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Capitolo 2: Ludi circenses pt. 3
 
 
Scesero in campo il biondo di Hoenn e il moro di Johto. Si fissarono a lungo.
‒ Quando voglio so essere delicato… ‒ gli disse ironico Gold.
‒ Tieniti la delicatezza per le tue amichette, ora si gioca duro ‒ ribatté Emerald.
‒ Abbiamo passato i lati della mappa?
‒ Proprio così, qui ci sono i mostri ‒ rispose Emerald cogliendo il riferimento.
Dusknoir contro Ambipom, fu il primo testa a testa. I due sfidanti si guardarono prima di poter chiamare una singola mossa e, come fosse tutta una commedia, ritirarono il proprio Pokémon all’istante in perfetta sincronia. Normale-Spettro, due tipi che non possono praticamente toccarsi.
Togekiss contro Sudowoodo, e stavolta lo scontro partì in quarta.
‒ Togebo, Forzasfera!
‒ Sudowoodo, Frana!
Partì un incontro che lasciò entrambi i Pokémon senza forze, finché la vena bastarda di Gold non venne fuori davvero.
‒ Togebo, Ondashock, mancalo!
Emerald, calcolatore perfetto nelle lotte Pokémon, fu ingannato dalla succulenta mossa di tipo Elettro che gli era stata appena servita, di riflesso usò Mimica senza neanche pensarci. Poi si rese conto che il comando di Gold non poteva intendere davvero quello che sembrava.
Togekiss, infatti, anziché Ondashock utilizzò Cediregalo. Cedendo all’avversario un bel niente, che era quello che aveva addosso. Sudowoodo, invece, copiando la mossa ed eseguendola nell’immediato, consegnò molto generosamente la sua Baccacedro al Pokémon di Gold. Togekiss ne fu parecchio felice, recuperò un bel po’ di salute e stese il nemico con una Forzasfera rinvigorita sotto la mascella caduta a terra di Emerald e di tutto il resto dello stadio.
‒ Tattica, bro’ ‒ mormorò Gold riempiendo l’unico momento di silenzio a cui tutto il torneo avesse mai assistito.
‒ Quanto sei…
Emerald non concluse la frase e mandò in campo Dusknoir. Il Pokémon Pinza fu colpito da un Eterelama ma evitò di smuoversi dalla sua posizione. Mise invece KO l’avversario con un paio di ignorantissimi Tuonopugno.
Gold non si abbatté minimamente e fece scendere in campo Explo, il suo Typhlosion. Con un potente Lanciafiamme riuscì a causare danni notevoli all’avversario.
Furtivombra! ‒ ordinò Emerald confidando nella rapidità della mossa.
Ruotafuoco sul posto! ‒ e il Pokémon Eruzione di Gold riuscì a scamparla rendendo incandescente l’aria che lo circondava.
Ad Emerald venne l’idea.
‒ Ancora Furtivombra poi Gelopugno e Tuonopugno!
Ciecamente fiducioso nel suo Allenatore, Dusknoir comparve una seconda volta alle spalle di un infuocato Explo. Sferrò a mo’ di tenaglia i due pugni sull’avversario che, assieme alle fiamme generate dal nemico formarono una fattispecie di attacco Tripletta fatto in casa. Caso volle che Typhlosion rimanesse paralizzato da quella strana reazione che amplificò la possibilità dei pugni di Dusknoir di indurre effetti speciali.
Sciagura!
Typhlosion sembrò avvertire un dolore fortissimo lungo la spina dorsale e si contorse in pose terrificanti, la mossa raddoppiava di potenza se l’avversario soffriva di condizioni collaterali.
‒ Explo, Incendio! ‒ l’ultima carta di Gold.
Protezione! ‒ mossa banale ma efficace. Il soldato di Emerald non cedeva il passo e approfittò del momento che il nemico si concesse per recuperare stendendolo definitivamente con un potente Pugnodombra.
Gold si morse le labbra, il suo team leader era KO. Togekiss tornò in grande stile tentando un Extrasenso che mandò quasi al tappeto l’avversario.
Aeroattacco!
‒ Gelopugno!
Il Pokémon alato si diresse con tutta l’energia che in quel momento il suo corpo era capace di sprigionare in picchiata verso Dusnkoir. Dal canto suo, il fantasma prese il tempo per intercettarlo con le sue forti braccia. Lo scontro risuonò forte in tutta l’arena. Togekiss aveva colpito Dusnkoir che però, tenace fino all’ultimo, era riuscito pure a martellarlo con il suo pugno criogenico. Tutti e due andarono al tappeto. KO doppio.
Emerald e Gold trassero un sospiro in sincrono. Erano tanto simili quanto diversi, quei due. Da quando si erano conosciuti erano riusciti a litigare e ad andare d’accordo praticamente ogni giorno. Certo era che Emerald fosse uno dei pochi che veramente si divertiva con Gold e anche che Gold fosse uno dei pochi che lo avevano trattato davvero come un amico senza il bisogno di grandi dimostrazioni melodrammatiche di quanto fosse importante il rapporto tra due persone. Si guardarono colmi di sfida. Agonismo e competizione ardevano nei loro occhi.
‒ Aibo!
‒ Sceptile!
Il Pokémon di Gold affondò con un immediato Doppiosmash che fu evitato prontamente da quello di Emerald. La lucertola rispose con un micidiale Foglielama che rasò il pelo del primate.
Comete, distrailo! ‒ esclamò Gold.
Il ragazzo ben conosceva l’abilità di Emerald di reagire quasi a comando o di prevedere le mosse avversarie. Quindi fece ciò di cui lui solo era capace: fece fallire una mossa infallibile. Le comete si abbatterono sul terreno. Colpì quindi alle spalle con Sgomento e sfruttò il momento in cui Sceptile tentennò per affondare un violento Stordipugno. Il telecronista che ormai aveva rinunciato da tempo a descrivere le contorte strategie campate per aria del ragazzo dagli occhi d’oro, non era più ascoltato da nessuno. Persino i rango S avevano smesso di parlare, esterrefatti dal suo stile unico e assurdo.
Solarraggio!
Un fascio di luce concentratissima fu scagliato da Sceptile contro l’avversario. Ambipom venne colto alla sprovvista. Cadde a terra. Ma non era finita.
Scattò in piedi appena in tempo per evitare un probabilmente fatale Energipalla. Rimbalzo, fu la sua risposta.
Sceptile non poté opporsi, Ambipom lo mise in ginocchio con un doppio colpo delle sue code in caduta.
Entrambi i Pokémon ansimavano e si guardavano in attesa della prossima mossa.
‒ Che strategia hai ora, Emerald?
Emerald fissò Gold, quasi al tappeto proprio come lui. Aveva incontrato un degno competitor, qualcuno che vincesse tutte le sue tattiche. Scosse la testa affranto. Non aveva niente.
Radicalbero ‒ mormorò soltanto.
Gold impiegò un po’ per realizzare. Aibo era troppo stanco per schivare o difendersi. Abbassò gli occhi. ‒ Comunque non mi piacciono i tuoi capelli… ‒ gli fece.
Grosse piante evocate dal terreno cinsero il suo Pokémon mandandolo a terra esausto in un batter d’occhio. Gold aveva appena perso.
Il silenzio più greve cadde nell’arena. Gold aveva zittito per due volte duecentomila persone in meno di pochi minuti. Gli spettatori non gridarono subito, anzi, non gridarono affatto. Partì invece un applauso che cominciò a scrosciare sui due lottatori come un copioso diluvio. Gold camminò incontro ad Emerald, i due si batterono il pugno e mettendosi a vicenda una mano sulla spalla, salutarono tutta l’ellissi di folla adorante che avevano attorno. A quel punto, solo a quel punto poté partire l’urlo. Non era un boato di sostegno nei confronti del vincitore né di pietà per lo sconfitto. Era vero e proprio caos. Per Gold e per Emerald allo stesso tempo.
‒ Avanti, Rald ‒ sussurrò Gold al suo amico. ‒ sforzati di piacergli.
 
Quella sera, tutti al mondo avevano già visto i replay delle scene che avevano consacrato Gold come icona di quell’edizione del torneo. Il ragazzo se ne andava a testa alta e non solo, anche con due pugni alzati al cielo e uno dei più grandi sorrisi sloga-mascella che avesse mai fatto. Emerald, dal canto suo, non aveva perso smalto dopo aver battuto il nuovo beniamino di tutti. Invece, circolavano su tutti i tipi di social media la foto di loro due che, stringendosi come due compagni d’armi, salutavano la folla. Persino sotto forma di meme.
Essendoci state meno lotte, erano riusciti a tornare in hotel per cena. Erano sulla spiaggia offerta ai residenti d’élite dall’hotel, quella della festa del primo giorno, e ancora le vibrazioni erano fortissime.
‒ Questa sera ce lo meritiamo davvero! ‒ esclamò Emerald in preda alla foga con l’intera boccia di champagne in mano. Tutta la tavolata lo guardava.
‒ Non come gli ultimi tre giorni in cui abbiamo scroccato e basta… ‒ aggiunse Gold sotto sotto.
‒ Non come gli ultimi tre giorni in cui abbiamo scroccato e basta ‒ ripeté lui. ‒ a Blue e Gold che ci lasciano ma rimarranno sempre con noi…
La pessima scelta di parole portò le mani di tutti i maschietti presenti alle loro parti basse.
‒ …a Green, Silver e pure a me, che domani prenderemo un sacco di botte! ‒ finì la frase gridando a pieni polmoni.
Le risate di tutti e il cozzare di bicchieri, bottiglie e tutto ciò che venne in mente ad ognuno si mischiarono in un casino generale che terminò un paio di ore dopo nel sonno più profondo in cui ogni singolo individuo era sprofondato nel proprio letto.
 
Furono le trombe, i clacson e le grida della folla a svegliarli il giorno dopo. Sapphire, Emerald, Silver, Green e Red si presentarono nella terrazza dei pezzi grossi dopo essersi stretti in un abbraccio di incoraggiamento con il resto del gruppo. All’interno di quella stanza trovarono tutti i Campioni che Sapphire sentiva parlare da tre giorni più gli otto vincitori del girone precedente che, insieme a Green, Silver ed Emerald, erano Baldo, Corrado, Adriano, Drake e Koga. L’arena sembrava tre volte più piena, non erano tribune quelle che le correvano attorno ma bolge dell’inferno. Gli striscioni avevano raggiunto i venti metri di lunghezza e i cinque di altezza, i palloncini sembravano oscurare il cielo e le ragazze avevano cominciato a lanciare capi d’abbigliamento intimo. Era quasi il tramonto, essendo molti di meno gli incontri da disputare per quel girone, si era preferito spostare l’orario in un momento della giornata più fresco e piacevole.
Dopo un istante in cui tutti al mondo trattennero il respiro, fu estratto il tabellone che contava la miseria di diciannove partecipanti al torneo finale: dieci Campioni, uno dei quali non più in carica, otto vincitori del girone precedente e Sapphire.
Emerald era finito contro Ruby, Green contro Camilla, Silver contro Iris, Red contro Lance e Sapphire contro Adriano. I primi erano i due Dexholder di Hoenn, che senza rivolgersi la parola si avviarono lungo il corridoio che li avrebbe portati al Campo Lotta. Ruby, che non indossava cappelli da un anno circa, prese la fascia con il sigillo di Hoenn di colore diverso da tutte le altre e la legò attorno alla fronte. Aveva saputo che molte persone, vedendolo diventare Campione con uno dei copricapo da lui cuciti, avevano pensato all’inizio che si trattasse di una fascia e che lui avesse i capelli tinti di bianco. Voleva giocare con i suoi fan.
Emerald mise piede sul campo e un boato scoppiò immediatamente, Ruby fece il suo ingresso e fu lo stesso. I due si guardarono negli occhi per la prima volta da troppo tempo. Emerald non sapeva cosa provare nei confronti del suo... ex amico? Vecchio amico? Non sapeva neanche come chiamarlo.
“Benvenuti, signore e signori, al girone finale del Campionato Pokémon Internazionale, la prima sfida…” cianciava il presentatore mentre nessuno dei due sfidanti lo ascoltava.
‒ Non ti lascio vincere, stavolta ‒ mormorò Ruby. Sorrideva, ma in modo strano. Non era un sorriso distaccato, ma neanche un ghigno crudele. Sembrava sereno.
‒ Io non ti lascerò perdere, invece.
Ci fu uno sguardo reciproco. Uno sguardo di comprensione. Emerald sentiva che, nonostante lui avesse abbandonato tutti i suoi amici e avesse preso le sembianze di un’altra persona, nella sostanza poco o nulla era cambiato. Forse.
I Pokémon furono mandati in campo. Flygon, dal lato di Ruby, contro Snorlax, dal lato di Emerald. Quel Flygon era appartenuto a suo padre, che lo aveva donato a Lino, che lo aveva a sua volta restituito a lui.
Dragartigli!
Megapugno!
Il dragone fu estremamente veloce e graffiò il braccio di Snorlax all’altezza del gomito, eludendo la randellata.
Dragospiro!
Un iridescente soffio infuocato investì l’immobile Pokémon Sonno. I danni furono minimi, in compenso però gli fu inflitta una scomoda paralisi. Ruby voleva evidentemente giocare sulla rapidità.
Panciamburo! ‒ comandò Emerald. Che già volesse giocarsi il Pokémon?
Snorlax cominciò a battere con veemenza i pugni sul ventre. Emise un forte ruggito di rabbia.
Dragartigli!
Flygon era abbastanza vicino.
Sdoppiatore!
Senza muoversi, Snorlax attutì l’impatto con Flygon con l’energia della sua mossa. Il drago fu scaraventato indietro per diversi metri, ma ancora non cedette. Emerald non nascose la sua parziale delusione, forse contava di mandarlo al tappeto con quella mossa, ma proseguì lo stesso con la sua tattica.
Riposo e poi Russare! ‒ il suo guerriero aveva subito parecchi danni ed era pure paralizzato, ma il sonno curò tutti i suoi mali. E quando Flygon sembrava spacciato di fronte alla mossa che Snorlax poteva eseguire da addormentato, Ruby lo fece rientrare.
‒ Ruru, Mangiasogni! ‒ diede l’ordine al suo Pokémon prima ancora di mostrarlo all’avversario. Aveva previsto la tattica danno-ricarica.
Un’elegantissima Gardevoir fluttuò fuori dalla Poké Ball e precedette il nemico succhiando tutta l’energia vitale che gli era rimasta con la sua infida mossa succhia-energia. Snorlax non si svegliò neanche, cadde a terra KO. Evidentemente i pochi istanti di dormita non gli erano bastati a recuperare tutti i suoi PS.
Emerald ingoiò il boccone.
‒ Dusknoir! Distortozona!
Tutt’a un tratto, Gardevoir cominciò a muoversi lentamente mentre Dusknoir divenne estremamente rapido a dispetto della sua mole.
Pugnodombra! ‒ fu un fulmine. Un potentissimo montante sferrato dallo spettro colpì la delicata Ruru.
Psichico! ‒ mossa semplice ma inarrestabile, una forte emicrania mandò in pappa il cervello di Dusknoir.
Palla Ombra!
Esclusiva!
Zero a zero, dal corpo del fantasma non uscì alcuna emanazione di energia negativa. Si rese conto che non poteva competere con quella Gardevoir, nonostante la priorità delle proprie mosse.
Destinobbligato! ‒ ordinò Emerald.
Aveva cambiato tattica. Ma Ruby non volle dargli la soddisfazione.
Cuorardore!
Ruru si spense in un istante, sacrificandosi a beneficio del prossimo Pokémon del suo Allenatore. Emerald si morse la lingua. Flygon tornò in campo più carico di prima e si scagliò in un violentissimo Dragofuria verso il nemico. Distortozona era terminata, Flygon si era mosso più rapidamente.
Gelopugno!
Ruby non intervenne. Il cazzotto di Dusknoir gli aveva quasi abbattuto il Pokémon dal momento che si trovava ancora nel raggio d’azione del nemico.
‒ Basta, Dragobolide! ‒ Ruby pensò di decretare la fine.
Furtivombra e Legatutto!
Il movimento di Dusknoir fu simile a quello della mossa che aveva paralizzato l’Explo di Gold. Lo spettro comparve subito alle spalle del nemico, quindi lo chiuse tra le sue braccia intrappolandolo. Le meteore evocate da Flygon si diressero per loro natura verso il bersaglio, la devastante pioggia cadde aprendo grossi crateri nel terreno. Colpiti entrambi, sia Flygon che Dusknoir cedettero.
Quando il polverone si diradò, dagli spalti si levò un grido atono.
I serissimi sguardi di Emerald e Ruby si incrociarono ancora una volta e gli ultimi due Pokémon che scesero in campo furono Sceptile e Milotic.
‒ Mimi, Surf!
Mossa praticamente inutile. Affilato e simile allo scafo di una nave, il Pokémon Foresta giunse in un solo salto al nemico e affondò nelle sue squame un letale Fendifoglia che non mandò al tappeto Milotic solo grazie alla sua abilità Pelledura.
Sceptile atterrò dal suo lato del campo fradicio e con le zampe immerse in una pozzanghera ampia quanto tutta l’arena ma soddisfatto per il colpo sferrato.
‒ Ha perso… ‒ mormorò con rassegnazione Sapphire dalla terrazza. Lei si ricordava bene dello scontro tra i due Dexholder al Parco Lotta. Solo Red la sentì, ma lì per lì non comprese, pensava si riferisse a Ruby.
Bora ‒ la voce del Campione di Hoenn fu un sussurro, ma il glaciale vento evocato dal suo Milotic cominciò a sibilare forte, cupo e devastante.
Il rettile era coperto d’acqua. Emerald si trovò all’istante con uno Sceptile completamente ibernato dal suo lato del campo. Il suo volto non lasciava repliche.
Ruby aveva vinto.
Il boato del pubblico fece vibrare cielo e terra. Ruby aprì le braccia come per spiccare il volo, Emerald cadde in ginocchio.
Pochi minuti dopo i due tornarono alla loro postazione. Un paio di Campioni si complimentarono con Ruby, Diantha gli fece i complimenti per l’eleganza dei suoi Pokémon e Camilla elogiò quel Dragobolide. Una cupola di Dexholder invece si strinse attorno ad Emerald che cercò di contrarre gli zigomi in un sorriso, ma senza riuscirci. Sapphire lanciò un’occhiata allo sguardo distaccato di Ruby che non aveva neanche rivolto gli occhi verso i suoi ex compagni.
Ruby vide Zachary Recket, Campione di Adamanta, comparire accanto a lui.
‒ Il ragazzo che hai battuto ha un Pokédex, giusto?
‒ Sì ‒ rispose Ruby senza batter ciglio.
‒ Lo conoscevi bene?
Ruby temporeggiò, si incupì. ‒ A quanto pare ‒ mormorò alzando le sopracciglia.
Zack scosse la testa. ‒ Mi dispiace.
‒ Come lo so… ‒ e mandò giù un bicchiere di champagne.
Il pubblico era caldo, gli incontri proseguirono. A scontrarsi furono Antares, Campione di Sidera, e Baldo, ad uscirne vincitore fu proprio il Re Piramide che sembrava una specie di leggenda venuta dal nulla a quel punto. Per terzi si scontrarono Lance e Red che in una lotta spettacolare e senza esclusione di colpi fecero quasi mettere a piangere il telecronista. Il Dexholder riuscì a surclassarlo, risollevando il morale generale del suo gruppo. Fu il turno di Drake e Corrado. Vinse Drake e la parentesi gloriosa di Corrado come Capopalestra giunto tra i Campioni conobbe la fine con un interminabile ovazione del pubblico. Poi ci furono un paio di colpi inaspettati: Silver e Green sconfissero rispettivamente Iris e Camilla. Il loro rientro fu accolto con l’entusiasmo più alto che il gruppo avesse dimostrato dall’inizio di quella giornata.
Ormai Sapphire sarebbe stata la prossima a combattere. Contro Adriano, l’uomo di Alice, la sua vecchia insegnante. Quello che aveva rinunciato per amore di lei al ruolo di Campione. Quando la ragazza fu chiamata, si alzò meccanicamente e camminò verso il corridoio da cui aveva visto uscire tutti. Aveva le sue Poké Ball strette alla cintura e sentiva i suoi Pokémon pulsare di energia all’interno. Uscì dalla stanza lasciandosi il mondo alle spalle, accanto a lei solo il suo avversario e di fronte a lei una porta. Era un ascensore. Lo prese senza emettere parola. Nessun tragitto in ascensore le era mai sembrato tanto lungo. Poteva avvertire le vibrazioni del pubblico persino dall’interno di quella angusta cabina. Tutti avevano atteso, tutti erano ansiosi. Il mondo voleva vedere ciò che la Conqueror era capace di fare. L’unica Allenatrice di rango S a non essere un Campione. Era una grossa responsabilità, certo. La porta le si aprì sul Campo Lotta su cui avrebbe combattuto oltre il limite delle proprie possibilità. Fece un passo avanti e trasse un sospiro, un altro passo e fu finalmente fuori. Un boato la travolse. Il calore e le emozioni del pubblico erano tutt’un’altra cosa da lì. Erano più invadenti.
Si guardò attorno più spaesata che mai. Dispersa a guardare quelle duecentomila anime che la fissavano e gridavano, urlavano, strillavano. Lei era Sapphire Birch.
Prese posizione, aveva la collana ancora in tasca. Si rese conto che era diventata caldissima.
‒ Te lo meriti davvero, il titolo di Campione ‒ mormorò Emerald.
Ruby stava in piedi di fronte al vetro, fissava la ragazza dagli occhi del colore dello zaffiro. L’altro Dexholder gli aveva rivolto la parola, cosa che non si era aspettato affatto. Notò che si era comunque ben guardato dal farlo in presenza di Sapphire.
‒ Grazie, Rald… ‒ rispose.
‒ Perché hai mollato tutto?
‒ Tutto, cosa?
‒ Noi, il Pokédex, insomma… i tuoi amici.
Ruby rimase zitto per un po’.
‒ Ruby, rispondimi.
‒ Non posso, Emerald.
‒ Che vuol dire non puoi?
‒ Vuol dire che non posso! ‒ senza volerlo aveva gridato.
Ruby si guardò attorno, tutti lo fissavano, era caduto il silenzio sulla terrazza. Il ragazzo contò uno ad uno tutte le facce rivolte verso di lui. Tutti. Da Camilla a Red, da Green a Diantha, da Silver a… mancava qualcuno.
Zero, il Campione di Holon, era scomparso. O meglio. Ruby fece mente locale. No, non lo aveva proprio visto quel giorno, nella foga della situazione. L’Allenatore più forte del mondo non era mai giunto all’arena, il giorno della finale del campionato. Si rese conto che tutta la messinscena era finita, che i giochi erano finiti, che il torneo era finito.
Corse via. Ed Emerald gli tenne dietro.
‒ Ruby, che cosa sta succedendo?
Il ragazzo stava scendendo le scale in fretta, non si curava di lui.
‒ Ruby!
Niente, il biondo faceva fatica a corrergli dietro.
‒ Rubin Harmonia!
I passi del ragazzo si bloccarono.
‒ Smettila ‒ sussurrò.
‒ Di fare cosa? ‒ chiese Emerald.
‒ Di far finta di essere comprensivo.
Quello scosse la testa. ‒ …non sto fingendo.
‒ Emerald.
‒ Dimmi.
‒ Sono successe molte cose in questi due anni, molte cose di cui faccio fatica a parlare… molte cose di cui mi vergogno.
Il biondo seguiva le sue parole con attenzione.
‒ Ma adesso ho bisogno che tu torni di sopra e smetti di seguirmi. Spero solo di essere abbastanza forte da solo, vi ho già messi abbastanza nei guai.
Emerald non capiva.
‒ Per favore ‒ lo supplicò.
Quello annuì lentamente, salì con riluttanza un paio di gradini prima di scomparire dietro la seconda rampa di scale. Ruby attese alcuni attimi.
‒ Andrà tutto bene ‒ mormorò con la voce meno sicura che gli fosse uscita negli ultimi dieci anni sperando che l’amico potesse ancora sentirlo. Emerald si fermò, quindi riprese la salita fino a scomparire dal suo raggio di percezione. Lo aveva sentito.
Ruby tornò a scendere le scale.
Sapphire, nel frattempo, si stava rendendo conto che il calore che quella pietra che lei aveva in tasca era reale. Bruciava, ardeva, sembrava quasi essere fatta di magma vivo. Non si trattenne e la tirò fuori. Pulsava ed emanava quella strana forza. La vedeva risplendere di un’antica luce proprio nella sua mano. Ormai non sentiva più niente.
Adriano non la stava guardando, tutte le duecentomila persone intorno non la stavano guardando, lei non era al Campionato Pokémon Internazionale. Tutto il caos era sparito, tutta la tensione era sparita. Tutto era sparito.
E poi un ruggito spezzò il mondo. Dal cielo scuro ma privo di nubi di una sera estiva, si proiettò un intenso lampo di luce verde. Un gigantesco dragone comparve sopra le loro teste, spalancò le fauci ed emise un secondo grido infernale. Si muoveva nell’etere come fosse parte di esso, latrava al cielo sovrastando le urla terrorizzate delle persone che avevano appena assistito alla sua comparsa.
Rayquaza strinse la bocca, si voltò e la spalancò subito dopo rilasciando un raggio di energia luminosissima dritto in direzione delle tribune appena dietro di lei. Sapphire chiuse gli occhi.
   
 
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