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Autore: hart    14/01/2017    4 recensioni
Nella Foresta Incantata c’è un nuovo Oscuro che farà da guida alla giovane Regina. Ma non tutto è come sembra. Il passato potrebbe cambiare il futuro, o forse è il contrario.
SwanQueen what if con accenni alla sesta serie.
Genere: Angst, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Questa è la versione ridotta di Dark Hearts. Non potevamo aspettare, quindi abbiamo deciso di pubblicarla ora. Sarà completa, quindi se volete poi leggere la versione estesa ma non volete spoiler, non leggetela.
Ne approfittiamo per ringraziarvi tutti per il sostegno!!!

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Regina si coprì meglio con il mantello nero. Il vento leggero che filtrava tra gli alberi la faceva rabbrividire nonostante le vesti pesanti. Si nascose dietro un pilastro mentre una guardia passava per la ronda. Appena fu certa che la via fosse libera corse verso il bosco, senza guardarsi indietro. Si fermò solo quando fu sicura di essere abbastanza lontana. Riprese fiato per un momento e poi riprese il cammino, fino a giungere ad un vecchio rudere coperto di edera, nera alla luce della luna. 
«Dove siete?» gridò dopo essere entrata, guardandosi intorno.
Regina dovette aspettare ancora. L'Oscuro la osservava da dietro un albero tra le mura diroccate e cadenti, la sua figura nascosta dalla notte, un piccolo sorriso divertito sul viso. Dopo qualche istante, tuttavia, la sua pazienza finì. Uscì allo scoperto, osservando con occhi famelici la giovane regina.
«Se urlate così, mia cara, vi sentirà il re in persona. E dubito che sia ciò che vogliate, mi sbaglio?» chiese inclinando leggermente la testa di lato.
La giovane si voltò di scatto, leggermente spaventata, il cuore che sembrava picchiare contro le costole.
«Chi siete?» domandò guardando l'intruso. «Cosa fate qui?»
 L'Oscuro sorrise, mostrando i denti bianchi. 
«Cosa faccio qui?» ripeté compiendo qualche lento passo verso di lei. «Sono qui per insegnarvi la magia, ovviamente.» continuò mentre iniziava a girarle intorno, uno squalo. Gesticolava leggermente con le mani mentre parlava.
Regina scrutò ogni suo movimento.
«Io non so chi voi siate.. Dov'è Rumple?» chiese guardandola negli occhi, allarmata dai suoi modi, dal suo aspetto.
Emma rise, una risata bassa, breve, vibrante, mentre camminava alle sue spalle.
«Non devi più preoccuparti di lui. Ora puoi affidarti a qualcuno molto più... capace.» rispose, tornando a fronteggiarla. Si fermò davanti a lei, studiandola dall'alto al basso, le mani giunte dietro la schiena. La giacca corta di pelle nera squamata luccicò alla luce bianca della luna piena. I suoi capelli bianchi sembravano rilucere nella notte, come la sua pelle.
Regina si trattenne a stento dal fare un passo indietro. 
«E perché mai dovrei fidarmi di voi?» chiese facendo invece un passo verso di lei. Gli occhi fissi nei suoi, indurì tono e sguardo, caricandoli di sospetto. «Se avete fatto del male a lui lo farete anche a me...»
Gli occhi dell'Oscuro rifletterono un minuscolo sorriso divertito quando la giovane le si fece dappresso.
«E perché dovrei?» le chiese. «Lui vi stava facendo del male. Vi stava usando.» ribatté sostenendo il suo sguardo, evidentemente divertita sebbene un pizzico di tensione permeasse come un odore pungente sul suo volto pallido e severo, dagli zigomi alti.
«Come lo sapete? E chi mi dice che non sarete voi ad usarmi?»
Emma avvicinò di scatto il viso al suo e abbassò il tono di voce fino a ridurlo a poco più di un sussurro.
«Non ho bisogno di voi. Ma voi avete bisogno di me, della mia magia.» suggerì. Si distanziò da lei quindi, e riprese a camminare, senza allontanarsi mai veramente.
La giovane regina ci pensò un attimo, sospirò.
«È vero...» dovette ammettere. Le indirizzò un altro sguardo sospettoso, indagatore prima di arrendersi. «Quindi mi insegnerete?» chiese con evidente sforzo.
L'Oscuro le lanciò un'occhiata, come se la stesse valutando.
«Dovrete darmi qualcosa in cambio.»
«Ovviamente...» rispose la giovane, per nulla sorpresa. Non sembrava poi tanto diversa da Rumplestiltskin. Il briciolo di preoccupazione che provò per lui svanì in fretta, sostituito dall’urgenza di sapere. «Cosa volete?» chiese, cercando di non far trapelare la paura che tratteneva da quando il nuovo Oscuro aveva fatto la sua apparizione.
L'Oscuro continuò a scrutarla, in silenzio, per qualche istante. Quindi si riavvicinò velocemente a lei, sfiorandola col suo corpo. Spostò leggermente la testa di lato per sussurrarle all'orecchio: «Il tuo primogenito.» sentenziò.
Il corpo di Regina si paralizzò
«Il mio... Ma io non voglio un figlio...non con il re... non potete chiedermi questo!» esclamò, orripilata.
L'Oscuro piegò ancora il collo, guardandola negli occhi da quella distanza infima. Un sorriso spaccò il suo volto pallido.
«Il fatto che tu sia sua moglie non significa che debba essergli fedele.» suggerì a voce bassa, quasi le stesse raccontando un segreto.
Regina si scostò di colpo.
«Io non sono innamorata di nessuno... quindi non posso darvi quello che volete.»
Emma rise, e stavolta il suono riecheggiò tra gli alberi della foresta.
«Accetta, dunque: nulla da perdere, no?» disse, puntando di nuovo gli occhi nei suoi. Erano chiari, azzurri o grigi, forse, ma sembravano neri, e non per l’oscurità che le circondava, ma per quella che emanava dal corpo esile della donna.
«Se non dovessi avere figli...voi non avrete niente.» ribatté esitante la regina.
L'Oscuro le rivolse un sorriso enigmatico. 
Un contratto apparve nella sua mano destra, la lunga pergamena che si srotolava per tre palmi. Le porse una penna rossa.
Regina prese la penna senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi. Ci pensò per qualche istante e poi firmò il contratto.
L'Oscuro sorrise soddisfatta. Fece sparire il contratto e la penna.
«Ottima scelta, mia cara.» commentò.
«Adesso... tocca a te. Insegnami la magia.» rispose con un sorriso la mora come se di colpo, con quella firma, avesse acquistato sicurezza e coraggio.
Emma le sorrise, divertita.
«Mostrami cosa ti ha insegnato quell'inetto del mio predecessore.»
Regina fece un respiro profondo e aprì la mano. Chiuse gli occhi concentrandosi per far apparire una palla di fuoco. Riprovò un paio di volte prima che la cosa le riuscisse.
 L'Oscuro scoppiò a ridere scuotendo la testa.
«Patetico! È davvero questo ciò che ti ha insegnato?» la schernì ridendo di nuovo.
Regina abbassò lo sguardo. La fiamma si spense insieme alla sua sicurezza.
«Diceva che dovevo trovare la forza dentro di me, ma non mi ha mai spiegato come...»
Emma sospirò e mise le mani sui fianchi.
«Che idiota. Non è questione di forza...» spiegò la donna, compiendo qualche passo per allontanarsi da lei. «... ma di odio, di rabbia. Di emozione.»
Si voltò e mosse la mano destra, sulla quale apparve una grande sfera di fuoco. «Devi volerlo, Regina. Il potere. Dev'essere quello il tuo scopo. La vendetta è solo un giocattolo in confronto. Ma il potere...» la sfera divampò, illuminando gli occhi chiari dell'Oscuro. «... è ciò che ti serve. Biancaneve non pagherà finché tu non sarai potente abbastanza per farla soffrire. Odiala, più di ora. Quando sarai abbastanza potente, niente potrà fermarti. E solo allora avrai ciò che meriti...»
«Ma io voglio vendetta! Per colpa sua ho perso tutto. Voglio che soffra come ho sofferto io...Come ha sofferto Daniel...» sussurrò infine mentre una lacrima solitaria scendeva sul suo viso.
L'Oscuro si materializzò ad un soffio da lei e le prese il viso tra le dita, stringendo. La giovane si immobilizzò non appena l'Oscuro fu davanti a lei. Le sue mani fredde la fecero rabbrividire.
«Questa...» sussurrò la donna, gli occhi grigi spalancati. Nella sua mano sinistra apparve una boccetta di vetro. Vi raccolse all'interno la lacrima della regina, e la chiuse con il piccolo tappo di sughero mosso dalla magia. La tenne poi tra indice e pollice, senza lasciare il viso di lei.
«... questa sarà la tua ultima lacrima.» concluse prima di lasciarla andare di scatto. La boccetta sparì in una nuvola nera.
Regina sbatté un paio di volte le palpebre, interdetta.
«Cosa devo fare? Non odio nessuno come lei... Ma se non riesco ...»
Emma sorrise.
«Riuscirai, mia cara. L'ho visto.» replicò, uno sguardo enigmatico rivolto alla giovane.
«Davvero?» un sorriso apparve sul suo viso. Si concentrò nuovamente sulla sua mano. Sul suo odio. La rabbia. La vendetta. Un calore improvviso le fece aprire gli occhi castani. Sorrise vedendo la fiamma nella sua mano. Era potente, crepitava bollente e pericolosa. «Ce l’ho fatta…» sussurrò.
Il sorriso dell'Oscuro si allargò. 
«È solo l'inizio, Regina.» la ammonì, senza nascondere la quieta soddisfazione, tuttavia, sebbene gli occhi tradissero sempre quella sorta di impalpabile tristezza.
«Sì…» mormorò Regina rialzando lo sguardo su di lei, un sorriso sul volto. «Voglio imparare tutto...»
Emma annuì, compiaciuta.
«Cominciamo dal mio nome, per quando vorrai evocarmi, che ne dici?» propose sorridendole. Eseguì quindi un breve inchino, facendo volteggiare la mano in aria. «Emma.»
«Emma…» ripeté l’altra «Non mette paura…» commentò senza pensarci.
L'Oscuro inarcò le sopracciglia, senza dire nulla.
«Ehm.. ma tu lo sei!» aggiunse Regina un attimo dopo, arrossendo appena.
Emma le rivolse uno sguardo scettico.
«Adularmi non ti servirà a nulla. E non è del mio potere intimidatorio che dovresti preoccuparti, quanto del tuo...» Il suo sguardo si fece più cupo, ma carico, profondo, quasi... lussurioso. «... Maestà.»
Regina rabbrividì.
«Sì, avete ragione…» disse facendo un passo indietro. «Adesso devo andare, o mi scopriranno...»
 Emma rise scuotendo piano il capo.
«Uccidili.» disse soltanto mentre ancora sorrideva, fissando un punto indefinito tra gli alberi. Solo dopo qualche istante tornò a guardarla, lo stesso sorriso divertito sul volto.
Regina annuì, spaventata, per poi andare via. Corse verso il palazzo. Stava per rientrare quando le guardie la sorpresero. La afferrarono rudemente per le braccia, nonostante le sue proteste, e la portarono dal re.
Leopold si voltò verso di lei, confuso.
«Che succede?» chiese alle guardie, allarmato.
«La regina era fuori dal castello, Maestà.» rispose uno di loro inchinandosi.
«Io... ero solo andata a fare una passeggiata!» si affrettò a spiegare la ragazza inchinandosi al re.
Leopold spostò lo sguardo sulla moglie. 
«In piena notte?» chiese, sospettoso.
«Non riuscivo a dormire Sire.»
Leopold sospirò. 
«Scortate la regina nelle sue stanze.» ordinò. «E che non ne esca fino all'alba.»
La mora non alzò lo sguardo su di lui. Si limitò a farsi scortare nella sua stanza, sperando che quella fosse la sua unica punizione.





 
   
 
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